LE ERBE della SALUTE A cura di Prof.ssa Censori Margherita Dott.ssa Pierdominici Maria Grazia
Malva sylvestris L. (Malva) Fam. Malvaceae Portamento: è una pianta erbacea con radice a fittone biancastra e di consistenza carnosa; il fusto alto fino a 1 m, può essere sdraiato sul terreno o eretto, è più o meno ramificato e densamente coperto di peli. Foglie: sono tondeggianti e divise in 3-5 lobi triangolari, il margine è inciso da numerosi denti. Le foglie inferiori hanno un picciolo molto lungo che diminuisce in quelle superiori.
i frutti arrotondati contengono moli acheni. Frutto: i frutti arrotondati contengono moli acheni. Fiore: i fiori sono riuniti (2-6) all’ascella delle foglie superiori ed hanno un peduncolo lungo alcuni cm; il calice, composto da 5 sepali parzialmente saldati alla base, è rafforzato da un calicetto di 3 sepali lanceolati; la corolla ha 5 petali, ristretti a cuneo alla base e incisi da una insenatura nella parte apicale.
Dove si trova è comune dalla zona mediterranea a quella sub-montana; si rinviene frequentemente nei luoghi erbosi, nei ruderi, lungo le strade e nei campi abbandonati.
Droga: foglie e fiori Quando si raccoglie: Come si conserva: i fiori vanno raccolti ancora in boccio da Giugno a Settembre. Le foglie, nello stesso periodo, di primo mattino dopo l’evaporazione della rugiada. Si debbono scartare le foglie che presentino macchioline rilevate di color ruggine: si tratta di un fungo parassita, la Puccinia malvacearum. Come si conserva: foglie e fiori si essiccano all’ombra; le prime si conservano in sacchetti di carta o tela, i fiori in vaso di vetro al riparo dalla luce.
Principi attivi: Proprietà Indicazioni mucillaggini (in quantità maggiori nei fiori), ossalato di calcio e vitamine di un particolare complesso: A,B,C,E. Una sostanza colorante, un antociano (malvina), presente solo nel fiore. Proprietà pettorale ed emolliente, regolatore e antispasmodico dell’intestino. Indicazioni Uso interno: tossi, bronchiti, catarri cronici – stomatiti, faringiti – asma – gastriti, interiti, diarrea – cistiti e malattie della vescica – stipsi cronica, specie dei lattanti e degli anziani: si usino i soli fiori puri. Uso esterno: dermatosi, foruncoli, ascessi anche dentari – afte, infiammazioni gengivali – affezioni ginecologiche: vaginite, uretrite – infiammazioni intestinali, per clistere – pulizia dei denti che vanno strofinati con un pezzo di radice fresca. – punture di vespe, insetti: succo della pianta fresca.
Utilizzazione: fiori e foglie Uso interno Infuso: 3 g per 100 ml di acqua, 1 tazza due, tre volte al giorno. Uso esterno Infuso: 5 g in 100 ml di acqua. Fare lavaggi, applicare compresse imbevute di infuso e gargarismi. Negli infusi mai acqua calda ma lasciare fiori e foglie in acqua tiepida tutta la notte per non distruggere le benefiche virtù delle mucillaggini vegetali. La malva può anche essere infusa nel latte e va dolcificata sempre con il miele. Qualche fiore infuso nell’acqua che si utilizza per la preparazione del biberon del lattante, avrà un leggero effetto lassativo. Decotti di foglie si utilizzano per lavaggi oculari, per irrigazioni vaginali, clisteri emollienti, lavaggi di piaghe. Negli ascessi dentari: 50 g di foglie in decozione con 300 g di acqua. Lasciare le foglie nell’acqua e fare applicazioni di alcune foglie tra guancia e gengiva alternate con sciacqui della stessa decozione. Le foglie di malva si possono unire ad altre verdure nei minestroni. La zuppa di malva è raccomandata a chi soffre di stitichezza. Bagni emollienti e idratanti si ottengono aggiungendo all’acqua decotti di fiori e foglie.
Usi popolari il decotto di foglie e fiori viene preso per il mal di denti, mal di gola, asma, mal di stomaco, per infiammazioni alla vescica e come depurativo. Fiori e foglie bollite venivano date alle mucche ed alle pecore dopo che avevano partorito.
Curiosità il nome deriva dal geco malakòs che significa “morbido, emolliente” riferito alla sua capacità di agire sulle mucose e di sottrarre acqua dai tessuti infiammati. Era conosciuta come pianta medicinale e come ortaggio già dal VII sec. a.C. Carlo Magno la faceva coltivare nei giardini per averla sempre disponibile. Nel XVI sec. In Italia era chiamata omnimorbia: “rimedio per tutti i mali”. Le radici, strofinate, servono per pulire i denti. Il suo polline può provocare allergie primaverili. I giovani getti e le foglie fresche sono buoni in minestre e frittate.
Urtica dioica L. (Ortica) Fam. Urticacee Portamento: pianta erbacea perenne con rizoma strisciante e giallo. Il fusto, prodotto dal rizoma e ricoperto di peli urticanti, è eretto, quadrangolare e raggiunge anche i due metri di altezza. Foglie: sono opposte e picciolate, ovato-lanceolate, dentate ed urticanti come i fusti.
Fiori e frutto I fiori piccoli e verdastri, sono riuniti in spighe all’ascella delle foglie; pendule quelle dei fiori femminili ed erette quelle dei fiori maschili. I due tipi di fiori si trovano su piante diverse. Il frutto è un achenio con un ciuffo di peli all’apice.
Dove si trova comunissima lungo le strade, vicino alle case, nei boschi, siepi, incolti, nei luoghi ricchi di azoto fino ai 2400 m.
Droga: l’intera pianta ed il rizoma Quando si raccoglie: la pianta si raccoglie da aprile a settembre, tagliandola 10 cm al di sopra del terreno e riunendola in mazzi. Come si conserva: mazzi si essiccano all’ombra e si conservano in sacchi di carta o tela.
Principi attivi: clorofilla, ferro, potassio, calcio, magnesio, tannini, vitamine C, B2 e K, istamina, acetilcolina ed acido formico Proprietà: diuretiche, depurative, emostatiche, astringenti, ipoglicemizzanti, revulsive, antiflogistiche, cicatrizzanti, vasocostrittrici
Utilizzazione Uso interno: PORZIONE AEREA della PIANTA Uso esterno - Per disturbi dell’apparato intestinale. Succo (foglie fresche) fino a 6-7 cucchiai al giorno. Infuso: 5 g in 100 ml di acqua. Un cucchiaio ogni 3 ore (come depurativo una tazza al dì). Tintura:20 g in 100 ml di alcool a 20° (a macero per 5 giorni). 2-4 cucchiaini al giorno. - Per ipertrofia prostatica: radice Decotto:bollire 30 g di radice in un litro di acqua per 15’; filtrate e bevete 3 o 4 tazze lontano dai pasti. Uso esterno Il succo delle foglie fresche è un forte emostatico ed è indicato per arrestare il sangue dal naso. Contro la forfora e la caduta dei capelli e seborrea si friziona il cuoio capelluto con il decotto delle radici.
Usi popolari la pianta bollita serve per fare lozioni per rinforzare e fortificare i capelli. Le foglie bollite per impacchi contro i dolori reumatici ed il decotto per abbassare la pressione sanguigna, mentre l’infuso per la circolazione. In passato i germogli freschi insieme ai semi venivano messi a macerare per una settimana nell’alcool denaturato. Si aggiungeva poi il semolino e questa pasta serviva per fare degli impacchi per il mal di ossa. Con l’acqua di cottura delle foglie si tingeva la lana. L’ortica viene utilizzata in cucina per condire tagliatelle e risotti. Per eliminare i pidocchi dalle rose o da altre piante, agendo come antisettico naturale, si lascia l’ortica in infusione per 8 giorni e con l’acqua si trattano le varie piante.
Curiosità il nome ortica deriva dal verbo latino urere che significa “bruciare” alludendo al liquido irritante contenuto nei peli urticanti, i quali essendo costituiti di silice si spezzano al minimo urto, divenendo taglienti e permettendo così al liquido di penetrare nella pelle. Si può trovare sollievo applicando bicarbonato o succo di acetosa. I suoi effetti svaniscono dopo circa 12 ore dalla raccolta. La parola dioica proviene dal geco e significa “con due case” riferendosi al fatto che i fiori maschili e femminili sono posti su piante diverse. In passato era utilizzata per produrre “urticazioni” irritazioni cutanee ad azione revulsiva nei confronti di reumatismi o stati comatosi o paralisi. Secondo alcuni racconti, i soldati romani si flagellavano il corpo quando si trovavano a combattere in regioni dal clima rigido per potersi riscaldare. Durante la I Guerra mondiale, scarseggiando il cotone, dalla macerazione dei suoi fusti, si sono ricavate fibre tessili verdi e particolarmente resistenti. Con le radici bollite si possono tingere di giallo i tessuti.
Juglans regia L. (Noce) Fam. Juglandaceae Portamento: albero a foglie caduche alo fino a 15 m; la corteccia dei rami è liscia e biancocenere, quella del tronco più scura e solcata da spaccature Foglie: sono alterne, grandi e composte da 5-7-9 foglioline. La superficie è glabra nella pagina superiore mentre in quella inferiore presenta ciuffetti di peli all’attaccatura delle nervature secondarie sulla principale
Fiori maschili: sono raggruppati in amenti penduli che nascono da gemme preformate nell’anno precedente Fiori femminili: sono isolati o raggruppati a 2 o 3 e sono portati da rametti sviluppatisi nello stesso anno
Frutto: è una drupa composta da una parte carnosa (mallo) e una legnosa che contiene il seme
Dove si trova: originario dell’Asia, è da tempo coltivato nelle regioni mediterranee dal mare alla zona montana
DROGA: Foglie e mallo Quando si raccoglie Foglie: da Maggio ad Agosto senza picciolo Mallo: in Giugno - Luglio Come si conserva: le foglie si essiccano all’ombra; il mallo al sole. Si conservano in sacchetti di tela o carta
Principi attivi: Proprietà: tannini, iuglone ed olio essenziale le foglie hanno proprietà amaro-toniche e digestive; sono ipoglicemizzanti, abbassano la pressione sanguigna ed hanno proprietà sedative. Per uso esterno sono utili nel trattamento di eczemi, piccole ulcere della bocca e della pelle, arrossamenti delle zone intime. Il mallo ricco di iuglone ha proprietà antisettiche e cheratinizzanti ed è usato nelle dermatosi
UTILIZZAZIONE: Foglie Uso interno: digestivo e depurativo Decotto 1 g in 100 ml di acqua – 1 tazza dopo i pasti. Tintura vinosa: 3 g in 100 ml di vino rosso, a macero 10 gg; un bicchierino dopo i pasti Infuso per linfatismo dei bambini, rachitismo e per calmare la sete dei diabetici: 20 g per 1 l di acqua. Bere più volte al giorno Uso esterno: per pelli e mucose arrossate Decotto: 5 g in 100 ml di acqua. Sciacqui, gargarismi, impacchi Infuso per piedi stanchi e gonfi: 200 g per 5 l di acqua per 30’
UTILIZZAZIONE: Mallo Decotto per tingere i capelli: 20 g di mallo in 100 ml di acqua, aggiungere 39 g di alcool puro. Passare fra i capelli dopo lo shampoo Per la crescita delle ciglia: 4 g di olio di mallo, 20 g di olio di mandorle dolci, 0,20 g di chinino solfato
Usi popolari L’infuso di foglie viene preso come diuretico. Il decotto delle foglie mescolato con la crusca (dialettale la simbra) veniva usato nei bambini per le scottature da pannolino. L’acqua di cottura delle foglie si utilizzava per conferire il riflesso bruno ai capelli. Per tingere la lana si ricorreva al mallo (dialettale “lu malò”). Con le foglie si avvolgeva il formaggio così da conferirgli un buon sapore. Il frutto raccolto il giorno di San Giovanni, serve per preparare un liquore digestivo, il nocino.
Curiosità Il legno resistente e pregiato è utilizzato nella fabbricazione di mobili o per rivestimenti. Dalla corteccia si estrae il tannino usato nella concia delle pelli e nella produzione di inchiostri. Dal mallo si ottengono sostanze che servono per tingere la lana o i tessuti, per scurire i mobili e prodotti abbronzanti in cosmetica. Il decotto di mallo si utilizza come dopo shampoo per tingere i capelli di castano, in maniera naturale. Le noci fresche o ben mature trovano largo impiego in cucina nella preparazione di dolci e liquori e da esse si ricava l’olio. Per tenere lontane le formiche, che non sopportano l’odore delle foglie, può essere utile inumidire le zone di passaggio con il decotto ottenuto con 3 manciate di foglie in un quarto di litro di acqua.
Sambucus nigra L. (Sambuco) Fam. Caprifoliaceae Portamento: arbusto o alberello caducifolio alo alcuni metri, con corteccia verde da giovane e poi grigio bruna in cui spiccano le lenticelle prominenti. La parte centrale dei rami è formata da un midollo spugnoso bianco. Foglie: opposte, picciolate, imparipennate, formate da 3-7 foglioline con margine irregolarmente seghettato.
Fiori: i fiori, bianchi o giallastri, odorosi sono riuniti in dense infiorescenze ombrelliformi. La corolla, cilindrica nella parte inferiore, si divide in alo in 5 lobi arrotondati.
Frutto: una drupa, lucida e nero-violacea a maturità, contenente 2-3 semi. Il succo è di colore violaceo.
Dove si trova cresce fino alla zona montana di tutta Italia nei luoghi ruderali, lungo le siepi e i fossi.
Droga: fiori e frutti Quando si raccoglie Come si conserva: Fiori: si recidono le infiorescenze alla base da Aprile a Giugno. Frutti: si raccolgono in Agosto, Settembre. Come si conserva: le infiorescenze, riunite in mazzi, si essiccano all’ombra e si battono poi delicatamente per staccare i fiori dai peduncoli che si eliminano; si conservano in recipienti di vetro. I frutti si utilizzano freschi.
Principi attivi Indicazioni Fiori: olio essenziale, tannini, rutina (glucoside flavonico), sanbunigina (glucoside cianidrico). Bacche: vitamina C, acidi organici, tannini, tracce di olio essenziale. Pectine. Proprietà diuretici e diaforetici; mucillagginosi, emollienti; galattogeni, antispasmodici, antireumatici. purgative antireumatiche. Indicazioni raffreddori, influenza e bronchiti. nella stipsi sia come succo che marmellata. Il succo è anche un buon rimedio contro l’emicrania e le nevralgie.
Utilizzazione: fiori e frutti Uso interno: sudorifero, diuretico, antireumatico, emolliente delle vie aeree. Infuso: 3 g in 100 ml di acqua o vino 2-3 tazzine al giorno Uso esterno: emolliente, lenitivo su foruncoli, scottature, emorroidi. 5 g in 100 ml di acqua. Fare lavaggi, applicare compresse imbevute di infuso. Frutti Uso interno: antinevralgico, diuretico e lassativo. Succo: 1-2 cucchiaini o cucchiai (a cucchiai si manifesta l’effetto lassativo). Decotto: 4 g in 100 ml di acqua. 1-2 tazzine all’occorrenza ( dosi superiori sono lassative). Marmellata lassativa: g 1000 di bacche, g 1500 di zucchero. Far cuocere a fuoco lento fino a consistenza di marmellata.
Utilizzazione: fiori Limonata di sambuco: Sciroppo di sambuco: 30-50 ombrelle di fiori, 10 l di acqua, 1 kg di zucchero, 3 limoni a fette, succo di 1 limone. Unire acqua, fiori e fette di limone e lasciare riposare 24 ore. Scolate i fiori, mescolate bene e lasciare riposare altre 24 ore. E’ pronta. Si possono riempire bottiglie e conservare in cantina. Dopo 3-4 settimane si è sviluppata una certa quantità di CO2 e la limonata ha un gusto frizzante come lo champagne. Sciroppo di sambuco: 10 ombrelle di fiori, sei limoni con la buccia, 3 kg di zucchero, 2 l di acqua, 80 g di acido citrico. Tagliare a rondelle I limoni e versarli insieme ai fiori e all’acido citrico nell’acqua nella quale è stato sciolto lo zucchero. Far macerare per 5 gg in un recipiente a bocca larga coperto ma non chiuso. Filtrare e imbottigliare. Per l’uso diluire in acqua a piacere.
Usi popolari Il decotto delle foglie viene bevuto per abbassare il diabete. Il decotto dei giovani rami, preso a digiuno serve per il colesterolo. Per abbassare la pressione sanguigna si beve l’infuso delle foglie o della corteccia. Le foglie e la corteccia raschiata si utilizzano nel gonfiore delle guance (resipola) o delle gambe. La corteccia viene posta direttamente sulle ferite o unita alla mollica di pane viene appoggiata sulla parte infiammata e coperta con un fazzoletto. I frutti servivano per tingere la lana. Con i frutti vengono preparate ottime marmellate. I ragazzi si servivano dei rami di sambuco, privati del midollo per realizzare un gioco “lu scargavottu”.
Curiosità Il nome sembra che derivi da sambuca, uno strumento musicale a corde, di forma triangolare, di legno di sambuco, usato dai geci e dai romani. Il nome specifico, nigra, si riferisce al colore dei frutti maturi, neri-violacei. In prossimità di vecchie case coloniche troviamo molo spesso una pianta di sambuco. La credenza popolare consigliava di piantare un simile arbusto perché ritenuto di buon augurio e di fertilità. Con i frutti e con le foglie si ottengono dei coloranti naturali: viola porpora con i frutti e verde con le foglie. I fiori sono utilizzati per conservare mele e pere: strati alterni di frutta e fiori secchi. Le ombrelle fiorali, raccolte quando i fiori non sono ancora completamente aperti, vengono immerse in pastella salata o dolce, fritte e servite calde. Il decotto concentrato di fiori e foglie spruzzato sulle piante è antiparassitario. Per tenere lontane le mosche, che non sopportano l’intenso profumo della pianta, basta appendere sulle porte o sulle finestre dei rametti di sambuco.
Hypericum perforatum L.(Iperico) Fam. Hypericaceae Portamento: è una pianta erbacea con corto rizoma sotterraneo che produce numerosi fusti, ali fino a 1 m, lignificati alla base e abbondantemente ramificati in alo. Foglie: opposte, sessili, di forma ovale; osservate in trasparenza presentano numerose ghiandole affondate nel lembo che hanno dato il nome perforatum alla pianta contenenti la sostanza colorante rossa: ipericina; sul bordo sono presenti alcune ghiandole di colore nero.
Frutto: è una capsula a tre logge, circondata dai resti biancastri del fiore; i semi, cilindrici, sono di colore nero bruno-scuro. Fiori: l’infiorescenza è un ampio corimbo formato da numerosi fiori giallo dorati; i fiori hanno 5 sepali verdi e 5 petali ovali muniti di puntini neri; gli stami, in numero elevatissimo (50-100), sono riuniti in tre fascetti.
Dove si trova cresce dal mare alla zona alpina nei luoghi secchi, nelle radure dei boschi, al bordo delle strade.
Droga: sommità fiorite Quando si raccoglie: in Giugno-Luglio prima che si siano appassite. Come si conserva: normalmente si usano fresche, ma si possono anche seccare disponendole in mazzi all’ombra e in luogo aerato. Si conserva in sacchetti di carta o tela.
Principi attivi: Proprietà Indicazioni Olio essenziale (azione sedativa). Ipericina, colorante rosso con proprietà fotosensibilizzanti simile al bergamotto. E’ un derivato antracenico ma non possiede attività purgativa perché non viene assorbito dalla bile. Flavonoidi e tannini. Acidi clorogenico e taffenico. Proprietà sedativo e antidepressivo, pettorale e antiflogistico, balsamico polmonare,calmante antinfiammatorio delle vie genito-urinarie, vulnerario, antiflogistico. Indicazioni Uso interno: angoscia e depressioni-affezioni catarrali croniche-asma- stimolante, stomachico, aperitivo – cistite cronica – vermifugo. Uso esterno: Ustioni, ulcerazioni, ecchimosi, ulcere alle gambe, slogature, sciatica, reumatismi.
Utilizzazione: sommità fiorite Uso interno Infuso: 15-30 g per 1 l di acqua, 2-6 tazze al giorno secondo lo scopo. Tintura: 20 g in 100 ml di alcool a 20° a macero per 5 gg. Un cucchiaio dopo i pasti. Tintura vinosa: 30 g per 1 l di vino bianco a macero per 8 gg. Un cucchiaio prima dei pasti. Uso esterno Decotto: 5 g in 100 ml di acqua. Fare lavaggi, applicare compresse imbevute di decotto.
Utilizzazione: solo fiori freschi Olio di iperico: 500 g di fiori, 500 g di vino bianco, un l di olio di olive. Far macerare al sole per 5 gg. Poi bollire su b.m. finché il vino sia evaporato. Conservare in flaconcini di vetro scuro di non più di 10 g per evitare che le frequenti aperture lo alerino. mettere una manciata di fiori in olio di olive e lasciar macerare al sole una decina di gg. Meglio se si filtra e si pongono nuovi fiori freschi di nuovo a macero al sole. - L’olio di iperico si può usare anche internamente quando lo stomaco è sofferente o in caso di catarro gastrointestinale. Utile anche nella stitichezza poiché rende viscido il contenuto intestinale indurito. Ma questo olio ha un odore e un sapore molo particolari e provoca eruttazioni spiacevoli; si consigliano le capsule che si sciolgono nell’intestino tenue. - In caso di infiammazioni dei nervi o torcicollo fare un impacco con olio di iperico caldo e coprire con un panno di lana. - I fiori freschi posti a macerare nella grappa la colorano in rosso vivo (grappa del diavolo): un bicchierino può servire da ottimo digestivo.
Usi popolari i fiori vengono messi a macerare nell’olio di oliva. Il filtrato viene utilizzato da solo o con l’aggiunta di cera d’api. Questo preparato si applica sulle mani screpolate e per le ferite.
Curiosità il nome deriva dal geco hyper, “al di sopra” e da eikon, “immagine” facendo riferimento al fatto che si era soliti appendere la pianta sopra l’immagine degli dei per tener lontano gli spiriti maligni. Il nome perforatum si riferisce alle ghiandole presenti sulle foglie, le quali osservate in controluce appaiono traforate. Questa pianta viene anche detta “scacciadiavoli” ed “erba di San Giovanni” perché la fioritura avviene a ridosso del solstizio d’estate (22 giugno) e nel giorno di San Giovanni (24 giugno). La presenza del pigmento rosso era infatti considerato il simbolo del sangue di Giovanni Battista, fatto decapitare da Salomè. Era inoltre chiamato “fugademonum” perché veniva usato dagli esorcisti come aspersorio per l’acqua benedetta e si riteneva che fosse capace di scacciare i diavoli ed i malefici e per questo raccolto nel giorno di San Giovanni ed appeso o portato addosso come amuleto.
Taraxacum officinale Web. (Tarassaco) Fam. Compositae Portamento: pianta erbacea perenne con radice a fittone lunga e carnosa, scura esternamente e bianca all’interno. I fusti fiorali, cilindrici, cavi, privi di foglie e contenenti un lattice amaro, raggiungono i 20-35 cm. Foglie: dalla radice spunta una rosetta di foglie basali, oblunghe-lanceolate con margine irregolarmente dentato.
Fiori: gialli e ligulati, sono raccolti in grandi capolini solitari. Frutto: è un achenio provvisto di pappo con peli bianchi a forma di ombrello.
Dove si trova si può trovare in tutti i prati, i campi, lungo le strade, i sentieri, dal mare fino ai 2000 m.
Droga: foglie e rizomi Quando si raccoglie Come si conservano Rizoma: il rizoma si raccoglie in settembre-ottobre o in febbraio prima che la pianta fiorisca Foglie: si raccolgono dalla primavera all’autunno. Come si conservano Rizoma: si essicca al sole o in stufa e si conserva in recipienti di vetro. Foglie: si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti di carta o tela.
Principi attivi: Indicazioni taraxina (alcaloide), taraxacina (sostanza amara), inulina, tannini, resine, colina, glucidi, vitamine A , B e C. Proprietà diuretiche, depurative, coleretiche, amaro-toniche, colagoghe, lassative, digestive, eupeptiche. Indicazioni Uso interno: il rizoma * Per depurare l’organismo, stimolare le funzioni del fegato, dei reni e dell’intestino: - Succo: fino a 4 cucchiai al giorno - Decotto:3 g in 100 ml di acqua, fino a 3-4 tazze al giorno lontano dai pasti. - Tintura: 20 g in 100 ml di alcool (a macero per 10 giorni), 3-4 cucchiai al giorno lontano dai pasti. * Per ritenzioni di liquidi: macerare a freddo per 8 ore un cucchiaio di radice in un bicchiere di acqua. Filtrare ed assumere due bicchieri al giorno lontano dai pasti. Uso esterno: fiori e foglie *Per efelidi e macchie della pelle: Decotto: 50 g di fiori e foglie in 1 l di acqua bolliti per 15’; filtrate e utilizzare in impacchi sulla pelle tutti i giorni.
Uso popolare le giovani foglie, per le loro proprietà diuretiche, vengono gustate crude nell’insalata o cotte, condite con olio e sale.
Curiosità il nome proviene dal geco tarakè che vuol dire “scompiglio” e da akos “rimedio”, quindi una pianta che risolve moli problemi dell’organismo riportandolo alla normalità. Viene anche detto: “dente di leone” per la rosetta di foglie basali dentate simili ai denti del re degli animali, “soffione” per i frutti a forma di palla, dispersi dal vento o soffiati per divertimento dai bambini e “piscialletto” alludendo alle sue proprietà diuretiche. I boccioli dei fiori messi sotto aceto e sale, sostituiscono i capperi. Le radici tostate sono un buon surrogato del caffè. I capolini si aprono quando il sole splende e si richiudono di notte o quando piove.
Crataegus monogyna Jacq. O oxyacantha L. (Biancospino) Fam. Rosaceae Portamento: arbusto o piccolo alberello caducifolio alo fino a 6 metri, con spine corte e chioma espansa e intricata. Foglie: con corto picciolo, a lamina coriacea lunga 2-5 cm con 1-4 incisioni profonde per lato; base fogliare ampiamente cuneata.
Fiori: i fiori, raggruppati in corimbi all’apice di rametti corti, sono bianchi con le antere rosse ed hanno i peduncoli spesso coperti di peluria lanosa. Frutti: i frutti, che sono in realtà dei falsi frutti, sono di forma ovale e di color rosso-bruno; contengono nella loro polpa il vero frutto in forma di uno o due noccioli.
Dove si trova è largamente diffuso in tutta Italia fino alla zona montana; si trova un po’ dovunque nei luoghi incolti, nelle siepe, nei boschi e nelle macchie.
Droga: corimbi, frutti e corteccia dei rami Quando si raccoglie Corimbi: in Marzo-Aprile fino a Luglio, quando i fiori sono in boccio o appena accennano a schiudersi. E’ ammessa la presenza delle poche foglie costituenti la parte terminale del ramo fiorifero. Frutti: in Settembre- Ottobre, appena prima della completa maturazione. Corteccia: in Novembre dopo la caduta delle foglie, o in Febbraio-Marzo prima che la pianta rientri in vegetazione. Come si conserva Corimbi: si essiccano all’ombra evitando che i fiori divengano scuri. Frutti: si trasformano in marmellate oppure si essiccano al sole o in stufe a bassa temperatura. Corteccia: si essicca al sole. Corimbi e corteccia si conservano in sacchetti di carta o tela, i frutti in vaso di vetro.
Principi attivi - fiori: Proprietà: Indicazioni: flavonoidi, acido crategolico, acido ursolico, acido oleanolico e ammine. Proprietà: Cardiotonico potente, Ipotensore, Antispasmodico e sedativo leggero ipnotico. Indicazioni: regolazione della pressione sanguigna per azione simultanea sul cuore e sui vasi sanguigni con la mediazione del simpatico. Tonico e sedativo cardiaco: palpitazioni, angina, nevrosi cardiache, tachicardia, aritmie. Particolarmente efficace nel cuore senile. Antispasmodico e tranquillante Distonie neurovegetative: angosce, ronzii alle orecchie, vertigini Arteriosclerosi, ipertensione. Disturbi della menopausa, spasmi venosi delle estremità inferiori, vene varicose Tranquillante naturale: irritabilità e insonnia. I frutti hanno proprietà antidiarroiche e astringenti.
Utilizzazione: fiori e frutti Uso interno (insonnia, ipertensione, palpitazioni) Infuso: 1 g in 100 ml di acqua. 1-2 tazzine al giorno specie prima di coricarsi. Tintura: 20 g in 100 ml di alcool a 60° a macero per 5 gg. 20-40 gocce tre volte al giorno (dosi più elevate sono per l’azione sedativa). Frutti Uso interno (diarrea, ritenzione urinaria). Decotto: 2 g in 100 ml di acqua.
Utilizzazione: fiori, frutti e corteccia Il decotto dei frutti e della corteccia, o l’infuso dei fiori sono utili antinfiammatori delle mucose della bocca e delle gengive; si utilizzano mediante sciacqui e gargarismi. Uso cosmetico E’ stata dimostrata un’azione astringente e normalizzante cutanea dei fiori e delle foglie di biancospino sulle pelli grasse. La droga è priva di tossicità anche per trattamenti prolungati Tisana per insonnia: lasciare infondere 5 g di fiori in 200 g di acqua bollente per 10 m. Colare, spremendo il residuo, zuccherare e aggiungere un cucchiaio di whisky. Bere alla sera prima di coricarsi. A chi è stressato è consigliata una miscela di tè per il cuore nella quale il biancospino viene integrato con cardiaca ed altre erbe calmanti del sistema nervoso come melissa e iperico. Tisana per calmare i disturbi cardiaci con funzione vasodilatatoria: mettere in infusione circa 20 g di fiori o bacche triturate per 10 m.
Usi popolari Si mette nella stalla dei polli un ramo di biancospino raccolto la vigilia si San Giovanni, per prevenire i pidocchi pollini
Curiosità Il nome generico deriva da greco kratos che significa “forza” riferito alla durezza del legno ed alla crescita molo lenta. Il nome oxyacantha deriva da oxys = punta e akantha = spina. Il nome specifico monogyna, sempre di derivazione greca, indica la presenza di un solo seme per frutto. La pianta era già utilizzata dagli uomini preistorici, infatti sono stati ritrovati noccioli in insediamenti lacustri. In Francia si crede che il biancospino sia colpevole di aver fornito la corona di spine per il martirio di Cristo. Ad alimentare le superstizioni negative però è stato il caratteristico odore dei suoi fiori. Nell'essenza di biancospino vi è un componente chimico, presente anche nella materia in decomposizione. Gli insetti che si cibano di questa, infatti, sono gli stessi che visitano, per impollinarli, i fiori del biancospino.
Arctiun lappa L. (Bardana) Fam.Compositae Portamento: è una pianta biennale con rizoma verticale; nel primo anno di vegetazione produce alcune grandi foglie basali fra le quali, nel secondo anno, spunta il fusto fiorale alo fino a 2 metri, striato, molo ramificato e peloso. Foglie: basali molo grandi, a picciolo pieno, con margine dentato spesso ondulato. La pagina inferiore è di colore bianco cenere. Le foglie cauline sono simili ma più piccole.
Frutto: il frutto è un achenio di colore bruno, provvisto di un pappo di setole corte. Fiore: i fiori, di colore porporino, sono riuniti in capolini globulosi circondati da mole brattee rigide e uncinate interamente verdi.
Dove si trova cresce in tutta Italia dal mare alla regione montana fino a 1200 m; si trova nelle zone ruderali, vicino alle case, in tutte le zone soleggiate.
Droga: foglie e radici Quando si raccoglie Come si conservano Radici: si raccolgono nell’autunno del primo anno di vegetazione o nella primavera del secondo, prima che si formi lo scapo fiorale. Foglie: si raccolgono in Maggio, Luglio, prima della fioritura della pianta, evitando di raccogliere il picciolo. Come si conservano Radici: tagliate a dischi di 1-1,5 cm, si essiccano al sole e si conservano in recipienti di vetro. Foglie: si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti di carta o tela.
Principi attivi: Proprietà Indicazioni olio essenziale, inulina fino al 45 %, un principio amaro (lappatina), nitrato di calcio, solfato e fosfato di potassio, Sali di magnesio. Proprietà diuretica, depurativa nelle malattie della pelle, diaforetica, coleretica (aumenta la secrezione biliare, riduce l’ittero ed i volumi del fegato), batteriostatica verso i germi gam + (staffilococchi), ipoglicemizzante, antivelenosa nelle punture di insetti. Indicazioni Uso interno: gotta, reumatismi, diabete. Uso esterno: foruncolosi, eczemi, seborrea del viso, piaghe purulenti, varici.
Utilizzazione: foglie e radici Uso interno - come diuretico e depurativo Infuso: 4 g per 100 ml di acqua, 1 tazza al mattino a digiuno. Decotto: 60 g in 1 l di acqua. Bollire alcuni minuti, poi colare. Consumare in giornata. Tintura vinosa: 50 g in 1 l di vino bianco. Far a macerare per 5 gg. Filtrare e bere a bicchierini mattino e sera. Uso esterno 10 g in 100 ml di acqua. Fare, lavaggi, applicare compresse imbevute di decotto sulle zone interessate per mezz’ora. Foglie fresche Succo – fare frizioni quotidiane Cuocere assieme foglie fresche e polpa della radice e applicare molo caldo: ottimo rimedio per la foruncolosi. Le foglie fresche tritate applicate sulle ulcere le fanno rapidamente scomparire.
Utilizzazione: foglie e radici Radici fresche Lozione per la caduta dei capelli: 30 g di radice fresca, 30 g di alcool a 90°, 1 l di acqua. Frizionare mattino e sera. L’inulina sembra essere la sostanza specifica che determina questa azione. Decotto per il morbillo: un cucchiaino da caffè del decotto al dieci per mille bevuto ogni 5 minuti. L’eruzione è completa in 2 ore. Guarigione in 3 gg. Evitare le correnti di aria.
Usi popolari La pianta viene raccolta come specie officinale da un’azienda locale
Curiosità il nome botanico deriva dal geco arctos, “orso” alludendo al fusto peloso ed al portamento della pianta. Lappa proviene dal verbo greco lambano “io prendo” riferito agli uncini che avvolgono i fiori, appiccicosi e ripiegati che si attaccano ai vestiti ed al pelo degli animali favorendo così la disseminazione e la propagazione della specie. Le foglie giovani, raccolte prima della fioritura, dopo bollitura si consumano in insalata, e così i gambi crudi, privati dalla scorza. Le foglie con i rispettivi piccioli, tagliati a pezzi, si lessano e si condiscono con olio e formaggio grattugiato. Le radici della Bardana, tolta la scorza, dopo cottura si consumano in insalata, non ci si deve impressionare se nella bollitura l’acqua diventa verde. Le radici se vengono essiccate e macinate servono per preparare un gradevole caffè.