Dalla storia alla letteratura Le fonti della leggenda 02-03 Artù Dalla storia alla letteratura Le fonti della leggenda 02-03
02. Le fonti della leggenda Con il passar del tempo, taluni personaggi prendono il sopravvento, attraverso le storie; cambiano il loro personaggio, il loro ruolo e persino il loro rapporto di parentela con gli altri protagonisti.
Yvain ou Le Chevalier au Lion Chrétien de Troyes (ca. 1135-ca. 1185), Yvain ou Le Chevalier au Lion Romanzo scritto tra il 1177 et il 1181 Manoscritto copiato nella Francia del Nord, verso il 1325 BnF, Manuscrits, Français 1433 fol. 104 Quattro scene– 1. Yvain e la signora della Spina Nera arrivano al castello di Malaventura. – 2. Lì scoprono le trecento prigioniere, schiave al telaio. – 3. Il leone di Yvain scappa per aiutare il suo padrone a sconfiggere i demoni oppressori. – 4. Yvain e Galvano combattono in incognito per le damigelle della Spina Nera; si riconoscono e si abbracciano davanti a re Artù.
Chretien de Troyes (ca. 1135-ca. 1185) Yvain ou Le Chevalier au Lion Le due sorelle della Spina Nera si contendono l'eredità del padre scomparso. Yvain difende la più giovane, alla quale la più grande non vuole lasciare nulla. Mentre cavalcano nella foresta, sentono delle grida giungere da dietro alte mura: è il castello di Malaventura. La scena è divisa in quattro quadri. Nel primo, Yvain, il cavaliere del leone, giunge con la signora della Spina Nera al castello di Malaventura. La porta è aperta e scoprono con stupore, nel quadro seguente, che trecento giovani sono tenute prigioniere e ridotte in schiavitù. Ammassate dietro la loro postazione di lavoro, sono impegnate senza sosta nella tessitura, i volti segnati dalla miseria e dalla fame. L’afflizione si legge nei visi tesi verso Yvain, nelle braccia e mani alzate. Queste povere lavoratrici sono sfruttate da due demoni, che Yvain affronta nel terzo quadro. Il volto colore del fuoco e le corna mostrano il marchio del diavolo. Per non avere paura del leone, lo hanno rinchiuso in una torre. Ma la bestia sfugge quando la battaglia infuria.
Chretien de Troyes (ca. 1135-ca. 1185) Yvain ou Le Chevalier au Lion 2 Yvain afferra un demone che si trascina verso il basso in modo che Yvain può tagliargli la testa, mentre l’altro demone si fa indietro, già sconfitto, sventolando invano il piccone che gli serve come arma. Una volta che i prigionieri sono liberati, Yvain s’affretta, nell'ultimo quadro, a difendere le giovani diseredate. Ecco Galvano. I due cavalieri si affrontano per decidere l'esito del conflitto, ma in incognito, senza che i loro colori possano identificarli, né l'oro che porta Yvain, né il rosso a bande dorate di Galvano. Non smettono di combattere che al calar della notte. E’ allora che si riconoscono e si gettano l’uno nelle braccia dell’altro, sotto l'occhio vigile di Artù, che rende giustizia con la mano levata. Il re ristabilisce la più giovane nel suo feudo.
Yvain ou Le Chevalier au Lion Chrétien de Troyes (ca. 1135-ca. 1185), Yvain ou Le Chevalier au Lion Romanzo scritto tra il 1177 et il 1181 Manoscritto copiato nella Francia del Nord, verso il 1325 BnF, Manuscrits, Français 1433 fol. 69 Tre scene - 1. Combattimento tra Yvain e Esclados con, a destra, il cavallo di Yvain trafitto dalla porta del castello. - 2. Yvain e Lunete si intrattengono in una stanza interna (di fronte, un volto che guarda attraverso la finestra di una torre). - 3. Lamento funebre intorno alla bara d'Esclados.
Chretien de Troyes (ca. 1135-ca. 1185) Yvain ou Le Chevalier au Lion Yvain ha tentato l'avventura della fontana, versato acqua sui gradini, scatenato una tempesta e fatto uscire il guardiano Esclados che ha proseguito fino al suo castello. Questo è il feudo di Laudine, la signora di Landuc. La scena è divisa in tre quadri: nel primo, Yvain, con la tunica ricamata con un leone d'oro, affronta Esclados, vestito di rosso. Lo ferisce mortalmente con la spada, che rompe il suo scudo. Ma giunto al castello, al passaggio della porta, la grata scende su Yvain, tagliando in due il suo cavallo. Il volto spaventato di Yvain, che ha passato la porta a malapena, entra nel quadro seguente, in cui il cavaliere del leone, con la spada appoggiata sulla spalla, si trova in una stanza del castello dove s’intrattiene con Lunete, la cameriera di Laudine, signora di Landuc. Dalla finestra di una torre a destra, si può vedere il volto di un cavaliere arrabbiato, che cerca Yvain per vendicare il suo signore. Perché Esclados è morto. L'ultima scena mostra il suo corpo che ora riposa in una bara, coperta da un velo bianco; lo piangono cinque fedeli. Le espressioni del viso e e delle mani mostrano il loro dolore: le donne hanno i capelli coperti in segno di lutto. Yvain, non si trova, reso invisibile dall’anello magico che gli ha dato Lunete.
03.Le fonti della leggenda Non vi è alcuna prova che il personaggio di Artù sia realmente esistito. Il suo nome compare nelle leggende gallesi a partire dal VII secolo. E’ attingendo a fonti della tradizione celtica che Geoffrey de Monmouth inscrive Artù nella sua Historia regum Britanniae, fondando così il mito letterario.
Il primo ritratto di re Artù Geoffroy de Monmouth, Historia regum Britannie France, Normandie, abbazia di Mont-Saint-Michel, metà del XII sec. BnF, Manuscrits, latin 8501 A (f. 108 v°)
Il primo ritratto di re Artù Negli anni 1137-1138, mentre risiedeva a Oxford, il chierico inglese Geoffrey de Monmouth scrive in latino la Historia regum Britannie, dedicata successivamente a Robert conte di Gloucester (figlio illegittimo del re Enrico I), a Stefano I, re d'Inghilterra, e a Waleran conte di Meulan. Questa cronaca, piena di fatti d'arme, invasioni, massacri, tradimenti, dove Sassoni, Pitti e Romani sono in guerra per conquistare il territorio dei Britanni, è anche una bellissima storia dove si leggono, per la prima volta, la leggenda di re Lear, le magie di Merlino, i fasti della corte di re Artù. Il testo ebbe un notevole successo (più di duecento manoscritti). Ha ispirato Chretien de Troyes e conosciuto diverse traduzioni, tra cui il Roman de Brut di Wace. Le profezie di Merlino, collocate nel cuore della storia, hanno avuto una notevole fortuna. Il bel disegno a penna, scoperto da François Avril, è certamente una delle più antiche rappresentazioni di re Artù. La sua posizione ai margini del capitolo dedicato alla successione del re Uterpendragon e all’elezione di Artù, non lascia alcun dubbio circa l'identità del personaggio.
Il primo ritratto di re Artù 2 Il disegno di Artù che indica con l'indice il testo di fronte ad lui, dà all’immagine il ruolo di riferimento del testo. Indossando un abito lungo a pieghe racchiuso in una larga fascia ricamata e un mantello fermato sulla spalla destra, la testa circondata da un’alta corona gemmata sormontata da fiori ai quattro lati, Artù è raffigurato come un personaggio regale del tempo. La sua statura monumentale, il suo bel viso con lineamenti regolari e la sua lunga barba evocano non il guerriero del manoscritto di Douai (vedi diapositiva successiva), ma un sovrano saggio e venerabile. La qualità artistica del disegno non la cede all’interesse iconografico. François Avril la paragona, come pure le iniziali decorate, all’illustrazione come era praticata presso l'abbazia di Mont-Saint-Michel nei primi tempi dell’abate Robert de Torigny. Senza giungere ad un’identità di mano, si può proporre un confronto con i disegni a penna che illustrano il cartario di Mont-Saint-Michel realizzato negli anni 1154-1158.
Artù combatte contro un gigante Geoffroy de Monmouth, Historia regum Britannie France, Anchin, fine del XII sec. Douai, Bibliothèque Municipale, ms. 880 (f. 66 v°)
Artù combatte contro un gigante Questo disegno è contenuto all’inizio: «Defuncto Utherpendragon igitur» (Alla morte d'Uter Pendragon). Questo capitolo dell’Historia Regum Britanniae narra che, dopo la morte di Uter, i nobili della Gran Bretagna suggerirono all'arcivescovo di Dubrice di incoronare re il figlio quindicenne, Artù. La situazione induceva ad eleggere un re, poiché i Sassoni cercavano di approfittare della morte di Uter per far venire i loro dalla Germania, guidati da Colgrim. Qui vediamo re Artù, rex Arturus, che taglia la testa di un gigante, Gigas, armato di una grande mazza ferrata. Il re, che porta il suo scudo Pridwen sulle spalle, afferra con la sinistra i capelli del gigante, per meglio assestare il colpo della sua spada Caliburn, o Excalibur. L’immagine, in realtà, richiama un altro episodio, quello in cui Artù, a Mont-Saint-Michel, vince il gigante Dinabuc, armato di un enorme mazza. Nulla impedisce di pensare che siamo di fronte ad una riappropriazione della storia biblica di Davide e Golia, rafforzata con il ricordo della vittoria di Artù su un altro gigante, di nome Rithon. Il carattere insolito di questo disegno non finito, messo in risalto da un verde sinistro, è che questa lettera istoriata, la sola in questa copia dell’Historia, non è certamente dovuta ad un "miniatore" professionale. Vi è tuttavia una competenza grafica e iconografica, soprattutto nel modo in cui le teste e le armi fuoriescono dal campo della lettera, che suggeriscono che essa deriva da un originale di miglior fattura.
Dalla creazione del mondo alla morte di Carlo VII (1461 ) Chronique universelle rotolo costituito da 21 fogli di pergamena, di 17.750 x 650 mm, Abbazia di Saint-Germain-des-Prés XV sec. BnF Manuscrits, français 15373 A destra, Re Artù assassinato dal figlio Morded. A sinistra, la fondazione dell’abbazia.
Dalla creazione del mondo alla morte di Carlo VII (1461 ) Probabilmente destinate a giovani aristocratici meno fortunati, le Cronache universali su rotolo fioriscono nella seconda metà del XV secolo. Realizzate su fogli di pergamena incollati o cuciti insieme, svolgono per diversi metri, su colonne parallele, la successione di papi, imperatori di Roma, re di Francia e d’Inghilterra, dalla creazione del mondo fino al presente. Tale è il caso di questa Cronaca di 17,75 metri di lunghezza, che termina nel 1461 con la morte di Carlo VII: uno dei rari esemplari di un gruppo di circa trenta Cronache universali ancora oggi conservati in rotolo. Alla fine della Guerra dei Cent'anni, la genealogia dei re di Francia, sembra aumentare il sentimento di legittimità dinastica, mentre il re d'Inghilterra sembra, al contrario, drammatizzare la costruzione del regno bretone, basandola su un perpetuo parricidio. Tale può apparire il caso di re Artù, rappresentato in un medaglione cerchiato di rosso, mentre viene assassinato dal suo figlio bastardo, Mordred. La disposizione della mise en page l’ha collocato accanto al medaglione della costruzione dell'abbazia di Saint-Denis. Ma questa posizione casuale sottolinea ulteriormente il contrasto tra un’Inghilterra allora nel bel mezzo della guerra delle Due Rose e una Francia in via di ricostruzione.
Inizio delle profezie di Merlino Geoffroy de Monmouth, Prophetiae Merlini Abbazia di Saint-Victor de Paris XII sec. Provenienza: Abbazia di Saint-Victor di Parigi, nella BnF all’epoca della Rivoluzione BnF, Manuscrits, latin 14465 (f. 130)
Inizio delle profezie di Merlino Al centro della sua Historia Regum Britanniae, Goffredo di Monmouth inserisce le profezie di Merlino, che ha tradotto in latino dal bretone. La storia si svolge nella corte di Re Vortiger. Su richiesta del re, che vuole sapere perché la fortezza che ha costruito continua a sbriciolarsi, Merlino rivela il suo eccezionale talento di mago, facendo svuotare il laghetto sotterraneo, nascosto sotto la fortezza. Allora, due draghi in agguato tra le rocce si risvegliano e combattono tra loro. Merlino spiega la vittoria del drago bianco sul drago rosso come un presagio della vittoria degli invasori Sassoni sui Bretoni. Inizia così una lunga profezia in cui egli descrive gli eventi futuri della storia del regno di Gran Bretagna fino al tempo di Geoffrey e oltre, fino alla fine dei tempi. Il mago impiega molte metafore animali: la «volpe di Kaerdubal», il «serpente di Lincoln», il «cinghiale di Cornovaglia» (Artù), che contribuiscono a dare alla storia un colore sia poetico sia enigmatico. Il testo è stato scritto in una data anteriore a quella della Historia, poco prima del 1135. Le profezie, isolate dal loro contesto, sono circolate come indipendenti ed hanno conosciuto una larga diffusione. Presto annotate, tradotte e commentate hanno continuato nel corso dei secoli a suscitare curiosità e interesse.
Inizio delle profezie di Merlino 2 Questa collezione sarà stata probabilmente copiata nello scriptorium dell'abbazia di Saint-Victor a Parigi. Una glossa aggiunta a quel tempo, aiuta a decifrare il discorso profetico. Essa si arresta nel corso del testo su questa frase: «Catuli leonis in equoreos pisces transformabuntur» (i leoncini verranno trasformati in pesci di mare) che la chiosa chiarisce così: filii Henrici qui in mare necati sunt (i figli di Enrico che sono periti in mare), ricordando il famoso naufragio della Nave Bianca nel 1120, presso Barfleur, dove perirono i figli (Matilde e Riccardo) del re d'Inghilterra, Enrico I Beauclerc. Questa interpretazione riprende quella dell’abate Sugerius, nella sua Vita Ludovici Regis VI. Qui Grossus Dictus, scritta nel 1144.