Studiare Leopardi linguista Sezione 2.. Per il rinnovamento linguistico Certo è che non lo potrà mai conseguire quel libro che oltre all'esortare, non.

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Studiare Leopardi linguista Sezione 2.

Per il rinnovamento linguistico Certo è che non lo potrà mai conseguire quel libro che oltre all'esortare, non darà notabile esempio, non solamente di buona lingua, ma di sottile e riposta filosofia; né solamente di filosofia, ma di buona lingua. Anche proccurerò con questa scrittura di spianarmi la strada a poter poi trattare le materie filosofiche in questa lingua che non le ha mai trattate; dico le materie filosofiche quali sono oggidì, non quali erano al tempo delle idee innate” (continuazione: TO: I, ). A sinistra Melchiorre Cesarotti, a destra Antonio Cesari: rappresentanti tipici di due opposte istanze che L. vorrebbe riunire.

Due opposte linee linguistiche Cesari, Dissertaz. Sullo stato presente della lingua italiana 1808 Cesarotti nel Saggio 1800

Il contesto socio-culturale In alto, la biblioteca di casa Leopardi. A destra, M.me de Stäel, animatrice dei salotti intellettuali francesi e protagonista della polemica classici-romantici occasionata dal suo articolo “Sull’utilità delle traduzioni” uscito nel 1816 su “La Biblioteca Italiana”.

Chi è Pietro Giordani ( )? Letterato classicista imbevuto di idee illuministe e progressiste Redattore della Biblioteca italiana (1816) che poi lascia, perché troppo filoaustriaca Vicino agli ambienti liberali fiorentini (Antologia Vieusseux) Polemizza con M.me de Stael che esorta i letterati italiani alle “traduzioni”: gli italiani devono secondo G. restare fedeli alle proprie tradizioni espressive.

Giordani (1816) sui dialetti (1)

Giordani (1816) sui dialetti (2)

Carlo Porta risponde a Giordani “Non vi piacerà che anche fra noi si deponga dal volgo quella dura e rozza grossezza di pensare...? E il popolo è sì poco da aspettare che venga in molto uso di scrivere ed anche solo di leggere”. Pag Nò, nò, bell bell, car sur Abaa Giavan, intendemes polit, vuna di dò, o che sto noster popol de Milan el sa legg, e el pò legg, o el sa legg nò. S'el sa legg, l'è patron de tirà a man 5 tant on liber di nost come di sò; se nol sa legg, l'è inutel fà baccan per on'acqua che corr giò per el Po. E s'el legg e el pò legg e l'è patron de legg tant el toscan che el meneghin, 10 cossa gh'entrel lu a rompegh i mincion? Per fà la guerra ai gust, sur Abadin, ghe va coo, coeur, giudizzi, educazion... tutt quell che lu el gh'ha minga in fin di fin. Carlo Porta (Milano, 15 giugno 1775 – 5 gennaio 1821)Milano15 giugno17755 gennaio 1821

Porta (1812): “I paroll d’on lenguagg…” I paroll d'on lenguagg, car sur Gorell, hin ona tavolozza de color, che ponn fà el quader brutt, e el ponn fà bell segond la maestria del pittor. Senza idej, senza gust, senza on cervell 5 che regola i paroll in del descor, tutt i lenguagg del mond hin come quell che parla on sò umilissim servitor: e sti idej, sto bon gust già el savarà che no hin privativa di paes, 10 ma di coo che gh'han flemma de studià: tant l'è vera che in bocca de Usciuria el bellissem lenguagg di Sienes l'è el lenguagg pù cojon che mai ghe sia. Le parole di una lingua caro signor Gorell / hanno una tavolozza di colori / che possono fare il quadro brutto o bello / a seconda della maestria del pittore. Senza idee, senza gusto, senza un cervello / che regoli il decoro delle parole / tutti i linguaggi del mondo sono come quello / che parla il suo umilissimo servitore: E queste idee, questo buon gusto lei lo saprà / che non sono una esclusiva di questo o quel paese / ma di quelli che hanno la tempra di studiare: Tant’è vero che in bocca a Signoria / il bellissimo linguaggio dei senesi / è quello più coglione che ci sia.