Che cosa significa ottica di genere Perché ottica di genere

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Transcript della presentazione:

Pari opportunità e ottica di genere (a cura di Mariangela Gritta Grainer –) Che cosa significa ottica di genere Perché ottica di genere Le donne e il lavoro La legislazione di “genere”, la legislazione “neutra” La rete, le reti

Che cosa significa ottica di genere Le azioni positive riferite alle donne sono differenti dalle azioni positive così come sono nate in america in riferimento a minoranze (razziali o altri gruppi. Le donne non sono una minoranza né un gruppo ma uno dei due generi dell’umanità.

L’appartenenza di genere Per secoli l’appartenenza/comunanza di genere è stata per le donne causa di esclusione sociale e politica Una storia e una cultura che hanno fondato e costruito la identità maschile e la identità femminile in due sfere separate, quasi incomunicanti

Sfera privata sfera pubblica La riproduzione umana e sociale per le donne Il lavoro per il mercato, l’impegno pubblico e istituzionale per gli uomini Per gli uomini ne è derivato un impoverimento personale e culturale, per le donne una svalorizzazione sul piano sociale

Il diritto “eguale” L’avvento del diritto eguale senza distinzione di sesso (a partire dalla Costituzione della Repubblica) ha rimosso la correlazione tra genere ed esclusione Non ha però eliminato il protrarsi degli effetti dell’esclusione

Un po’ di storia dall’emancipazione alla parità, alle pari opportunità Uscire dal paradosso “ti danneggio in quanto ti aiuto” Dalla legislazione a tutela della donna e della maternità alla valorizzazione promozione del soggetto femminile

La quarta conferenza mondiale delle donne (Pechino 1995) MAINSTREAMING (letteralmente nuotare al centro della corrente): mettersi nella corrente principale, uscire dalla marginalità, stare al centro dei cambiamenti e dei meccanismi di governo e di potere. Indica una collocazione centrale del punto di vista della differenza di genere nell’ambito dell’azione di governo

EMPOWERMENT Acquisire potere, valorizzare ciò che le donne fanno, assumersi una responsabilità verso il mondo, accrescere l’autostima Indica la necessità di partecipazione estesa e significativa delle donne ai processi decisionali

LE DONNE una risorsa per lo sviluppo Alcuni dati socio economici relativi ai cambiamenti della presenza femminile nella società. Rapporto delle donne con il lavoro Rapporto istruzione lavoro Rapporto lavoro famiglia

Occupazione/disoccupazione Cresce l’occupazione ma anche la disoccupazione femminile perché sempre più donne entrano nel mercato del lavoro. Negli ultimi cinque anni diminuisce leggermente il volume dell’occupazione relativa alle classi giovanili e all’età avanzata. Dal 1993 al 2001 nelle famiglie italiane le donne che lavorano aumentano di un milione. Il rapporto istruzione lavoro è direttamente proporzionale: più istruzione, più presenza sul Mercato del lavoro.

Alcuni dati che segnalano le variazioni dal 1993 al 2003 Il tasso di attività femminile varia dal 41,9% al 47,3%; quello maschile dal 73,8 al 73,6. Il tasso di occupazione femminile varia dal 35,8% al 41,1%; quello maschile dal 68,2 al 68,1. Il tasso di disoccupazione femminile varia dal 14,6% al 13% (nel 1998 era del 16,3); quello maschile dal 7,5 al 7,3. Il tasso di attività complessivo varia dal 57,8 al 60,4; quello di occupazione dal 51,9 al 54,6; quello di disoccupazione dal 10,1 al 9,5 (11,8 nel 1998). Si vede chiaramente come sia la componente femminile quella che determina i cambiamenti più dinamici. Il tasso di disoccupazione femminile resta alto, distante dalla media europea (9%) dalla Francia (10,5%) e dalla Germania (8,1%); è inferiore solo alla Spagna (18,8%).

Occupazione maschile femminile: curva simile Nel 1996 il 52,3% delle donne comprese nella fascia di età 35-39 anni era occupata. Nel 2001 il 56,8% delle donne comprese nella fascia di età 40-44 è occupata. C’è dunque un aumento del 4,5%. Solo dopo i 45 anni si verifica un calo.

Istruzione lavoro Dopo i trenta anni l’80% delle donne laureate è sul mercato del lavoro; i due terzi delle diplomate; il 64% delle donne con qualifica professionale; il 43% di quelle con licenza media; il 20% con licenza elementare o senza titolo. Le donne che studiano sono più degli uomini; terminano prima gli studi e con voti migliori. Dove si accede per concorso a un posto di lavoro si qualificano meglio; vincono più degli uomini.

Famiglia lavoro Se ci soffermiamo sulla classe di età 30-39 anni: Il tasso di attività delle donne “single” è pari all’89,7% (quello maschile al 94,7%). Il tasso di attività delle donne in coppia, senza figli, scende di oltre dieci punti (quello maschile rimane stabile). Il tasso di attività delle donne in coppia con figli scende di quasi 35 punti (si attesta, infatti attorno al 56%).

Le donne con figli meno presenti sul mercato del lavoro Il tasso di attività femminile diminuisce al crescere del numero dei figli. La “rinuncia” a partecipare al mercato del lavoro delle donne con figli è evidente: da un più alto tasso di disoccupazione (12,3%) rispetto a quello delle donne in coppia senza figli (8%) e delle single (6%). La presenza dei figli nella coppia sembra condizionare maggiormente le donne più giovani. Nella classe di età 30-39 anni, come abbiamo visto, si registra una differenza di oltre 23 punti tra il tasso di attività delle donne con figli e quello delle donne senza figli; nella classe di età 40-49 anni la differenza è di 11 punti

Donna o uomo e’ “differente” Il contesto familiare condiziona poco la partecipazione maschile al mercato del lavoro. Il tasso di attività maschile tra i 30 e i 39 anni si mantiene molto alto qualunque sia il contesto familiare: 95% per i single; 98% per gli uomini che vivono in coppia; il contesto familiare sembra “premiarli”. Per gli uomini che vivono in coppia con figli non ci sono sostanziali mutamenti. Qualche cambiamento si comincia a vedere nell’orario di lavoro, nei congedi.

Le donne scelgono il part time per conciliare lavoro e famiglia L’incidenza della componente femminile nell’utilizzo del part time è di circa il 16,6% (+5,4% rispetto al 1993); quella maschile è del 3,5% (solo +1%) circa. Tra gli occupati di 30-39 anni che lavorano part time le donne sono sempre la maggioranza: 80,9% le donne che vivono in coppia senza figli; 87,7% tra chi ne ha; solo il 57,4% tra le single.

Anche per il part time differenze rilevanti rispetto ai Paesi Europei L’Italia registra il 16% in meno di lavoratori part time rispetto alla media europea. L’incidenza femminile nel lavoro part time è inferiore di 2,3 punti percentuali rispetto alla media europea; vicino alla Francia (15,7%) e alla Germania (13,1%). Delle quattro economie continentali solo la Spagna si differenzia molto con il suo 34,6%. La Spagna ha una legislazione molto incentivante e anche consolidata.

Il lavoro indipendente delle donne cresce Le donne imprenditrici sono cresciute più del doppio degli uomini. Le donne libere professioniste sono cresciute il doppio degli uomini. E’ diminuito di circa il 16% il numero delle occupate nelle categorie di lavoro meno qualificato quali, ad esempio, le coadiuvanti.

Le imprese italiane Quasi cinque milioni le imprese nel nostro Paese. Oltre 14 milioni di addetti.

Le imprenditrici Possiamo dire che circa il 30% delle imprese italiane sono femminili. Il 35% circa delle nuove imprese sono femminili. Si tratta di piccole piccolissime (micro) imprese (come del resto la stragrande maggioranza delle imprese italiane)

Almeno tre tipologie di imprenditrici Per necessità Per opportunità Per scelta

I punti di forza dell’imprenditrice Creatività Relazionalità Determinazione e caparbietà Capacità consolidata di tenere insieme più piani di impegno e di responsabilità

I nodi cruciali Ancora scarsa cultura d’impresa Accesso al credito difficile Formazione Capacità di rischio ancora scarsa Conciliare famiglia lavoro è difficile

La legislazione di genere e quella …”neutra” La legge 125 (1991) La legge 215 (1992) La legge 53 (2000) La legge 140 (1999) art.13

Il tempo: una risorsa infinita eppure scarsa

Legge 8 marzo 2000, n.53 “ disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”

La legge affronta tre ambiti importanti  Congedi parentali, familiari e formativi;  Flessibilità di orario  Tempi delle città

(dall’articolo 1 della legge 53 – principi generali, finalità -).. Per ognuno dei tre ambiti sono previste norme, opportunità, risorse per “promuovere un equilibrio tra i tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione”

La rete le reti I vantaggi della rete Le reti delle donne I servizi informativi Gli operatori La rete, le reti: prima di tutto una nuova cultura per tutti.