Scuola Paritaria Secondaria di 1° grado “Vincenza Altamura”

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Transcript della presentazione:

Scuola Paritaria Secondaria di 1° grado “Vincenza Altamura” Lezioni sulla Quaresima e sulla Pasqua tratte dall’Unità di apprendimento: “GESÙ DI NAZARETH: PASSIONE, MORTE E RESURREZIONE” Realizzata dagli allievi della classe III - Anno Scolastico 2006/07 - per il Progetto “Bibbia Educational”

LA QUARESIMA

40 giorni di Mosè sul monte Sinai in attesa delle tavole della Legge Studia Mt 6,1-18 Digiuno Preghiera Elemosina Studia: Lc 4, 1-13; Mt 4,1-11; Mc 1,12-13 Ricorda: 40 anni del popolo di Israele nel deserto in attesa dell’ingresso nella terra promessa 40 giorni di Mosè sul monte Sinai in attesa delle tavole della Legge 40 giorni di Gesù nel deserto in attesa dell’inizio della sua missione

LE TENTAZIONI Lc 4, 1-13

Allora il diavolo gli disse: <<Se Tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra di diventare pane>>. Gesù gli rispose: <<Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo>>. Lc 4,3-4

Il Diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: <<Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo>>. Gesù gli rispose: <<Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai>>. Lc 4,5-8

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: << Se Tu sei il Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perchè il tuo piede non inciampi in una pietra>>. Gesù gli rispose: <<È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo>>. Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il Diavolo si allontanò da Lui per ritornare al tempo fissato. Lc 4, 9-13

LE PROVE DELLA RESURREZIONE - La Tomba vuota Gv 20, 1-10 - Le Apparizioni Gv 20, 11-21, 1ss.

Nel giorno dopo il sabato Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino… Gv 20, 1ss

rotolata via dal sepolcro; ma entrate non trovarono …Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma entrate non trovarono il corpo del Signore Gesù… Lc 24, 2ss

…E Tornate dal sepolcro annunziarono tutto questo agli undici e a tutti gli altri… Lc 24, 9ss

nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade… si dovrebbero scrivere. …Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade… Gv 21, 1ss Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Gv 21, 25

La parabola dei vignaioli omicidi Lc 20, 9- 19 I diritti di Dio e i diritti degli uomini (disputa inventata da alcuni allievi)

Nella parabola dei “Vignaioli omicidi” la vigna rappresenta il popolo d’Israele; il padrone della vigna è Dio; i servi richiamano i profeti; i vignaioli rappresentano i capi del popolo; la vigna è immagine del popolo di Dio; i frutti stanno ad indicare la fedeltà alla legge di Dio; il figlio del proprietario delle vigna, che viene ucciso fuori dalle mura della città, è immagine di Gesù che sarà ucciso fuori dalle mura di Gerusalemme. In sostanza, la parabola esprime la storia della salvezza del popolo di Dio dall’Antico al Nuovo Testamento, illustrando quello che potremmo chiamare: i diritti di Dio. Immaginiamo una disputa tra gli affittuari e il padrone della vigna: la causa è persa in partenza, è impossibile vincerla, perché i vignaioli hanno torto. Però, sostiene la difesa degli affittuari, il padrone, non avrebbe dovuto provocare i vignaioli in modo così ostinato, sia in considerazione del faticoso lavoro da loro svolto che, soprattutto, del suo disinteressamento totale della vigna, visto che l’aveva abbandonata. Ma ora cediamo la parola agli avvocati:

(D.P = Difesa del Padrone D.V = Difesa dei vignaioli) D.P: I vignaioli sono giustamente accusati di omicidio: hanno ucciso il figlio del padrone, oltre ad avergli sottratto i frutti della vigna. D.V: Ci sono dei testimoni oculari? D.P.: Ci sono testimonianze scritte sulla Bibbia! La vigna è la prima testimone del loro cattivo governo. D.V.: Ma il padrone non avrebbe dovuto richiedere insistentemente i frutti della vigna, essi sono il risultato del duro lavoro dei vignaioli. Il padrone ha abbandonato la vigna, non si è preso cura di lei.

D.P.: Il padrone ha inviato i suoi servi, e infine il suo unico figlio, non per richiedere tutti i frutti della vigna, bensì per richiederne solo una parte, quindi l’altra parte sarebbe rimasta agli affittuari. E poi, egli non ha abbandonato la vigna, bensì, gliel’ha affidata. Inoltre, il fatto che il padrone non sia intervenuto verso gli affittuari, esigendo che pagassero delle multe, anzi ha inviato loro i suoi uomini di fiducia, per indurli a ragionare, dimostra chiaramente che egli ci teneva a salvare il contratto. D.V.: Sia i servi che il figlio, non avevano detto agli affittuari che avrebbero avuto, comunque, una parte del raccolto. D.P.: Nella Bibbia c’è scritto che il padrone ha affidato la vigna, questo significa che ne avrebbero condiviso i frutti. È un po’ come accade negli affitti delle case, il padrone si prende i soldi dell’ affitto, ma l’inquilino vi abita, ed ha pure lui il suo vantaggio. In questo caso, l’affitto è la parte del raccolto.

D.V.: Quindi in parte la vigna era loro, perché hanno lavorato nella vigna. D.P.: Appunto, in questo senso parte dei frutti della vigna era loro, ma la rimanente parte doveva essere data al padrone. D.V.: Se la vigna era loro, allora erano liberi di dargli o meno il raccolto. Se lui gliel’ha affidata allora essi, col tempo, ne sono diventati i proprietari legittimi. D.P.: No, è qui che vi sbagliate: la vigna essi potevano coltivarla, lavorarla, ma per conto del padrone che ne era l’unico proprietario. Invece, essi si sono lasciati abbagliare dalla fiducia del padrone ed hanno confuso la possibilità di utilizzarla con il diritto di proprietà, che essi non avevano.

È qui che entra in gioco il valore della libertà, che i vignaioli non ha saputo cogliere ed apprezzare: Il padrone della vigna, dopo il primo rifiuto di pagare, avrebbe potuto passare per vie legali? Magari sarebbe bastata una multa o una solenne bastonatura, per far capire ai vignaioli i loro doveri di affittuari. Invece quell’uomo insiste a chiedere i frutti con le buone, mandando a farsi malmenare, ferire e perfino uccidere i propri servitori e, alla fine, anche il proprio figlio. Sembra che al padrone più che i frutti interessino i vignaioli: vorrebbe con tutto il cuore tenerli amici, farli ragionare, salvare il contratto. Alla fine non sarà così, e l’ira del padrone sarà grande come quella di un innamorato tradito. La parabola illumina la vicenda stessa di Gesù, come dice la Lettera agli Ebrei: Dio, che in molti modi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

È qui che entra in gioco il valore della libertà, che i vignaioli non ha saputo cogliere ed apprezzare: La parabola racconta anche la storia della pazienza di Dio con ciascuno di noi. Egli vuol essere amato, non temuto: per questo non si impone, ma si propone. Egli vuol essere scelto nella libertà, non accettato per necessità: per questo si rivela sommessamente come un mormorio di vento leggero. Egli vuol essere servito con gioia, come si serve un amico: per questo ci si fa incontro con il volto dei fratelli e non con la grandezza della sua maestà. Per questo, alla fine il giudizio è severo, come anche noi siamo duri verso chi abbiamo tanto amato, ricavandone tradimento.

È qui che entra in gioco il valore della libertà, che i vignaioli non ha saputo cogliere ed apprezzare: Preferiremmo forse un Dio più “fiscale”, che si prende ciò che gli spetta con le buone o con le cattive, che ci tratti da servi , che ci lasci un po’ meno liberi? Una religione fatta di regole semplici, magari severe, ma che non lasciano adito ai dubbi, che ci fanno sentire a posto, per aver dato a Dio la sua parte… Il Dio di Gesù Cristo riconosce e rispetta la grandezza della libertà di ogni singola persona. Il cristianesimo non è prima di tutto una religione, ma un invito ad un rapporto personale di amore con Dio, per mezzo di Gesù Cristo. O, se preferiamo, è la religione più impegnativa e più esaltante che l’uomo abbia mai conosciuto.

Tratto dalla pièce teatrale “Processo a Gesù” di Diego Fabbri Tu lo condanneresti? Tratto dalla pièce teatrale “Processo a Gesù” di Diego Fabbri (relazione di alcuni allievi)

Un anziano professore ebreo vuole ricostruire il "Processo a Gesù di Nazareth" per appurare quanta parte di responsabilità sia da attribuire ai reali attori dell'epoca. Così organizza uno spettacolo teatrale, con ingresso gratuito, in cui viene ricostruito un vero e proprio processo e in cui sono presenti i protagonisti principali. I protagonisti e gli attori principali sono: l'anziano professore nei panni del giudice, sua moglie Rebecca, la figlia Sara e Davide, l'ingegnere innamorato di Sara, sospettato, dalla stessa donna, di aver causato la morte del marito, che riveste il ruolo dell'accusatore. Altri personaggi

Anche il pubblico entra a far parte dei protagonisti Anche il pubblico entra a far parte dei protagonisti. Molti vengono toccati e coinvolti personalmente, interiormente, dalle vicende rappresentate sul palco; tra costoro c’è: una donna adultera, che si rivede nelle vicende della Maddalena; un uomo cieco, che si rivede nella figura del cieco nato; un ragazzo che si paragona al figliol prodigo, e una donna anziana, abbandonata dal figlio, che poi sarà ucciso, che si rivede nei panni della Vergine Maria. Piano piano, questi personaggi entrano in scena per raccontare la propria storia o ciò che pensano della condanna che si vorrebbe infliggere a Gesù. Tutto ciò accade sotto gli occhi indiscreti di un commissario di polizia. Si verifica un colpo di scena, quando Davide si dichiara assassino del marito di Sara. La donna si allontana dal palcoscenico e Davide viene arrestato. Il teatro si svuota e al centro, tra la platea e la sala, rimane soltanto l’anziana madre che, in Davide, perdona l'assassino di suo figlio.

Fine