DIO E L’UOMO
Dal catechismo della Chiesa Cattolica n. 355-356 355 “Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (⇒ Gen 1,27). L'uomo, nella creazione, occupa un posto unico: egli è “a immagine di Dio” (I); nella sua natura unisce il mondo spirituale e il mondo materiale (II); è creato “maschio e femmina” (III); Dio l'ha stabilito nella sua amicizia (IV). I. “A immagine di Dio” 356 Di tutte le creature visibili, soltanto l'uomo è “capace di conoscere e di amare il proprio Creatore”; [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 12] “è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”; [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 12] soltanto l'uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio. A questo fine è stato creato ed è questa la ragione fondamentale della sua dignità.
Benedice, consacra e si riposa Dalla Bibbia: Gn 1,1-2,4a tradizione P=sacerdotale VI sec. a.C. durante l’esilio in Babilonia Struttura 1 racconto di creazione: giorno Soggetto Azione 1 Dio Luce e separazione della luce dalle tenebre 4 Crea: sole, luna, stelle 2 Firmamento separa le acque di sopra dalle acque di sotto 5 Crea: pesci e uccelli 3 Separa la terra asciutta dalle acque del mare. Vegetazione. 6 Crea: animali terrestri e uomo 7 Benedice, consacra e si riposa
Secondo racconto di creazione: Dalla Bibbia: Gn 2,4b-17 tradizione J=Jahwista X sec. a.C. al tempo di Re Salomone L’opera della creazione è fatta in un solo giorno e l’uomo è creato per primo; solo in un secondo momento, Dio crea la vegetazione, la pioggia, i fiumi,…. In questo racconto non c’è preoccupazione teologica e rituale di dare un ordine al creato e di farlo culminare nel Sabato, ma solo di mettere in risalto l’opera del Creatore nei confronti della sua creatura: l’essere umano. Plasmato con la terra, proprio come da un vasaio, l’uomo diventa vivente quando Dio gli soffia nelle narici il suo «alito vitale».
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Rm 8,29 «Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» 2Cor5,14-15 «14Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.» Gaudium et spes n.22 Cristo, l'uomo nuovo. In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (28) (Rm5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione.
Gaudium et spes n.24 L'indole comunitaria dell'umana vocazione nel piano di Dio. Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio «che da un solo uomo ha prodotto l'intero genere umano affinché popolasse tutta la terra » (At17,26), sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso. Perciò l'amor di Dio e del prossimo è il primo e più grande comandamento. La sacra Scrittura, da parte sua, insegna che l'amor di Dio non può essere disgiunto dall'amor del prossimo, «e tutti gli altri precetti sono compendiati in questa frase: amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza perciò della legge è l'amore » (Rm13,9); (1Gv4,20). È evidente che ciò è di grande importanza per degli uomini sempre più dipendenti gli uni dagli altri e per un mondo che va sempre più verso l'unificazione. Anzi, il Signore Gesù, quando prega il Padre perché « tutti siano una cosa sola, come io e tu siamo una cosa sola » (Gv17,21), aprendoci prospettive inaccessibili alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l'unione delle Persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nell'amore. Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé.
Redemptor Hominis 13. Cristo si è unito ad ogni uomo […..]Qui, dunque, si tratta dell'uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell'uomo «astratto», ma reale, dell'uomo «concreto», «storico». Si tratta di «ciascun» uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero. Ogni uomo viene al mondo concepito nel seno materno, nascendo dalla madre, ed è proprio a motivo del mistero della Redenzione che è affidato alla sollecitudine della Chiesa. Tale sollecitudine riguarda l'uomo intero ed è incentrata su di lui in modo del tutto particolare. L'oggetto di questa premura è l'uomo nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l'immagine e la somiglianza con Dio stesso92. Il Concilio indica proprio questo, quando, parlando di tale somiglianza, ricorda che «l'uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa»93. L'uomo così com'è «voluto» da Dio, così come è stato da Lui eternamente «scelto», chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio «ogni» uomo, l'uomo «il più concreto», «il più reale»; questo è l'uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre.