Odi et amo (Catullo, carme 85)
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. 1. A chi si rivolge il poeta? 2.Individua la domanda posta in forma indiretta. 3.Qual è la condizione che suscita perplessità? Perché appare anomala? 4.Qual è la risposta del poeta? 5. Excrucior: qual è l’etimologia di questo verbo? 6.Cosa significa propriamente? 7.Quali posizioni occupano le forme verbali all’interno del componimento? 8. Ora congiungi con una linea le forme verbali all’inizio e alla fine dei due versi (odi/amo – sentio/excrucior e requiris-nescio). Quale figura retorica dell’ordine ne risulta? Cosa esprime? 1.A un interlocutore fittizio, immaginario, ma potrebbe essere anche il suo “io razionale”. 2.La coesistenza tra due sentimenti opposti è un paradosso. 4.Egli non sa dare una risposta razionale (nescio); fieri sentio non è una percezione a livello razionale, ma una sensazione che non ha una spiegazione logica. 2
“Odi et amo” è una figura retorica. Quale? a)Antitesi (Figura retorica che consiste in un accostamento di parole o di concetti contrapposti, per es. “so che non foco, ma ghiaccio eravate”) b)Ossimoro (unione paradossale, in un’unica locuzione, di due concetti contrari, per es. tacito tumulto, ghiaccio bollente) c)Paronomasia (figura retorica, per la quale si accostano due parole di suono simile o uguale, generalm. per mettere in risalto l’opposizione dei significati; per es. amaro amore) È propriamente un’antitesi paradossale 3
La fortuna di un tema (amore-odio- tormento d’amore) da Catullo a Ovidio (poeta dell’età augustea) e a Petrarca
Luctantur pectusque leve in contraria tendunt hac amor hac odium, sed, puto, vincit amor. odero, si potero; si non, invitus amabo. nec iuga taurus amat; quae tamen odit, habet. […] sic ego nec sine te nec tecum vivere possum, […]. (Ovidio, Amores III 11, 33-39) Lottano qui odio di là amore e nel mio fragile cuore / opposti sensi infondono, ma – credo – vince amore. / Ti odierò, se potrò; ti amerò, altrimenti, mio malgrado: / neppure il toro ama il giogo, ma porta quello che odia. […] Così io né senta te né con te posso vivere […] La ripetizione di odio e amo. 2. Vincit amor. 3. Il rapporto con l’amore è simile a quello del toro con il giogo: è un peso sofferto, ma inevitabile. 4.Il lapidario odi et amo di Catullo è diventato ti odierò/ti amerò. 1.Un secolo dopo, il poeta Ovidio riprende e rielabora il modello di Catullo. Individua i richiami espliciti al carme 85. 2.I versi contengono inoltre un’allusione a un famoso verso di Virgilio (Ecloga 10). 3. Che cosa esprime la similitudine del toro? 4.In quale punto Ovidio si distacca dal modello catulliano? 5
Luctantur pectusque leve in contraria tendunt hac amor hac odium, sed, puto, vincit amor. odero, si potero; si non, invitus amabo. nec iuga taurus amat; quae tamen odit, habet. […] sic ego nec sine te nec tecum vivere possum, […]. (Ovidio, Amores III 11, 33-39) Lottano qui odio di là amore e nel mio fragile cuore / opposti sensi infondono, ma – credo – vince amore. / Ti odierò, se potrò; ti amerò, altrimenti, mio malgrado: / neppure il toro ama il giogo, ma porta quello che odia. […] Così io né senta te né con te posso vivere […] La ripetizione di odio e amo. 2. Vincit amor. 3. Il rapporto con l’amore è simile a quello del toro con il giogo: è un peso sofferto, ma inevitabile. 4.Il lapidario odi et amo di Catullo è diventato ti odierò/ti amerò. 1.Sottolinea tutti i sostantivi e specifica a quale declinazione appartengono; 2.individua la subordinata relativa: a che cosa è riferito il pronome relativo? 3.Individua e analizza i pronomi personali. 4. Fa’ l’analisi logica della frase “nec iuga taurus amat”. 6
Luctantur pectusque leve in contraria tendunt hac amor hac odium, sed, puto, vincit amor. odero, si potero; si non, invitus amabo. nec iuga taurus amat; quae tamen odit, habet. […] sic ego nec sine te nec tecum vivere possum, […]. (Ovidio, Amores III 11, 33-39) Lottano qui odio di là amore e nel mio fragile cuore / opposti sensi infondono, ma – credo – vince amore. / Ti odierò, se potrò; ti amerò, altrimenti, mio malgrado: / neppure il toro ama il giogo, ma porta quello che odia. […] Così io né senta te né con te posso vivere […] La ripetizione di odio e amo. 2. Vincit amor. 3. Il rapporto con l’amore è simile a quello del toro con il giogo: è un peso sofferto, ma inevitabile. 4.Il lapidario odi et amo di Catullo è diventato ti odierò/ti amerò. A quali espressioni latine corrispondono le seguenti traduzioni: 1)opposti sensi; 2)nel mio fragile cuore; 3)ti amerò mio malgrado; 4)senza te né con te posso vivere. 7
Da Catullo a Francesco Petrarca 1304-1374
1-4 Non trovo pace, e non ho mezzi per (da) fare guerra; e temo, e spero; e brucio (ardo), e sono un [pezzo di] ghiaccio; e volo su (sopra) in cielo, e giaccio in terra; e non possiedo nulla (et nulla stringo), e abbraccio tutto il mondo. 5-8 Una persona (Tal) [: Laura] mi tiene (m’à = mi ha) in una prigione che non mi apre e non (né) [mi] chiude (serra), e non mi prende (né…mi riten) come (per) suo [prigioniero] e non mi apre (scioglie) i vincoli (il laccio); e Amore non mi uccide (non m’ancide), e non mi libera (non mi sferra = ‘non mi toglie dai ferri [della prigionia]’), e non mi vuole vivo, e non mi toglie (né mi trae) dalla sofferenza (d’impaccio). 9-11 Vedo (Veggio) senza [avere gli] occhi, e grido [anche se] non ho lingua; e desidero (bramo di) morire, e chiedo (cheggio) aiuto; e odio (ò in odio) me stesso, e amo un’altra (altrui). 12-14 Mi nutro (Pascomi) di dolore, rido mentre piango (piangendo); la morte e la vita mi dispiacciono (mi spiace; al singolare) nello stesso modo(egualmente): [o] donna [: Laura], io sono in questo stato per causa vostra (per voi) Sonetto composto dal 14 endecasillabi e diviso in due quartine e due terzine con rima alternata e ripetuta metrica sonetto con rime, secondo lo schema ABAB, ABAB; CDE, CDE. E è una rima siciliana.. 2.Perché è vittima dei tormenti d’amore. 1. Analizza il significante (tipo di componimento, strofe, versi e schema metrico). 2. Perché il poeta non riesce a trovar pace? 3. A chi attribuisce il poeta la colpa della sua condizione? 9
1-4 Non trovo pace, e non ho mezzi per (da) fare guerra; e temo, e spero; e brucio (ardo), e sono un [pezzo di] ghiaccio; e volo su (sopra) in cielo, e giaccio in terra; e non possiedo nulla (et nulla stringo), e abbraccio tutto il mondo. 5-8 Una persona (Tal) [: Laura] mi tiene (m’à =mi ha) in una prigione che non mi apre e non (né) [mi] chiude (serra), e non mi prende (né…mi riten) come (per) suo [prigioniero] e non mi apre (scioglie) i vincoli (il laccio); e Amore non mi uccide (non m’ancide), e non mi libera (non mi sferra = ‘non mi toglie dai ferri [della prigionia]’), e non mi vuole vivo, e non mi toglie (né mi trae) dalla sofferenza (d’impaccio). 1. v. 1. Ha paura di non essere amato, e spera a volte di esserlo,e passa dal bruciare della passione al gelo del timore e della disillusione: v. 2. L’amore per Laura e il pensiero di essere riamato gli danno l’impressione di innalzarsi in Paradiso; ma timore e disillusione lo gettano nello sconforto: v. 3. Non ha certezze di nulla, ma con il desiderio gli pare di stringere a sé tutto il mondo, tanto il desiderio è grande: v. 4. 4. Prima quartina (vv.1-4)Dissidio interiore dell’animo in preda alla passione amorosa. Seconda quartina: Laprigionia imposta da Laura al poeta non si decide a essere esplicita e voluta, oppure a interrompersi, ridando libertà al prigioniero; cioè: la donna non si decide né ad accettare l’amore del poeta, né a rifiutarlo in modo da lasciarlo libero per la sua strada. Lo stesso Amore non uccide l’innamorato, ma al tempo stesso non gli permette di vivere veramente. Più che una vera contrapposizione, c’è qui una condizione ambivalente e sospesa. Seconda quartina: stato di sottomissione e di prigionia amorosa del poeta. 1) Il poeta non ha pace, perché passione e desiderio gliela tolgono, ma non ha le condizioni per reagire; 2) timore di non essere amato/speranza di esserlo; 3) ardore della passione / gelo del timore e della disillusione; 4) esaltazione, gioia / delusione e sconforto; 5) incertezza totale (nulla stringo)/ forza del desiderio che infonde certezza (con il desiderio gli pare di essere il padrone del mondo). Seconda quartina: la prigionia imposta da Laura al poeta non si decide ad essere La prigionia imposta da Laura al poeta non si decide a essere esplicita e voluta, oppure a interrompersi, ridando libertà al prigioniero; cioè: la donna non si decide né ad accettare l’amore del poeta, né a rifiutarlo in modo da lasciarlo libero per la sua strada. Lo stesso Amore non uccide l’innamorato, ma al tempo stesso non gli permette di vivere veramente. Più che una vera contrapposizione, c’è qui una condizione ambivalente e sospesa. 1. Prova a spiegare in sintesi il contenuto delle due quartine e assegna un titolo a ciascuna. 2. Individua tutte le antitesi della prima quartina e spiegale con parole tue. 3. La seconda quartina è incentrata sulla metafora della prigionia d’amore: come si comporta la donna amata nei confronti del poeta? Lo tiene veramente prigioniero?
9-11 Vedo (Veggio) senza [avere gli] occhi, e grido [anche se] non ho lingua; e desidero (bramo di) morire, e chiedo (cheggio) aiuto; e odio (ò in odio) me stesso, e amo un’altra (altrui). 12-14 Mi nutro (Pascomi) di dolore, rido mentre piango (piangendo); la morte e la vita mi dispiacciono (mi spiace; al singolare) nello stesso modo(egualmente): [o] donna [: Laura], io sono in questo stato per causa vostra (per voi). Il poeta ha perso la vista a causa della passione, e continua a vedere con la sola forza della irrazionalità, senza vedere in senso razionale; grida di dolore ma è incapace di parlare, perché è come se non avesse la lingua; vorrebbe morire, eppure chiede alla amata di aiutarlo a vivere. La ragione di queste condizioni *paradossali è il fatto che egli ama Laura e invece odia se stesso, contro il principio elementare dell’amor Proprio. 2. Così come Laura e Amore non si decidono sulle sorti del poeta, egli stesso è sospeso tra dolore e felicità, tra voglia di vivere e desiderio di morire. Petrarca odia se stesso e ama Laura, mentre in Catullo amore e odio riguardano unicamente Clodia. 4. Il tema dell’amore tormentato e della donna che non si decide a concedere il suo amore lasciando il poeta in un doloroso limbo. 1. Prova a spiegare in sintesi il contenuto delle due terzine e assegna un titolo a ciascuna. 2. Individua tutte le antitesi delle due terzine e spiegale con parole tue. 3.In che punto Petrarca riprende il modello catulliano? Come lo rielabora? 4. Petrarca si rifà anche a un tema caro alla tradizione lirica provenzale. Quale?
1-4 Non trovo pace, e non ho mezzi per (da) fare guerra; e temo, e spero; e brucio (ardo), e sono un [pezzo di] ghiaccio; e volo su (sopra) in cielo, e giaccio in terra; e non possiedo nulla (et nulla stringo), e abbraccio tutto il mondo. 5-8 Una persona (Tal) [: Laura] mi tiene (m’à = mi ha) in una prigione che non mi apre e non (né) [mi] chiude (serra), e non mi prende (né…mi riten) come (per) suo [prigioniero] e non mi apre (scioglie) i vincoli (il laccio); e Amore non mi uccide (non m’ancide), e non mi libera (non mi sferra = ‘non mi toglie dai ferri [della prigionia]’), e non mi vuole vivo, e non mi toglie (né mi trae) dalla sofferenza (d’impaccio). 9-11 Vedo (Veggio) senza [avere gli] occhi, e grido [anche se] non ho lingua; e desidero (bramo di) morire, e chiedo (cheggio) aiuto; e odio (ò in odio) me stesso, e amo un’altra (altrui). 12-14 Mi nutro (Pascomi) di dolore, rido mentre piango (piangendo); la morte e la vita mi dispiacciono (mi spiace; al singolare) nello stesso modo(egualmente): [o] donna [: Laura], io sono in questo stato per causa vostra (per voi) Prevale la paratassi per polisindeto; lo scopo è amplificare l’idea del tormento amoroso con l’accumulo delle contrapposizioni paradossali. Analizza la sintassi di questo testo: prevalgono la paratassi o l’ipotassi? Se prevale la paratassi, le proposizioni sono coordinate prevalentemente per asindeto o per polisindeto? Perché? 12
Da Catullo a Francesco Guccini
e compagnia di gioia e sorte, sapore amaro e dolcezza, Amore colomba fiore, amore fragile e forte, sfrontatezza e pudore, e compagnia di gioia e sorte, sapore amaro e dolcezza, con l’arcobaleno tra le dita, vorrei perdermi nel tuo respiro, vorrei offrirti questa vita. (F. Guccini, Canzone delle colombe e del fiore) Attraverso una serie di opposizioni: fragile e forte, sfrontatezza e pudore, sapore amaro e dolcezza. 2.Nei versi di Guccini non ci sono i sentimenti di angoscia e disperazione che compaiono invece nel carme di Catullo; egli, infatti, è innamorato ed è fiducioso nel rapporto d’amore (con l’arcobaleno tra le dita) nonostante tutte le inevitabili difficoltà e tormenti. 1. Anche in questo testo dominano le figure retoriche dell’ossimoro e dell’antitesi. In che modo? 2. Quale diverso stato d’animo distingue i versi di Catullo da quelli di Guccini?