Le politiche socio assistenziali
Comuni Aziende Sanitarie SSN SSR Enti preposti alla Assistenza Sociale In Italia c’è distinzione fra: Enti preposti alla Cura Comuni Aziende Sanitarie Servizi sociali Finanziamenti: Fondo Sociale Nazionale/Regionale Gestione: Comuni Attività: assistenza sociale (aiuto alla persona, contributi economici, trasporti, inserimento sociale e lavorativo di disabili, tutela sociale e giuridica delle fasce deboli, adozioni e affido…) Sede: Circoscrizioni comunali Servizi sanitari SSN SSR Finanziamenti: Fondo Sanitario Nazionale/Regionale Gestione: Aziende Sanitarie pubbliche e private accreditate Attività: assistenza sanitaria (prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione) Sede: Distretti e Ospedali Convenzioni Servizi socio-sanitari Finanziamenti: in parte Aziende Sanitarie e in parte Comuni Gestione: Aziende Sanitarie Attività: assistenza sanitaria + sociale Sede: Distretti
Struttura del SSN Strutture operative Struttura organizzativa DL 229/99 Strutture operative Struttura organizzativa e gestionale Ospedali (Presidi di AUSL e AOA) Distretti (Dipartimento di Cure Primarie) 3. Dipartimento di Sanità Pubblica/Prevenzione Dipartimento di Salute Mentale (Strutture territoriali e ospedaliere) Strutture private accreditate Aziende Sanitarie 1.Aziende USL (AUSL) 2. Aziende Ospedaliere Autonome (AOA)
Servizi Sanitari e Sociali 1 pilastro del Sociale 2 pilastri della Sanità Dipartimenti ospedalieri in via di sviluppo Servizi sociali aiuto alla persona contributi economici trasporti inserimento sociale e lavorativo di disabili tutela sociale e giuridica delle fasce deboli adozioni e affido Dipartimento di Cure Primarie Comune Ospedale Distretto Dipartimento di Salute Mentale Dipartimento di Sanità Pubblica
Terminologia diversa a seconda di: La assistenza nel SSN Terminologia diversa a seconda di: Macrostrutture di produzione Distretti: Assistenza primaria/Cure Primarie Ospedali: Assistenza secondaria/Cure Specialistiche Ospedali ad alta specializzazione: Assistenza terziaria LEA 1 Prevenzione collettiva (5% FSN, 4.5%FSR) LEA 2 Assistenza Distrettuale-ASP (49.5% FSN, 51.5% FSR) LEA 3 Assistenza Ospedaliera (45.5% FSN, 44% FSR) Finanziamenti Assistenza sanitaria Assistenza sociale Assistenza socio-sanitaria Tipo di prestazioni Microstrutture di produzione Assistenza Ambulatoriale Assistenza Domiciliare Assistenza Residenziale Assistenza Semiresidenziale Assistenza Ospedaliera
Assistenza 1° Assistenza 2° Assistenza 3° Significato di: Cure primarie, assistenza di 1° livello, assistenza sanitaria primaria, assistenza territoriale,. E’ erogata nei Distretti in regime ambulatoriale, domiciliare, residenziale e semiresidenziale E’ assistenza sanitaria (medica, infermieristica, riabilitativa) e sociale Assistenza 1° Assistenza 2° Assistenza di 2° livello, ospedaliera. E’ erogata negli Ospedali (Aziende ospedaliere e Presidi ospedalieri di Aziende USL) E’ assistenza solo sanitaria (medica, infermieristica, riabilitativa) Assistenza di 3° livello, ospedaliera di alta specializzazione. E’ erogata negli Ospedali (Unità spinali, Centro trapianti, Trauma center...) E’ assistenza solo sanitaria (medica, infermieristica, riabilitativa) Assistenza 3°
Livelli Essenziali di Assistenza Significato di: DPCM 29.11.2001 Assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro LEA 1 Profilassi delle malattie infettive e diffusive, Tutela dei rischi da inquinamento ambientale, Tutela dei rischi in ambienti di vita e lavoro, Sanità pubblica veterinaria, Tutela igienico-sanitaria degli alimenti, Attività di prevenzione alla persona (vaccinazioni, diagnosi precoce) Assistenza Distrettuale LEA2 Assistenza sanitaria di base, Emergenza sanitaria territoriale, Assistenza farmaceutica, Assistenza specialistica ambulatoriale, Assistenza protesica, Assistenza territoriale ambulatoriale e domiciliare, Assistenza territoriale residenziale e semiresidenziale, assistenza termale Assistenza Ospedaliera LEA3 Pronto soccorso, Degenza ordinaria (per acuti), Day Hospital e Day Surgery, Ospedalizzazione a domicilio (modelli regionali), Riabilitazione, Lungodegenza, Servizio tresfusionale, Trapianto organi
Assistenza socio-sanitaria DPCM 14.2.2001 Assistenza domiciliare, ambulatoriale, residenziale, semiresidenziale per: area materno-infantile, disabili, anziani e persone non autosufficienti con patologie cronico-degenerative, dipendenze da droghe, alcool e farmaci, patologie psichiatriche, patologie da HIV, patologie terminali Integrazione fra risorse sanitarie del Distretto e risorse sociali dei Comuni
Strutture di erogazione dei LEA (dove il cittadino si rivolge) Dipartimento di Sanità Pubblica/Prevenzione Assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro LEA 1 Servizi territoriali:sanità pubblica, medicina del lavoro, medicina legale, medicina veterinaria Distretto (Dipartimento Cure Primarie) Dipartimento Salute Mentale Assistenza Distrettuale LEA2 Servizi territoriali: Centri di Salute Mentale (Ambulatori), Domicilio pazienti, Residenze, Semiresidenze Diagnosi e Cura (Dip. Sal. Mentale) Dipartimenti Ospedalieri Assistenza Ospedaliera LEA3 Servizi ospedalieri
Domicilio pazienti, Residenze, Semiresidenze Distretto Domicilio pazienti, Residenze, Semiresidenze Assistenza socio-sanitaria DPCM 14.2.2001 Dipartimento di Salute Mentale Centri di Salute Mentale (Ambulatori), Domicilio pazienti, Residenze, Semiresidenze Integrazione fra risorse sanitarie di AUSL e risorse sociali dei Comuni
Prestazioni/Attività assistenziali Significato di: Prestazioni/Attività assistenziali 1. Prestazioni/Attività sanitarie DL 229/99 Attività di promozione della salute e delle capacità residue, di prevenzione (1°, 2°, 3°), diagnosi, cura, riabilitazione Le prestazioni sanitarie sono finanziate dal SSN
2. Prestazioni/Attività sociali L 328/2000 Attività di sostegno (supporti economici, abitativi, di aiuto alla persona) alle aree sociali deboli in difficoltà: famiglie problematiche, bambini, adolescenti, adulti, anziani, disabili, dipendenti, immigrati, emarginati sociali... Le prestazioni sociali sono finanziate dai Comuni con eventuale partecipazione alla spesa da parte dell’Utente
3. Prestazioni/Attività socio- sanitarie DPCM 14.2.2001 DPCM 29.11.2001 Attività nei confronti di pazienti non autosufficienti per i quali risulta inscindibile la assistenza sanitaria da quella sociale Sono erogate in regime domiciliare (ADI), Residenziale (RSA, CP) e semiresidenziale (CD) Le prestazioni socio-sanitarie sono finanziate in parte dalle ASL e in parte dai Comuni (con eventuale partecipazione alla spesa da parte degli Utenti), secondo criteri prestabiliti in ambito regionale
Strutture assistenziali Significato di: Strutture assistenziali Luoghi fisici in cui è erogata assistenza sanitaria e socio-sanitaria Domicilio Ambulatori Residenze Semiresidenze Ambulanze Ospedali Assistenza ad anziani, disabili, malati cronici, malati psichiatrici, malati terminali Assistenza medica e pediatrica di base + Assistenza specialistica ambulatoriale Assistenza alle aree materno-infantile, anziani, disabili, malati psichiatrici, tossicodipendenti RSA, CP, Hospice per l’assistenza ad anziani, disabili, malati psichiatrici, tossicodipendenti, malati terminali CD per l’assistenza ad anziani, disabili, tossicodipendenti, malati psichaitrici 118, Ambulanze, Elicotteri di trasporto, PS, Reparti, DH, DS Cure intermedie
Professionisti della assistenza Significato di: Professionisti della assistenza Professionisti con titolo di studio appropriato per svolgere Funzioni, Attività e Compiti di assistenza nel SSN Medici Prof. Sanitari Prof. Sociali Educatori 3° Settore MMG, PLS, MCA Infermieri Assistenti sociali Fisioterapisti Assistenti tutelari Medici di Distretto specialisti ambulatoriali specialisti servizi territoriali (ginecologi del Consultorio, geriatri delle RSA, pediatri della Pediatria di Comunità, psichiatri della Salute Mentale…) specialisti Direzione Distretti /DCP Dietisti Ostetriche Logopedisti Ortottisti Farmacisti Psicologi Caratteristica Integrazione multiprofessionale = lavoro di equipe
La nuova Vision della Assistenza Successione delle prestazioni sanitarie e delle azioni di protezione sociale erogate da Servizi fra loro collegati (Servizi in rete) per rispondere ai bisogni sociali e sanitari del Paziente, dal momento della emergenza del bisogno fino all’esaurimento dello stesso Continuità delle cure Integrazione fra attività sanitarie e attività di protezione sociale attuate da Equipe socio-sanitarie nei confronti di pazienti non autosufficienti per i quali risultano inscindibili cura e assistenza Integrazione socio sanitaria
L’assistenza sociale Insieme di interventi volti a contrastare situazioni di indigenza, per mezzo di servizi sociali e di trasferimenti monetari, finanziati attraverso la fiscalità generale. Fruizione: aperta a tutti (salvo priorità di accesso e quote differenziate di compartecipazione) Eleggibilità: individuazione di uno stato di bisogno e dell’insufficienza di risorse per farvi fronte (prova dei mezzi)
Interventi di assistenza sociale sono: SELETTIVI e RESIDUALI; seguono il principio di CATEGORIALITÀ Problemi: Trappola della povertà Stigma Problemi di informazione
Le principali FUNZIONI: Risposta alle situazioni di povertà e di indigenza economiche: trasferimenti monetari (attributi attraverso la prova dei mezzi), per garantire un minimo di risorse per soddisfare i bisogni fondamentali. Può prevedere una condizione di ATTIVAZIONE
Funzione preventiva di promozione dell’inclusione sociale: offerta di servizi sociali, gratuiti o sottocosto, in genere aperti a tutti i cittadini. Possono essere previste priorità di accesso a favore di categorie deboli e/o diversi gradi di compartecipazione dei cittadini, in base alla situazione economica.
Modelli di produzione Modello pubblico Modello misto 2 forme: distinzione tra funzione di acquisto e produzione (contracting out; mercato amministrato); modello misto concorrenziale Modello privato
L’assistenza sociale nei modelli di welfare Sistemi familisti: la famiglia costituisce un ammortizzatore sociale; lo Stato ha un ruolo sussidiario; le rete dei servizi sociali si sviluppa poco o in modo frammentario Sistemi de-familisti: maggiore responsabilità dello Stato; si sviluppa un ampio sistema di servizi sociali territoriali e di prestazioni monetarie
L’assistenza sociale nei modelli di welfare Ruolo del TERZO SETTORE: cambia a seconda del grado di partecipazione ai processi di policy making Accreditamento Negoziazione
L’assistenza sociale in Italia Tipi di intervento: Assegno sociale (e vecchie pensioni sociali): prestazione assistenziale di natura categoriale Pensione d’invalidità civile: prestazione assistenziale di natura categoriale Assegno per il nucleo familiare: prestazione selettiva di sostegno al reddito per carichi di famiglia; di natura categoriale
Tipi di intervento: integrazione al trattamento minimo: prestazione selettiva e categoriale Maggiorazioni sociali: prestazione selettiva e categoriale Assegno per nuclei familiari con almeno 3 figli minori Assegno di maternità Fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione
Interventi a livello locale (Comuni) Informazione e segretariato sociale a cittadini e utenti dei servizi Assistenza economica a persone in difficoltà attraverso trasferimenti monetari continuativi o straordinari (minimo vitale), esoneri da tariffe, ecc. Assistenza domiciliare di tipo sociale Assistenza abitativa tramite alloggi protetti Assistenza ai minori tramite affidamento familiare
Interventi a livello locale (Comuni) Asili nido Centri diurni di tipo socio-educativo per portatori di handicap Inserimento sociale e lavorativo delle persone in situazione di svantaggio e bisogno Centri di accoglienza per situazioni di emergenza assistenziale e sviluppo di servizi residenziali Pagamento delle rette nelle residenze sanitarie per anziani con difficoltà economiche
La povertà in Italia Nel 2007 l’Istat ha contato 2.623.000 famiglie in condizione di povertà relativa, pari all’11,1% delle famiglie residenti e a 7.542.000 persone, cioè il 12,8% dell’intera popolazione; un numero e una quota sostanzialmente stabili rispetto al 2006. Secondo l’Istat è povera una famiglia di due persone che consuma meno della media pro-capite dei consumi del paese (la soglia così definita nel 2007 era pari a 986 euro mensili)
La definizione dell’ISTAT differisce da quella adottata in ambito comunitario, dove la soglia (del rischio) di povertà è fissata al 60% del reddito mediano equivalente disponibile individuale. I dati Eurostat, basati quindi su una metodologia non comparabile con quella nazionale (in particolare, costruiti sui redditi invece che sui consumi), indicano una incidenza di popolazione a basso reddito (“a rischio di povertà” secondo la definizione ufficiale) stabile intorno al 20%
Deprivazione materiale Nel 2006, quasi il 6% delle famiglie ha dichiarato di aver avuto problemi nel procurarsi il cibo necessario (percentuale che nel Sud e nelle Isole cresce di almeno un terzo rispetto al Nord); il 12% di non potersi curare adeguatamente (il 21,4% al Sud e il 20,2% nelle Isole); il 17,8% di avere difficoltà per quanto riguarda l’abbigliamento (quasi il 30% nelle Isole) il 34,7% delle famiglie ha dichiarato di arrivare alla fine del mese “con difficoltà” (quasi il 20%) o con “grande difficoltà” (percentuale che nel Mezzogiorno sale al 46,5% e nelle Isole al 48,5%); il 66,1% (il 75,4% nel Mezzogiorno e l’82,5nelle Isole) ha ammesso di “non riuscire a risparmiare”.
Il divario Nord-Sud Il differenziale nei tassi di povertà relativa del Sud e quelli del resto del Paese costituisce l’aspetto più evidente del “modello di povertà italiano”. L’incidenza della povertà, misurata secondo l’indicatore nazionale, nel Meridione e nelle Isole (22%) è doppia rispetto alla media e di quasi cinque volte superiore a quella registrata nelle regioni del Nord (4,7% in Lombardia, 5,0% in Veneto, 3,9% in Emilia Romagna, contro il 23,0% della Basilicata, il 27,8% della Calabria, il 28,9% della Sicilia).
Le famiglie numerose Il rischio di povertà cresce rapidamente al crescere delle dimensioni della famiglia, facendo registrare tra le “famiglie numerose” i livelli d’incidenza della povertà relativa in assoluto più elevati. Nel 2006, a fronte di un’incidenza della povertà relativa al di sotto della media nazionale per famiglie con uno (8,1% secondo l’indicatore nazionale) o due membri (9,9%), si è registrato un tasso di povertà del 14,8% per le famiglie con 4 componenti e del 24,3% (dunque più del doppio rispetto alla media nazionale) per le famiglie con 5 o più componenti, percentuali che nel Mezzogiorno salgono rispettivamente al 26,1% e al 37,5%.
I minori I minori in condizione di povertà relativa, utilizzando la metodologia nazionale, sono in Italia 1.728.000, all’incirca il 23% della popolazione povera, con una forte prevalenza delle età infantili (il 61,2% ha meno di 11 anni) e una sproporzionata concentrazione nel Meridione dove risiede il 72% dei minori poveri italiani. Nella comparazione internazionale, inoltre, l’Italia si colloca, con un’incidenza del 25% della povertà relativa in questo comparto di popolazione, in una posizione particolarmente critica, assai distante dalle medie UE-15 e UE-25 (rispettivamente di 7 e 6 punti percentuali), e peggiore (di due punti) persino della media dei Nuovi Paesi Membri. Prevale il modello del male breadwinner: la povertà più che concentrarsi nelle famiglie senza lavoro (meno del 6%) si diffonde tra famiglie monoreddito.
Gli anziani Sono 1.601.000 gli italiani in età superiore ai 64 anni in condizione di povertà nel 2006, con un’incidenza (in base all’indicatore nazionale) vicina al 14%, in miglioramento (di 2-3 punti) rispetto ai tassi fatti registrare nel decennio precedente. Anche in termini comparativi la posizione dell’ Italia si presenta come migliore: il tasso italiano di povertà relativa si colloca di due punti al di sotto della media UE-15 per quanto riguarda gli ultra-settantacinquenni. Il rischio di cadere in povertà sale in presenza di alcuni fattori: coppie di anziani con figli privi di autonomia economica (16,7%); anziani monogenitori (16,8%); famiglie di altra tipologia con almeno un anziano (18%).
Povertà e istruzione Abbandoni scolastici: gli early schhol leavers costituiscono ancora il 20,9%, con una minima diminuzione nell’ultimo triennio di appena un punto percentuale. Si tratta di 900 mila ragazzi tra i 16 e i 24 anni (un quinto della popolazione di riferimento) presente in Italia in proporzione nettamente superiore alla media europea (EU-15: 14,9%; EU-27: 17,6%). Studenti immigrati:La mancanza di regolarità scolastica tra gli studenti con cittadinanza non italiana rappresenta un dato preoccupante, dovuto sia a difficoltà legate alla conoscenza della lingua italiana, sia a problemi di integrazione sociale. In media, il 42,5% di alunni stranieri non è in regola con gli studi e il crescere dell’età aumenta il loro disagio scolastico. Per tutti gli ordini di scuola e per tutti gli anni di corso la percentuale di ripetenti stranieri è superiore a quella degli italiani.
La povertà relativa in Italia (Istat, 2007)
La povertà relativa in Italia (Istat, 2007)
La spesa sociale Difficoltà nel calcolo: manca sistema informativo su assistenza sociale e servizi sociali 1,8% sul Pil; 7% sul totale della spesa sociale pubblica 70% per vecchiaia e invalidità; 15% per la famiglia
La spesa sociale in Italia
La spesa sociale nella media UE15
L’assistenza sociale prima delle riforme Problemi: Frammentazione e sovrapposizione istituzionale Inclinazione verso trasferimenti monetari, invece di servizi Marcata disomogeneità territoriale Mancanza di una rete di sicurezza sociale di ultima istanza
I servizi sociali D.lgs. 112 del 1998, (art. 128) Definizione dei servizi sociali “tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia”.
Azioni negli anni novanta e duemila Sperimentazione del Reddito minimo d’inserimento Introduzione dell’Indicatore di situazione economica (ISE) Approvazione L. 328/2000: legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
Stato: funzioni di programmazione nazionale, definizione dei livelli essenziali ed uniformi delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP), fissazione di requisiti nazionali per l’offerta/partecipazione al sistema (in materia di accreditamento come in materia di professioni sociali), ripartizione del Fondo nazionale per le politiche sociali
Legge 328/2000 Governance fondata su una logica istituzionale multi-livello (forte compenetrazione tra livello statale, regionale, locale) programmazione integrata decentramento degli interventi, anche con ricorso a partnership pubblico/privato nella loro gestione circolazione delle informazioni all’interno d’un sistema informativo dei servizi sociali da definire
Regioni: compiti di definizione (con modalità concertate con il sistema degli enti locali) degli ambiti territoriali di offerta e delle principali caratteristiche organizzative e gestionali dei servizi adozione dei Piani sociali regionali Province: funzioni di raccolta di informazioni sui bisogni, sulla domanda e l’offerta dei servizi Comuni: funzioni di presidio diretto delle funzioni gestionali e amministrative dei servizi programmazione degli interventi a livello locale all’interno del Piano di zona
I LEP Alla base dell’individuazione dei LEP, occorre: una affidabile catalogazione delle prestazioni sociali la definizione di target di offerta; il finanziamento delle prestazioni corrispondenti ai LEP non in base al costo effettivamente sostenuto in ciascuna singola area, bensì in base ad un costo unitario standard.
Spesa per asili nido
LEP – ipotesi “al ribasso” (livello minimo di copertura 6%)
LEP – ipotesi “al rialzo” (livello minimo di copertura al 9%)
Sfide per il futuro Definizione dei LEP (diritti, tipologie di prestazioni, standard di qualità e livelli minimi di spesa, reddito minimo garantito) Risorse finanziarie (riequilibrio fra comparti di spesa, trasferimento di risorse fra previdenza e assistenza; nuovo mix fra finanziamento pubblico e compartecipazioni private per introdurre principio di “universalismo selettivo”) Capacità istituzionali (di programmazione, monitoraggio, valutazione) per ridurre le disparità territoriali