La figura dell’Animatore

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Transcript della presentazione:

La figura dell’Animatore Centro Giovanile Oratorio “don Staropoli” Corso di Formazione per Animatori a cura di Gaetano AURELIO La figura dell’Animatore - Arghillà 21 giugno 2009-

"Animatori non si nasce, ma si diventa. " ANIMARE VUOL DIRE mettersi a servizio dei ragazzi per aiutarli a crescere, servire gli altri perché sono più importanti di me.

TUTTI POSSONO ESSERE ANIMATORI E TUTTI POSSONO NON ESSERLO, DIPENDE DALLA RESPONSABILITÀ PERSONALE.

Per animare occorre: Responsabilità: l'essere coscienti che altri dipendono da noi ci impegna ad fare attenzione al comportamento, alle parole, alle scelte nostre e degli altri. I genitori ci affidano i loro figli e si fidano di noi. Non deludiamoli!

Coerenza: i ragazzi ci osservano sempre, sia all’E.R. che fuori. Si trovano disorientati se noi non siamo costanti negli atteggiamenti perché non riusciamo ad essere credibili. Non possiamo pretendere che essi facciano quello che non riusciamo a fare noi.

Spirito di servizio: non stiamo dimostrando la nostra "bravura", ma dobbiamo servire in modo gratuito e generoso i ragazzi e la comunità. Al centro non siamo noi ma gli altri.

Entusiasmo: è l'ingrediente indispensabile perché il nostro servizio abbia effetto. In ogni momento (gioco, attività, impegno, preghiera,...) cerchiamo di esprimere la voglia di fare in pienezza e al meglio.

Voler bene: il nostro modo di fare deve esprimere sempre un atteggiamento di apertura verso tutti, anche verso i meno simpatici. Essere animatore è desiderare di stare con i ragazzi e voler loro bene.

Essere di esempio: i ragazzi hanno bisogno di persone da poter imitare, hanno bisogno di leader; anche a questo servono gli animatori. Attenzione, allora, a come ci muoviamo, a come parliamo! Dobbiamo essere i primi ad accogliere e vivere le varie esperienze!

Umiltà: non crediamoci già arrivati. Forse è più quello che impariamo dai ragazzi di quello che possiamo offrire.. Inoltre dobbiamo saper accogliere volentieri quello che i più esperti ci dicono sia in positivo che in negativo. Anche noi siamo qui per imparare.

Conoscenza: dobbiamo conoscere almeno un poco, anche a livello teorico, i ritmi le esigenze, i problemi specifici dell'età dei ragazzi. Questo ci favorisce nell'aiutare, nel valorizzare e correggere i singoli individui.

Unità tra animatori: in ogni situazione è importante essere di esempio ai ragazzi e dimostrare la bellezza e il valore dell'unità. Non è facile. Ma bisogna aiutarsi!

Ascoltare: l'animatore deve capire quando fare i suoi interventi rispettando i piccoli e lenti passi che compie il ragazzo. Non bisogna dargli la pappa pronta né abbandonarlo a se stesso.

Pregare: sembra strano, ma fare l'animatore significa anche pregare per i ragazzi. …. provare per credere!

Ecco qui tre punti su cui si può confrontare un animatore: Convinzione personale: 1) nessuno ci obbliga. Devo essere io a decidere di essere animatore per servire gli altri e la comunità. Non sono ammessi secondi fini: amico/a, compagnia, gratificazioni, guadagni. Ci saranno certamente anche momenti difficili, ma non dobbiamo scoraggiarci perché se riusciamo ad essere veramente animatori, i ragazzi ci daranno la forza per continuare.

2) In cammino: nessuno ha tutte le caratteristiche sopra indicate. Ciò non significa che non possiamo essere animatori ma solo che abbiamo ancora bisogno di crescere. Quello che stiamo intraprendendo è un cammino di crescita anche per noi animatori. Mettiamocela tutta!

3) Fino in fondo: non fermiamoci a metà, ma l'impegno che prendiamo, portiamolo fino in fondo. Bisogna saper vincere le difficoltà e maturare la capacità di portare a termine i propri incarichi. Questo vale per la durata dell'esperienza, ma anche per le singole giornate: concretamente bisogna darsi una mano tutti insieme a preparare, fare e disfare.

Allora…come vivere l’ E.R. non contraddirsi fra animatori davanti ai ragazzi; essere certi di avere capito bene il da farsi per non rischiare che ogni animatore proponga cose diverse; partecipare attivamente a tutto: giochi, bans, ascolto; avere sempre presenti gli obiettivi per favorirne il raggiungimento nei ragazzi; attenzione ai singoli ragazzi per capirli e per richiamare nel momento giusto o per premiare il positivo;

non fiscalismo, né lassismo, ma apertura alle esigenze dei ragazzi; evitiamo privilegi e confronti fra i partecipanti; interessiamoci dei ragazzi anche quando sono assenti per dimostrare ai genitori che ci stanno a cuore; L’E.R. non è il luogo per innamorati o per innamoramenti; favoriamo il rispetto fra i ragazzi delle cose e dei luoghi; facciamo attenzione al modo di parlare: non discorsi lunghi e teorici ma brevi e concreti;

rendiamo protagonisti i ragazzi e non mettiamo in mostra il nostro valore; rimaniamo in mezzo ai ragazzi e non appartiamoci con gli altri animatori (ci sono altri momenti); aiutiamo i ragazzi a fare le attività e non sostituiamoci a loro anche se sarebbe più facile e si risparmierebbe tempo; non adoperiamo mai le mani e sgridiamo solo in situazioni estreme perché non è il volume della voce ad imporsi ma la propria autorevolezza. ascoltiamo quello che i ragazzi ci dicono; salutiamoli anche quando non siamo all’E.R.; rendiamoci disponibili anche nei tempi fuori dell’E.R. per la preparazione e per gli incontri.

Coraggio e buon lavoro! … …allora… Coraggio e buon lavoro! …

…ah…dimenticavo… Dio vi ama! Gaetano Aurelio