Gli immigrati L’immigrazione in Europa (e in Italia) è cambiata nel tempo da molti punti di vista: a) Fattori di attrazione (pull) e di spinta (push) b)

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Transcript della presentazione:

Gli immigrati L’immigrazione in Europa (e in Italia) è cambiata nel tempo da molti punti di vista: a) Fattori di attrazione (pull) e di spinta (push) b) Paesi di partenza e di arrivo c) Composizione della forza lavoro migrante

Anni ‘60 e ‘70 A) Fattori di pull e di push In Europa, i flussi migratori erano trainati dalla domanda dei paesi d’arrivo I migranti erano motivati soprattutto da ragioni economiche ed avevano solitamente un progetto migratorio temporaneo

Segue anni ‘60 e 70 B) Paesi di partenza e di arrivo I paesi d’arrivo erano quelli maggiormente industrializzati (Francia, Germania, Regno unito e paesi nordici) La rosa dei paesi di partenza era limitata in gran parte alle ex colonie degli europei, con l’eccezione della Germania (Africa francofona per la Francia, Turchia per la Germania, paesi dell’ex Commonwealth per la Gran Bretagna….)

segue C) Composizione della forza lavoro migrante Migranti: maschi adulti, poco scolarizzati progetto migratorio temporaneo (tempo e scopo definiti: scarsi ricongiungimenti familiari)

La svolta della seconda metà degli anni ‘70 1) I flussi migratori crescono in modo eccessivo rispetto alla domanda, che diminuisce (crisi grande impresa industriale + tensioni sociali crescenti)

La svolta 2) Si allarga il ventaglio dei paesi di partenza 3) Iniziano a svilupparsi politiche di chiusura delle frontiere (a partire dal 1974, nei paesi del Centro-Nord) con l’eccezione dei ricongiungimenti familiari

segue Verso fine anni 70: Cambia la direzione dei flussi: date le difficoltà di accesso nei paesi di vecchia immigrazione, i flussi incominciano ad orientarsi anche verso i paesi dell’Europa meridionale (impreparati ad affrontare il passaggio da paese di emigrazione a paese di immigrazione). In Italia, l’afflusso diventa rilevante dalla seconda metà degli anni ‘80.

Donne sole immigrate in Italia In Italia abbiamo due fasi Fine anni ’70 e anni ‘80: giovani dal Terzo Mondo con un progetto di emancipazione; Anni ‘90: donne più mature dai paesi dell’Est, con un progetto puramente economico

Anni ‘90 Incominciano ad affacciarsi al mercato del lavoro anche gli immigrati di seconda generazione (quindi, abbiamo giovani, adulti, maschi e femmine, oltre ad anziani, arrivati con i ricongiungimenti familiari) Si passa da impiego nell’industria a quello nel terziario de-qualificato

Segue anni 90 b) Continua ad aumentare l’immigrazione irregolare (spesso si tratta di overstayers, vale a dire di persone che, alla scadenza del visto – obbligo introdotto nel 1991, in molti paesi, rimangono da irregolari) c) Si allarga il ventaglio dei paesi di partenza, oltre che di quelli d’arrivo

Nuovi aspetti delle migrazioni in Europa Gran parte dei nuovi migranti non vengono più dalle campagne dei paesi arretrati, ma da zone urbanizzate.

Nuovi aspetti b) Ci sono molti giovani con alti livelli di istruzione (50% circa: problema riconoscimento dei titoli di studio). Sono l’élite giovanile dei paesi d’origine. Perché proprio loro? Questione della deprivazione relativa (squilibrio tra aspettative e realtà)

Segue nuovi aspetti c) Cresce la presenza di donne sole, che emigrano per motivi di lavoro. (v. crescita domanda di servizi privati per le famiglie)

Catene e progetti migratori Da dove e chi emigra, oggi? Non dai paesi più poveri e neppure da quelli più ricchi Relazione ad U rovesciata tra livello di sviluppo del paese e probabilità che i suoi abitanti emigrino. Non sono i più poveri ad emigrare, ma soprattutto il ceto intermedio scolarizzato (“deprivazione relativa” e maggiore esposizione alle comunicazioni di massa ed ai nuovi media)

Fattori di PUSH: perché si emigra? Non solo fattori di push macro-sociali (guerre, povertà, situazione politica, ecc.) ma anche condizioni individuali: Essere disposti a sopportare i costi dell’emigrazione ed essere dotati delle risorse necessarie ad affrontare le difficoltà dell’emigrazione (risorse personali e familiari superiori alla media)

Segue: condizioni individuali b) Avere aspettative elevate, che non si possono soddisfare nel proprio paese ed avere il senso di una forte deprivazione per questa mancanza di opportunità c) Disporre del sapere migratorio (cruciali le catene migratorie)

La catena migratoria Congiunge una comunità locale, o una rete di famiglie nel paese d’origine ad un’altra comunità, o rete familiare, in quello d’arrivo fornisce reti di relazioni nel paese d’arrivo ai fini dell’intensificazione dei flussi, conta più l’esistenza della catena (aspetto costitutivo) che il tipo di informazioni che da essa giungono ai paesi di partenza (aspetto informativo)

Fattori di PULL oggi Mito della società ricca, aperta e libera per i paesi d’attrazione, pre-esistenza, nelle società d’arrivo, di un ampio bacino di economia sommersa, che prospetta opportunità di lavoro anche a chi non è in regola La questione dell’effetto-specchio a proposito del dibattito sul lavoro dei migranti in Italia

Progetti migratori Temporanei: a tempo e scopo definiti di transito esplorativi Definitivi Pendolari o stagionali

Concorrenti, complementari o sostitutivi? Rispetto ai lavoratori autoctoni, gli immigrati si possono porre come: concorrenti, soprattutto nelle aree a più alta disoccupazione (v. braccianti al Sud)

segue b) complementari, soprattutto nelle aree più sviluppate e con meno disoccupazione favoriscono la creazione di nuova occupazione qualificata per gli autoctoni (es. lavori poco qualificati nell’edilizia al Nord, imprese di pulizie, ecc.)

segue c) sostitutivi, per quelle attività che gli autoctoni non intendono più svolgere (badanti)