Guicciardini 3 Scientifico B
Guicciardini e Machiavelli In Machiavelli si avverte, pur sullo sfondo di una visione pessimistica, l’entusiasmo di un pensiero che crede nel controllo razionale della realtà In Guicciardini, di poco più giovane e testimone del crollo definitivo della situazione italiana, prevale il senso dello scacco, dell’impossibilità di dominare gli eventi.
FRANCESCO GUICCIARDINI nasce nel 1483 a FIRENZE FRANCESCO GUICCIARDINI nasce nel 1483 a FIRENZE. Entra nella carriera DIPLOMATICA come ambasciatore dei MEDICI. Sotto il pontificato di Leone X e Clemente VII è Governatore di Modena, Reggio e Parma. Ricopre INCARICHI POLITICI, amministrativi e militari. Esercita la sua crescente influenza sul papa affinché si allei con la Francia nella Lega di Cognac (1526), che viene però sconfitta. Dopo il sacco di Roma e la CACCIATA dei Medici si ritira a vita privata. Compone la Storia d’Italia . Muore nella sua villa di Arcetri il 22 Maggio 1540. Postumi, vengono pubblicati I Ricordi. I due autori: ricognizione delle analogie
IL PENSIERO POLITICO DI GUICCIARDINI Il capolavoro storiografico di Guicciardini è la Storia d’Italia, che narra i fatti cje vanno dal 1492 al 1534. Gli avvenimenti sono esposti in ordine cronologico e suddivisi in 20 libri. L’orizzonte storico si amplia ad una prospettiva europea. Su quello metodologico, viene inaugurato un criterio moderno di ricerca storiografica, basato sulla scrupolosa verifica delle fonti e dei documenti I Ricordi, pubblicati postumi nel 1576, sono una raccolta di massime. La struttura dell’opera è volutamente frammentaria ed i vari pensieri non sono collegati fra loro se non per piccoli raggruppamenti tematici. Compaiono frequentemente due parole – chiave: discrezione e particulare. La discrezione è la capacità di distinguere caso per caso, di analizzare nella loro concretezza le varie circostante. In campo pratico-morale il particulare comporta l’impossibilità di superare la sfera individuale
I Ricordi Sono una raccolta di massime e brevi riflessioni, destinate a trasmettere ai figli il succo della propria esperienza come era d’uso nelle famiglie mercantili fiorentine “Ricordo”, infatti, propriamente significa “ammonimento”, “consiglio” Il titolo si richiama a un genere di scrittura privato
Dai Ricordi, 6, 110, 114, 189, 220 6. È grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per dire così, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle circunstanze, le quali non si possono fermare con una medesima misura; e queste distinzione e eccezione non si truovano scritte in su' libri, ma bisogna le insegni la discrezione. 110. Quanto si ingannono coloro che a ogni parola allegano e' romani! Bisognerebbe avere una cittá condizionata come era loro, e poi governarsi secondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualitá disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facessi el corso di uno cavallo. . Discrezione: distanza da Machiavelli. La varietà delle circostanze fa il campo della storia il campo delle “distinzioni” e delle “eccezioni” L’esempio dei Romani?
La difficoltà di ogni previsione 114. Sono alcuni che sopra le cose che occorsono fanno in scriptis discorsi del futuro, e' quali quando sono fatti da chi sa, paiono a chi gli legge molto belli; nondimeno sono fallacissimi, perché dependendo di mano in mano l'una conclusione dell'altra, una che ne manchi, riescono vane tutte quelle che se ne deducono; e ogni minimo particulare che vari, è atto a fare variare una conclusione; però non si possono giudicare le cose del mondo sí da discosto, ma bisogna giudicarle e resolverle giornata per giornata. 189. Tutte le cittá, tutti gli stati, tutti e' regni sono mortali; ogni cosa o per natura o per accidente termina e finisce qualche volta; però uno cittadino che si truova al fine della sua patria, non può tanto dolersi della disgrazia di quella e chiamarla mal fortunata, quanto della sua propria; perché alla patria è accaduto quello che a ogni modo aveva a accadere, ma disgrazia è stata di colui abattersi a nascere a quella etá che aveva a essere tale infortunio. La difficoltà di ogni previsione La fatalità della storia Guicciardini: analisi guidata dall’insegnante sul testo: testo graficamente facilitato per DSA
L’impegno degli onesti 220. Credo sia uficio di buoni cittadini, quando la patria viene in mano di tiranni, cercare d'avere luogo con loro per potere persuadere el bene e detestare el male; e certo è interesse della cittá che in qualunque tempo gli uomini da bene abbino autoritá; ed ancora che gli ignoranti e passionati di Firenze l'abbino sempre inteso altrimenti, si accorgerebbono quanto pestifero sarebbe el governo de‘ Medici, se non avessi intorno altri che pazzi e cattivi. L’impegno degli onesti Guicciardini: analisi guidata dall’insegnante sul testo: testo graficamente facilitato per DSA
Guicciardini e Machiavelli Guicciardini condivide con Machiavelli la visione realistica e disincantata della realtà, ma non ha la stessa fiducia nella possibilità di formulare delle leggi generali di comportamento “E’ grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente e, per così dire, per regola; perché quasi tutte hanno distinzione e eccezione per la varietà delle circustanze” (Ricordi, 6) E’ impossibile dunque nell’insieme degli eventi cogliere regole generali che siano di guida per l’uomo politico Un evento è irriducibile a ogni analogia e somiglianza: l’eccezione è la norma, la condizione prevalente e comune
Guicciardini e il mondo classico Non è possibile valersi degli esempi storici perché le circostanze non si ripetono mai uguali. “Quanto si ingannano coloro che a ogni parola allegano e Romani!” (Ricordi, 110) La storia romana dunque, a differenza di Machiavelli, non conserva per Guicciardini alcun valore esemplare Non servono a nulla le conoscenze tratte dai libri (“l’esperienza delle cose antique”)
Guicciardini e la “fortuna” La varietà e l’imprevedibilità dei casi rende il potere della “fortuna” pressoché incontrastabile. “Nelle cose umane la fortuna ha grandissima potestà, perché si vede che a ognora ricevono grandissimi moti da accidenti fortuiti, e che non è in potere degli uomini né a prevedergli né a scifargli (evitarli) (Ricordi, 30) Per Guicciardini dunque la “fortuna” esercita un dominio totale sulle vicende umane: né la prudenza, né la capacità di adattarsi alle situazioni consentono agli uomini di dirigere gli eventi o di prevederli. I personaggi che nella storia hanno avuto successo non lo devono alla loro capacità di dominare gli eventi, ma al fatto di aver agito in circostanze storiche favorevoli
La “discrezione” In mancanza di regole assolute e generali, non resta che affidarsi alla “discrezione” Il termine deriva dal latino dis-cerno, “separo”, “distinguo” Per Guicciardini la storia è del tutto imprevedibile, le regole generali non servono a nulla e così pure le conoscenze tratte dai libri La sola qualità da cui può scaturire una chiara visione dei fatti politici e sociali è dunque la discrezione, cioè la capacità di cogliere il carattere peculiare – unico e irriducibile – di ogni situazione e di adeguarsi ad essa
“Discrezione” e “virtù” La “discrezione” è principio ben diverso dalla “virtù” di Machiavelli La “virtù” machiavelliana è costruttrice di nuove realtà politiche Guicciardini non ha in mente grandi disegni da realizzare. Il suo punto di riferimento non sono tanto le sorti dello stato, quanto quelle del singolo.
Il “particulare” “Quegli uomini conducono bene le cose loro in questo mondo, che hanno sempre innanzi agli occhi l’interesse proprio, e tutte le azioni sue misurano con questo fine” (Ricordi, 218) E’ il criterio del “particulare”. Di fronte all’instabilità del mondo, è necessario mantenersi aderenti alla situazione concreta, operando per il proprio “particulare” (per il proprio personale e privato interesse), senza affidarsi a valori o ideali astratti. Ciò è parso a moti puro cinismo, ma Guicciardini in fondo è un moralista, preoccupato di come un individuo possa salvarsi materialmente e moralmente in mezzo al fluttuare di eventi ingovernabili.
La Storia d’Italia (1561) Lo stesso realismo disilluso dei Ricordi ispira l’opera più impegnativa di Guicciardini, la Storia d’Italia. L’opera narra in 20 libri le guerre che portarono alla fine dell’indipendenza italiana, dalla morte di Lorenzo il Magnifico (1492) a quella di papa Clemente VII (1534). Sono eventi che l’autore aveva visto da vicino e di cui era stato in parte protagonista Nell’opera domina il senso di una grande tragedia politica e dell’inevitabilità degli eventi che determinarono la fine dell’indipendenza degli stati regionali italiani.
La novità della “Storia d’Italia” L’opera si basa su un’attenta ricerca e valutazione dei documenti. Questo segna uno sviluppo rispetto alla storiografia precedente Incluso Machiavelli che non si preoccupava del vaglio critico delle fonti. Guicciardini riduce al minimo gli ornamenti retorici tradizionali nella storiografia (ampi discorsi messi in bocca ai protagonisti – sull’esempio classico – commenti e massime generali). Mira invece a ricostruire col massimo di lucidità lo sviluppo di avvenimenti intricati La Storia d’Italia segna dunque una tappa importante nella formazione della moderna metodologia storica (cioè della raccolta e dell’attenta indagine critica delle fonti)