Elezioni rappresentanza e partecipazione nel XXI secolo Laboratorio di cittadinanza attiva Venerdì 28 novembre 2014
Ideale liberale di sorveglianza del potere : sorveglianza nei confronti del potere. Il potere politico è sempre il nemico principale della libertà individuale. Il sistema rappresentativo è necessario (si afferma il principio della divisione del lavoro; i cittadini non dispongono più del tempo necessario per occuparsi costantemente degli affari pubblici e quindi devono delegare il governo a certe persone). Non è più possibile la democrazia degli antichi (diretta). Necessità del sistema rappresentativo. Ma la partecipazione allora? Esempio tratto dal principale esponente del liberalismo dell’Ottocento: Constant: “allo stesso modo, i popoli che, nell’intento di godere della libertà che conviene loro, ricorrono al sistema rappresentativo, devono esercitare una sorveglianza attiva e costante sui loro rappresentanti e riservarsi, a scadenze che non siano troppo lontane tra loro, il diritto di allontanarli se hanno disatteso le loro aspettative e revocare i loro poteri di cui avessero abusato”
“Il pericolo della libertà antica era che gli individui attenti esclusivamente ad assicurarsi la partecipazione al potere sociale, non tenessero conto i diritti e i godimenti individuali”. “Il pericolo della libertà moderna è che, assorbiti nel godimento dell’indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipare al potere politico”.
“Lungi dunque, Signori, dal rinunciare ad alcuna delle due specie di libertà (l’antica o positiva che consiste nella partecipazione costante alla politica; la moderna o negativa che prevede il godimento dell’indipendenza privata) di cui vi ho parlato, occorre imparare a combinarle. Le istituzioni devono compiere i destini della specie umana, e raggiungono il loro scopo quanto più innalzano il maggior numero possibile di cittadini alla più alta dignità morale … L’educazione morale dei cittadini non consiste solo nel rispetto di diritti individuali, nella loro indipendenza, ma anche nella consacrazione della loro influenza sulla cosa pubblica, nel chiamarli a concorrere con le loro risoluzioni e i loro suffragi all’esercizio del potere … nel garantire loro il controllo e la sorveglianza tramite la manifestazione delle loro opinioni”
In ultima istanza, per Constant, se è vero che l’individuo privato deve essere protetto dal potere politico (libertà da), se è vero che la libertà individuale è la vera libertà moderna, è altrettanto vero che la libertà politica (libertà di, di partecipazione) è “indispensabile”. Esistono due tipi di sorveglianza per il pensiero liberal-democratica: le elezioni (a scadenze prefissate) e le opinioni (ruolo dell’opinione pubblica che ha l’obbligo di criticare i detentori del potere).
Ideale democratico di sorveglianza: il fine in questo caso è di vegliare affinché il potere eletto rimanga fedele ai propri impegni, di trovare cioè i mezzi che permettano di sostenere l’esigenza iniziale di un servizio per il bene comune. Quali sono questi diritti di sorveglianza: POPOLO CONTROLLORE: il diritto di suffragio esercitato dai cittadini per designare i governanti (elezioni). Ad esso va associato anche l’azione di controllo permanente (perché i politici mantengano fede ai loro impegni). Il mandato imperativo (cioè la possibilità di mandare a casa i nostri rappresentanti prima della scadenza) è stato storicamente escluso perché avrebbe compromesso la condizione stessa di una deliberazione parlamentare autonoma.
POPOLO VETO: moltiplicarsi dei poteri di sanzione e di interdizione costituisce la seconda forma di sfiducia. È quella che Rosanvallon chiama “sovranità sociale negativa”. Le azioni di interdizione producono risultati tangibili e visibili. Dei corpi intermedi (sindacati, associazioni dei lavoratori degli imprenditori o altri gruppi sociali). POPOLO GIUDICE: è la cosiddetta “giuridicizzazione” della politica che si è affermata negli ultimi vent’anni (non solo in Italia). Tutto si svolge come se i cittadini attendessero dalla giustizia i risultati che non si aspettano più ottenere dalle elezioni.
Con questa prospettiva va riconsiderata l’astensione? Mutazione o declino della cittadinanza? Per chi è legato a schemi classici è un chiaro declino, segno di un crescente ripiegamento nella sfera privata. Per altri è una mutazione. L’astensione non significa che siamo entrati in una nuova fase di apatia politica. I cittadini, infatti, hanno oltre al voto, molti altri modi di esprimere le loro critiche e le loro lamentele (scioperi, manifestazioni, petizioni, forme collettive di solidarietà.
Per questi ultimi, insomma, si è erosa la democrazia elettorale ma non la democrazia dell’espressione (che corrisponde alla società che prende la parola, al manifestarsi di un sentimento collettivo, alla formulazione di giudizi sui governanti e sulle loro azioni, o all’organizzazione di manifestazioni rivendicative) o quella del coinvolgimento (l’insieme dei mezzi attraverso i quali i cittadini si organizzano e si uniscono tra loro per produrre un mondo comune) o ancora la democrazia dell’intervento (tutte le forme d’azione collettiva atte a ottenere un risultato desiderato). È davvero così? Cioè la democrazia rappresentativa è stata trasformata, ma non messa in crisi, dall’importanza crescente della partecipazione politica non elettorale?
Parlamentarismo Elezioni dei rappresentanti: la rappresentanza avviene su base esplicitamente personale e individuale. È espressione dei notabili. Governo dei notabili. Il suffragio è ristretto. I notabili eleggevano i notabili. Si creava un legame diretto fondato sulla fiducia e sulle promesse di benefici. Autonomia dei rappresentanti: Il deputato votava secondo coscienza. Prova della discussione: la discussione propriamente politica avveniva in Parlamento: qui i deputati argomentavano e contro- argomentavano mettendo in atto un vero e proprio processo deliberativo. Opinione pubblica: l’opinione pubblica non coincide con l’espressione elettorale (un po’ perché non tutti hanno diritto di voto, un po’ perché il parlamentare non è il portavoce dei suoi elettori, ma il “fiduciario”). La voce del popolo può essere alle porte del Parlamento (con rischi connessi per l’ordine pubblico).
Democrazia dei partiti: Elezioni: gli elettori votano per i colori di un partito. L’appartenenza può essere anche di classe. Vengono eletti gli uomini di apparato. Vi sono “climi di opinione” che rendono stabile il voto. L’eletto non è più una persona che gli elettori conoscono direttamente. Rappresentanti sono autonomi solo parzialmente: è impegnato col partito al quale deve l’elezione. È il leader (o i dirigenti) a decidere la linea, a decidere cosa del programma elettorale deve essere portato avanti e cosa vada invece rinviato a momenti migliori Opinione pubblica: tutte le espressioni dell’opinione pubblica sono strutturate attraverso contrapposizioni di partito. Le informazioni sono tratte da una stampa orientata politicamente. Quindi opinione pubblica ed espressione elettorale coincidono grosso modo. Distinzione netta tra maggioranza e opposizione. Libertà di opposizione al partito al potere. Prova di discussione: le decisioni di partito vengono prese prima dei dibattiti parlamentari. La discussione deliberativa avviene in ciascun campo. Poi ci sono le negoziazioni tra partiti (o tra i leader) per raggiungere il compromesso (principio della democrazia per Kelsen e Aron). Poi c’è la negoziazione con gli interessi organizzati (sindacati, unione industriali e così via).
Democrazia del pubblico Elezioni dei rappresentanti: si vota più per la persona che per il partito o il programma. Natura personale del rapporto di rappresentanza. È il capo del governo il rappresentante per eccellenza. Comunicazione diretta (tv e radio). Sembrerebbe finita l’epoca degli attivisti e degli uomini di partito. Figure mediatiche (è il governo dell’esperto dei media). I votanti sembrano rispondere (all’offerta di ogni elezione) più che esprimersi (esprimere le loro identità sociali o culturali). Autonomia dei rappresentanti: fedeltà, il più delle volte, al leader, cui di deve l’elezione. Opinione Pubblica: i canali di informazione non sono più di parte come un tempo. I partiti non hanno più organi di stampa che vendono centinaia di migliaia di copie. L’espressione elettorale e l’opinione pubblica non coincidono (prima erano i partiti che facevano le diverse opinioni pubbliche). La prova della discussione: la discussione si fa direttamente nei media. I politici discutono direttamente con il pubblico. Oggi i politici hanno di fronte a sé un elettore fluttuante che non giura fedeltà eterna a un partito o a un leader (erosione della lealtà di partito). Negoziazione con i gruppi d’interesse.
ParlamentarismoDemocrazia dei partitiDemocrazia del pubblico Elezioni dei rappresentanti Scelta di una persona di fiducia Espressione di legami locali Fedeltà a un partito Espressione dell’appartenenza a una classe Attivista/burocrate di partito Scelta di una persona di fiducia Esperto dei media Risposta ai termini dell’offerta elettorale Autonomia dei rappresentanti Il deputato vota secondo coscienza I leader di partito (la dirigenza di partito) sono liberi di determinare le priorità all’interno del programma. Elezione sulla base dell’immagine Fedeltà al leader Libertà dell’opinione pubblica L’opinione pubblica e l’espressione elettorale non coincidono La voce del popolo può essere alle porte del Parlamento L’opinione pubblica e l’espressione elettorale coincidono opposizione L’opinione pubblica e l’espressione elettorale non coincidono Prova della discussione Parlamento Dibattito nel partito Negoziazione interpartitiche Neocorporativismo Negoziazione tra il governo e i gruppi di interesse Dibattito nei media (elettori mobili)