Francesca Comunello SOCIETÀ, GLOBALIZZAZIONE E NUOVI MEDIA GLOBALIZZAZIONE (QUARTA PARTE)
PER UN CONFRONTO TRA GLI AUTORI Gli esponenti dei cultural studies (es. Robertson) sono critici nei confronti delle spiegazioni della globalizzazione come fatto solo economico (prodotto del capitalismo globale) Anche Giddens e Beck criticano la logica funzionalistica e utilitaristica e il taglio monocausale dell’impianto di Wallerstein (pur riconoscendogli di aver fortemente contribuito alla nascita della sociologia della globalizzazione) Beck sulla teoria di Wallerstein: Difficoltà di verifica sul piano empirico Cornice concettuale rigida che non permette di determinare l’elemento storicamente nuovo della realtà transnazionale Teoria lineare, unidirezionale; incapacità di rilevare dinamiche di generazione (indiretta) di conflitti e identità cosmopolitiche
Beck critica anche le tesi di Bauman sulla polarizzazione tra ricchi e poveri prodotta dalla globalizzazione, in quanto ritiene che Bauman abbia in mente solo i “ricchi delle società occidentali” (resta un focus nazional-statale) Bauman critica la tesi di Giddens secondo cui la Politica come disegno comune sarebbe finita e sarebbe sostituita dalla “politica della vita” (che è una politica “dello stile di vita”, riguarda “le controversie e i conflitti a proposito del modo in cui – a livello individuale e collettivo – dovremmo vivere in un mondo oggetto delle decisioni degli uomini”); per Bauman “non c’è automatico passaggio nel tradurre questioni private in questioni pubbliche (…), nel ricollettivizzare le utopie privatizzate della politica della vita in modo che diano forma a una società giusta”.
Anche Robertson indirizza le sue critiche a Giddens, imputandogli soprattutto di ignorare la teoria culturale della globalizzazione (con la sola eccezione di Mc Luhan, Giddens si concentra sostanzialmente solo sulla teoria del sistema- mondo e sulla teoria delle relazioni internazionali)
Gli studiosi si dividono tra coloro che ne mettono in luce soprattutto gli aspetti negativi (Wallerstein e Bauman) e coloro che lo ritengono un processo in grado di produrre potenzialmente esiti sia positivi che negativi (Beck, Giddens, Gallino, Robertson) Es. Giddens: globalizzazione ha un duplice volto, presenta grandi opportunità sia sul piano degli scambi culturali, sia su quello del consumo di beni e servizi; ma comporta anche limiti ed effetti destrutturanti per le identità e le economie nazionali, alimentando il senso di insicurezza delle società. Opporsi alla globalizzazione è inutile, in quanto si tratta di un processo irreversibile (la politica ha il compito di aiutare i cittadini a ridefinire le loro identità all’interno di questo processo) IL FUTURO DELLA GLOBALIZZAZIONE
Anche Beck vede la globalizzazione come un processo aperto: presenta il volto del globalismo (neoliberismo, dominio del mercato mondiale), ma anche il volto del cosmopolitismo. Necessita di un alto tasso di tolleranza. Può prendere la forma di una decisa apertura al mondo (secondo illuminismo?) “La globalizzazione si presenta con un volto frammentario, contraddittorio, discontinuo, smentendo il suo preteso e immaginario carattere uniformante” “Più che mai, dunque, il compito della sociologia della globalizzazione è quello di accrescere l’autocoscienza e la responsabilità individuale in un processo sociale che sembrerebbe volerne fare a meno” (Guolo, p. 130).