CRISTO RE DELL'UNIVERSO XXXIV domenica T.O. - A CRISTO RE DELL'UNIVERSO «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Mt 25, 31-46
Siamo chiamati oggi, Signore, ad alzare il nostro sguardo adorante verso di Te, Re dell’universo. L’incontro con Te, Parola del Padre, ci aiuti a purificare il nostro sguardo e a riempire di senso l’ attesa dell’incontro con Te. Oggi ci dici che la possibilità di incontrarti e far festa con Te, al termine della nostra vita, è nelle nostre mani. Tu sei Re perché muori per dare la vita. E noi saremo “benedetti” da Te e dal Padre tuo, se ci spenderemo per colorare di speranza la nostra e la vita di quanti incontreremo. Preghiera Iniziale
Verso … l’ultima Domenica dell’anno liturgico Nelle domeniche scorse, Matteo ci ha esortati alla vigilanza e ci ha indicato il modo corretto di viverla. Nella comunità di Matteo degli anni ’80, infatti - venuta meno l'attesa di un immediato ritorno del Cristo - la tensione si era allentata, la vita cristiana si era affievolita, e Matteo si preoccupa appunto di risvegliarla alla fede operosa ed attiva. Alla fine del suo “discorso escatologico”, Matteo ci propone una sorta di “visione profetica” del giudizio finale, quasi un’azione giudiziaria, preparata e mitigata dallo spirito delle letture precedenti.
(ha fatto così anche nella sua vocazione). Contesto 1 … dopo l’invito a * “vigilare” (rivolto alle vergini), * “trafficare i talenti” (rivolto ai servi), il nostro brano risponde alla domanda: COME COLMARE L’ATTESA? La chiarezza della scena ci conferma che l’evangelista non ama le mezze misure… (ha fatto così anche nella sua vocazione).
Il racconto evangelico, insieme ai precedenti due del c Il racconto evangelico, insieme ai precedenti due del c. 25 (“Le dieci vergini” e i “Talenti”) , ci mette dinanzi al senso profondo della nostra storia quotidiana; che può essere una storia riuscita o una storia fallimentare davanti a Dio. Il tempo presente è l’unico disponibile per acquistare l’olio, per svegliarsi (vv. 1 – 13); olio che consiste nel raddoppiare il dono d’amore ricevuto (vv.14-30); amando il Signore nei fratelli più piccoli (vv. 31 – 46). Contesto 2
Testo Più che una parabola, qui si tratta di una rappresentazione scenica che si regge sulla opposizione tra Due gruppi (pecore - capri) e le loro opere (“avete fatto” – “non avete fatto”). Sull’uso sapiente e ripetuto dei due avverbi: «ALLORA» e «QUANDO».
Mt 25,31-46 31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria… Allora siederà… 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo…? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo…? E quando ti abbiamo visto ammalato…? 40 …ogni volta (quando) che avete fatto queste cose… 44 Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato…? 45 Ma egli risponderà: … ogni volta (quando) che non avete fatto queste cose a uno … L’uso ripetuto di “allora” e “quando” ha un significato: il racconto del giudizio finale fa fissare lo sguardo su quello che avverrà (“allora”) per dare un senso nuovo e pieno di iniziativa al presente.
Mt 25, 31-46 31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico:». 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
v.31- 32 “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli (panta ta ethnê). Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre” * Il Figlio dell’Uomo, nella sua venuta definitiva, convocherà tutti i popoli davanti al trono di Dio e separerà gli uni dagli altri, come un pastore separa le pecore dalle capre. * Il giudizio – come si vedrà - è una separazione, compiuta in base al comando dell’amore. * Colui che giudicherà è la misericordia in persona. * Non c’è altra distinzione tra gli uomini che l’amore verso i fratelli. Questo solo criterio sarà giudice per la nostra vita (come le pecore) o per la nostra morte (come i capretti destinati al macello).
Il “Figlio dell’uomo” * Espressione semitica che significa semplicemente un essere umano esempio: - il parallelismo tra "uomo" e "figlio dell’uomo" in Sal 8, 5; - Ezechiele (2, 1.3.6.8; 3, 1.2.4.10.16+), dove Dio parla al profeta come "figlio dell’uomo" per sottolineare la distanza tra Dio che è trascendente e il profeta che è un semplice uomo. * In Daniele 7,9ss (ma anche Is 66,18; Gl 4,2.11; Zc 14,5; Enoch 45,3; 51,2s; 61,8; 6,2) l’espressione acquista un significato particolare. Daniele vede "apparire sulle nubi del cielo uno simile ad un figlio di uomo" che riceve da Dio "potere, gloria e regno". Si tratta pur sempre di un essere umano, che però viene introdotto nella sfera di Dio. Il testo è stato interpretato sempre in senso messianico. Quindi il Figlio dell’uomo è il Messia che inaugura il Regno di Dio. * L’applicazione del titolo "Figlio dell’uomo" a Gesù sullo sfondo di Daniele 7, 13-14 è diffusissima nei vangeli. Si trova anche in Atti 7, 56 e Apocalisse 1, 13 e 14,14. E’ stato Gesù stesso a darsi questo titolo. Nel vangelo di Matteo viene messo in bocca a Gesù particolarmente quando egli parla della sua passione (17, 12. 22; 20, 18. 28), della sua resurrezione come evento escatologico (17, 19; 26, 64) e del suo ritorno glorioso (24, 30; e 25, 31, inizio del nostro testo).
vv. 34-40 e 41-46: Quadri che svelano senza ombra di fraintendimento la “materia del giudizio”. La netta contrapposizione tra i due gruppi fa leva sulla constatazione dell’ “AVER FATTO” o “NON AVER FATTO”. Si tratta di opere di misericordia raccomandate nei testi della tradizione biblica, profetica e sapienziale (Is 58,6-8; Gb 31,32). v. 41: «andatevene da me, maledetti… »: È la sentenza di condanna: la perdizione è lontananza da LUI, dal Figlio e lontananza da se stessi (dall’essenziale di se stessi).
vv. 35 – 36:“Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho vv. 35 – 36:“Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Sentiamo qui riecheggiare: - Isaia (58,7): “Non è piuttosto questo il digiuno che io voglio … dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che è nudo …?” - Tobia (4, 16): “Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza …”. Nei vv. 35-36 vengono evocate tutte le dimensioni dell'uomo, verso le quali Dio opera una gheulà, il riscatto, la riacquisizione della dignità e della proprietà. Al credente viene domandato di continuare l’azione di Dio per il quale “chi ha fame”, “chi ha sete”… diventa oggetto della eudokia di Dio,della sua benevolenza, della sua misericordia.
“… quando mai ti abbiamo visto affamato…"? Una sorpresa che provoca più sconcerto nella risposta alla domanda “… quando mai ti abbiamo visto affamato…"? Il re-giudice si identifica con il destino dei “piccoli”…
vv. 37 – 39. “Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, vv. 37 – 39 “Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». Tre volte i giusti chiedono “Quando?...”. Gesù risponde tenendo presente anche la domanda iniziale sul “quando” e sui “segni” della sua venuta (24,3): Lui è sempre con noi, presente in tutti i crocifissi della storia, sacramento di salvezza per il mondo.
v. 40:. “E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: v. 40: “E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»”. Illuminanti in proposito sono i due capitoli successivi in cui vedremo come Gesù si è fatto servo e schiavo di tutti, riconoscibile in questi “fratelli più piccoli”, negli affamati e negli assetati, negli esclusi e nei nudi, nei malati e nei carcerati. Accogliendo questi, vedendo in ciascuno il volto di Gesù e amandoli, accogliamo e amiamo Lui.
v. 40: "I miei fratelli più piccoli": Due interpretazioni di questa espressione: 1) Identificazione di Gesù con i poveri e gli emarginati. Per cui Gesù giudicherebbe tutti, e particolarmente quelli che non hanno avuto l’opportunità di conoscere il suo vangelo, sulla misericordia che hanno dimostrato per i bisognosi. 2) Mettendo l’espressione in stretto rapporto con Matteo 10, 40- 42, gli esegeti contemporanei ritengono riduttivo il richiamo alla filantropia. Qui Gesù si riferisce – affermano - alla risposta al vangelo del Regno che viene portato dai fratelli di Gesù, non solo dai capi della Chiesa ma anche da ogni fratello, anche il più insignificante. In base a questa seconda interpretazione, * le nazioni, cioè i pagani, sono quindi invitati ad accogliere i discepoli di Gesù che predicano loro il vangelo e soffrono per esso, come se stessero accogliendo lo stesso Gesù in persona. * I cristiani, da parte loro, sono invitati all’ospitalità generosa con i loro fratelli che si fanno predicatori itineranti per causa del vangelo, soffrendo persecuzioni (vedi 2 Gv 5-8). Nel contesto del vangelo di Matteo questa seconda interpretazione è probabilmente più precisa senza che escluda la prima, vallata in tutta la Bibbia (ad esempio Is 58, 7; Gc 2, 1-9; 1 Gv 3, 16-19).
v. 41 – 43 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, v. 41 – 43 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, […] perché ho avuto fame e NON mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e NON mi avete dato da bere, ero straniero e NON mi avete accolto, nudo e NON mi avete vestito, malato e in carcere e NON mi avete visitato». È la CARITÀ (1 Cor. 13,13) che dà sapore e senso a tutti gli altri atti di fede e di culto, e questo brano lo dimostra chiaramente perché chi si è comportato all'opposto si sentirà dire: “Via, lontano da me …” . L’Amore, le opere di carità sono il metro di giudizio e la via per una vita riuscita; se non s’investe sull’amore la vita è insignificante! v. 41: «Via, lontano da me, maledetti… »: È la sentenza di condanna: la perdizione è lontananza da LUI, dal Figlio e lontananza da se stessi (dall’essenziale di se stessi).
vv. 44 – 45: “Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti vv. 44 – 45: “Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». Giusti ed empi fanno le stesse domande e Gesù risponde con chiarezza mettendo davanti l’unica via, quella della vita di carità, che è vita riuscita. Il Padre guarderà i semi di bene che ciascuno avrà sparso attorno a sé; ciascuno, con le proprie azioni di oggi è responsabile del proprio giudizio finale. E il Re non farà altro che leggere ciò che noi liberamente avremo scritto. Tutto ciò che non è amore è destinato al castigo e al fuoco.
Probabilmente lo scopo di Matteo 25, 31 - 46 non è informare Probabilmente lo scopo di Matteo 25, 31 - 46 non è informare su ciò che accadrà alla fine del mondo, ma fornire stimoli per le scelte dell’oggi. Nel mondo giudaico – il mondo dal quale provengono i destinatari del Vangelo di Matteo - troviamo un testo che rivela un’impressionante analogia con il nostro: «Nel mondo futuro verrà chiesto a chi è giudicato: "Quali sono state le tue opere?". Se risponderà: "Ho dato da mangiare a chi aveva fame", gli verrà detto: "Questa è la porta del Signore, entra attraverso di essa" Se risponderà: "Ho dato da bere agli assetati", gli verrà detto: "Questa è la porta del Signore, entra attraverso di essa" Se risponderà: "Ho vestito gli ignudi", gli verrà detto: "Questa è la porta del Signore, entra attraverso di essa" Lo stesso avverrà con chi ha allevato gli orfani, con chi ha fatto elemosine e con chiunque ha compiuto opere d'amore» (Midrash del Salmo 118,17). È chiaro che, riferendo questo dialogo, i rabbini non avevano la pretesa di svelare le parole che Dio pronuncerà alla fine del mondo, ma volevano inculcare i valori su cui puntare la vita in questo mondo.
Preghiamo con Mt 25,14-30 Signore Gesù, a volte continuiamo a chiederti se sei Tu o dobbiamo attendere un altro. E tu ci rispondi: “andate e riferite: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati…”. Sono le tue opere di misericordia che parlano di Te, sono queste stesse opere a svelare la nostra appartenenza a Te. Ti preghiamo, liberaci dalla divisione tra fede e vita, tra amore per te e amore per i fratelli. Signore Gesù, Tu non ci hai chiesto di sfamare tutti i poveri, di vestire tutti i nudi. Hai detto: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli…”. Ci chiedi solo un cenno di amore, uno sguardo di carità. Sei Tu, poi, che sai moltiplicare i nostri pochi pani e sfamare con la tua infinita abbondanza la nostra fame e sete. Dacci la passione per la nudità di quanti vengono privati della loro dignità e per la prigionia di chi non riesce a liberarsi dal proprio egoismo. Come il samaritano, insegnaci a scendere dalle nostre cavalcature e a versare olio e vino sulle ferite di coloro che neppure conosciamo. Ti ringraziamo, Gesù, perché con la tua Parola continui ad illuminare l’orizzonte delle nostre scelte e ci sostieni quando ci riesce faticoso condividere il poco che siamo e quello che abbiamo.