Le religioni orientali negavano alla donna la sua natura razionale. Il giudaismo si è manifestato sempre come una religione maschilista. E più ancora, nella lingua dell’Antico Testamento, le parole pio, giusto e santo non hanno il femminile. Ma dal momento che tutti siamo figli dello stesso Padre, Gesù mette sullo stesso piano uomini e donne. E si preoccupa continuamente delle donne durante la sua vita pubblica. Un gruppo di donne seguiva il Maestro per paesi e città. Qualcosa di inconcepibile per i rabbini di allora, che proibivano di parlare con una donna fuori di casa. E per di più, numerosi miracoli di Gesù sono rivolti a donne. Marco ci narra due di questi miracoli, intercalati uno nell’altro, e in tutti e due le beneficate sono due donne. José Antonio Pagola Gesù, approccio storico Testo: Marco 5, // Tempo Ordinario 13 –B- Musica: Mahler. Sinfonia 5ª. Adagietto.
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. La fede sempre suppone l’incontro e il dialogo personale con Gesù. I percorsi della fede, i gradi di adesione e di relazione con Gesù, sono diversi da persona a persona.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, È difficile comprendere la gravità della tragedia della donna di cui parla il testo. Qualsiasi flusso di sangue supponeva uno stato di impurezza legale per un certo tempo. In questo caso, dodici anni. Dodici anni in cui questa donna non aveva ricevuto né un bacio, né un abbraccio, né una stretta di mano da nessuna persona. Non poteva toccare né essere toccata. Non poteva cucinare, cucire, lavare per altre persone. Non poteva fare nulla per gli altri. Tutta la società la rifiutava. Il peggior rifiuto era quello religioso perché considerava la malattia un castigo di Dio per cui era considerata scomunicata. Quali sono i miei rifiuti? Che cosa o chi rifiuto e /o squalifico?
udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». La donna ha osato anche se non sarà stato facile. Le impedivano di avvicinarsi a Gesù le stesse persone che, se avessero conosciuto la sua situazione, le avrebbero lasciato via libera perché avrebbero evitato il contatto con lei. Modo di fare in cui possiamo riconoscerci se anche noi non vogliamo essere toccati dalle persone “indesiderabili” della nostra società. La donna crede in Gesù. Si libera dai pregiudizi religiosi che le impediscono di mettersi in contatto con Lui. Osa toccare quell’uomo da cui emana bontà e comprensione, che ha occhi profondi che non evitano il suo sguardo, che invitano alla fiducia, alla fede. Si azzardò. Toccò per essere curata.
E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. Il contatto con Gesù l’aveva guarita, l’aveva resa libera per poter di nuovo baciare, abbracciare, accarezzare i suoi cari e tutti quelli che ne avessero avuto bisogno. Il suo cuore, così bisognoso di contatti umani, sentiva la pienezza che la spingeva ad amare il mondo intero, specialmente quanti, come lei, erano persone rifiutate ed emarginate dalla società. Possiamo capire i sentimenti che le trasmise Gesù: recupero della dignità, scioltezza di animo, pienezza di spirito, gioia traboccante, bisogno di condividere... Anche noi sperimentiamo questo quando sappiamo che Gesù è vicino a noi, quando abbiamo bisogno di toccarlo e, soprattutto, quando ci sappiamo toccati da Lui.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». «Chi ha toccato le mie vesti?». Gesù vuole vuole restituire a quella donna la fiducia in se stessa. Aiutarla ad uscire dall’ anonimato. Non era facile confessare in pubblico quello che aveva fatto. La sua azione aveva reso impuro Gesù (Lv 11, – 15, 25-27). Ma di nuovo ebbe il coraggio! E fu capace di superare tutte le paure e il “che diranno”. Rendere testimonianza della fede esige eliminare paure, prescindere dalle opinioni e dai pregiudizi religiosi e sociali, uscire dall’ anonimato e rispondere di persona.
I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male». Molte persone toccano Gesù, ma poche con la fede di questa donna. Non tutti i modi di avvicinarsi a Gesù sono uguali. Gesù non attribuisce a se stesso le guarigioni. Ricorda qualcosa di veramente sorprendente: “La tua fede ti ha salvata”. “La tua fede ti ha guarito”. Gesù dice alla donna che la fede è la causa della sua salute. Nella persona che crede c’è sempre qualcosa che la può salvare e liberare da tutto ciò che la disumanizza e le impedisce di vivere con dignità. La fede opera il miracolo, non il contrario. La fede è un atteggiamento di fiducia completa in una Persona, di consegna, di speranza. La fede cura integralmente, la fede salva.
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Adesso non si tratta di guarire una malattia. Ora il problema è più grave. Gesù è sempre attento a quanto accade intorno. Si fa avanti per infondere fiducia. Chiede che si continui a credere, benché le circostanze si aggravino. Quando le cose diventano più difficili, e, apparentemente senza una soluzione, forse la fede può vacillare. Anche in questa occasione Gesù continua a ripetere: “Non temere, soltanto abbi fede".
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Nella vita ci sono circostanze in cui umanamente non è facile mantenere la speranza e la calmo. Gesù impidisce l’ingresso nella casa a quanti formano il coro dei lamenti, a quanti deridono le sue parole e impediscono che il cuore conservi la speranza. La bambina non è morta, ma dorme. Parole pronunciate con fermezza, con convinzione interiore, che sono sorprendenti per il padre e la madre della bambina. Adesso sí che cresce la speranza! E si fidarono. Mi fido io di Gesù e della sua Parola?
Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Gesù agisce senza esorcismi né complicazioni. Tutto è stato semplice. Prese la mano della bambina e le disse di alzarsi. Il contatto con Gesù dà vita. Toccando un cadavere, Gesù diventa impuro di nuovo (Núm 19,11), cosa che sembra non gli importi né che gli preoccupi affatto. Gesù dice anche a me queste stesse parole: “io ti dico: àlzati". Àlzati dalla pigrizia, dalla routine, dallo scoraggiamento, dalla prepotenza, dalla paura, dalla incoerenza, dalla tristezza, dall’egoismo... Gesù desidera guarirmi, toccarmi, darmi la mano, venire in casa mia. Mi dice: abbi fede e basta. La tua fede ti guarisce.
Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Questa rivelazione è ancora imperfetta. Bisogna aspettare un’altra vittoria più sublime e rivelatrice: la vittoria sulla sua propria morte. Allora potranno far conoscere tutto. Perché la bambina si alzi e continui a vivere la fanciulla ha bisogno di mangiare. Gesù non chiede di pregare per lei né che la portino al tempio, ma che le diano da mangiare. Tutte le persone hanno bisogno di cibo per una vita giusta e dignitosa. È sempre attuale il comando di Gesù, dar da mangiare a tante persone che hanno bisogno, a tante persone ingiustamente diseredate. La nostra missione è dar da mangiare, distribuire pane, gioia, consolazione, entusiasmo... a quanti incrociamo nel nostro cammino.
Il nostro ricordo si posa adesso sulle mani di Gesù. mani capaci di trasmettere fiducia, di esprimere affetto, di offrire sicurezza, di dare amore... Mani aperte per accarezzare e benedire i bambini, mani tese per soccorrere quanti sono caduti sul ciglio della strada incapaci di continuare il cammino, mani che curano per guarire i corpi lacerati e gli spiriti malconci, mani lavoratrici che tirano le reti e modellano il legno, mani che segnano la via e stimolano a proseguire, mani che portano alla pienezza. Ti chiediamo che tenda la tua mano a tutti perché il tuo contatto ci rinvigorisca, il tuo bacio ci vivifichi e il tuo abbraccio ci renda coscienti della tua vicinanza. Accompagnati da Te anche noi saremo capaci di farci prossimi dei nostri fratelli e sorelle. Aiutaci a tendere le nostre mani a quanti ne hanno bisogno. Contiamo con il tuo sostegno. Aiutaci a non perdere la fede e a percepire il contatto delle tue mani con le nostre. AMEN Isabel Gómez Acebo