stimolano la nascita dell’ L’ILLUMINISMO FRANCESE L’ILLUMINISMO INGLESE stimolano la nascita dell’ ILLUMINISMO ITALIANO Napoli Milano È stimolato dalla politica riformista dei Borboni Gli intellettuali illuministi appoggiano le iniziative giurisdizionaliste dei sovrani, intese a rivendicare i diritti dello Stato contro i secolari privilegi della Chiesa Si sviluppa in ambito accademico-universitario Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Gaetano Filangeri: sono i fondatori della moderna economia e delle discipline economiche e monetarie e fautori di una riforma generale della giurisprudenza È favorito dal dominio austriaco di Maria Teresa e Giuseppe II Gli intellettuali illuministi, insieme all’emergente ceto borghese , modernizzano le strutture feudali, incrementano le attività industriali e commerciali, riorganizzano l’apparato amministrativo Si sviluppa in ambito non letterario mediante lo strumento giornalistico Pietro Verri, Alessandro Verri, Cesare Beccaria: guardano con favore al riformismo e collaborano con il governo, partecipando alla amministrazione pubblica
I LUOGHI DELLA CULTURA ACCADEMIE : in parte persero il loro prestigio perché la circolazione culturale era arrivata a livelli internazionali, grazie anche ad un miglioramento dei servizi postali. Comunque dove le spinte progressiste furono maggiori rimasero come luoghi di dibattito e scambio interdisciplinare. Le più importanti furono le accademie milanesi dei Trasformati, dove maturò la poesia civile di Parini, e dei Pugni; CORTI : anche queste persero la loro importanza come centri di elaborazione culturale, ma i sovrani illuministi europei continuarono a svolgere il ruolo di mecenati; SALOTTI : i salotti delle case patrizie, specialmente in Francia, ospitarono intellettuali prestigiosi; CAFFÈ : erano ritrovi pubblici aperti a chiunque volesse entrarvi.
GLI INTELLETTUALI ILLUMINISTI ARISTOCRATICI BORGHESI Verri; Beccaria Baretti; Goldoni Coltivano l’attività letteraria come passatempo Vivono dei guadagni del loro lavoro intellettuale e artistico, posto al servizio del mercato editoriale e del teatro pubblico o a pagamento Cesare Beccaria
LA RIFORMA GOLDONIANA CARLO GOLDONI
LA VITA Nasce a Venezia nel 1707 da una famiglia borghese Il padre per assicurarsi una tranquillità economica si trasferì in diverse città italiane Si recò a Perugia e studiò presso i Gesuiti; poi iniziò ad affrontare gli studi superiore a Rimini Fuggì a Chioggia per raggiungere la madre Iniziò a studiare legge a Pavia, ma concluse la carriera accademica a Padova, dopo continui spostamenti e numerose avventure amorose Proprio in questo periodo prende corpo la vocazione teatrale, che lo accompagnerà tutta la vita In uno dei suoi viaggi a Verona conobbe il capocomico Giuseppe Imer, e iniziò a scrivere testi per il teatro veneziano di San Samuele Dalla sua attività di scrittore per il teatro non ricava molto, e quindi si stabilisce a Pisa, dove continuò la sua produzione Dopo aver conosciuto a Livorno il capocomico Medebac, divenne “poeta di teatro” nel teatro Sant’Angelo e lasciò definitivamente la sua professione di avvocato Entrò in attrito con la compagnia di Medebac per questioni economiche e si trasferì al teatro San Luca, dove sperimentò nuove tematiche Nel 1762 si trasferì a Parigi per dirigere la Comédie italienne Entrò nella corte come insegnante di principesse reali ottenendo una modesta pensione, che fu revocata allo scoppio della Rivoluzione. Morì nel febbraio del 1793
Illuminismo veneziano Numerosi viaggi dei nobili in Italia ed Europa Adesione ad una vita mondana lontana dal trascendente e ad una filosofia pratica Illuminismo veneziano Numerosi viaggi dei nobili in Italia ed Europa Forte produzione libraria e viva pubblicistica Esaltazione del borghese, considerato un uomo dabbene, leale, attivo, onesto e libero Produzione letteraria goldoniana Esaltazione del contesto cittadino, perfetto per lo sviluppo della socievolezza dell’uomo Ottimismo sulla possibilità di risolvere i conflitti tra ceto ed individuo, grazie agli strumenti razionali Derisione della figura del nobile, dei suoi privilegi e dei suoi vacui titoli
Prima . . . LA COMMEDIA DELL’ARTE La commedia dell’arte si sviluppa tra la metà del ‘500 e la metà del’600. Si tratta di un fenomeno tipicamente italiano, ma rapidamente esportato dagli attori italiani in paesi vicini. Due sono le caratteristiche principali: la centralità dell’attore che recita su un canovaccio o scenario, cioè un testo scritto che si limita a registrare la struttura narrativa di fondo senza precisare le battute da recitare o le azioni nel dettaglio da eseguire. Tutto ciò lasciava ampio spazio all’improvvisazione, che si basava però su una grande preparazione. Ciascun attore utilizzava un proprio repertorio costruito nel tempo, fatto di invenzioni sceniche personali (i “lazzi”) e riferimenti letterari di varia provenienza; la presenza di maschere fisse: due servi (Zanni), due vecchi (Magnifici), un Capitano, due innamorati e alcuni ruoli minori. Con la Commedia dell’Arte nasce il professionismo teatrale e un vero e proprio mercato dello spettacolo rivolto ad un pubblico eterogeneo .
Dopo . . . LA RIFORMA TEATRALE Il Settecento è il secolo delle riforme e non poteva mancare quella del teatro, che si realizza dopo un processo lungo e articolato, portato avanti da vari artisti, tra cui spiccano i nomi di Goldoni e Riccoboni: precedentemente altri scrittori avevano cercato una riforma, che si era collocata però in ambito letterario, rimanendo all’interno delle accademie, senza incidere nella realtà della scena e dello spettacolo. Fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento il pubblico del teatro comincia a cambiare e ad essere composto prevalentemente da borghesi e così anche i copioni cercano di avvicinarsi alla realtà quotidiana e di rappresentare personaggi simili a quelli che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Così gli edifici teatrali in muratura, che durante il secolo precedente avevano ospitato prevalentemente spettacoli musicali e balletti, con il Settecento iniziano a programmare sempre più frequentemente commedie e tragedie. Nonostante ciò non mancano le rappresentazioni teatrali all’aperto.
LE QUATTRO FASI DELLA SUA PRODUZIONE ARTISTICA PRIMA FASE: LA CELEBRAZIONE DEL MERCANTE Nelle commedie goldoniane viene rappresentato il mondo borghese, particolarmente quello che l’autore può vivere quotidianamente, cioè quello veneziano. Goldoni è l’interprete e il celebratore degli ideali borghesi e del ceto mercantile: è per questo che il personaggio principale arriva ad essere il mercante, su cui si riflettono tutte qualità positive. La nobiltà, anche se accettata, è criticata in quanto superba e prepotente, ma Goldoni è costretto ad ambientare le commedie in altre città, poiché a Venezia al potere vi era una potente oligarchia nobiliare, che teneva alla conservazione dei propri diritti. La locandiera ne è un esempio: gli aristocratici rappresentati sono un cavaliere pisano, un marchese romagnolo e un conte napoletano. Gli intrecci e le trame diventano più lineari, naturali e realistiche. In questo periodo viene espressa la volontà goldoniana di costruire un genere serio, che offra un insegnamento e che corregga i vizi della società, mostrando modelli positivi. SECONDA FASE: INCERTEZZE E SOLUZIONI ECLETTICHE La seconda fase va dal 153 al 1758, si sviluppa nel teatro San Luca ed è piena di incertezze, a causa di alcune difficoltà che Goldoni ha dovuto affrontare, come la volubilità del pubblico. L’autore offre personaggi nevrastenici e misantropi, su cui si proiettano le crisi nervose che colpiscono lo stesso Goldoni. In questo periodo ci sono anche commedie di ambiente popolare.
TERZA FASE: I TESTI MATURI Dopo un viaggio a Roma, Goldoni ritrova il suo entusiasmo e così, tra il ‘59 ed il ‘62, scrive i suoi testi “maturi”. La borghesia veneziana e il mercante avevano perso il proprio slancio e Goldoni aveva seguito con interesse e attenzione l’evolversi di questi eventi, tanto da cambiare la sua visione del mercante e da inserire la figura del rustego. Goldoni riscopre anche l’importanza del popolo all’interno delle commedie. QUARTA FASE: LA FASE PARIGINA Goldoni si trasferisce a Parigi per dirigere la Comédie italienne, ma anche perché l’ambiente veneziano non è più animato da quella socievolezza che per lui era il valore più alto, ma è diventato chiuso e soffocante. Ma, nella capitale francese le sue idee innovative incontrano l’ostilità del pubblico, ancora affezionato alla Commedia dell’Arte. Per questo motivo è costretto a tornare sui propri passi. Inizia anche a scrivere i “Memoires”, un’autobiografia redatta in francese, che non è tanto la ricostruzione delle vicende della sua vita, quanto la rievocazione delle tappe principali della sua carriera teatrale.
LA LINGUA Goldoni ricorre alla lingua propria della conversazione quotidiana, tanto che scrive la maggior parte delle sue commedie in dialetto, non solo veneziano, ma anche proveniente da altre parlate settentrionali. La struttura dialettale goldoniana è basata sulla coordinazione, ignorando i complessi legami di subordinazione, che invece erano propri della lingua letteraria, che era stata influenzata dal latino. Inoltre la lingua veneziana possedeva quella grazia e soavità musicale, che rendeva al meglio il mondo goldoniano. Il dialetto utilizzato da Goldoni è diverso da quello della Commedia dell’Arte, dove risultava volgarità: al contrario lo scrittore veneziano lo utilizza per riprodurre quella naturalezza quotidiana. Inoltre la Commedia dell’Arte faceva uso di un dialetto plurilinguistico, mentre in Goldoni non c’è uno scontro di dialetti, ma un rigoroso unilinguismo, atto a riprodurre le varie sfumature che differenziano le parlate dei vari strati sociali.
LA LOCANDIERA
Borghesia mercantile: Mirandolina Nella commedia si è perfettamente realizzata la riforma goldoniana,anche se possiamo rintracciare ancora le tracce della vecchia Commedia dell’Arte. Quest’opera è collocata in un preciso contesto sociale: La locandiera offre uno scorcio della società contemporanea e i vari personaggi sono rappresentanti dei fondamentali ceti. Aristocrazia: Marchese di Forlipoli, Conte di Albafiorita, Cavaliere di Ripafatta Proletariato inurbatosi dalla campagna che aspira al salto di classe: Fabrizio Borghesia mercantile: Mirandolina Sono presenti anche altre due attrici che, data la loro professione, non sono collocabili in nessuna classe sociale. Appartiene alla nobiltà di sangue decaduta , che resta attaccata alle vacue apparenze del suo stato e pretende di esercitare le antiche funzioni, come proteggere Mirandolina e di godere degli antichi privilegi, tanto che ritiene atto dovuto l’amore della locandiera per lui. Appartiene alla nobiltà di toga, che non potendo contare sul fatto di essere di sangue blu, ostenta la sua ricchezza in tutti i modi.
MIRANDOLINA : UN PERSONAGGIO INTERESSANTE Calcolatrice, approfittatrice, scaltra, cinica, attaccata ai beni materiali: caratteristiche, tutte queste, che si possono notare negli “a parte”, dove abbandona il tono educato e garbato che usa con i clienti, per la sostanziale volgarità di una borghese attaccata la denaro; Utilizza la sua bellezza e il suo fascino per attrarre nobili clienti alla locanda, nonostante offra un servizio scadente. Però con estrema scaltrezza si offre senza concedersi, quindi senza superare il limite dell’onorabilità; Profondi e sottili sono i motivi per cui fa innamorare di sé il Cavaliere: Vuole rivendicare il suo sesso ingiuriato dall’esagerata misoginia del Cavaliere Alla rivalsa sessista si associa quella classista: l’umile donna è abituata a trattare alla pari con i nobili, dato che questi la lusingano, ma l’alterigia del nobile le ferisce l’orgoglio Vuole affermare la suo prepotente individualità, preda di uno sfrenato narcisismo Ossessionata dal potere, vuole dominare su coloro sia di classi sociali più alte, sia sui propri servitori: Fabrizio, infatuato della padrona, è il servitore che utilizza a proprio vantaggio È definita un “don Giovanni in gonnella”, più interessata alla conquista che al possesso
È estremamente abile a fingere, tanto che si arriva a parlare di metateatro, cioè di teatro nel tetro, caratteristica propria di molte commedie latine antiche. Anche le altre due donne della commedia, Ortensia e Dejanira, recitano una parte, ma sono delle pessime commedianti: questo probabilmente serve per far risultare Mirandolina un’attrice perfetta, naturale e spontanea. Al termine della commedia possiamo parlare sia di un trionfo sia di una sconfitta di Mirandolina: infatti ha la meglio sul Cavaliere che si innamora perdutamente di lei e si umilia, dichiarando pubblicamente il suo sentimento. Ma allo stesso tempo deve cedere al matrimonio con Fabrizio: ha rischiato troppo per raggiungere il suo obbiettivo, rischiando di perdere la sua onorabilità e reputazione, valori fondamentali per il borghese ed il mercante. Per tutti questi motivi arriviamo a dire che “La locandiera” fondamentalmente critica i lati negativi del borghese, inserendo un nota più amara e pessimistica che sarà propria delle opere più mature.
IL CAVALIERE Da solo: <Colle donne? Alla larga. Costei sarebbe una di quelle che potrebbero farmi cascare più delle altre. Ha un non so che di estraordinario; ma non per questo mi lascerei innamorare. Per un poco di divertimento mi fermerei più tosto con questa che con un’altra. Ma per fare all’amore? Per perdere la libertà? Non vi è pericolo. Pazzi, pazzi quelli che si innamorano delle donne.> Al servitore: <Per Bacco! Costei incanta tutti. Sarebbe da ridere che incantasse anche me. Orsù, domani me ne vado a Livorno. S’ingegni per oggi, se può, ma si assicuri che non sono sì debole. Avanti ch’io superi l’avversione per le donne, ci vuol altro.> A Mirandolina: <Voi siete la prima donna di questo mondo, con cui ho avuto la sofferenza di trattare con piacere.> <Mirandolina. Aimè! È svenuta. Che fosse innamorata di me? Ma così presto? E perché no? Io non sono innamorato di lei?> <Non mi tormentate più. Vi siete vendicata abbastanza. Stimo voi, stimo le donne che sono della vostra sorte, se pur ve ne sono. Vi stimo, vi amo e vi domando pietà.
Federica Maiellare IV A Fonti: “la letteratura” le commedie goldoniane: “La locandiera” e “La bottega del caffè” Realizzato da Federica Maiellare IV A