Non vedo, non parlo … ma sento: la violenza in gravidanza

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Non vedo, non parlo … ma sento: la violenza in gravidanza Alessandra Bramante Claudio Mencacci Non vedo, non parlo … ma sento: la violenza in gravidanza Contro la violenza alle donne: strategie di interventi del Consultorio Familiare Bergamo, 26-27 maggio 2014

La violenza domestica è un modello di comportamento coercitivo e di controllo che una persona esercita su di un’altra persona per avere potere controllo

MITO DIFFUSISSIMO quello secondo cui la gravidanza protegga da violenza e maltrattamenti

Al contrario sappiamo che la gravidanza, rendendo la donna più vulnerabile, anche per la riduzione della sua autonomia sia emotiva che finanziaria, può essere vissuta dal partner come opportunità per affermare più agevolmente controllo e potere sulla donna

il 30% dei maltrattamenti hanno inizio in gravidanza; VIOLENZA E GRAVIDANZA La violenza domestica è la seconda causa di morte in gravidanza, dopo l’emorragia, per le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni il 30% dei maltrattamenti hanno inizio in gravidanza; il 69% delle donne maltrattate in precedenza continuano a subire maltrattamenti; il 13% assiste ad un intensificarsi degli episodi

La “gravidanza violenta” E’ da considerare a tutti gli effetti “gravidanza a rischio” Nel mondo una donna su quattro è stata vittima di una forma di violenza in gravidanza (WHO)

PATOLOGIE DI SCREENING IN GRAVIDANZA La violenza in gravidanza è più comune di: Diabete gestazionale Difetti del tubo neurale Preeclampsia Placenta previa PATOLOGIE DI SCREENING IN GRAVIDANZA

Il 30% della violenza domestica inizia in gravidanza (Lewis and Drife, 2001,2005; McWilliams and McKiernan, 1993) 4-9 donne su 100 hanno subito violenza durante la loro gravidanza o dopo il parto (Taft, 2002) La violenza domestica è stata identificata come prima causa di aborto spontaneo o nascita di un bambino morto (Mezey, 1997) Il costo totale della violenza domestica nella sola Londra ammonta a 278 milioni di sterline l’anno (Walby, 2004)

Studi internazionali riportano un’incidenza di violenza in gravidanza variabile tra 0.9% a 30.1% Tali studi mettono in luce che non vi è grande differenza fra paesi non industrializzati e quelli industrializzati

Le forme di violenza più comuni durante la gravidanza sono quella psicologica e quella fisica. La donna viene colpita con calci e pugni che molto spesso sono diretti all’addome per farle del male o addirittura per causare la morte del feto, ai genitali ed al seno, talvolta con contemporaneo abuso sessuale. Modi utilizzati dal partner violento per rimarcare l’indifferenza, il rifiuto ed il disprezzo verso la partner gravida

Altri comportamenti del partner aggressivo sono: controllare, limitare o addirittura negare l’accesso alle cure prenatali; colpevolizzare la donna per il suo aspetto fisico “poco attraente”; negarle i soldi per comprarsi cibo o altro; limitare il suo accesso al cibo; costringerla a lavorare durante la gravidanza; costringerla ad avere rapporti sessuali; controllare le sue decisioni relative al parto (ad es. negarle l’anestesia o l’uso di farmaci antidolorifici)

Uno studio Canadese del 2006 afferma che il 21% delle donne maltrattate, subisce abusi anche in gravidanza. Per altre donne gli abusi iniziano in gravidanza perché il partner violento: vede il bambino come un intruso nella relazione; teme di essere abbandonato; prova stress per motivi finanziari; sente di perdere controllo e potere sulla donna; prova avversione per i cambiamenti fisici della donna

Uno studio del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Burlo Garofolo, Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste e Università della California di San Francisco, ha evidenziato che il 10% di mamme con un bimbo di otto mesi (352 triestine di età media 32 aa), vive una situazione di violenza domestica, soprattutto psicologica ma anche fisica e sessuale. Il 5% rivela stati di depressione (Health care for women International, 2009)

Uno studio di Mahenge et al Uno studio di Mahenge et al. del 2013, afferma che in Tanzania 3 donne su 10 hanno subito violenza fisica e/o sessuale durante la gravidanza Secondo Pallitto C.C. et al (2013), la violenza in gravidanza costituisce un massiccio fattore di rischio per la gravidanza indesiderata e per l’aborto

La violenza domestica in gravidanza sembra essere associata, secondo uno studio di Zhang Y. et al. del 2013, all’aumento di glutammato nel plasma, GABA, cortisolo e polimorfismo del gene COMT nei neonati

Maternal stress/anxiety/mental illness transplacental passage cortisol cortisol cortisol cortisol cortisol 11βHSD2

Uno studio condotto a Valencia nel 2008 su 888 donne al terzo trimestre di gravidanza, con follow-up nel 5° e 12° mese postpartum, ha riscontrato la presenza di un incremento degli episodi di violenza psicologica sulle donne dopo il parto, in particolare al 5° mese postpartum. I fattori di rischio sono la violenza prima e durante la gravidanza così come i fattori di rischio psicosociale (in particolare consumo di alcool o droga del partner e mancanza di supporto sociale ed affettivo) (Escribà-Aguir V. et al., 2012)

Hellmuta J.C., et al. nel 2013 effettuano uno studio su 180 donne al fine di valutare i fattori di rischio per la violenza in gravidanza ed alla sesta settimana postpartum. I fattori di rischio principali identificati dallo studio sono: uso di alcool del partner gelosia patologica del partner sospetto di infedeltà da parte del partner

Alhsen J.L., et al. nel 2013 Studio su 166 mamme ed i loro neonati in un periodo da febbraio 2009 a febbraio 2010 19% delle donne ha subito IPV in gravidanza; 41% dei neonati hanno avuto esiti neonatali negativi La metà delle donne ha fatto uso di almeno una sostanza durante la gravidanza IPV in gravidanza associata ad un rischio 4 volte maggiore di SGA neonatale

Fattori di rischio per la violenza in gravidanza sono: storia di violenza precedente; gravidanza indesiderata (rischio maggiore di 5 volte); giovane età (tra 16 e 19 anni rischio aumentato di circa 3 volte); appartenenza a gruppi etnici immigratori; partner con problemi di alcolismo; isolamento dalla famiglia d’origine; scarse relazioni sociali; situazione cronica di stress

RISCHI ED ESITI FISICI DI VIOLENZA IN GRAVIDANZA SULLA MADRE Esacerbazione malattie croniche Complicanze muscolo scheletriche Asma (1:2) Disturbi alimentari Iperemesi Scarso aumento di peso Morte Traumatismi ( 2° causa) Esiti al trauma Infezioni genitourinarie Dolore addominale Dolore pelvico Distacco di placenta Epilessia (1:4) Rottura d’utero Ritardo nell’assistenza Perdite ematiche primo trimestre

RISCHI ED ESITI PSICHICI DI VIOLENZA IN GRAVIDANZA SULLA MADRE Abuso di droghe Fumo (32% vs 13%) Abuso di farmaci psicotropi Depressione puerperale Disturbi del sonno PTSD Disturbi d’ansia Ideazione suicidiaria Abuso di alcool (22% vs 16%) Tentativo di suicidio Dissociazione durante le procedure mediche Dolore cronico/disturbi da somatizzazione

RISCHI ED ESITI SUL BAMBINO FISICI Poliabortività Morte fetale Distacco di placenta Corioamniotite Parto pretermine Basso peso alla nascita (OR 1.4)* PSICHICI Abuso di sostanze Depressione Difficoltà scolastiche Alto rischio di incorrere in attività sessuali

Le conseguenze psicologiche a lungo termine della violenza subita in gravidanza provocano effetti gravi ed estremamente dannosi sullo sviluppo psicologico del bambino. Con elevata probabilità il bambino dopo la nascita sarà testimone di episodi di violenza. Inoltre gli studi dimostrano che l’uomo che usa violenza contro la partner probabilmente usa violenza anche contro i figli

Le conseguenze dell’esposizione alla violenza di un bambino hanno devastanti e pervasivi effetti sul suo sviluppo fisico, psicologico, cognitivo e del linguaggio (Carpentel G.L., Stack A.M., 2009)

Principali motivi addotti dal partner per giustificare la violenza sono: gelosia nei confronti del nascituro; rabbia verso la gravidanza non voluta; ostilità verso la gravidanza che impedisce alla donna di potersi occupare dell’uomo con la stessa esclusività e dedizione precedente

LA GRAVIDANZA COME FINESTRA DI OPPORTUNITA’ Prenatale Perinatale Postnatale Intervento Precoce Ambulatorio ginecologia Esami strumentali Esami di laboratorio Corso preparto Ricovero per parto Visita ginecologia (40 giorni)

PER LA VITTIMA DI IPV POSSONO ESSERE FORTI MOTIVAZIONI Desiderio di essere una buona mamma Desiderio di prevenire l’abuso infantile Opportunità di programmare il proprio futuro POSSONO ESSERE FORTI MOTIVAZIONI PER CAMBIARE LA PROPRIA VITA

VITTIMA DI VIOLENZA IN GRAVIDANZA INDIVIDUARE LA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA IN GRAVIDANZA Gravidanza indesiderata (rischio > di 4 volte) Ritardo nell’accesso alle cure prenatali Anamnesi di aborti ripetuti, parti pretermine, distacchi di placenta, infezioni urinarie Età materna giovane (16-19 anni, rischio > di 3 volte) Eccessiva ansia rispetto al decorso ed esito della gravidanza Presenza di ecchimosi/ematomi o altre ferite Abuso di sostanze Dimenticanza degli appuntamenti fissati

SEGNALI IMPORTANTI NELLA DONNA: Ansia, depressione Eccessiva preoccupazione per la gravidanza Diffidenza Lesioni in vario stato di guarigione NEL PARTNER: Eccessiva sollecitudine Controllo Non lasciare mai la donna sola Rispondere al posto della donna

Uno studio condotto in North Carolina e Maryland sui referti autoptici, ha mostrato che l’omicidio è la prima causa di morte per le donne in gravidanza o che hanno avuto gravidanze recenti. È invece la quinta causa di morte per donne non gravide, durante lo stesso periodo di tempo. Il 77% degli omicidi si verifica durante il primo trimestre di gravidanza (Horton & Cheng, 2001; Parsons & Harper, 1999)

Il rischio per una donna di essere vittima di femminicidio aumenta di ben 3 volte per le donne che vengono abusate durante la gravidanza (McFarlane et al., 2002)

IN ITALIA OGNI 3 GIORNI UNA DONNA VIENE UCCISA Il feminicidio in europa e’ la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 60 anni piu’ del cancro, piu’ degli incidenti stradali e l’80% avviene in famiglia IN ITALIA OGNI 3 GIORNI UNA DONNA VIENE UCCISA

FEMINICIDIO IN ITALIA Bramante, 2014

NON CHIAMATELO AMORE

Grazie per l’attenzione