Storia di Iqbal di Francesco D’Adamo

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Transcript della presentazione:

Storia di Iqbal di Francesco D’Adamo di Luigi Gaudio

Premessa dell‘ autore Leggiamo la premessa che Francesco D’Adamo ha anteposto al testo, per capire la prospettiva con la quale lui l’ha scritto, perché a noi conviene leggerlo.

Premessa dell‘ autore L’edizione da noi letta è quella “Salani narrativa”, con un’esperienza di lettura a cura di Anna Ferrari. Molte immagini sono tratte dal film “Iqbal” regia di Cinzia Th Torrini, la cui sceneggiatura non ha nulla a che vedere con il libro di d’Adamo.

Capitolo 1 All’inizio del testo si presenta la narratrice Fatima, interna alla vicenda, che assume un punto di vista sempre soggettivo. Adesso vive in Italia, in una città moderna non meglio precisata (così l’autore ci spinge a pensare alla nostra) dove si trova comunque a disagio, perché ignorata da tutti.

Capitolo 1 Fatima decide di raccontare la storia di Iqbal perché il suo esempio possa essere seguito, quindi inizia il flashback che costituisce gran parte del testo (una storia avvenuta anni prima).

Contratto fra i padroni e i genitori Le umili condizioni di vita delle famiglie pakistane costringono i genitori a vendere i loro figli, per pagare le medicine per il fratello ammalato, come nel caso di Iqbal, o per mancanza assoluta di danaro per tirare avanti, come accade al maestro, padre di Maria, che diventa muta quando viene portata via schiava.

Contratto fra i padroni e i genitori I padroni delle fabbriche di tappeti promettono che una volta saldato il debito (i soldi prestati ai genitori) i bambini potranno ritornare in famiglia.

Contratto fra i padroni e i genitori A questo proposito Hussain Khan fa dei segni su una lavagna, una per ogni bambino, che corrispondono alle “rupie”dovute e ne cancella una alla fine di ogni giornata di lavoro (se è soddisfatto del lavoro del bambino).

Contratto fra i padroni e i genitori In realtà il padrone non ha intenzione di privarsi dei suoi schiavi, quindi fa bene Iqbal a intuire che non ci sarà mai fine alla loro sottomissione.

Condizioni di vita dei bambini Decine di bambini devono condividere un solo gabinetto malsano. Quindi le loro condizioni igieniche sono insoddisfacenti, inoltre se si ammalano ci sono ben poche medicine a loro disposizione.

Condizioni di vita dei bambini Sono costretti a lavorare anche se ammalati. Mangiano pochissimo (pane e lenticchie), anche se si rendono conto che i padroni possono permettersi piatti prelibati.

Condizioni di vita dei bambini Sono spesso incatenati, e per questo motivo hanno dei segni orrendi alle gambe, soprattutto le “teste di legno”, cioè quelli che lavoravano poco e male (pag. 13) “Molti di noi non sognavano più”

La tomba È una vecchia cisterna, che si trova sotto il cortile, in un luogo malsano pieno di insetti e scorpioni. Tutti i trasgressori o quelli che, anche senza volerlo, facevano qualcosa che il padrone riteneva passibile di punizione, venivano gettati lì per più giorni, e nessuno poteva aiutare il condannato.

I compagni Salman, che giunge da un’altra esperienza di lavoro, è forte, ma un po’ bullo e maschilista, afferma “le donne non capiscono niente” ed ingenuo (contento di essere lì e non più nella fabbrica di mattoni, ha fiducia che il debito possa essere estinto);

I compagni Alì, che è il più giovane, davvero un bambino piccolissimo. Fuscello, che come fa capire il suo soprannome, è fragile e debole di salute.

Karim Karim è un ragazzo che ha un po’ di anni in più (quasi 17) ed ha ormai le dita delle mani troppo grosse per lavorare agevolmente i fili di tessuto, pertanto svolge un altro ruolo, quasi da caporale.

Karim Karim controlla il lavoro dei bambini, e ne è responsabile, pertanto paga in prima persona e subisce i rimproveri del padrone se il lavoro non è considerato sufficientemente accurato.

Karim Karim è anche poco interessato a scappare dalla fabbrica, perché non ha più nessuno ad aspettarlo a casa, dal momento che ha perso tutti i suoi familiari, quindi sente la fabbrica come la sua nuova casa, e tende a giustificare il padrone. Tuttavia Fatima dice che Karim “non era nato lupo” e questo prelude a un suo cambiamento.

Capitolo 3: Iqbal Anche se questo libro si intitola “La storia di Iqbal” egli non compare prima del capitolo 3, proprio per far capire come il suo arrivo nella fabbrica costituisca una novità rispetto all’andazzo descritto prima. Il semplice fatto che dimostra di non avere paura, e che elude le domande del padrone costituisce un’ infrazione rispetto alle regole tacite del posto.

Capitolo 3: Iqbal Inoltre Iqbal, in mezzo a tanti bambini che non pensano mai al “futuro”, è l’unico ad avere in mente che quella non poteva essere l’unica realtà della sua vita, è l’unico ad avere una prospettiva.

Il tappeto di Fatima Fatima non segue il disegno imposto dal padrone. Nel fabbricare il suo tappeto tesse una scena con un eroe (Iqbal) che lotta contro un malvagio (Hussain Khan). Per questa inadempienza verrà punita, ma agendo così dimostra di essere stata impressionata dall’arrivo di Iqbal.

Capitolo 6: I compratori stranieri Quando arrivano degli stranieri l’atteggiamento di Hussain Khan e di sua moglie sembra mutare. Egli presenta i bambini della fabbrica ai compratori stranieri come i suoi pupilli, cui sta insegnando un lavoro che sarà utile per tutta la loro vita.

Iqbal distrugge il suo tappeto Iqbal è il più apprezzato per la sua maestria, visto che solo lui è in grado di tessere uno speciale tipo di tappeto particolarmente pregiato e raffinato.

Iqbal distrugge il suo tappeto Quando arrivano gli stranieri lui decide di tagliare il tappeto, perché sa che questo è l’unico modo per cambiare radicalmente lo stato di cose.

Capitolo 7: Iqbal crea scompiglio Infatti se è vero che lui rischia di morire, perché spedito nella tomba per tanti giorni, è pur vero che attorno a lui cresce la solidarietà degli altri bambini, non più soli e rassegnati, e radicalmente cambiati dall’esempio di Iqbal.

Capitolo 7: Iqbal crea scompiglio Oltretutto Hussain Khan non riesce a nascondere il suo nervosismo e il timore che Iqbal lo faccia ancora, cioè che distrugga un altro tappeto, mettendo a rischio la sua fonte di ricchezza.

Capitolo 8-9: la prima fuga di Iqbal Attraverso una piccola finestrella Iqbal riesce a scappare. La finestrella (accanto all’aquilone) è un simbolo della possibile libertà: è posta in alto, e da essa si intravedono i rami fioriti di un mandorlo.

Capitolo 8-9: la prima fuga di Iqbal Intuendo che il padrone poteva andarlo a cercare a casa, Iqbal va al mercato, dove vede molti bambini che lavorano duramente. A questo proposito ci viene in mente Enaiatollah del libro “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda.

Capitolo 8-9: la prima fuga di Iqbal Iqbal assiste ad una manifestazione del Fronte per la liberazione dalla schiavitù del lavoro minorile, molto osteggiata dai mercanti, soprattutto dai commercianti di tappeti, prende un volantino, e poi, nella confusione, viene preso dai poliziotti, intervenuti più per appoggiare chi si sente danneggiato nella sua attività commerciale.

Capitolo 8-9: la prima fuga di Iqbal Lui però è ben contento di poter accompagnare le forze dell’ordine nella fabbrica dove erano violate le leggi. Tuttavia, i due poliziotti che accompagnano Iqbal in fabbrica sono corrotti dal denaro di Hussain Khan, e così Iqbal viene imprigionato per più di sei giorni nella tomba.

Capitolo 8-9: la prima fuga di Iqbal Questa è la dimostrazione che in Pakistan (solo in Pakistan?) la giustizia spesso è corrotta. Fino ad adesso, Iqbal ha conosciuto solo adulti che lo hanno tradito, compresi i genitori, pur indotti dalla condizione economica . Intanto, però, “Iqbal aveva riacceso la speranza in tutti noi”. (pag. 63)

Capitoli 10 e 11 Una volta ripresosi (a fatica) dalla punizione, Iqbal racconta retrospettivamente (narratore di secondo grado) che cosa ha fatto quando è scappato, e fa vedere ai suoi compagni quel volantino, ma purtroppo lui non è in grado di leggerlo, e sembra che nessuno lo sia.

Capitoli 10 e 11 Ad un certo punto si alza la manina di Maria, la più piccola, che, essendo figlia di un maestro di scuola della provincia di Faisalabad, sapeva leggere, riacquista la parola, e legge così a tutti il prezioso volantino (pag. 78).

Capitoli 10 e 11 Così, alla fine della lettura (è solo grazie alla lettura che i bambini si liberano), i ragazzi progettano una rissa, nel corso della quale Iqbal potrà scappare un’altra volta

Capitolo 12 Eshan Khan Questa volta Iqbal cerca e trova il responsabile di quell’organizzazione, Eshan Khan, che veste sempre di bianco (segno di purezza) e guida un poliziotto, più graduato, incorruttibile, insieme ad un magistrato nella fabbrica di tappeti di Hussain Khan

Capitolo 12 Eshan Khan Hussain Khan e sua moglie sono imprigionati per sfruttamento del lavoro minorile, e per liberare i bambini e ricondurli a casa, anche se loro sono un po’ disorientati, perché non abituati a gestire una situazione di libertà.

I bambini nella sede del Fronte Tutti i bambini vengono momentaneamente accolti nei locali del Fronte, dove, dopo anni di lavoro, possono giocare, per esempio con gli aquiloni, anche se all’inizio fanno fatica anche a giocare.

I bambini nella sede del Fronte Inoltre possono mangiare e lavarsi come mai avevano fatto. Non tutti i bambini hanno però una casa o una famiglia in cui tornare, o perché (come nel caso di Karim) questa non esiste più, o perché, come nel caso di Iqbal, si fa una scelta diversa.

Capitolo 13 la liberazione di altri bambini Infatti Iqbal, che conosce gli indirizzi e le condizioni di altre fabbriche di tappeti (tra l’altro quella di Hussain Khan non era stata il suo primo luogo di lavoro), decide di rimanere presso il Fronte a continuare la sua lotta contro le prevaricazioni, e aiuta così a liberare molti altri bambini.

La scelta di Iqbal Iqbal è legato alla sua famiglia, ma ritiene che il compito che sta svolgendo lì al fronte sia più importante del rassicurante ritorno in famiglia.

La scelta di Iqbal Eshan Khan gli rivela quali gravi rischi si nascondano dietro questa attività (lui stesso era stato più volte picchiato e minacciato) ma Iqbal è determinato (tu cosa avresti fatto al suo posto?).

Capitolo 14 la fornace di mattoni Una delle spedizioni del Fronte si dimostra ancora più difficile e pericolosa. Iqbal e gli altri attivisti giungono presso una fabbrica di mattoni, nella quale non lavorano solo bambini (lo stesso Salman prima di lavorare nella fabbrica di tappeti aveva provato questa terribile esperienza), ma anche adulti.

Capitolo 14 la fornace di mattoni Questa volta, però, dopo aver parlato con alcuni di questi poveracci, Iqbal, Eshan e gli altri rischiano la pelle, perché il padrone della fabbrica tira fuori una pistola e spara contro di loro.

Capitolo 15 il volo in aereo Eshan e Iqbal prendono l’aereo (“il più grande degli aquiloni”), per andare a Boston e in Svezia. A Boston viene assegnato il premio “Gioventù in azione” di 15.000 dollari a Iqbal, che la Reebok dà “a un ragazzo che si sia particolarmente distinto in qualcosa di utile, in qualunque paese del mondo.” (pag. 103)

Capitolo 15 il volo in aereo Inoltre un’università vicina a Boston ha assegnato una borsa di studio a Iqbal perché possa studiare, per diventare avvocato, come sognava di fare. In Svezia Iqbal prenderà la parola nel corso di una conferenza

Capitolo 15: Fatima torna a casa Alla fine del capitolo 15 Fatima, che a casa non ha trovato i suoi genitori, ormai morti, ma il fratello maggiore che sta progettando di emigrare in Europa. Due giorni prima di partire per l’Europa Fatima riceve dal postino (lo zoppo) una lettera da Maria, che è rimasta ospite presso il Fronte per la liberazione del lavoro minorile.

Capitolo 16 la fine di Iqbal Iqbal decide di festeggiare la pasqua insieme alla sua famiglia, prima di ripartire alla volta degli Stati Uniti, per approfittare di quella borsa di studio promessagli.

Capitolo 16 la fine di Iqbal Tuttavia mentre stava “risalendo il viottolo, in piedi sui pedali della bici” (simbolo della sua lotta contro le difficoltà, contro la schiavitù) viene ucciso con dei colpi di arma da fuoco, sparati da una jeep.

Capitolo 16 la fine di Iqbal Tuttavia, Maria ci tiene a sottolineare che il sacrificio di Iqbal non è stato vano, perché in quel centro continuano ad affluire giorno dopo giorno altri “Iqbal”, cioè altri bambini che denunciano i soprusi subiti dai loro padroni. Epilogo a pagina 114.