Capitolo 5 – Airoldi, Brunetti, Coda L’economicità Capitolo 5 – Airoldi, Brunetti, Coda
Obiettivo di oggi: rispondere alle seguenti domande 1) Come si fa a capire se un’azienda “va bene”? In termini più formali, qual è il metro di giudizio per un’azienda in funzionamento? 2) Quali sono i criteri operativi da rispettare affinché un’azienda sopravviva, sviluppandosi, nel tempo? 3) Qual è la differenza tra equilibrio economico e massimizzazione del profitto?
La risposta dell’economia aziendale Per rispondere a queste domande bisogna introdurre i concetti di: Equilibrio istituzionale Equilibrio economico (o economicità)
Caso Bambi Per quali ragioni la Bambi è fallita? Quali eventi hanno determinato il deterioramento della situazione iniziale? Cos’è cambiato nel rapporto tra i soci?
L’equilibrio istituzionale: definizione In un’istituzione vi è equilibrio quando le persone che ne fanno parte: - condividono valori, obiettivi e regole di funzionamento; - ricevono benefici adeguati rispetto ai loro contributi alla vita dell’istituzione.
L’equilibrio istituzionale: condizioni (segue) Le condizioni di equilibrio istituzionale sono l’autonomia e la continuità. Autonomia: libertà dell’istituzione di scegliere i propri fini e le proprie modalità di governo, senza sottostare alla volontà di altre istituzioni. L’autonomia trova alcune limitazioni: legge e mercato
L’equilibrio istituzionale: condizioni (segue) L’autonomia trova alcune limitazioni: legge ed eventuale appartenenza a gruppi, mercato
L’equilibrio istituzionale: condizioni Continuità: le persone coinvolte si aspettano che l’istituzione perduri nel tempo, in modo da poter consentire loro la soddisfazione dei propri bisogni anche nel lungo periodo. Le istituzioni nel tempo accumulano patrimoni economici, relazionali e di competenze che sono indipendenti dai soggetti che li hanno originati.
L’equilibrio economico: definizione Vi è equilibrio economico quando l’azienda è in grado di attirare risorse sufficienti per remunerare tutti i fattori produttivi coinvolti, lavoro e capitale, in particolare. Mentre l’equilibrio istituzionale ha come punto di osservazione l’istituzione nel suo complesso, l’equilibrio economico riguarda, invece, la sola dimensione aziendale.
Economicità come principio e obiettivo L’economicità è una condizione di vita delle istituzioni. Può essere studiata: Come principio/obiettivo Come insieme di criteri da rispettare simultaneamente
1) Economicità come principio/obiettivo L’economicità è contemporaneamente un principio giuda e un obiettivo da perseguire: PRINCIPIO GIUDA: serve ad orientare le scelte ed è un vicolo alla progettazione e all’implementazione delle diverse attività aziendali. OBIETTIVO: indica la direzione da mantenere per consentire all’azienda di sopravvivere nel lungo termine (durabilità) e senza ricorrere al costante supporto di terze economie (autonomia). È obiettivo a cui tendere perché ci possono essere dei momenti nella vita aziendale in cui non tutti i fattori produttivi sono remunerati adeguatamente.
1) Economicità come principio/obiettivo Autonomia e Durabilità Durabilità: capacità dell’azienda di perdurare nel tempo in un ambiente mutevole; Esempio Nokia Smartphone
1) Economicità come principio/obiettivo Autonomia e Durabilità Autonomia: l’azienda non ricorre in maniera sistematica a interventi di sostengo o di copertura delle perdite da parte di altre istituzioni. Esempi di mancanza di autonomia Attenzione: autonomia non significa non chiedere finanziamento alle banche, l’indebitamento verso le banche, infatti, è una condizione fisiologica di qualsiasi impresa. Per essere autonomi, però, è necessario saper controllare questo finanziamento.
2) Criteri – Equilibrio reddituale Bilanciamento tra ricavi e costi della gestione aziendale. Ricavi (componenti positivi di reddito) = quantificazione monetaria degli output della produzione Costi (componenti negativi di reddito) = quantificazione monetaria degli input della produzione Ricavi – Costi = Reddito; Reddito > 0 => Utile o Profitto; Reddito < 0 => Perdita Si persegue nel medio/lungo termine, non necessariamente nel breve
2) Criteri – Equilibrio monetario Bilanciamento tra entrate e uscite di denaro: Capacità di far fronte agli impegni di pagamento. La diversa manifestazione temporale di costi e ricavi e dei flussi monetari si traduce in fabbisogno finanziario, compito della gestione finanziaria è ricercare la copertura di tale fabbisogno. Gestione finanziario -> cuscinetto tra dinamica reddituale e dinamica monetaria, compensando i periodi in cui si determinano squilibri monetari con quelli in cui si manifestano eccedenze di cassa.
2) Criteri – Equilibrio monetario vs Economico
2) Criteri – Efficienza Efficienza: capacità di impiegare razionalmente le risorse nel processo produttivo trovando il giusto rapporto tra risorse consumate e risultati ottenuti. Si misura mettendo in relazione mezzi impiegati (es. qtà di materia prima in ciascun prodotto) e output (n. beni prodotti in un determinato arco di tempo) Può essere espressa: in termini di rendimenti fisico-tecnici (ad esempio, grammi di metallo incorporati in ciascun bene) in termini monetari (ad esempio, costo del lavoro orario).
2) Criteri – Adeguata remunerazione dei fattori produttivi Non si può parlare di economicità se l’equilibrio reddituale si ottiene con una rimunerazione insufficiente dei due fattori fondamentali della produzione: il capitale di rischio e il lavoro in particolare. 1) Il lavoro: Art. 36 della Costituzione offre un criterio interessante di adeguatezza: ““Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.
2) Criteri – Adeguata remunerazione dei fattori produttivi 2) il capitale di rischio : È adeguatamente remunerato se la remunerazione è pari o superiore alla somma di: compenso per l’investimento economico in sé; compenso per il rischio sopportato; compenso per il lavoro che l’imprenditore o i soci prestano in azienda. Attenzione: Anche gli altri fattori produttivi devono essere remunerati adeguatamente: In condizioni di monopsonio, ad esempio, spesso non ottengono remunerazioni congrue.
Economia aziendale ed Economicità L’economicità è il cuore dell’economia aziendale poiché rappresenta il concetto chiave che la distingue da qualsiasi altra disciplina economica come l’economia politica e la finanza. Il principio di economicità, infatti, ci ricorda due aspetti fondamentali dell’economia aziendale: i soggetti interessati alla vita aziendale sono diversi e non sono solo i soci (o l’imprenditore) che versano capitale di rischio (l’obiettivo non è il profitto in sé). l’azienda non è l’obiettivo in sé, ma lo strumento per soddisfare i bisogni o realizzare le aspirazioni.. Obiettivo dell’azienda, perciò, non è la massimizzazione del profitto che spetta ai soli portatori di capitali di rischio, ma l’equilibrio tra tutte le remunerazioni, incluse quelle dei lavoratori, delle banche che finanziano con il capitale di prestito, dello stato e degli enti pubblici ai quali vanno versate le imposte in cambio delle infrastrutture e dei servizi pubblici che ogni impresa utilizza costantemente nella propria attività e così via. Ciò, però, non significa che perseguire il profitto sia una cosa negativa in sé, significa, piuttosto che la massimizzazione del profitto non è condizione sufficiente per la sopravvivenza aziendale nel lungo termine; In altri termini l’azienda non è il viaggio, ma semplicemente il mezzo di trasporto che ci consente di raggiungere gli obiettivi più ampi dell’istituzione. Questo aspetto è evidente nelle aziende familiari nelle quali l’aspetto economico è una condizione per la sopravvivenza della famiglia e non certo la sua ragion d’essere, è meno chiaro, a volte, nel caso delle imprese.
Obiettivi e criteri guida dell’operato d’impresa in altre teorie L’ECONOMIA POLITICA: si assume che l’obiettivo delle imprese sia la massimizzazione del profitto. Se si assume come obiettivo la massimizzazione del profitto, quanto maggiore è il profitto (in relazione al capitale effettivamente investito), tanto migliore è il risultato conseguito dall’azienda. FINANZA (MERCATI AZIONARI): il buon funzionamento di un’impresa si riflette sull’andamento del valore delle quote azionarie, ossia sulla capitalizzazione del singolo titolo che può essere definita come il prodotto tra il prezzo di listino di una singola azione, moltiplicata per il numero di azioni che compongono il capitale dell’impresa. VALUTAZIONE D’IMPRESA il giudizio sul funzionamento aziendale si esprime in termini di denaro necessario a ricostruire il patrimonio aziendale in normali condizioni di mercato