Intellettuali e tecnologia Una crisi lunga due secoli

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Transcript della presentazione:

Intellettuali e tecnologia Una crisi lunga due secoli

Definizione – (Primoi Levi) Romanticismo (Mary Shelley) Seconda metà dell’Ottocento (Zola) Carducci Decadentismo Futurismo Pirandello Fritz Lang Charlie Chaplin Blade Runner Androidi come noi Matrix Problemi e opportunità per le voci critiche in rete.

Definizione Aggettivo Che attiene al pensiero e alla conoscenza: lavoro i.  Che si dedica ad attività di pensiero, che ha spiccati interessi culturali:avere degli amici i. • Sostantivo .m. e f. Chi fa un'attività in cui prevale il pensiero e, per estensione, chi esercita una professione che abbia attinenza con la cultura || fare l'i.; darsi arie da i., si dice di chi ostenta una presunta superiorità culturale

Primo Levi I sommersi e i salvati (1986) Cita Jean Améry per contestarne la definizione di Intellettuale = persona con grandi competenze nel settore umanistico, con attitudini esclusive per il pensiero astratto e che non si interessa ai problemi concreti per i quali la scienza cerca spiegazioni col metodo sperimentale e se ne vanta. Per lui anche il matematico, il fisico, il chimico, il naturalista sono intellettuali.

Si tratta di un pregiudizio che ha dominato per tutta l’epoca antica e medioevale fino al ventesimo secolo in base al quale il lavoro manuale o qualunque attività implichi l’interesse per il mondo materiale sarebbe “meccanica” cioè inferiore, subordinata rispetto al pensiero astratto. E’ un pregiudizio che ha dominato a lungo anche nella scuola, rafforzato dall’impostazione degli studi superiori prevista dalla riforma di Gentile, che Mussolini definì “La più fascista delle riforme”.

A fronte di questo senso di superioirità, si è verificato il fatto che nella società moderna e contemporanea (si intendono gli ultimi due secoli) l’intellettuale “perde l’aureola” (Baudelaire) , non si sente più utile e teme non solo la declassazione dal punto di vista sociale ma anche le conseguenze dell’importanza sempre crescente della tecnologia nella società.

L’intellettuale prova sgomento di fronte al mondo che cambia Prova la sensazione di aver perso il controllo della situazione (sistema economico) Teme di essere declassato e di essere definitivamente lasciato indietro (internet, LIM) Può tuttavia avere l’opportunità di servirsi di nuovi strumenti anche se più “poveri.”

E’ comunque possibile usare la tecnologia in modo consapevole, anche se non bisogna farsi illusioni che questo potrà cambiare immediatamente e radicalmente il mondo. (Calvino). Nella politica, come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire.

Il barone rampante rappresenta la condizione dell’intellettuale che guarda il mondo da una prospettiva distaccata senza lasciarsene spaventare

Si sceglie la prospettiva del rapporto con la tecnologia e col progresso scientifico per esaminare la crisi dell’intellettuale perché è l’aspetto della società contemporanea che lo fa sentire meno all’altezza.

Il declassamento tra Romanticismo e Decadentismo In epoca romantica l’intellettuale si illude di poter cambiare la società in modo rapido e definitivo e viene deluso ( Involuzione della Rivoluzione, Foscolo…) E’ sgomento di fronte all’industrializzazione e ai progressi della scienza che lo emarginano e gli danno la sensazione che l’uomo abbia perso il senso dei suoi limiti (Mary Shelley –Frankenstein)

Ha alcuni torti e alcune ragioni - difende posizioni arretrate per pigrizia mentale e per difendere dei privilegi - segnala i pericoli insiti in una società concepita semplicemente come una grande ingranaggio in cui il singolo individuo rappresenta una semplice rotella.

La crisi economica e la scarsa capacità di controllo ricordano la situazione in cui la macchina sfugge di mano e schiavizza e poi fagocita l’uomo. (Il segreto delle macchine – Kipling)

Nel secondo Ottocento da un lato i naturalisti francesi, innanzitutto Zola (oppure Dickens in Inghilterra) denunciano la riduzione a cosa dell’individuo nella città industriale come Parigi… d’altro lato l’intellettuale si distingue e si isola dal senso comune assumendo gli atteggiamenti del dandy.

Emile Zola (Gérminal, L’ Assommoir) Nel romanzo La bestia umana attribuisce alla città moderna e alla macchina un forte valore simbolico La ferrovia, la locomotiva, sono considerate di genere femminile come le chimere della mitologia classica, per la voracità con la quale macinano metri su metri e il pericolo di esplosioni e incidenti mortali.

Zola, durante la compilazione dell'opera, effettuò la tratta da Parigi a Mantes-la-Jolie sulla bruciante e scomoda locomotiva, assieme al macchinista e al fuochista. Ma l'autore era già legato ai treni, dato che il padre ingegnere aveva realizzato una delle prime linee ferroviarie e la passione per i treni divenne costante nella vita dell'autore, che dalla sua terrazza, si divertì a fotografare innumerevoli treni in transito nel vicino binario.[1] (Wikipedia)

Finale de “La bestia umana” 1890 La locomotiva correva, correva, il treno era uscito dalla galleria con grande fracasso, e continuava la corsa attraverso la desolata e buia campagna……Pequeux, con un ultimo sforzo fece precipitare Jacques, e questi, sentito il vuoto, perduto, si aggrappò al collo di lui così fortemente da trascinarselo. Echeggiarono due spaventosi gridi, che si confusero e sui spensero.

I due uomini, caduti insieme , scaraventati sotto le ruote dalla reazione della velocità, furono squartati, tritati nella loro stretta, in quel terribile abbraccio, essi che avevano vissuto per tanto tempo come fratelli. E li ritrovarono decapitati, senza piedi, due sanguinanti tronconi, ancora stretti, come per soffocarsi.

E la locomotiva, liberata da qualsiasi guida, correva, correva sempre E la locomotiva, liberata da qualsiasi guida, correva, correva sempre. Ribelle, lunatica com’era poteva infine cedere alla foga della giovinezza, come una cavalla ancora non domata, sfuggita dalle mani del guardiano, galoppante per la campagna brulla… E i soldati, il cui stato di ubriachezza era aumentao nello starsene accatastati, si rallegrarono subito di quella corsa forsennata, e si misero a cantare più forte…

E che importava delle vittime che la locomotiva stritolava nel suo cammino! Non si dirigeva essa ugualmente verso l’avvenire, incurante del sangue sparso? Fra le tenebre, senza conducente, da bestia cieca e sorda, abbandonata alla morte, correva, correva sovraccarica di quella carne da cannone, di quei soldati già inebetiti di stanchezza che cantavano.

Era, con lo scalpiccio di un gregge, un’immensa folla che, quando si fermava all’improvviso, si espandeva come una pozza d’acqua e riempiva tutta la strada, uno sfilare senza fine di operai che andavano al lavoro, con gli attrezzi sotto il braccio . Tutta quella folla si riversava su Parigi, da cui veniva ininterrottamente inghiottita. (Incipit de L’ Assommoir)

http://www.mariarosariastigliano.net

Inno a Satana (Giosuè Carducci 1865) 169 Un bello e orribile 170 Mostro si sferra, 171 Corre gli oceani, 172 Corre la terra: 173 Corusco e fumido 174 Come i vulcani, 175 I monti supera, 176 Divora i piani; 177 Sorvola i baratri; 178 Poi si nasconde 179 Per antri incogniti, 180 Per vie profonde; 181 Ed esce; e indomito 182 Di lido in lido 183 Come di turbine 184 Manda il suo grido, 185 Come di turbine 186 L'alito spande: 187 Ei passa, o popoli, 188 Satana il grande.

Giovanni Pascoli Si rifugia nel “nido” delle relazioni familiari e nella contemplazione della natura per mettersi al riparo da una società in rapido cambiamento che lo spaventa con la sua violenza. http://www.tripadvisor.it/

Il Futurismo Il Futurismo esalta la distruzione acritica del passato e inneggia alla tecnologia come nuova forma di bellezza. La guerra e la violenza vengono esaltate come le modalità attraverso le quali una generazione di “superuomini” si affermerà ponendosi al di sopra di una società resa “grigia” dal “diluvio democratico”.* (D’Annunzio, Il Piacere) (Tato, sorvolando in spirale il Colosseo)

Dal “Manifesto” del Futurismo (1909) NOI VOGLIAMO CANTARE l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

Dal “Manifesto” del Futurismo (1909) 11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli

i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria,… perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.

Pirandello “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” 1925 L’uomo è ridotto ad una macchina, è “senza qualità” Interessante l’ambientazione del romanzo nel mondo del cinema che Pirandello frequentò pur dichiarando di non amarlo.

Serafino Gubbio è l’intellettuale che rinuncia a svolgere un ruolo ideologico propositivo: è il nuovo intellettuale “senza qualità”: degradato alla pura mansione tecnica si trova ridotto ad un “silenzio di cosa” mentre le cose prendono il sopravvento sull’uomo

L’amico di Simone Pau ………… Ebbene, si trova davanti un’altra macchina, un pianoforte automatico, un cosiddetto piano-melodico. Gli dicono: - Tu, col tuo violino, devi accompagnare quello strumento.- Capisci! Un violino, nelle mani d’un uomo, accompagnare un rotolo di carta traforata introdotto nella pancia di quell’(altra) macchina!

L’UOMO, LA MACCHINA E LA BESTIA … io udivo qua nella gabbia il sordo ruglio della belva e l’affanno orrendo dell’uomo che s’era abbandonato alle sue zanne, agli artigli di quella, che gli squarciavano la gola e il petto; udivo, udivo, seguitavo ad udire su quel ruglio, su quell’affanno là, il ticchettio continuo della macchinetta, di cui la mia mano, sola, da sé, ancora, seguitava a girare la manovella;

e m’aspettavo che la belva ora si sarebbe lanciata addosso a me, atterrato quello; e gli attimi di quella attesa mi parevano eterni e mi pareva che per l’eternità o li scandissi girando, girando ancora la manovella, semnza poterne fare a meno…

Lo sgomento di fronte alla metropoli La metropoli moderna, percorsa dai tram elettrici, illuminata dalla luce elettrica, non esercita su Pirandello alcun fascino. La città è l’immagine del progresso che mira a rendere “facile e meccanica la vita” ma ciò “non ha nulla a che fare con la felicità”. (Luperini La letteratura come dialogo vol.3 pag.427 )

Fritz Lang Fritz Lang, nome completo Friedrich Christian Anton Lang ( 1890 –  1976), è stato un regista e sceneggiatore austriaco, noto soprattutto per i suoi lavori all’interno della scuola espressionista tedesca, dopo i quali si spostò a lavorare a Hollywood.

Ben prima di George Orwell e del suo romanzo1984, Lang ipotizza un possibile 2026, esattamente 100 anni di distanza da quello di produzione del film, nel quale le divisioni classiste sembrano accentuarsi; negli sfavillanti grattacieli di Metropolis, infatti, vivono gli industriali, i manager, i ricchi e nel sottosuolo vivono gli operai confinati in un ghetto, di cui i ricchi sembrano neanche ricordarsi; il capo di tutto questo è l’imprenditore-dittatore John Fredersen (Alfred Abel), che vive in cima al grattacielo più alto, quello coi rostri come piste di atterraggio per aerei

); suo figlio Freder (Gustav Frölich) vive in un irreale giardino dell’Eden, popolato da sensuali fanciulle. Improvvisamente irrompe nel giardino l’insegnante e veggente Maria (Brigitte Helm), accompagnata dai figli degli operai, che lo invita a guardare i “suoi fratelli. Freder rimane così colpito che decide di visitare il sottosuolo e si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai, i quali anche se stremati non possono commettere il minimo errore pena l’esplosione della macchina di cui si occupano e la morte dei meno fortunati, evento a cui Freder assiste.

Nel frattempo il padre di Freder fa visita all’inventore delle macchine di Metropolis, Rotwang (, che vive da solo, struggendosi per la perdita di Hel, la madre di Freder morta di parto, che scelse Fredersen al suo posto. Rotwang ha progettato un robot( che chiama uomo-macchina, in grado di sostituire in tutto l’uomo; questo robot sembra avere un corpo da donna, e proprio una donna diventerà poiché l’inventore è capace di trasformare quell’ammasso di metallo in una figura indistinguibile da una persona in carne e ossa.

L’INVENTORE creerà un robot con le sembianze del la profetessa Maria per confondere gli operai e incitarli ad una folle rivoluzione che porta ovunque rovine e distruzione. Il film si conclude col ritorno della vera Maria e un’improbabile riconciliazione tra gli operai e il padrone che successivamente Lang ripudiò.

Temi fondamentali: - la città mostruosa; - l’asservimento degli esseri umani alle macchine; - l’assimilazione dell’essere umano alla macchina (la costruzione dell’androide)

La macchina non è né buona né cattiva, dipende dalla volontà di chi la utilizza. L’uomo proietta sulla macchina il suo “cuore di tenebra”, la accusa di poter fare ciò che egli fa quotidianamente: commettere atti di violenza e sopraffare i più deboli. Per questa ragione la macchina viene assimilata alla belva feroce: come molti esseri umani è capace di furia cieca e devastatrice. L’uomo teme nella macchina quello che farebbe bene a tenere a freno in se stesso: l’impulso a prevaricare gli altri. Singolarmente, nella fantascienza, anche la figura dell’alieno è caricata degli stessi significati.

Charlie Chaplin Tempi moderni (1936) L’incipit ripropone la trasformazione dell’uomo in macchina

Blade Runner (Ridley Scott 1982) Il fiilm ripropone gli stessi temi di Metropolis ma storia meno politicizzata: Deckard è incaricato di eliminare alcuni androidi che si ribellano al loro destino di morire presto per scoprire di essere innamorato di una di loro e forse di essere lui stesso un androide (i diversi finali). Celebre il monologo in cui il capo dei ribelli sta per morire e fa capire di avere la stessa sensibilità degli esseri umani. Il film appartiene al filone cyberpunk

Il monologo di Roy Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.[3] Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B[4] balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.[5] E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.

Il replicante manifesta la paura di morire che hanno gli esseri umani A partire da Blade Runner, macchine e androidi hanno letteralmente invaso il cinema: se ne trovano nella saga di Guerre Stellari e di Alien, che ripropone il classico trio essere umano-bestia-macchina. Se un giorno esisteranno macchine in grado di percepire se stesse e di manifestare sentimenti, dovranno essere trattate come se fossero vive.

La virtualità e i suoi incubi Questo è anche il tema di A. I. Intelligenza artificiale, realizzato nel 2001 da Steven Spielberg in base ad un progetto di Stanley Kubrik, il quale aveva trattato il tema del calcolatore-umano nel suo celebre cult “2001 Odissea nello Spazio”, in cui il conflitto con gli esseri umani si conclude con la sconfitta del computer che si spegne supplicando l’essere umano di non ucciderlo.

A. I. è la storia (abbastanza strappalacrime) delle disgrazie di un bambino-androide maltrattato dagli esseri umani che alla fine del film muore. Ancora una volta l’androide del film nasconde situazioni di emarginazione del tutto umane.

Matrix (1999) L’umanità è schiava delle macchine senza saperlo perché è prigioniera in un immenso utero artificiale attraverso il quale è connessa ad una neurosimulazione. interattiva. Artefici di questo stato di cose sono altre macchine che hanno prevalso sugli esseri umani al termine di una guerra.

Alcune persone consapevoli della situazione lottano per liberarla Alcune persone consapevoli della situazione lottano per liberarla. Al termine della trilogia avverrà una riconciliazione tra macchine ed esseri umani grazie al sacrificio di un personaggio carismatico (Neo) che lotterà per sconfiggere un nemico in grado di distruggerli tutti. In una delle scene conclusive, per rivolgersi e Neo le macchine assumono un volto umano.

Nella saga di Alien esiste un androide “malvagio” (Ash), che obbedisce ciecamente all’ordine di sacrificare l’equipaggio di un’astronave per salvare una mostruosa creatura aliena che una spregiudicata compagnia di commercio vuole sfruttare per i suoi affari. (l’uomo, la macchina e la belva)

Ne esiste però anche uno buono che aiuta gli umani a salvarsi e che viene rappresentato mentre “muore” soffrendo in una scena assolutamente impressionante.

Data si deve battere contro i pregiudizi Campione nella lotta per l’emancipazione degli androidi è Data, che nella serie di telefilm Star Trek The Next Generation dovrà sconfiggere i pregiudizi che gravano su di lui: ancora una volta un alter-ego dell’essere umano.

Molto numerosi sono i romanzi di fantascienza in cui è trattato il rapporto tra uomo e macchina e il tema dell’androide, basti pensare a Io, robot di Isaac Azimov, dal quale è stato tratto un film ancora una volta basato sulla persecuzione degli androidi ad opera degli esseri umani.

Rischio o opportunità? Come l’intellettuale può far la pace con la tecnologia Le opportunità che la tecnologia offre Rischi e cambiamenti di mentalità necessari