Presentazione a cura di Iuri Belligotti

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Transcript della presentazione:

Presentazione a cura di Iuri Belligotti Studenti in regia Presentazione a cura di Iuri Belligotti Edizioni Dehoniane Bologna

1 Liliana Cavani ha esordito alla regia con alcuni sceneggiati televisivi. Nel 1966 ha partecipato al concorso di Venezia con un lungometraggio dedicato alla figura di Francesco. Tra i suoi film si ricordano : “Galileo”, “Milarepa”, “Il portiere di notte”, “Al di là del bene e del male”… Nel 1989 ritorna a occuparsi di Francesco d’Assisi, scegliendo imprevedibilmente come protagonista un attore famoso per ben altri ruoli : Mickey Rourke.

2 Il cinema, per Liliana Cavani, non è altro che una forma di narrativa, attraverso la quale, per un profondo senso del dovere, l’uomo deve cercare di trasmettere agli altri il frutto del proprio studio e della propria esperienza : a tal proposito ama parlare di “incubazione”. Il suo interesse per Francesco è legato fra l’altro alla convinzione che l’uomo sia comunque destinato a migliorare.

3 Per la parte di Francesco, la regista non voleva un attore di “scuola”. Al contrario, cercava un attore che interpretasse in modo istintivo, che entrasse nel ruolo dall’interno, che diventasse in un certo senso lui stesso Francesco. Nonostante Mickey Rourke fosse famoso per i ruoli di sex-symbol, alla Cavani bastò pranzare una volta con lui per capire che era la persona giusta…

4 Il film inizia dalla fine, cioè dalla morte di Francesco… Una scelta ben precisa da parte della regista. Non un semplice flashback, ma l’intenzione di marcare la circostanza che questa morte è in realtà il vero inizio : per Francesco, che accede alla vita ultraterrena al cospetto di Dio; per la sua storia, che diverrà esempio magistrale per tantissimi uomini. La morte di Francesco

5 Questo è il vero inizio della storia, del racconto. Chiara arriva nella tenda dove la aspettano i fraticelli. Chiara e Francesco avevano molte cose in comune, ciascuno capiva bene cosa nel più profondo dell’animo muoveva i pensieri e i gesti dell’altro… Chiara nella tenda

6 Nella realtà i fraticelli erano soltanto tre, qui sono di più. Chiara è arrivata e il racconto può iniziare. Ma se Francesco non aveva voluto lasciare niente di scritto dietro di sé, da cosa nasce l’esigenza del racconto della sua vita ? Potrebbe esserci magari un intento “politico” ? Il racconto

7 Una tavola imbandita che è simbolo di agiatezza, a partire dalle suppellettili preziose e raffinate per arrivare al cibo abbondante… L’unica nota stonata sembra essere proprio Francesco, il suo sguardo lontano, già insoddisfatto del presente. La tavola imbandita

8 L’uomo appeso a testa in giù e scuoiato vivo è l’emblema della fine che fanno gli eretici : dubitare non è ammesso, la fede è qualche cosa da praticare secondo i rigidi dettami della Chiesa, senza porsi domanda alcuna. È solo il clero che può stabilire la via unica per arrivare a Dio. L’eretico

9 Un piccolo quaderno (appartenuto proprio all’eretico) che contiene la traduzione in volgare del Vangelo. Un sospetto nasce nella mente di Francesco : l’idea che un modo diverso di intendere la fede e la religione è possibile. I motivi del dubbio

10 Con Chiara non si può parlare di un coinvolgimento amoroso secondo le consuetudini. Piuttosto, fin dall’inizio l’incontro avviene in una ben differente dimensione : già da piccola – infatti – lei aveva capito ciò che Francesco sarebbe diventato. L’incontro con Chiara

11 Il comportamento di Chiara che aiuta i bambini poveri colpisce Francesco, anche se lì per lì sembra irridere un intento destinato a cambiare assai poco la loro miseria quotidiana. Dentro di sé sente però che fare qualcosa per gli altri può essere la via giusta da percorrere… Il colloquio con Chiara

12 Il primo incontro con il lebbroso è all’insegna dell’orrore e del ribrezzo : Francesco lo caccia, gli urla contro, lo fugge. Una reazione tutt’altro che da buon cristiano ! Il lebbroso

13 Francesco constata appieno la propria inadeguatezza: tra i reietti è comunque un estraneo, ma sente ormai di non appartenere al mondo dei benestanti da cui proviene. E si lascia spogliare senza reagire di tutto quello che indossa. L’inadeguatezza di Francesco

14 Francesco abbraccia la croce di legno : un abbraccio fisico che non significa semplicemente l’accettazione della croce di Cristo, ma ancor di più della propria croce. L’abbraccio della croce

15 La vera croce : Francesco nel lebbroso abbraccia Cristo. È una lettura teologica ben precisa, ma assolutamente aderente all’azione di Francesco, la cui fede è pratica assoluta, contatto con la vile materia – come è del resto testimoniato dalla sua dedizione al lavoro e al culto per esso. L’abbraccio con il lebbroso

16 Francesco dà sempre rappresentazione delle scelte che compie, per così dire le teatralizza, le mostra pubblicamente, platealmente. La rinuncia ai beni terreni viene così mostrata attraverso un effettivo denudamento. La rinuncia

17 Dice a suo padre, che riponeva in lui molte speranze, di avere adesso un altro… Padre. Non sono parole che si dicono a cuor leggero, ma si tratta comunque di una affermazione di piena adesione al messaggio evangelico. Con il padre

18 La nuova vita non è facile, gli straccioni tra i quali vuole vivere, non lo vedono di buon occhio. Ognuno è egoisticamente impegnato per cercare di sopravvivere, non c’è spazio per atteggiamenti fraterni. Ma Francesco ha deciso di amare l’uomo. Comunque. In mezzo agli straccioni

19 La gente chiede a Francesco cosa deve fare per seguire il suo esempio. Lui, allora, un po’ recalcitrante legge qualche riga del quaderno trovato ai piedi dell’eretico. C’è un modo molto “semplice” in realtà : liberarsi di ogni cosa e dare tutto ai poveri… Dare tutto ai poveri…

E questa sua condizione contagia anche i compagni. 20 Francesco comincia a raccogliere i frutti del faticoso cambiamento e un senso di pienezza, di gioia lo pervade. E questa sua condizione contagia anche i compagni. La felicità

21 Il tuffo nell’acqua, l’inizio di una vita diversa: un nuovo battesimo ! Il bagno nella fontana

22 L’amore di Francesco è universale, per lui sono davvero tutti fratelli e sorelle. Non può che essere sino in fondo dalla parte della vita, per la salvezza di chi stanno per impiccare, per condannare a morte. La pena di morte

23 In qualunque situazione, Francesco rivela la sua debolezza, la sua umanità. È questo che ce lo fa sentire vicino. Qui immagina una moglie e un figlio – a cui ha per sempre rinunciato – nella forma di due pupazzi di neve. Sulla neve

24 Inventa nuove maniere di pregare, per far sì che siano più adatte alla povera gente, ai semplici della Terra. In Cristo vede sempre gli ultimi, i diseredati. Francesco parla nella cattedrale

25 La sua fama si diffonde in luoghi lontani, per conoscerlo arrivano giovani da ogni parte dell’Europa. E gli chiedono consigli, quali regole devono seguire. Lui è insofferente alle richieste, risponde che basta essere nudi come… “questa mano”. Le regole francescane

26 Di nuovo l’umanità di Francesco, che lo porta a invocare, quasi a pretendere che il Padre parli con lui, gli mandi dei segnali. Anche Francesco, come Gesù, ha un cedimento, un momento di incertezza. Forse la vera fede è quella che in sé contiene anche il dubbio… Il pianto

L’urlo carico di impotenza, la reazione disperata al silenzio di Dio. 27 L’urlo carico di impotenza, la reazione disperata al silenzio di Dio. È l’Adamo straziato per la perdita del paradiso, che esprime così lo struggente desiderio di ripristinare il legame interrotto con il Padre Celeste. L’urlo

28 Ecco la risposta a tutti i suoi dubbi. E anche la risposta viene data secondo quelle modalità che Francesco predilige, vale a dire qualcosa di concreto, evidente, plateale appunto : le stigmate. Le stigmate

29 Svanite tutte le incertezze, raggiunta la piena consapevolezza in merito al cammino intrapreso, sul volto di Francesco si dipinge, velata da un vago pianto commosso, la perfetta felicità. La felicità perfetta

Fine

«Sto imparando il silenzio dei sassi…» (Francesco)