La “Destra Storica” e i problemi postunitari (1861-1876)
La “Destra Storica” Dal 1861 al 1876 l’Italia fu governata dai liberali moderati di ispirazione cavouriana. Rappresentavano gli interessi aristocratici e altoborghesi; erano, in economia, di tendenze liberiste; manifestavano un forte senso dello stato e una notevole prudenza nell’attuare riforme, soprattutto sul piano sociale; non disdegnavano i metodi autoritari.
I problemi postunitari La Destra Storica si trovò ad affrontare i principali problemi successivi all’unità: La questione istituzionale Il brigantaggio nel Meridione Il completamento dell’unità (Venezia e Roma) La questione romana (rapporto con la Chiesa) La questione finanziaria
Piemontesizzazione La nascita del nuovo stato viene ridotta ad un allargamento del Piemonte: Lo Statuto e le leggi del Regno di Sardegna vengono estese a tutto il territorio nazionale. Persino il sovrano rimane Vittorio Emanuele II, mantenendo il numero dinastico anche come Re d’Italia. Ogni progetto di decentramento amministrativo viene presto abbandonato.
La questione meridionale L’unificazione comporta un nuovo peso per il Meridione: Le speranze di trasformazione sociale sono deluse sin dalla conquista garibaldina. L’unificazione dei mercati danneggia l’economia del Sud. Il Piemonte impone il suo pesante sistema fiscale e il servizio militare a regioni che non avevano mai conosciuto la leva.
Brigantaggio La ribellione delle masse popolari del Sud si espresse nella formazione di bande di briganti che i borbonici tentarono con scarso successo di strumentalizzare. Il governo difese l’ordine mobilitando metà dell’esercito e imponendo al Sud lo stato d’assedio (legge Pica, 1863). Il fenomeno fu duramente represso (1863-65) senza che si intervenisse sulle cause.
L’annessione del Veneto La cosiddetta Terza guerra di indipendenza è in realtà un capitolo del conflitto con il quale la Prussia sconfisse l’Austria, unificando la Germania (1866). La Prussia chiese l’aiuto dell’Italia che però ottenne solo sconfitte (Custoza e Lissa) e l’umiliazione di ricevere il Veneto attraverso la Francia.
La presa di Roma Seguendo Cavour i governi della Destra cercarono senza successo di ottenere Roma per via diplomatica. Garibaldi tentò più volte il colpo di mano incontrando l’opposizione di Napoleone III (Aspromonte 1862, Mentana 1867). Solo dopo la caduta del II Impero, venuta meno la difesa francese, i bersaglieri entreranno a Roma (20 settembre 1870).
La “breccia” di Porta Pia
La questione romana L’unificazione comportò una rottura tra la Chiesa cattolica e il nuovo stato italiano. Pio IX (1846-1878) non accettò la perdita del potere temporale che considerava garanzia dell’autonomia del papa. Il governo italiano, pur assicurando a parole libertà della Chiesa, ne minava le basi economiche seguendo la linea di quello piemontese (1867: esproprio di tutti i beni ecclesiastici non parrocchiali).
La crisi sarà sancita da: Scomunica (1860) dei responsabili dell’usurpazione dei territori pontifici. Sillabo (1864): condanna degli errori della modernità e del liberalismo. “Non expedit” (1874): invito ai cattolici italiani all’astensione nelle elezioni politiche (i cattolici torneranno a votare solo all’inizio del XX secolo).
Questione finanziaria Il nuovo stato si trovò di fronte un notevole indebitamento nato dalla unificazione dei debiti pubblici degli stati preunitari e dalle spese militari. L’obiettivo del pareggio del bilancio fu perseguito con l’inasprimento fiscale (tassa sul macinato, 1868) e ottenuto nel 1876 dal governo Minghetti, l’ultimo della Destra. Debito pubblico nel 1861: L. 2.400.000 Debito pubblico nel 2000: L. 2.000.000.000.000.000
LA SINISTRA STORICA AL POTERE IN ITALIA (1876-1900)
L’ETA’ DELL’IMPERIALISMO Le grandi potenze lottano per la spartizione economica e politica del mondo Credono di poter decidere una volta per tutte dell’equilibrio, ricchezza, potenza delle nazioni (sviluppo grande capitale, politica coloniale, protezionismo, radici ideologiche)
DALLA DESTRA ALLA SINISTRA 18 marzo 1876 Destra Storica rovesciata (caduta del ministero Minghetti) “rivoluzione parlamentare” guidata da Depretis. Intanto scomparsa degli artefici del Risorgimento (Mazzini 72, VE II 78, Garibaldi 82)
La Sinistra al potere Dopo le dimissioni di Minghetti (1876), fu chiamato al governo il capo della sinistra Agostino Depretis che rimase al potere fino alla morte (1887). La Sinistra era composta da: democratici ed ex repubblicani fortemente anticlericali, di estrazione medio-borghese, rappresentativi anche del Mezzogiorno Intanto scomparsa degli artefici del Risorgimento (Mazzini 1872, Vittorio Emanuele II 1878, Garibaldi 1882)
I governi Depretis (1876-1887) 15. marzo 1876 – dicembre 1877 Depretis I 16. dicembre 1877 – marzo 1878 Depretis II 17. marzo 1878 – dicembre 1878 Cairoli I 18. dicembre 1878 – luglio 1879 Depretis III 19. luglio 1879 – novembre 1879 Cairoli II 20. novembre 1879 – maggio 1881 Cairoli III 21. maggio 1881 – maggio 1883 Depretis IV 22. maggio 1883 – marzo 1884 Depretis V 23. marzo 1884 – giugno 1885 Depretis VI 24. giugno 1885 – aprile 1887 Depretis VII 25. aprile 1887 – luglio 1887 Depretis VIII
Le riforme Depretis stravinse le elezioni del 1876 grazie anche al programma di riforme, solo in parte attuato: (1876): istruzione elementare gratuita e obbligatoria (legge Coppino; mancano però i finanziamenti). (1880): Abolizione tassa sul macinato (si introducono però altre tasse). Riforma elettorale (1882): voto al 6,9% degli Italiani (criticata per il suo moderatismo).
DEPRETIS: POLITICA ECONOMICA E FINANZIARIA Crisi agraria (inchiesta Jacini 1885) Un terzo del bilancio per spese militari Afflusso di capitali stranieri insieme al massiccio appoggio dello stato e nascita grande industria Protezionismo doganale (tariffa 1887) e crisi con la Francia
Depretis: La politica estera Dopo il 1882 cambia anche, in senso conservatore, la politica estera. Dopo l’occupazione francese di Tunisi firma della Triplice Alleanza (1882) necessario a uscire dall’isolamento, che però scontenta gli irredentisti. Ingresso nella sfera di influenza tedesca Le delusioni di Berlino (1878) e della Tunisia (1881) portano Depretis a inaugurare la politica di espansione coloniale in Eritrea Dal 1878 è re Umberto I (fino al 1900)
Il Trasformismo Le elezioni del 1882 riducono la base del governo e premiano l’Estrema. Depretis ricerca di consensi anche nell’opposizione, nasce il trasformismo: Si governa con “maggioranze variabili”, diverse in base al tipo di provvedimento, spesso mercanteggiate e compensate con favori (clientelismo). Viene meno la differenza sinistra-destra.
DEPRETIS: POLITICA COLONIALE Suscita grandi contrasti in Italia Inizia interesse per l’Africa: esplorazioni, missioni: 1882 acquisto della Baia di Assab 1885 occupazione di Massaua e della costa. Tentativo di allargare in Etiopia fino alla sconfitta di Dogali nel 1887: crisi del governo
Politica economica Il liberismo aveva rovinato l’industria del Sud ed esposto quella del Nord alla concorrenza estera. La Sinistra, in deroga ai propri principi, lo abbandona: Adottando tariffe protettive, e sostenendo i commerci, l’industria, (soprattutto con commesse di materiale bellico) e l’edilizia (grandi interventi urbanistici).
La crisi agraria La Sinistra promuove inchieste sullo stato dell’agricoltura (Jacini 1884) ma concentra il suo interesse sull’industria. Nel 1887 il protezionismo è esteso anche all’agricoltura (dazio sul grano). Ne segue però la chiusura dei mercati esteri (guerra doganale con la Francia) con gravi ripercussioni sociali (ne è segno la crescente emigrazione).
L’emigrazione italiana
ETA’ DI CRISPI 87-96 Diffusione del socialismo: nasce il Partito Operaio nel 1882; primo parlamentare socialista Andrea Costa 1882 Cattolici intransigenti, cattolici conciliatoristi Operosità sociale dei cattolici
Francesco Crispi Siciliano, ex repubblicano, massone. Ammiratore di Bismarck e fautore dello stato forte da difendere contro i nemici di sinistra e di destra. Sostenitore del colonialismo anche per fini sociali.
I governi Crispi (1887-1896) 26. luglio 1887 – marzo 1889 Crispi I 27. marzo 1889 – febbraio 1891 Crispi II 28. febbraio 1891 – maggio 1892 Di Rudinì I 29. maggio 1892 – novembre 1893 Giolitti I 30. dicembre 1893 – giugno 1894 Crispi III 31. giugno 1894 – marzo 1896 Crispi IV
1887-1891 I MINISTERO CRISPI Triplicismo, ammirazione per Bismarck Aspirazione a far dell’Italia una grande potenza Rottura commerciale con la Francia e crisi economica Crisi sociale
Ripresa riformista Sindaco elettivo nei comuni maggiori (aumenta però il potere dei prefetti). Codice Zanardelli: ammesso lo sciopero, abolita la pena di morte (nuovi reati d’opinione per colpire le opposizioni). Nazionalizzazione delle opere di beneficienza (Opere Pie): nasce la sanità pubblica (ma si vuole anche colpire la Chiesa).
COLONIALISMO CRISPINO Ripresa politica coloniale L’imperatore d’Etiopia Menelik stringe con l’Italia il trattato di Uccialli (1889): riconoscimento dei possessi italiani e protettorato italiano su Abissinia. Nel 90 fondazione della colonia Eritrea
Transizione (1891-93) Crispi rovesciato nel 1891 1891-92 Di Rudinì - 1892-93 Giolitti 1891: il pontefice Leone XIII pubblica la Rerum Novarum Nasce la Democrazia Cristiana, un movimento di laici ed ecclesiastici impegnati 1892: viene fondato a Genova il Partito dei Lavoratori, dal 1893 Partito Socialista (Turati) Disagio dei ceti popolari: Fasci Siciliani 93 Crispi torna al potere
II Ministero Crispi - 1893-1896 Allontanato dal governo per un biennio, nel 1893 viene richiamato per riassicurare l’ordine contro i fasci siciliani e le agitazioni in Lunigiana. Crispi usa il pugno di ferro: stato di assedio, leggi speciali, scioglimento del Partito Socialista Controllo della stampa La mancanza di libertà cementa le opposizioni Un progetto di legge contro i latifondi non ottiene il consenso del Parlamento.
Politica coloniale Inizio della colonizzazione della Somalia. Il Trattato di Uccialli (1889) con il negus Menelik non viene però rispettato, provocando l’intervento militare. Nel 1896 ad Adua 16.000 italiani sono sconfitti da 70.000 abissini (6000 morti italiani). Crispi è costretto alle dimissioni. Trattato di Addis Abeba (ministero Di Rudinì)
La crisi di fine secolo Il successore di Crispi, Di Rudinì, chiude la guerra in Africa ma continua nella repressione delle “forze eversive”. L’agitazione sociale cresce in tutta Italia anche per la cattiva congiuntura economica. Nel 1898 a Milano i dimostranti sono dispersi a cannonate dal Generale Beccaris, seguono arresti e processi.
La riconoscenza del Re al generale Bava Beccaris Roma, addì 6 giugno 1898 - ore 21,20 Ho preso in esame la proposta delle ricompense presentatemi dal Ministro della Guerra a favore delle truppe da lei dipendenti e col darvi la mia approvazione fui lieto e orgoglioso di onorare la virtù di disciplina, abnegazione e valore di cui esse offersero mirabile esempio. A Lei poi personalmente volli conferire di motu proprio la croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria. Umberto
“Ritorniamo allo Statuto” Appoggiando i conservatori che reclamano un governo forte in mano al re, Umberto chiama al governo il generale Pelloux che emana leggi liberticide. Radicali e socialisti reagiscono con l’ostruzionismo e sono premiati dall’elettorato nelle elezioni del 1900. Pelloux è liquidato, ma Umberto I è ucciso a Monza dall’anarchico Bresci.
A. Beltrame, l'assassinio del re Umberto I disegno di copertina de La Domenica del Corriere del 6 agosto 1900