La crisi dei poteri universali e l’affermazione delle monarchie nazionali A cura di Carla Ciccarelli, Mara Ciccarelli, Enrico De Martino, Domenico Vanni.

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Transcript della presentazione:

La crisi dei poteri universali e l’affermazione delle monarchie nazionali A cura di Carla Ciccarelli, Mara Ciccarelli, Enrico De Martino, Domenico Vanni della classe 3° X

1. La crisi dell'Impero Lo scontro tra Federico II e il Papato L'Italia meridionale dagli Angiò alla guerra del Vespro La feudalità tedesca non obbedisce più all'imperatore

Lo scontro tra Federico II e il Papato Secondo il pensiero politico medievale, esistevano due autorità inviate da Dio a governare gli uomini: il Papa e l'Imperatore. Queste due autorità nel corso del Medioevo si trovarono però spesso in conflitto tra loro. L'incoronazione di Federico II di Svevia nel 1212 rappresentò una grave minaccia per il papato, infatti i territori su cui Federico aveva il dominio erano molto estesi, e perciò minacciavano la sopravvivenza dello Stato della Chiesa. In realtà il potere dell’imperatore era limitato, poiché i Comuni si limitavano ad un'obbedienza formale. All'interno di questi ultimi divamparono numerose lotte tra i Guelfi (sostenitori del papato) e Ghibellini (sostenitori dell'impero), che proseguirono nel corso degli anni con alterne fortune fino alla morte improvvisa di Federico II, all'età di 56 anni.

L'Italia meridionale degli Angiò alla guerra del Vespro La morte di Federico II non pose fine alla guerra tra papato e impero, che fu continuata dal figlio naturale di Federico, Manfredi di Svevia, che si mise a capo delle forze Ghibelline, ottenendo un'importante vittoria a Montaperti, nel 1260. Questo successo durò per poco, poiché il Papa, preoccupato dalle vittorie di Manfredi, rafforzò l'alleanza con la Francia e i mercanti fiorentini. Manfredi fu sconfitto e scomunicato, da Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, che aveva organizzato una spedizione per conquistare l'Italia meridionale. Questa spedizione fu molto costosa, e per poterla finanziare furono aumentate le tasse: ciò portò ad una sommossa antifrancese, che diventò presto guerra e coinvolse l'intero paese. I siciliani chiesero aiuto al re d'Aragona Pietro III. La guerra si concluse con la pace di Caltabellotta con la quale la Sicilia passò agli Aragonesi mentre l'Italia meridionale rimaneva agli Angioini.

La feudalità tedesca non obbedisce più all'Imperatore La morte di Federico II segnò l'inizio di una crisi per l'Impero. A fine '200 l'impero aveva perso ogni importanza nel quadro politico europeo. Dopo la morte di Federico II la nobiltà tedesca approfittò di questa crisi per aumentare la propria autonomia. Nel 1356 l'imperatore Carlo IV di Boemia stabilì, con la Bolla d'Oro, che da allora in avanti il diritto di eleggere l'imperatore sarebbe spettato ai grandi elettori. Perciò l'elezione dell'imperatore dipendeva dalla feudalità e infatti vennero eletti sempre membri di grandi famiglie feudali.

2. La crisi del Papato Il papato di fronte a una grande monarchia Il papa tenta inutilmente di riaffermare la sua superiorità Il papato ad Avignone Le accuse alla Chiesa

Il Papato di fronte a una grande Monarchia La maggiore novità agli inizi del '300 in Europa era rappresentata dal rafforzamento delle monarchie nazionali. Il papato, uscito vincitore dallo scontro con l'impero, fu infatti sconfitto dal re di Francia. Ma vediamo come il re di Francia, da alleato del papato, diviene suo nemico. Il pontefice aveva rafforzato l'alleanza con la Francia e i guelfi fiorentini, che si erano divisi in bianchi e neri e nel 1301 aveva inviato a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo il Bello, incaricato di fare da paciere tra le due fazioni. In realtà questi era d'accordo con i guelfi neri, e li aiutò a impadronirsi del governo e a bandire dalla città i bianchi. L'alleanza tra papato e Francia entrò però in crisi quando Filippo il Bello cercò di tassare gli ecclesiastici, decisione che trovò opposizione da parte di Bonifacio VIII. Vennero convocati gli Stati Generali, durante i quali si decise che il sovrano poteva tassare il clero e che la sua autorità non dipendeva dal pontefice.

Il papa riafferma inutilmente la sua superiorità La risposta del papa si ebbe con la bolla Unam Sanctam, che affermava che il papa aveva un’autorità superiore a qualsiasi altro sovrano della terra. Filippo il Bello inviò in Italia un suo consigliere, Guglielmo di Nogaret, incaricandolo di arrestare il Pontefice, che venne pubblicamente umiliato. Bonifacio VIII morì e il papato diventò man mano più debole, al punto che il nuovo papa Clemente V decise di spostare la Corte pontificia ad Avignone.

Il papato ad Avignone La permanenza del papato ad Avignone rafforzò l'alleanza con la Francia. Tutti i pontefici di questo periodo furono francesi, così come la gran parte dei componenti del clero. Per questo motivo questo periodo viene definito erroneamente come “cattività avignonese”, però fu tutt'altro che negativo: infatti lontano dall'Italia il papato trovò il giusto clima per rafforzarsi e aumentò il proprio controllo sugli ecclesiastici d'Europa. Per fare ciò aumentò il numero di membri impiegati nella Curia Pontificia e quindi aumentarono le tasse.

Le accuse alla Chiesa Il lusso della Corte papale e l'aumento della fiscalità pontificia portarono ad un aumento delle critiche verso la chiesa, accusata di essersi allontanata dal messaggio evangelico. In Boemia il predicatore Jan Hus iniziò ad accusare i vescovi di scarsa moralità.

3. Il rafforzamento delle monarchie nazionali La nascita dello stato moderno I tre cardini del potere monarchico Nuove tasse per pagare esercito e burocrazia Il sistema fiscale delle monarchie nazionali Le rivolte contadine

La nascita dello Stato moderno Durante il Tre e il Quattrocento, le monarchie europee si rafforzarono: i sovrani nei regni di Francia, Inghilterra e Spagna riuscirono infatti ad aumentare la propria autorità e ad esercitarla in maniera più decisa rispetto al passato. Si parla quindi di accentramento dei poteri. Questo processo non fu semplice, ma malgrado qualche battuta d'arresto le monarchie assunsero una struttura nuova rispetto al Medioevo, ed è così che si assiste alla nascita dello “Stato Moderno”.

I tre cardini del potere monarchico Il rafforzamento delle monarche fu reso possibile da tre principali fattori: sviluppo della burocrazia regia, creazione di eserciti stabili, aumento della tassazione (necessario proprio per retribuire soldati dell’esercito e funzionari regi). Il re limitò l'autorità dei signori, togliendogli la possibilità di amministrare la giustizia e riducendo il potere che avevano sui loro sudditi.

Nuove tasse per pagare esercito e burocrazia Durante il Duecento e parte del Trecento gli eserciti erano formati da truppe messe a disposizione dai feudatari e dalle città, ed erano solitamente male addestrati. I sovrani iniziarono in seguito a creare eserciti permanenti di soldati professionisti direttamente stipendiati dalla monarchia. Per sostenere la spesa che ciò comportava, ci fu un aumento delle tasse. Venne introdotta la tassazione diretta, cioè la tassazione sui redditi.

Il sistema fiscale della monarchie nazionali Ad i sovrani non era riconosciuto il potere di stabilire nuove imposte e ogni nuova tassa doveva essere approvata dai rappresentanti dei ceti del regno (clero, nobiltà e terzo stato). Esistevano delle assemblee rappresentative, durante le quali il Re chiedeva il permesso per tassare i propri sudditi. Le tasse avevano un carattere straordinario e dovevano essere proposte una tantum (cioè per una volta soltanto).

Queste rivolte si conclusero con una violenta repressione nel sangue. Le rivolte contadine L'aumento della tassazione portò a numerose proteste da parte della popolazione delle campagne, fino ad arrivare a vere e proprie rivolte: quelle di maggiore rilevanza si ebbero in Francia e in Inghilterra, allora impegnate nella guerra dei Cent'anni. Queste rivolte si conclusero con una violenta repressione nel sangue.

4. I limiti del potere regio I poteri del sovrano sono limitati dai corpi territoriali I ceti privilegiati: nobiltà e clero

I poteri del sovrano sono limitati dai corpi territoriali Le monarchie erano caratterizzate dalla presenza dei corpi territoriali, ossia città, feudi, principati che pur riconoscendo l'autorità del re venivano privilegi, autonomia e autogoverno. Malgrado il rafforzamento, quindi, i sovrani non erano ancora in grado di imporre la propria volontà in maniera uniforme su tutto il territorio del regno.

I ceti privilegiati: nobiltà e clero Anche clero e nobiltà godevano di diritti fiscali e giurisdizionali particolari. Dunque ogni tentativo del sovrano di accrescere la propria autorità si scontrava con i corpi territoriali che non volevano perdere i propri privilegi.

5. Francia e Inghilterra: dalla guerra dei Cent'anni alla fine del Quattrocento L'origine della guerra dei Cent'anni La prima fase della guerra La seconda fase del conflitto e la reazione dei contadini francesi In Francia il re consolida il suo potere La guerra delle Due rose

L'origine della guerra dei Cent'anni In Francia e in Inghilterra il processo di formazione delle monarchie nazionali si sovrappose con il difficile periodo della guerra dei Cent’anni. Agli inizi del Trecento il re d’Inghilterra Edoardo III era anche feudatario del re di Francia. Si trattava di una situazione difficile perché Edoardo III si rifiutava di giurare fedeltà al re di Francia, a questi motivi di contrasto se ne aggiunsero altri di carattere economico, infatti l’Inghilterra aveva notevoli interessi economici nelle Fiandre (che appartenevano al regno di Francia) dove esportava una enorme produzione di lana. Gli inglesi quindi cercarono di estendere il proprio potere sulle Fiandre. L’ostilità tra le due monarchie (Francia e Inghilterra) provocò una guerra. Intanto alla morte senza figli del re di Francia fu incoronato re Filippo VI di Valois. Edoardo III non accettò però questa incoronazione, perché sosteneva che la corona di Francia spettasse a lui e dichiarò guerra al re. Iniziò così la guerra dei Cent’anni.

La prima fase della guerra Il conflitto tra Francia e Inghilterra può essere suddiviso in due fasi: nella prima gli Inglesi acquisirono importanti successi e arrivarono ad occupare un terzo del territorio francese. Ma dopo la morte di Filippo VI il nuovo re fu Carlo V detto il Saggio, che sostituì le truppe feudali con mercenari e nel 1380 riuscì a togliere agli Inglesi tutti i loro possedimenti. Dal 1380 al 1415 le operazioni militari furono sospese. La lunga tregua fu contrassegnata da notevoli difficoltà per entrambi i regni. In Inghilterra la nobiltà tolse il trono al re Riccardo II e il trono passò ai Lancaster. In Francia invece I sovrani concessero ai figli minori un feudo, che portò alla creazione di principati autonomi, tra questi risaltava il ducato di Borgogna.

La seconda fase del conflitto e la reazione dei contadini francesi Nel 1415 il ducato di Borgogna strinse un’alleanza con gli Inglesi. L’esercito inglese travolse l’esercito francese, sembrava che gli Inglesi stessero vincendo quando tra i ceti popolari e i contadini prese corpo una reazione antinglese che trovò un simbolo in Giovanna d’ Arco (una contadina che proclamava di aver ricevuto dal cielo l’incarico di sconfiggere gli Inglesi). Giovanna d’Arco liberò Orléans ma nel 1431 fu catturata dai Borgogni e consegnata agli Inglesi, fu processata, condannata a morte e messa al rogo accusata di eresia e stregoneria. Gli esiti della guerra cambiarono perché il ducato di Borgogna pose fine all’alleanza con gli Inglesi e si schierò con Carlo VIII re di Francia. Nel 1453 i combattimenti ebbero fine.

In Francia il re consolida il suo potere La monarchia francese uscì rafforzata da questa guerra, non solo perché gli Inglesi non possedevano più feudi nei territori francesi, ma anche perché i re francesi avevano sostituito l’esercito feudale con soldati professionisti stipendiati. Il conflitto permise al sovrano di imporre nuove tasse. Nel 1384 gli Stati Generali autorizzarono Carlo VI a imporre una tasse detta taglia che serviva per finanziare l’esercito.

La guerra delle Due rose In Inghilterra la pazzia di re Enrico VI fu l’origine di una guerra fra due fazioni, guidate una dai Lancaster, l’altra dagli York, assunsero entrambe un simbolo, uno di una rosa rossa e l’altra di una rosa bianca. Da qui deriva il nome “guerra delle due rose” con cui si indica una guerra civile. Il conflitto ebbe fasi alterne e terminò solo nel 1485 con la vittoria della casata dei Tudor. La guerra delle due rose favorì il rafforzamento della monarchia inglese.

6. La formazione della monarchia spagnola Quattro regni profondamente diversi La politica espansionistica dell'Aragona L'unificazione di Castiglia e Aragona

Quattro regni profondamente diversi A metà Trecento la penisola iberica era divisa tra l’emirato musulmano di Granada e i regni cristiani di Portogallo, Castiglia e Aragona. Si trattava di regni molto diversi tra loro. Gli stati della penisola iberica avevano però alcuni caratteri comuni: tutti si erano formati nel corso della Reconquista.

La politica espansionistica dell'Aragona Nel corso del Duecento gli interessi economici dei mercati determinarono un’espansione della monarchia aragonese nel Mediterraneo. Nel 1238 gli Aragonesi conquistarono le Baleari.

L'unificazione di Castiglia e Aragona Nel 1474 la morte senza eredi di Enrico IV di Castiglia scatenò una guerra civile. Questa volta a dividersi la corona furono la figlia del re e una sorella di Enrico, Isabella di Castiglia, moglie del re d’Aragona Ferdinando II. La guerra civile si concluse nel 1479 con la vittoria di Isabella, che portò all’unione tra i regni di Castiglia e d’Aragona. Alla sua morte i paesi continuarono a costituire due regni distinti, ognuno caratterizzato da leggi e tradizioni proprie. Nel 1481 la Castiglia riprese la guerra contro Granada. Le operazioni militari ebbero termine nel 1492 con la conquista di Granada.

7. La caduta di Costantinopoli e la nascita dell'impero ottomano L'espansione ottomana nei Balcani La fine dell'impero bizantino

L'espansione ottomana nei Balcani Agli inizi del Trecento l’Anatolia era divisa tra l’impero bizantino e alcuni popoli musulmani. Uno di questi era governato dalla dinastia ottomana: Othman. Tra il 1326 e il 1337 I Turchi Ottomani conquistarono l’Anatolia e nel 1354 giunsero in Europa, nel 1389 i Turchi conquistarono la Serbia, la Bulgaria, la Macedonia e la Valacchia. L’avanzata turca sembrava inarrestabile, l’impero bizantino era ormai ridotto alla sola capitale: Costantinopoli. La caduta di Costantinopoli sembrava inevitabile. I Turchi si trovarono ad affrontare la minaccia dei Mongoli, guidati da Timur Lang. Nel 1402 gli eserciti Timur sbaragliarono le truppe ottomane nella battaglia di Ankara.

La fine dell'impero Bizantino Di fronte alla minaccia i bizantini cercarono aiuto in Europa. I rapporti tra Costantinopoli e l’Occidente erano difficili a causa della divisione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Difendere Costantinopoli appariva un’ impresa impossibile. Nel 1452 il sultano Maometto II detto il Conquistatore cinse d’assedio Costantinopoli che cadde il 29 maggio 1453. I soldati turchi si abbandonarono a tre giorni di saccheggi uccidendo gran parte della popolazione. Dopo questi episodi Costantinopoli, ribattezzata Istanbul, divenne capitale dell’impero turco.

Libro e Autori del riassunto Riassunto del Terzo capitolo del libro “La costruzione del Presente” Vol. 1: Dal Medioevo al Seicento, di Marco Lunari e Marzia De Luca. Autori: Enrico De Martino, Carla Ciccarelli, Mara Ciccarelli, Domenico Vanni 3^a X 2009/2010