Il legame chimico.

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Transcript della presentazione:

Il legame chimico

Si chiama legame chimico ciò che tiene unito un atomo ad un altro e si forma sempre fra almeno due atomi. Per indicare che due atomi sono legati, si interpone un trattino fra i loro simboli (C-C, H-H, ecc). Gli atomi formano legami chimici per raggiungere una configurazione elettronica più stabile, generalmente la configurazione elettronica del gas nobile più vicino, quindi l’ottetto. I gas nobili, che già hanno raggiunto l’ottetto, non formano legami chimici.

molecola dell’idrogeno H2 Nelle molecole costituite da due atomi (molecole biatomiche) come, per esempio, la molecola dell’idrogeno H2, un solo legame è sufficiente a tenere insieme i due atomi. = Atomo di idrogeno (H) molecola dell’idrogeno H2

Molecola dell’etano (C2H6) Nelle molecole costituite da più atomi (molecole poliatomiche) il numero di legami è maggiore. Ad esempio, nella molecola di etano (C2H6) costituita da otto atomi, ci sono sette legami: uno fra i due atomi di Carbonio e sei fra gli atomi di Carbonio e Idrogeno. = Atomo di idrogeno (H) = Atomo di carbonio (C) Molecola dell’etano (C2H6)

LEGAME CHIMICO ED ENERGIA Quando formiamo legami chimici, gli atomi raggiungono una situazione di maggiore stabilità . Questo significa che l’energia totale del sistema costituito dai due atomi legati insieme (a) è minore dell’energia totale del sistema costituito dai due atomi separati (b). Quindi, quando si forma un legame chimico si libera una certa quantità di energia, mentre se si vuole rompere un legame un legame chimico è necessario spendere una certa quantità di energia. È detta energia di legame la quantità di energia necessaria per rompere una mole di legami del tipo considerato. Tale energia è misurata in KJ. mol-1. (a) ENERGIA (b)

LEGAME IONICO

Un legame ionico si forma fra atomi che hanno una forte differenza di elettronegatività (grandezza introdotta per confrontare rapidamente la forza con cui ogni atomo tiene legati a sé i suoi elettroni), cioè la cui differenza dei valori di elettronegatività è superiore a 1,7. Quando due atomi si avvicinano (un metallo e un atomo di un elemento degli ultimi gruppi), gli elettroni del livello più esterno dell’atomo meno elettronegativo passano all’atomo più elettronegativo. Quest’ultimo diviene quindi uno ione negativo, mentre l’altro atomo diviene uno ione positivo (uno ione è un atomo, dotato di carica elettrica). Fra i due ioni con cariche elettriche opposte si stabilisce un’attrazione di tipo elettrostatico che li tiene uniti: quest’attrazione costituisce il legame. I composti contenenti legami ionici sono chiamati composti ionici (NaCl, MgCl2, ecc).

Un esempio di composto ionico è il cloruro di sodio (NaCl) Un esempio di composto ionico è il cloruro di sodio (NaCl). Il sodio (Na) appartiene al I gruppo e, quindi, ha un solo elettrone (e-) esterno; la sua elettronegatività è 0.93, un valore basso. Il cloro (Cl) appartiene al VII gruppo e ha, perciò, sette elettroni esterni; la sua elettronegatività è 3.16, un valore alto. La differenza di elettronegatività (3.16 – 0.93 = 2.23) fra i due elementi supera il valore standard di 1.7, quindi fra i loro atomi si forma un legame ionico e l’elettrone dell’atomo di sodio passa a quello di cloro. 1 – L’atomo di sodio perde il suo elettrone esterno e diventa uno ione positivo 2 – L’atomo di cloro acquista l’elettrone perduto dal cloro e diventa ione negativo 3 – I due ioni, avendo cariche elettriche di segno opposto, si attirano e restano uniti

Formazione del legame ionico nel cloruro di sodio (NaCl) 1 – L’atomo di sodio perde il suo elettrone esterno e diventa uno ione positivo. = Atomo di sodio (Na) Na Na+ + e-

2 – L’atomo di cloro acquista l’elettrone perduto dal cloro e diventa ione negativo. Cl + e- Cl-

3 – I due ioni, avendo cariche elettriche di segno opposto, si attirano e restano uniti. = Atomo di sodio (Na) = Atomo di cloro (Cl) Na+ + Cl- NaCl

Oltre agli ioni formati da un solo atomo esistono anche ioni negativi molecolari, cioè raggruppamenti di atomi con una o più cariche elettriche diffuse su tutto il gruppo. Esempi comuni sono gli ioni nitrato (NO3-), solfato (SO42-). Ioni positivi molecolari sono più rari. Tra questi ritroviamo lo ione ammonio (NH4+). Anche questi ioni possono dare luogo a composti ionici, comportandosi esattamente come gli ioni monoatomici. Un esempio è un composto costituito da ioni calcio e ioni nitrato che ha formula Ca(NO3)2, dove occorrono due ioni nitrato per bilanciare le due cariche positive dello ione calcio.

CARATTERISTICHE DEI COMPOSTI IONICI I composti ionici sono tutti solidi a temperatura ambiente. Hanno in genere punti di fusione elevati e punti di ebollizione ancora più elevati, per cui è difficile farli passare allo stato di vapore. Ciò indica che l’attrazione fra gli ioni è forte, per cui occorre molta energia per separarli.

Caratteristiche dei composti ionici allo stato liquido Quando il composto ionico è allo stato liquido, ogni ione è circondato da ioni di segni opposto; per le caratteristiche proprie dei liquidi, gli ioni non sono vincolati a posizioni fisse, ma possono muoversi attraverso il liquido. Ciò spiega perché i composti ionici allo stato liquido sono in grado di condurre corrente elettrica. Si ha, perciò, un passaggio di corrente quando delle particelle carche si muovono. Se nel liquido si immergono due elettrodi aventi cariche di segno opposto, gli ioni positivi migrano verso l’elettrodo negativo, mentre gli ioni negativi vanno verso l’elettrodo positivo. elettrodo positivo (+) elettrodo negativo (-) + + + Direzione di migrazione degli ioni verso i due elettrodi immersi in un composto ionico allo stato fuso. + + + + + +

LEGAME COVALENTE

Il legame covalente si forma fra atomi la cui differenza dei valori di elettronegatività non è maggiore di 1,7. I due atomi mettono in comune un elettrone ciascuno. Gli elettroni che vengono messi in comune sono elettroni spaiati, cioè elettroni che si trovano isolati in un orbitale. Quando i due atomi si avvicinano a sufficienza, avviene una parziale sovrapposizione dei due orbitali in cui si trovano gli elettroni spaiati: i due orbitali si compenetrano l’un l’altro per una certa regione di spazio, che apparterrà contemporaneamente ad entrambi gli orbitali e di conseguenza gli elettroni che si trovano in questi orbitali apparterranno contemporaneamente ai due atomi. Il legame covalente è il legame chimico più forte e si distinguono due tipi di legame covalente: 1 - il legame covalente puro; 2 - il legame covalente polare.

IL LEGAME COVALENTE PURO

Un legame covalente è detto “puro” quando si forma fra atomi con lo stesso valore di elettronegatività, oppure valori molto vicini. In questo caso, gli elettroni che vengono messi in comune fra i due atomi vengono attratti con la stessa forza da entrambi i nuclei e, perciò, vengono ad essere condivisi in maniera uguale fra i due atomi (c’è una distribuzione simmetrica della nube elettronica). Esempi sono la molecola dell’idrogeno (H2) o del cloro (Cl2).

IL LEGAME NELLA MOLECOLA DI IDROGENO H2 L’atomo di idrogeno ha solo un elettrone esterno e quindi spaiato. Il gas nobile più vicino all’idrogeno è l’elio (He), che ha due elettroni nel livello più esterno, cioè ha il primo livello energetico completamente occupato. L’idrogeno tende a raggiungere la configurazione dell’elio, cioè a trovare un modo per avere due elettroni nel primo livello. Se due atomi di idrogeno mettono in comune i loro elettroni, ognuno di essi avrà due elettroni, sia pure in comune con l’altro atomo. H H H H

IL LEGAME COVALENTE POLARE

Un legame covalente polare si forma tra atomi che hanno elettronegatività diversa, ma non tanto diversa da rendere possibile la formazione di un legame ionico (la differenza dei valori di elettronegatività è sempre minore di 1,7). I due atomi mettono in comune i loro elettroni spaiati, tramite la sovrapposizione degli orbitali in cui si trovano questi elettroni. Tuttavia la coppia di elettroni non è equamente condivisa fra i due atomi: gli elettroni passano più tempo attorno all’atomo più elettronegativo, rendendolo parzialmente (non c’è un trasferimento completo di una carica elettrica da un atomo all’altro, quindi non si formano ioni) negativo, mentre l’altro atomo diviene parzialmente positivo.

LEGAME NELLA MOLECOLA DI CLORURO DI IDROGENO (HCl) Sappiamo che l’atomo di idrogeno ha un elettrone spaiato nell’orbitale 1s e l’atomo di cloro ha un elettrone spaiato in uno degli orbitali 3p. Quando i due atomi si avvicinano, l’orbitale 1s dell’atomo di idrogeno e l’orbitale 3p dell’atomo di cloro si sovrappongono e i due elettroni spaiati vengono messi in comune. In questo modo l’atomo di idrogeno raggiunge la configurazione del gas nobile più vicino, quindi l’elio (He), e l’atomo di cloro raggiunge l’ottetto. L’atomo di cloro, essendo più elettronegativo dell’atomo di idrogeno, attira i due elettroni di legame più fortemente dell’atomo di idrogeno e così il cloro viene ad avere una parziale carica negativa, mentre l’idrogeno una parziale carica positiva (la carica parziale è indicata con d(delta) posto davanti al segno della carica). La molecola si comporta quindi da dipolo elettrico, cioè come un’unità che ha cariche di segno opposto alle due estremità. Al dipolo elettrico si associa una grandezza vettoriale chiamata momento dipolare (spesso il dipolo viene rappresentato da un vettore che va verso l’estremità negativa).

Possiamo considerare alcuni esempi: Una molecola biatomica contenente un legame polare è sempre polare, cioè ha un’estremità positiva e un’estremità negativa. Nel caso di molecole con più di due atomi, la situazione può essere diversa, e dipende dalla geometria della molecola e dalla somma vettoriale dei momenti dipolari associati ai vari legami polari. Possiamo considerare alcuni esempi: - la molecola dell’acqua (H2O) - la molecola del biossido di carbonio (CO2)

MOLECOLA DELL’ACQUA (H2O) Nella molecola dell’acqua i legami O-H formano un angolo di 104,5°. Siccome l’ossigeno è più elettronegativo dell’idrogeno, ciascuno dei due legami O-H è polare, con l’atomo di ossigeno parzialmente negativo e quello dell’idrogeno parzialmente positivo (a). Possiamo considerare con i vettori i momenti dipolari associati a ciascuno di questi legami (b). Possiamo anche considerare la somma dei due vettori (c) e siccome essa non è nulla, allora la molecola dell’acqua è polare. (b) (c) (a)

MOLECOLA DEL BIOSSIDO DI CARBONIO (CO2) La molecola del biossido di carbonio (CO2) è lineare, cioè i tre atomi sono allineati su una stessa retta, con l’atomo di carbonio al centro. L’atomo di ossigeno è più elettronegativo dell’atomo di carbonio: quindi, i due legami sono polari (a). Se consideriamo i momenti dipolari associati ai legami O-C (b), i vettori sono opposti e la loro somma è nulla, quindi non c’è nessun vettore risultante (c). Pertanto la molecola del biossido di carbonio non è polare. Altri esempi sono il trifluoruro di boro (BF3) o il tetracloruro di carbonio (CCl4). (a) (b) (c)

= monossido di carbonio (CO) Gli atomi possono raggiungere la configurazione stabile di un gas nobile condividendo anche due o tre coppie di elettroni. Se gli elettroni scambiano 4 o 6 elettroni (due o tre coppie di elettroni), i legami covalenti che intersecano i due atomi si dicono rispettivamente legame doppio e legame triplo. Un esempio di doppio legame lo ritroviamo nel monossido di carbonio (CO). = atomo di carbonio (C) = atomo di ossigeno (O) = monossido di carbonio (CO) C=O

LA PROMOZIONE DEGLI ELETTRONI Non sempre un atomo nel suo stato fondamentale possiede abbastanza elettroni spaiati per poter formare tutti i legami che gli servirebbero per raggiungere l’ottetto. Ciò succede negli atomi dei gruppi II, III, IV, perché in questi casi l’orbitale s è completamente occupato mentre uno o più orbitali p sono vuoti. In questi casi avviene un fenomeno chimico detto, promozione elettronica, durante la quale un elettrone dell’orbitale di tipo s passa ad un orbitale di tipo p del livello energetico esterno, per aumentare il numero di elettroni spaiati disponibili per la formazione dei legami. La quantità energetica necessaria per la promozione dell’elettrone è minima, perché la differenza di energia fra i due sottolivelli s e p di uno stesso livello energetico non è molto alta. La maggior stabilità che si ottiene con la formazione dei legami compensa ulteriormente la piccola quantità di energia spesa nella promozione elettronica (che avviene quando l’atomo si avvicina agli atomi con cui legarsi).

PROMOZIONE ELETTRONICA Un esempio è il caso del carbonio (C), che allo stato fondamentale può formare due legami. Allora come è possibile spiegare il caso del metano (CH4) dove il carbonio forma quattro legami con i quattro atomi di idrogeno? Qui avviene una promozione elettronica nell’atomo di carbonio, attraverso la quale un elettrone dell’orbitale 2s passa all’orbitale 2p vuoto, in modo tale da avere un semiriempimento degli orbitali e quattro elettroni spaiati che si andranno poi a legare con gli atomi di idrogeno. STATO FONDAMENTALE PROMOZIONE ELETTRONICA 1s 1s ENERGIA 2s 2s 2p 2p

È necessario introdurre il concetto di valenza: - per numero di valenza (o elettroni di valenza) si intende il numero di elettroni presenti nell’ultimo livello energetico; - per valenza base, invece, si considera il numero di elettroni spaiati presenti nell’ultimo livello energetico.

STRUTTURA DEL DIAMANTE Esistono solidi in cui gli atomi sono legati l’uno all’altro da legami covalenti e costruiscono un’unica struttura (dove non si individuano singole molecole). Un esempio è il diamante, costituito da carbonio puro. Ogni atomo di carbonio è legato ad altri quattro atomi di carbonio, disposti intorno ad esso secondo i vertici di un tetraedro. STRUTTURA DEL DIAMANTE

IL LEGAME DATIVO

Il legame dativo (o di coordinazione) è un legame covalente in cui due elettroni di legame provengono da uno stesso atomo. Quindi, perché fra due atomi si possa formare un legame dativo, uno dei due deve avere una coppia di elettroni in uno stesso orbitale, non impegnata in un nessun legame, e l’altro atomo deve avere un orbitale vuoto nel quale poter “alloggiare” questa coppia. Allora la coppia di elettroni viene messa in comune fra i due atomi. I due orbitali si sovrappongono e si forma il legame. L’atomo che fornisce la coppia di elettroni si chiama agente nucleofilo o donatore, mentre l’altro atomo si chiama agente elettrofilo o accettore.

(idrogeno + ossigeno + cloro): Esempi di legame dativo all’interno delle molecole li ritroviamo negli ossiacidi del cloro (idrogeno + ossigeno + cloro): La molecola del più semplice di essi, l’acido ipocloroso (HClO), contiene due legami covalenti, uno tra l’atomo di cloro e quello di ossigeno,l’altro tra l’atomo di ossigeno e quello di idrogeno: In questa molecola, l’atomo di cloro ha tre coppie di elettroni disponibili, cioè non impegnate in legami. Anche l’ossigeno ne ha due, ma, essendo l’ossigeno un atomo fortemente elettronegativo tende ad avere il ruolo di accettore. Se un altro atomo di ossigeno si avvicina alla molecola di HClO, esso “accoppia” i suoi due elettroni spaiati in un unico orbitale, in modo tale da avere un orbitale vuoto nel quale “alloggiare” una delle coppie di elettroni del cloro. Si forma così il legame dativo tra l’atomo di ossigeno (accettore) e l’atomo di cloro (donatore). La molecola che risulta è quella dell’acido cloroso, HClO2. H Cl O Cl O H O legame dativo Cl O H

Il legame dativo si può anche stabilire fra due molecole, purché in una di esse ci sia un atomo con una coppia di elettroni disponibile, e nell’altra ci sia un atomo con un orbitale vuoto. Le due molecole restano unite e il risultato è chiamato complesso (o anche composto di coordinazione). Consideriamo come esempio il caso del trifluoruro di boro (BF3) e l’ammoniaca (NH3). L’atomo di boro della molecola del BF3 ha un orbitale vuoto, mentre l’atomo di azoto della molecola dell’ammoniaca ha una coppia di elettroni disponibile. L’atomo di azoto agisce da agente nucleofilo e l’atomo di boro da agente elettrofilo e la coppia di elettroni dell’atomo di azoto viene messa in comune tra i due atomi. Si forma il legame dativo e le due molecole restano unite nel complesso trifluoruro di boro-ammoniaca. F H F H F B N H F B N H F H F H

IL LEGAME METALLICO

Circa i quattro quinti di tutti gli elementi sono metalli, che sono tutti solidi tranne il mercurio (Hg). I metalli hanno bassa energia di ionizzazione (quantità di energia necessaria per strappare un elettrone a un atomo neutro) e di elettronegatività. Quindi i loro elettroni esterni sono attratti debolmente dai rispettivi nuclei, e se ne separano facilmente. Ciò avviene anche quando il metallo si trova allo stato solido. Nei metalli, le posizioni (o nodi, occupati dalle particelle) del reticolo cristallino (schema geometrico creato dalla disposizione delle particelle che costituiscono un solido) sono occupate dagli ioni positivi del metallo. Gli elettroni esterni non rimangono vincolati ognuno al proprio atomo ma sono liberi di muoversi per tutto il solido, tenendo insieme in questo modo il solido stesso. Gli elettroni esterni sono delocalizzati, cioè non appartengono ad un atomo specifico, e nemmeno sono condivisi fra una coppia specifica di atomi, ma possono trovarsi in qualsiasi zona all’interno del metallo. Perciò possiamo visualizzare la struttura del metallo come reticolo cristallino con i nodi occupati dagli ioni positivi, immerso in una nube elettronica formata da tutti gli elettroni esterni. La libertà di movimento degli elettroni è all’origine delle proprietà dei metalli: - conducibilità elettrica - conducibilità termica - lucentezza - malleabilità e duttilità

IL LEGAME A IDROGENO

Il legame a idrogeno, o a ponte di idrogeno, è un legame che si forma fra molecole che contengono un atomo di idrogeno legato ad un altro atomo più elettronegativo e di piccole dimensioni. Il legame in queste molecole è covalente polare, con polarità accentuata: l’atomo di idrogeno è parzialmente positivo, l’altro atomo è parzialmente negativo. Si stabilisce allora un’attrazione elettrostatica fra l’atomo di idrogeno di una molecola e l’altro atomo di un’altra molecola. Gli atomi che sono allo stesso tempo sufficientemente elettronegativi e piccoli sono soltanto tre: quelli dell’azoto, dell’ossigeno e del fluoro. Quindi si formano legami a idrogeno quando un atomo di idrogeno è legato a uno di questi tre atomi. Quindi come esempi possiamo analizzare in dettaglio: la molecola dell’acqua (H2O) la molecola del fluoruro di idrogeno (HF)

LEGAMI A IDROGENO NELLA MOLECOLA DI ACQUA (H2O) Nella molecola di acqua, l’atomo di ossigeno è parzialmente negativo, mentre i due atomi di idrogeno sono parzialmente positivi. Quando due molecole di acqua si avvicinano, si stabilisce un’attrazione elettrostatica fra l’atomo di ossigeno di una di esse e uno degli atomi di idrogeno dell’altra. Si forma così un legame a idrogeno fra le due molecole. d+ d- d+ d- d+ d+

LEGAMI A IDROGENO NELLA MOLECOLA DI FLUORURO DI IDROGENO (FCl) L’attrazione elettrostatica si stabilisce fra l’atomo di idrogeno di una molecola e l’atomo di fluoro di un’altra molecola. Si formano così catene di molecole di fluoruro di idrogeno (o acido fluoridrico). d+ d- d+ d- d+ d- d+ d- d+ d- H F H F H F H F H F legame a idrogeno