Elaborazione a cura della: Classe 4 infele

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Ho sempre “lottato” contro il facile pregiudizio che “vede” paesi economicamente deboli altrettanto moralmente degradati. Come se l’economia di un paese.
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Elaborazione a cura della: Classe 4 infele PENA DI MORTE Elaborazione a cura della: Classe 4 infele

Le motivazioni a favore

Esigenza di giustizia I sostenitori della pena di morte partono dal presupposto che compito fondamentale dello Stato sia difendere ad ogni costo i singoli individui e la comunità, che chi rispetta la legge ha diritto ad una tutela maggiore rispetto a chi la disattende, che chi commette reati deve pagare, che esistono colpe per cui nessuna pena, tranne la morte, costituisca la giusta punizione. Sarebbe quindi un'esigenza di giustizia a sostenere le loro ragioni.

Funzione deterrente I sostenitori della pena di morte assegnano ad essa una funzione deterrente, in quanto sono convinti che la durezza della pena sia sufficiente in molti casi ad evitare che il reato venga commesso. In modo particolare la pena di morte svolgerebbe una funzione preventiva nei confronti di ondate di criminalità organizzata in grado di sconvolgere la vita sociale di uno Stato (gangsterismo, mafia, terrorismo ecc.). La pena di morte inoltre, soddisfacendo il risentimento delle vittime e dei loro parenti, eliminerebbe la tentazione di vendette private ed il manifestarsi di disordini sociali. L'eliminazione definitiva di un delinquente eviterebbe poi il ripetersi di altri reati da parte dello stesso.

Interesse economico Certamente sul piano economico la pena di morte rappresenta un sistema di punizione molto meno gravoso di una lunga detenzione e dell'ergastolo, e quindi vantaggioso per la comunità. Il fatto che essa sia irreparabile e non si possa risarcire chi sia stato condannato ingiustamente non sarebbe una ragione sufficiente per sopprimerla: basterebbe applicarla solo nei casi in cui ci sia la matematica certezza della colpevolezza dell'imputato; tanto più che esiste un'ulteriore garanzia: il potere di ogni capo di stato di concedere la grazia in caso di dubbio, commutandola in ergastolo o altra pena detentiva.

Le 10 motivazioni per dire

1. Viola il diritto alla vita                        La Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, che chiedono l'abolizione della pena di morte, riconoscono il diritto alla vita. Un riconoscimento sostenuto anche dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel 2007 e nel 2008, ha adottato una risoluzione che chiede, fra l'altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.  

2. È una punizione crudele e disumana                        Non esiste alcuna giustificazione alla tortura o a trattamenti crudeli e disumani. Secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani: "Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti". Come la tortura, un'esecuzione costituisce una forma estrema di aggressione fisica e mentale nei confronti di un individuo. La sofferenza fisica causata dall'azione di uccidere un essere umano non può essere quantificata, né può esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verrà per mano dello Stato. Sebbene le autorità dei paesi mantenitori continuino a cercare procedure sempre più efficaci per eseguire una condanna a morte, è chiaro che non potrà mai esistere un metodo umano per uccidere.

3. Non è stato mai dimostrato il suo valore deterrente                        Non è corretto assumere che una persona che commette un omicidio lo faccia dopo aver valutato razionalmente le conseguenze. Spesso gli omicidi sono commessi in momenti in cui l'emozione ha il sopravvento sulla ragione o sotto l'influenza di droghe o alcool. A volte la persona violenta soffre di gravi disturbi mentali o presenta comunque una certa instabilità psicologica. Chi commette un reato grave con premeditazione, può decidere di farlo nonostante i rischi, pensando di non essere preso o ritenendo che la ricompensa che ottiene ha un valore maggiore rispetto alla pena che potrebbe rischiare. La chiave della deterrenza risiede nell'aumentare le probabilità che chi commette un reato sia arrestato e condannato. Nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia un deterrente più efficace di altre punizioni.

4. Uno stato che uccide compie un omicidio premeditato                        La pena di morte è un sintomo di una cultura di violenza, non una soluzione a essa. Eseguendo una condanna a morte, lo stato commette un omicidio e dimostra la stessa prontezza del criminale nell'uso della violenza fisica. Alcuni studi hanno non solo dimostrato come il tasso di omicidi sia più alto negli stati che applicano la pena di morte rispetto a quelli dove questa pratica è stata abolita, ma anche come questo aumenti rapidamente dopo le esecuzioni: un incremento simile a quello causato da eventi pubblici violenti come le stragi.

5. È sinonimo di discriminazione e repressione                        La pena di morte è usata in modo sproporzionato contro le persone più svantaggiate. Chi appartiene a una classe sociale povera non dispone mai dei mezzi economici necessari per affrontare un processo capitale. Una difesa d'ufficio non sempre si rivela essere adeguata. La pena di morte è spesso sinonimo di discriminazione razziale, religiosa ed etnica. È usata nei confronti di persone affette da disturbi mentali e minorenni all'epoca del reato. Nelle mani di regimi autoritari, la pena capitale è uno strumento di minaccia e repressione che riduce al silenzio gli oppositori politici.

6. Non dà necessariamente conforto ai familiari della vittima                        Un'esecuzione non può ridare vita alla vittima né cancellare per sempre la sofferenza provata dalla sua famiglia. Lontana dal mitigare il dolore, la lunghezza del processo non fa altro che prolungare la sofferenza dei familiari della vittima, fino alla conclusione dove una vita viene presa per un'altra vita, in una forma di vendetta legalizzata.

7. Un errore giudiziario può uccidere un innocente                        Il rischio di mettere a morte una persona innocente resta legato in modo indissolubile alla pena di morte. Negli Usa, sono più di 130 le persone che sono state rilasciate dal braccio della morte a seguito di sviluppi che ne hanno dimostrato l'innocenza dopo la chiusura del processo. Diversi altri condannati, invece, sono stati messi a morte nonostante la presenza di forti dubbi sulla loro colpevolezza. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In altri paesi, il segreto di Stato che circonda la pena capitale impedisce una corretta valutazione di questo fenomeno. In Arabia Saudita sono frequenti i processi iniqui, spesso svolti in una lingua sconosciuta all'imputato. In Cina e in Iran, le confessioni sono spesso estorte sotto tortura.

8. Infligge sofferenza ai familiari dei condannati                        La pena capitale ha effetto sulla famiglia, sugli amici e su tutti coloro che sono vicini al condannato a morte. Come conseguenza di un'esecuzione, i familiari di un prigioniero messo a morte, che generalmente non hanno avuto niente a che fare con il reato per il quale è stato condannato, provano lo stesso atroce senso di perdita avvertito dai familiari, dagli amici e dai conoscenti della vittima di un omicidio.  

9. Nega qualsiasi possibilità di riabilitazione                        La pena di morte è incompatibile con la dignità umana. Qualunque sia il metodo scelto per uccidere il condannato, l'uso della pena di morte nega la possibilità di riabilitazione, di riconciliazione e respinge l'umanità della persona che ha commesso un crimine. Amnesty International ritiene che il modo corretto per prevenire la reiterazione del reato sia una revisione delle procedure per la libertà condizionale e un serio monitoraggio psicologico durante la detenzione. In nessun caso la risposta può essere trovata nell'aumentare il numero delle esecuzioni.

10. Non rispetta i valori di tutta l'umanità                        I diritti umani sono universali, indivisibili e interdipendenti. Derivano da molte e diverse tradizioni nel mondo e sono riconosciuti da tutti i membri delle Nazioni Unite come standard verso i quali hanno accettato di conformarsi. Tutte le religioni promuovono pietà, compassione e perdono nei loro insegnamenti. In ogni zona del mondo e attraversando ogni confine religioso e culturale, esistono paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica. È sull'insieme di questi valori che Amnesty International basa la sua opposizione alla pena di morte.