La crisi del sistema energetico italiano Ing. Ugo Spezia Segretario Generale AIN 2° Convegno nazionale dell’Associazione scientifica Galileo 2001 Roma, 9 Marzo 2005
Le fonti energetiche primarie Fonti fossili Fonte nucleare Fonti rinnovabili fissione: fusione: classiche: nuove : petrolio carbone gas naturale uranio (plutonio), torio deuterio, trizio energia idraulica, energia geotermica energia eolica (vento) energia solare (termica, fotovoltaica) combustibile derivato dai rifiuti (CDR) biomassa (legna da ardere) biocombustibili (bioetanolo, biogas) CLASSIFICAZIONE
Le fonti energetiche primarie Le fonti energetiche primarie non sono sostituibili tra loro, in quanto hanno caratteristiche intrinseche diverse che riguardano: il tipo di energia producibile (termica, meccanica, elettrica) la potenza specifica (energia per unità di massa / volume, superficie occupata dagli impianti) la scala degli impianti (potenza massima, economia di scala) la disponibilità (costante, periodica, casuale) i costi di approvvigionamento i costi di trasformazione (impianto e manutenzione) l’impatto ambientale e i rischi associati CARATTERISTICHE DI SOSTITUIBILITÀ
Le fonti energetiche primarie Il fabbisogno prevalente di fonti energetiche riguarda: la produzione diretta di mobilità (trasporti) la produzione diretta di calore la produzione diretta di elettricità Nei paesi industriali avanzati 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre mobilità 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre calore 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre elettricità GLI USI PREVALENTI DELL’ENERGIA
Le fonti energetiche primarie Le fonti energetiche primarie sono dunque considerate “alternative” (e quindi realmente sostituibili fra loro) o “integrative” (e quindi destinate ad impieghi di nicchia) sulla base della loro attitudine a produrre mobilità calore elettricità a condizioni confrontabili di versatilità disponibilità costo FONTI “ALTERNATIVE” E “INTEGRATIVE”
Le risorse petrolifere LA SOVRASTIMA DELLE RISORSE
Le risorse petrolifere La stima corrente delle risorse petrolifere mondiali accessibili con tecnologie disponibili e quindi a costi di estrazione confrontabili con quelli correnti (“risorse convenzionali”) è di circa miliardi di barili (Gbp). Al tasso di produzione attuale (24 Gbp/anno) queste risorse sarebbero tali da garantire una produzione abbondante e a prezzi analoghi a quelli correnti per oltre 40 anni. Ma le stime delle risorse petrolifere mondiali sono affette da tre cause principali di errore in eccesso: si fondano sulle valutazioni dei paesi produttori e delle compagnie petrolifere (che hanno interesse a sovrastimare la loro capacità produttiva residua); si basano sull’assunzione che la produzione di greggio dai giacimenti possa rimanere costante - o crescere - nei prossimi anni senza particolari problemi tecnici o economici (e non è così). LE STIME CORRENTI E I FATTORI DI INDETERMINAZIONE
Le risorse petrolifere LA SOVRASTIMA DELLE RISORSE Le stime della quantità di petrolio che è possibile / conveniente estrarre da un giacimento sono condotte quasi sempre in eccesso, in quanto i paesi produttori hanno convenienza a sovrastimare le proprie riserve per avere più rilievo in sede internazionale, per attrarre gli investimenti, per ottenere prestiti; sovrastimando le proprie riserve una compagnia petrolifera può innalzare il valore delle proprie quotazioni borsistiche; i paesi dell’OPEC hanno interesse a sovrastimare le loro riserve in quanto ciascuno di essi può esportare in proporzione alle riserve stimate. Secondo la Petroconsultants di Ginevra è per i fattori citati che, anno dopo anno, e nonostante gli elevatissimi tassi di estrazione, le riserve mondiali di petrolio si mantengono costanti o addirittura aumentano. alla fine degli anni Ottanta gli 11 paesi dell’OPEC hanno incrementato le stime delle loro riserve di circa 290 Gbp, senza alcuna giustificazione tecnicamente valida. questo aumento corrisponde a 1,5 volte il quantitativo di petrolio complessivamente scoperto negli USA dalle origini del business petrolifero ad oggi
Le risorse petrolifere Estrapolando al futuro l’aumento (apparente) delle risorse mondiali, la US Energy Information Administration ha concluso che la produzione di petrolio potrà continuare a crescere per decenni. Si tratta in realtà di un’illusione: negli anni Novanta le compagnie petrolifere hanno scoperto in media 7 Gbp all’anno; la produzione media degli anni Novanta è stata di 20 Gbp all’anno; ma anziché registrare una riduzione, le “riserve accertate” sono aumentate. La verità è la seguente: circa l’80% del petrolio è oggi prodotto da giacimenti scoperti prima del ’73; le nuove scoperte hanno toccato un massimo all’inizio degli anni Sessanta e da allora hanno cominciato a diminuire. la capacità produttiva della grande maggioranza dei giacimenti sta declinando; Alla fine degli anni Novanta il mondo disponeva di riserve per circa Gbp la produzione cumulativa era stimabile in oltre 800 Gbp Le riserve convenzionali oggi disponibili sono quindi dello stesso ordine di grandezza dei quantitativi di petrolio già estratti. E ciò ha un significato scientifico. LA SOVRASTIMA DELLE RISORSE
Le risorse petrolifere Il ciclo di produzione del petrolio è descritto dalla curva di Hubbert. Il massimo della curva si raggiunge quando le risorse estratte sono il 50% di quelle esistenti. Sulla base dei dati di estrazione, il massimo della curva potrebbe essere raggiunto entro il Da allora in poi il mercato registrerà una progressiva contrazione dell’offerta. ENTRO IL 2010 FASE DI CRESCITA DELL’OFFERTA FASE DI CALO DELL’OFFERTA LA CURVA DI HUBBERT PRODUZIONE TEMPO
Le risorse petrolifere Sono attendibili le previsioni della Petroconsultants? Vediamo un po’… Cosa accadrebbe al prezzo del greggio se il mercato prendesse atto che le risorse petrolifere sono in via di esaurimento? Si avrebbero forti oscillazioni del prezzo del barile intorno a un prezzo medio progressivamente crescente… …ovvero ciò che sta effettivamente accadendo. PREZZO CORRENTE DI MERCATO PREZZO MEDIO L’ANDAMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO
Le risorse petrolifere La domanda mondiale di greggio cresce attualmente del 2% all’anno. L’US Energy Information Administration prevede una crescita del 60% entro il 2020, anno in cui la domanda raggiungerà il livello di 40 Gbp/anno. L’aumento della domanda ha riportato la quota OPEC a superare il 30% del mercato mondiale nei primi anni Duemila (come nel ’73). Sono quindi divenuti molto probabili (e lo stiamo verificando) drastici aumenti ricorsivi del prezzo del greggio. Un processo di autocontenimento della domanda potrebbe determinare un prolungamento della vita economica delle risorse, come avvenne negli anni Settanta e Ottanta. Ma intorno al 2010 anche l’area mediorientale supererà il massimo della curva di Hubbert, e da quel momento la produzione mondiale dovrà inevitabilmente diminuire. LE PROSPETTIVE FUTURE
Le politiche di incentivazione delle fonti rinnovabili DAL PRIMO PEN AI “TETTI FOTOVOLTAICI”
L’incentivazione delle fonti rinnovabili Pianificazione energetica PNRE 1975 (Piano Nazionale per la Ricerca Energetica) PEN 1981 (Piano Energetico Nazionale) PEN 1985 PEN 1988 Provvedimento CIP 6/92 Provvedimento CIPE 137/98 Decreto Legislativo 79/99 Decreto Ministeriale (“Decreto 2%”) Decreto Ministeriale Decreto Ministeriale (“Decreto tetti fotovoltaici”) Dal 2002 in poi: deliberazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas GLI STRUMENTI NORMATIVI
L’incentivazione delle fonti rinnovabili PEN ’81: CIP 6/92 (in 10 anni): DM 22 dicembre 2000: DM 29 marzo 2002 Impegno finanziario dello Stato per incentivare le fonti energetiche rinnovabili nel periodo : miliardi di lire (esclusi i costi sostenuti attraverso l’ENEA per i programmi di ricerca e sviluppo). LE EROGAZIONI NEL PERIODO 1975 – 2002 (DATI MAP) miliardi (più 60 previsti dal PNRE) miliardi (più 265 previsti dal PNRE) miliardi di lire a favore dei produttori privati miliardi di lire a favore dell’Enel miliardi di lire a favore delle municipalizzate 12 miliardi di lire a favore dei comuni e delle municipalizzate 2,5 miliardi di lire a favore dell’ENEA 60 miliardi di lire in favore di Enti locali e soggetti privati 2,5 miliardi a favore dell’ENEA.
Gli strani effetti delle politiche di incentivazione LA MARGINALITÀ STRUTTURALE DELLE NUOVE FONTI RINNOVABILI
Il fabbisogno energetico nazionale PREVISIONE DEGLI AMBIENTALISTI ALLA CNE IL DECENNIO
Il ruolo delle fonti rinnovabili IL CONTRIBUTO ALLA COPERTURA DEL FABBISOGNO ENERGETICO
Il ruolo delle fonti rinnovabili Idroelettrica9.067 Legna e assimilati6.487 Geotermica1.140 CDR267 Biocombustibili222 Eolica51 Solare13 Totale Energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in Italia nel 2002: 17,25 Mtep. Il contributo più significativo (16,7 Mtep) proviene dalle fonti rinnovabili di tipo classico (idraulico, geotermico, legna da ardere). Il contributo delle nuove FER equivale allo 0,09% del fabbisogno elettrico nazionale. Fonte Mtep IL CONTRIBUTO ALLA COPERTURA DEL FABBISOGNO ELETTRICO NEL 2002
Il ruolo delle fonti rinnovabili Copertura del fabbisogno energetico complessivo dell’Italia : contributo delle FER: 7,2% FER classiche (idroelettrico, geotermico, legna da ardere): 6,97%; nuove FER (solare termico, fotovoltaico, eolico, biocombustibili e CDR): 0,23%. Copertura del fabbisogno di energia elettrica dell’Italia : le FER hanno fornito complessivamente il 17,6%; il contributo è ascrivibile quasi interamente alle FER classiche (15,7% dall'idroelettrico, 1,9% dal geotermoelettrico); le nuove FER (eolico, solare termico, fotovoltaico, biomasse, biocombustibili, CDR) contribuiscono complessivamente per lo 0,09%. LA SITUAZIONE NEL 2002
Il ruolo delle fonti rinnovabili Una stima del contributo massimo ottenibile dalle fonti rinnovabili in Italia è contenuta nel documento TERES II del programma ALTENER della Commissione Europea (1996). Nelle condizioni di scenario più favorevole (best practice policie s) il contributo teorico massimo da nuove FER raggiungibile in Italia nel 2020 è di 20,5 Mtep. Il contributo rappresenterebbe meno del 5% del fabbisogno energetico nazionale previsto per il 2020 (previsioni di minima della crescita dei consumi). Idroelettrica Legna e assimilati9.598 Geotermica5.883 CDR8.304 Biocombustibili6.198 Eolica2.878 Solare3.126 Totale Fonte Mtep IL CONTRIBUTO MASSIMO OTTENIBILE
Il ruolo delle fonti rinnovabili La perdurante marginalità delle nuove fonti rinnovabili ha le seguenti cause principali: La non competitività economica intrinseca derivante dai seguenti fattori: bassa potenza specifica elevati costi degli impianti per unità di potenza problemi di gestione e manutenzione necessità di impianti sostitutivi di tipo classico per i periodi di indisponibilità (carattere discontinuo delle fonti rinnovabili) …L’impatto sul territorio, legato alla bassa densità di potenza e alla conseguente necessità di impegnare vaste aree IL CONFRONTO COMPETITIVO
Il ruolo delle fonti rinnovabili Per coprire 1/3 ( MWe) del fabbisogno nazionale di potenza elettrica ( MWe), gli impianti occuperebbero le seguenti aree (e sarebbe comunque necessario prevedere impianti convenzionali per i periodi di indisponibilità): Nel caso la Regione Campania (potenza installata MWe, potenza assorbita MWe, deficit di potenza MWe) perseguisse il riequilibrio con impianti eolici, sarebbe necessario occupare una superficie di km 2 (l’intera provincia di Napoli). Tipo di impiantoArea occupata per 1000 MWe (ha ) Area occupata per MWe (km 2 ) Convenzionale205,0 Solare (fotovoltaico)20050,0 Solare (termico, progetto Archimede) ,0 Eolico ,0 L’IMPEGNO DEL TERRITORIO
Le conseguenze degli errori del passato LA CRISI DEL SISTEMA ENERGETICO
dipendenza dall’estero: 82% esborso annuo (2003): 30 miliardi di euro quota idrocarburi: 65% dipendenza dall’estero: 84% esborso annuo (2003): 10 miliardi di euro dipendenza dagli idrocarburi:80% Costo medio del kWh: 60% in più rispetto alla media europea: per ridurre i costi di produzione l’Italia importa energia nucleare dall’estero (il 17% del fabbisogno in media nelle 24 ore, il 25% di notte). Rigidità degli approvvigionamenti Impatto ambientale (“tutto carbonio”, transito di prodotti petroliferi, obiettivi del Protocollo di Kyoto irraggiungibili: costerebbero 360 euro/abitante, dati MATT) Depressione della ricerca in campo energetico Le conseguenze degli errori del passato Sbilanciamento del mix energetico: Sbilanciamento del mix elettrico: IL DISSESTO ENERGETICO
Le conseguenze degli errori del passato LA DEPRESSIONE DELLA RICERCA IN CAMPO ENERGETICO
Le cause contingenti: Interruzione notturna della potenza prelevata dall’estero Sovraccarico della rete nazionale e distacco degli impianti Le cause strutturali: Prelievo costante di MW di potenza elettrica dalla rete estera per ridurre il costo medio del kWh (di notte il prelievo sulla rete estera copre il 25% del fabbisogno elettrico nazionale). “Riserva calda” non disponibile in quanto antieconomica (impianti alimentati a gas e a olio combustibile). Capacità di trasporto degli elettrodotti satura da molti anni (realizzazione di nuovi elettrodotti ostacolata dalle amministrazioni locali per il terrore dell’“elettrosmog”). Le conseguenze degli errori del passato IL BLACKOUT DEL 28 SETTEMBRE 2003
I rimedi possibili: posizione degli ambientalisti : “Non si devono fare nuove megacentrali e non servono nuovi elettrodotti: la soluzione è nella generazione diffusa basata sulle nuove fonti rinnovabili”. posizione del governo : “È necessario costruire nuove centrali elettriche per rendere il sistema elettrico nazionale autosufficiente”. posizione dell’AIN : l’autosufficienza perseguita con petrolio e gas eleva ulteriormente il costo medio del kWh e pone fuori mercato il sistema produttivo. nel breve termine: incrementare l’importazione di energia elettrica dai paesi nucleari ( costruire nuovi elettrodotti ). nel medio-lungo termine: costruire nuovi impianti di base a carbone e nucleari. Le conseguenze degli errori del passato IL BLACKOUT DEL 28 SETTEMBRE 2003
Le “undescovered energy sources” Nel 1987 (Congresso della Società Italiana di Fisica) un illustre fisico italiano sostenne che il progetto ITER sarebbe stato realizzato entro 10 anni il primo reattore a fusione sarebbe stato realizzato entro il 2020 la fusione nucleare avrebbe dato entro breve tempo una risposta ai problemi energetici del Paese Non valeva quindi la pena continuare ad utilizzare i reattori a fissione, “macchine instabili e pericolose”. La situazione nel 2005 è la seguente: il progetto ITER non è stato ancora realizzato il primo reattore a fusione (SE FATTIBILE) non è previsto prima del 2040 Lo stesso illustre fisico sostiene oggi che la risposta ai problemi energetici dell’Italia sarà entro breve tempo l’idrogeno. IL MIRAGGIO DELLA FUSIONE NUCLEARE
Le “undescovered energy sources” L’idrogeno esiste in natura allo stato gassoso in minima percentuale nella composizione dell’aria, e quindi deve essere prodotto per via termica dal metano (H 2 O + CH 4 + E t 2H 2 + CO 2 ) per via elettrolitica dall’acqua (2H 2 O + E t 2H 2 + O 2 ) per via radiolitica dall’acqua (2H 2 O + E γ 2H 2 + O 2 ) In tutti i casi è necessario un apporto di energia esterno, e nei primi due casi il bilancio economico-energetico complessivo è negativo. L’idrogeno, quindi, non è una fonte di energia, ma un vettore energetico, conveniente per altri motivi (impatto ambientale nullo) solo se si riesce a produrlo in grande quantità, a basso costo e a basso impatto ambientale (ad esempio usando l’energia nucleare) se si riesce a vettoriarlo risolvendo i gravi problemi di sicurezza che pone. IL MIRAGGIO DELL’IDROGENO
L’energia nucleare LUOGHI COMUNI E REALTÀ
“Il disastro di Chernobyl ha prodotto un ripensamento generale sull’energia nucleare, che a livello mondiale è ormai in via di abbandono…” La realtà: Potenza nucleare in funzione nel mondo al : MWe Potenza nucleare in funzione nel mondo al : MWe Crescita della potenza nucleare fra il 1985 e il 2004: 44 % Reattori in esercizio nel mondo (2004): 441 Nuovi reattori in costruzione nel mondo (2004): 32 Nuovi reattori ordinati nel mondo (2004): 7 Nucleare, luoghi comuni e realtà DOPO CHERNOBYL, LA CRISI…
“Il nucleare ha un ruolo marginale, poiché da esso proviene solo il 7% dell’energia prodotta nel mondo…” Il nucleare non serve a produrre energia, ma energia elettrica. Il suo contributo va quindi confrontato con la produzione di energia elettrica. L’energia nucleare contribuisce alla produzione elettrica (dati ONU-IAEA 2003): per il 35 % in Europa per il 25 % nei paesi dell’OCSE per il 17 % a livello mondiale Il nucleare è la prima fonte di produzione elettrica in Europa (davanti al carbone). Nucleare, luoghi comuni e realtà IL “RUOLO MARGINALE” DELL’ENERGIA NUCLEARE
“Il nucleare è in via di abbandono nei paesi occidentali, dove non si costruiscono più reattori…” I paesi che già impiegano estesamente l’energia nucleare non costruiscono nuove centrali perché non ne hanno bisogno, in quanto: hanno raggiunto un mix produttivo equilibrato; il nucleare è utilizzato prevalentemente per la copertura del carico di base; sono aumentati del 50% i fattori di disponibilità degli impianti; è aumentata del 50% la vita utile delle centrali in esercizio. Quanto sopra equivale a un raddoppio virtuale del parco nucleare installato. Diversa è la situazione nei paesi che sono lontani dall’aver raggiunto un mix energetico ottimale, come il Giappone, la Corea, la Russia, la Cina, la Finlandia, la Slovacchia, … (sono in pratica i 2/3 dell’umanità). Nucleare, luoghi comuni e realtà IL NUCLEARE È IN VIA DI ABBANDONO…
“La Svezia ha deciso di uscire dal nucleare…” La Svezia, in seguito a un referendum tenutosi nell’80 (dopo l’incidente di Three Mile Island) avrebbe dovuto uscire dal nucleare a partire dal ’92. La Svezia ha tuttora undici reattori nucleari che funzionano a pieno regime coprendo il 49% del fabbisogno elettrico nazionale (la parte restante proviene dall’idroelettrico). La fermata del primo reattore (Barsebäck-1) è avvenuta solo all’inizio del Poiché in Svezia un referendum impedisce anche la costruzione di nuovi impianti idroelettrici, l’energia sostitutiva è importata dalla Danimarca (che la produce utilizzando carbone). Successivamente il governo svedese ha deciso di rinviare la fermata del secondo reattore (Barsebäck-2) “per la mancanza di alternative valide sul piano economico e ambientale” (citazione testuale). Nucleare, luoghi comuni e realtà LA SVEZIA E IL NUCLEARE
“La Germania ha deciso di uscire dal nucleare…” In Germania il governo ha deciso nel 2001 di limitare a 35 anni la vita tecnica degli impianti nucleari installati. L’applicazione di questa decisione porterebbe a una graduale chiusura degli impianti nucleari dopo 35 anni di esercizio; in questa ipotesi l'ultimo dei reattori oggi in funzione sarebbe fermato nel Ma le associazioni industriali, sindacali e dei consumatori hanno fatto presente che il Paese (che peraltro dispone di ingenti risorse carbonifere) non può permettersi di rinunciare a una fonte che copre il 33% del fabbisogno elettrico nazionale. Nel frattempo solo uno dei reattori tedeschi in funzione prima della decisione è stato fermato (per altri motivi). Nucleare, luoghi comuni e realtà LA GERMANIA E IL NUCLEARE
“L’Italia non ha più le capacità tecniche necessarie per un ritorno al nucleare…” SOGIN (820 dipendenti, per il 53% tecnici nucleari laureati e diplomati, 4 centrali nucleari, 8 impianti del ciclo del combustibile, 1 società controllata), oltre ad operare in Italia per lo smantellamento degli impianti dismessi, opera all’estero per il miglioramento della sicurezza degli impianti nucleari in esercizio e per i programmi di on-site assistance. L’industria nucleare italiana (Ansaldo, Techint, Camozzi, SRS, …) dispone tuttora delle licenze dei principali costruttori di reattori e continua ad operare efficacemente sul mercato internazionale. L’ENEL ha acquisito il 66% di Sovenske Elektrarne (6 impianti nucleari), ha in corso la trattativa per l’acquisizione di impianti nucleari in Francia e partecipa con propri osservatori al progetto del nuovo reattore EPR. Il sistema nucleare italiano è in grado di ordinare e di mettere in esercizio una nuova centrale nucleare. Nucleare, luoghi comuni e realtà L’ITALIA E IL NUCLEARE
Il ruolo della politica IL RILANCIO DELLA PIANIFICAZIONE ENERGETICA
Fra le fonti energetiche utilizzabili su larga scala per la produzione elettrica, il nucleare è la fonte economicamente più vantaggiosa. Dal punto di vista microeconomico, il costo del kWh da fonte nucleare è inferiore a quello di tutte le altre fonti. Dal punto di vista macroeconomico la ripresa del nucleare porterebbe i seguenti vantaggi: miglioramento dell’equilibrio energetico del Paese sostanziale riduzione dell’impatto ambientale del sistema (vedi protocollo di Kyoto); spostamento in sede nazionale del baricentro della spesa energetica (costo del combustibile nucleare = 15% del costo del kWh, contro l’80% dell’olio combustibile); sensibile riduzione del costo del kWh e progressiva riduzione (fino al 33% per i soli impieghi elettrici) della fattura energetica pagata all’estero; rivitalizzazione del comparto industriale termoelettromeccanico e creazione di decine di migliaia di posti di lavoro; ripresa dello spin-off tecnologico che caratterizza i comparti ad alta tecnologia e che può contribuire al rilancio competitivo dell’Italia. L’energia nucleare in Italia I VANTAGGI DEL NUCLEARE
Se la politica energetica non è espressamente finalizzata a riequilibrare il sistema energetico e a sostituire gli idrocarburi, le condizioni del mercato finanziario e i meccanismi tariffari privilegiano di fatto il ricorso a questi ultimi. Infatti, rispetto a una centrale convenzionale, un impianto nucleare richiede un investimento iniziale circa doppio; richiede un tempo di realizzazione circa doppio; i vantaggi economici associati al nucleare si sviluppano appieno solo durante la fase di esercizio dell’impianto. Per questo è necessaria una politica specifica: le conseguenze degli errori del passato non debbono continuare a costituire un alibi per il Governo presente. L’energia nucleare in Italia I PROBLEMI DA RISOLVERE
Emanazione, entro la presente legislatura, di un nuovo strumento di pianificazione energetica finalizzato a promuovere il ricorso a tutte le fonti disponibili e ad incentivare la produzione e l’uso dell’energia elettrica anche in funzione sostitutiva degli idrocarburi (trasporti). Riduzione del potere di interdizione delle Amministrazioni locali sui nuovi insediamenti di impianti elettrici ed elettrodotti (applicazione estensiva del modello francese per le opere di pubblica utilità). Modifica dei meccanismi tariffari (price-cap rapportato al prezzo medio europeo del kWh) e progressiva eliminazione delle incentivazioni ingiustificate (provvedimento CIP6/92). Avvio di una campagna nazionale governativa di reinformazione sull’energia nucleare. Realizzazione di una infrastruttura di gestione (deposito) dei materiali radioattivi entro il Avvio di un programma nucleare nazionale finalizzato a mettere in esercizio al più presto una nuova centrale nucleare a garantire entro tempi ragionevoli la copertura di una quota significativa del fabbisogno elettrico nazionale. L’energia nucleare in Italia GLI OBIETTIVI POLITICI