PAOLO VI il papa discreto.

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Transcript della presentazione:

PAOLO VI il papa discreto

Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, in provincia di Brescia , da una stimata famiglia borghese di solide radici cattoliche. Secondo figlio di Giorgio Montini e Giuditta Alghisi. Nel 1900 nascerà il terzo figlio, Francesco. Il padre dirigeva al momento della sua nascita, il quotidiano cattolico "Il Cittadino di Brescia“. Nel 1903 viene iscritto come studente esterno nel collegio Cesare Arici di Brescia, dove frequentò le scuole fino al liceo classico, partecipando attivamente ai gruppi giovanili degli oratoriani di Santa Maria della Pace. Nel 1907 compie il suo primo viaggio a Roma, dove con la famiglia è ricevuto in udienza privata dal Papa Pio X. Nel giugno di questo anno riceve la prima comunione e la cresima. Nel 1916 ottiene la licenza presso il liceo statale e nell'ottobre dello stesso anno entra nel seminario di Brescia.

Il 29 maggio del 1920 viene ordinato sacerdote nella cattedrale di Brescia. Nel novembre dello stesso anno si trasferisce a Roma nel Seminario Lombardo e l'anno dopo nella “Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici” per la preparazione al servizio diplomatico della Santa Sede. Tra il 1922 e il 1924 ottiene diverse lauree: in filosofia, diritto canonico e diritto civile. Nel 1931 viene incaricato di una missione in Germania e Svizzera. Il 13 dicembre 1937 è nominato sostituto della Segreteria di Stato e collabora strettamente con il cardinale segretario di Stato Eugenio Pacelli. Il 10 febbraio 1939 è il primo ad essere chiamato al capezzale di Papa Pio XI morente. Poche settimane dopo collabora alla stesura del radiomessaggio del neo-eletto Papa Pio XII del 24 agosto contro la guerra; sue le storiche parole "Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra." Durante tutto il periodo bellico svolge una intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano per ricercare notizie su soldati e civili. Il 19 luglio 1943 accompagna Pio XII nella visita al quartiere San Lorenzo colpito dai bombardamenti alleati.

Paolo VI si occupò più volte ed a vario titolo dell'assistenza che la Chiesa forniva ai rifugiati ed agli Ebrei (ai quali distribuì ripetute provvidenze economiche), oltre ai 4000 ebrei romani che la Chiesa di nascosto riuscì a salvare dalle deportazioni. Al termine della Seconda Guerra Mondiale il Sostituto Montini è in piena attività per organizzare il mondo cattolico nello scontro con la diffusione delle idee marxiste; ma in modo meno aggressivo rispetto a molti altri esponenti.

Nel 1953 Monsignor Montini fu nominato Arcivescovo di Milano, e a molti questo parve un allontanamento dalla Curia Vaticana. Tra l'altro senza che questo lo portasse all'elezione a cardinale. Come Arcivescovo di Milano seppe risollevare le precarie sorti della Chiesa Lombarda in un momento storico difficilissimo, dove emergevano i problemi economici della ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il diffondersi dell'ateismo. Seppe coinvolgere anche le migliori forze economiche nel risollevamento della Chiesa; cercò il dialogo e la conciliazione con tutte le forze sociali; e questo gli garantì una enorme simpatia.

Alla morte di Pio XII il conclave elesse il 28 ottobre 1958 l'anziano Angelo Roncalli Patriarca di Venezia, il quale aveva grande stima di Montini tanto che cominciò ad inviarlo in molte parti del mondo a rappresentare il Papa. Fu subito nominato cardinale nel Concistoro del 15 dicembre 1958, dal nuovo Papa. Il breve ma intenso pontificato di Giovanni XXIII vide Montini attivamente coinvolto, soprattutto negli impegni relativi al Concilio Vaticano II, iniziato nell'ottobre 1962. Il Concilio si interruppe il 3 giugno 1963 per la morte di Papa Roncalli, malato da qualche mese. Il breve conclave successivo si concluse con l'elezione di Montini, che assunse il nome Paolo VI, il 21 giugno 1963. Eletto con un concilio in corso, da portare a compimento, e con la non lieve eredità di innovazione comunicativa instaurata dal suo predecessore, Paolo VI che, fu detto, aveva sempre "studiato da Papa", vestì la tiara con pesanti difficoltà iniziali.

Uomo mite e riservato dotato di vasto sapere e nello stesso tempo profondamente legato ad una intensa vita spirituale, seppe proseguire il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII. Portò ottimamente a compimento il Concilio Vaticano II con grande capacità di mediazione. Concluso il Concilio si aprì però un periodo difficilissimo per la Chiesa Cattolica attaccata da molte parti in un periodo storico e culturale di forte antagonismo ai valori tradizionali ed ampia diffusione delle idee marxiste anticlericali. Ma davanti ad una società che rimuoveva la spiritualità, nella quale si diffondeva l'antagonismo delle classi sociali, Paolo VI seppe sempre mostrare la via della fede e della umanità che si aprono al mondo con generosa collaborazione verso il bene comune.

Non fu facile mantenere salda la Chiesa Cattolica mentre gli ultra tradizionalisti la attaccavano di eccessivo modernismo ed i settori ecclesiastici più vicini alle idee socialiste la accusavano di immobilismo; ma un equilibrato giudizio non può nascondere le grandi doti di guida spirituale dimostrate da questo grande pontefice. Iniziò a viaggiare per visitare diocesi lontanissime, come nessuno dei suoi predecessori aveva ancora fatto; è stato il primo Papa a visitare tutti i cinque continenti. In uno di questi viaggi, nelle Filippine, fu fatto segno di un attentato da parte di uno squilibrato, dal quale uscì fortunosamente (o miracolosamente) indenne.

Poco prima di morire, Paolo VI implorò personalmente e pubblicamente la liberazione dello statista e caro amico Aldo Moro, rapito dagli "uomini delle Brigate Rosse" alcune settimane prima e del quale con profondo dolore personale, si trovò poi a dover celebrare i solenni funerali di stato. Forse non casualmente il suo stato di salute si deteriorò da allora progressivamente e poche settimane dopo, il 6 agosto 1978 anch'egli si spegneva nella residenza di Castel Gandolfo.

In rapporto al suo predecessore, che aveva avuto una popolarità di ampiezza internazionale, apparve spesso come un pontefice più distaccato: mentre gioviale e spontaneo sembrò il suo predecessore in molte situazioni; così introverso, a volte austero e controllato si dimostrò egli alla pubblica opinione. Forse non si stabilì con molti fedeli quel contatto diretto e caldo che Giovanni XXIII aveva avuto e che caratterizzò almeno in parte gli anni del suo pontificato; e tale distanza si stabilì anche con la maggior parte delle autorità sociali e politiche.

In realtà Montini aveva forse mutuato dai suoi studi diplomatici un'inclinazione, se non un'attitudine, alla mediazione, all'attesa della fisiologica sedimentazione delle emergenze; sembrò a volte un valente temporeggiatore, secondo una antica tradizione curiale. Testimonianze di coloro che lo conobbero più da vicino, lo descrissero come un uomo brillante, profondamente spirituale, umile e riservato, un uomo di "cortesia infinita". Ma questo Pontefice ha lasciato un segno nella Storia del XX secolo. La conclusione positiva del Concilio Vaticano II ha posto la sua impronta nella storia della Chiesa, come il suo incontro con il patriarca ortodosso di Costantinopoli Athenagora dopo 14 secoli di incomunicabilità, il suo storico viaggio nel gennaio del 1964 a Gerusalemme dove fu accolto da una folla entusiasta, il suo importante discorso all'ONU nel 1965, le sue numerose encicliche quali la Mysterium Fidei (1965), la Populorum progressio (1967), la lettera apostolica Octogesima Adveniens (1971), la sua esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, in cui trattava la questione centrale della corretta concezione di liberazione e salvezza. Non è poco per un uomo che molti hanno definito debole e timido.

Considerata dal solo punto di vista dell’età, la giovinezza è un fatto effimero. L’esaltazione che se ne fa diventa presto nostalgica o derisoria. Ma non è la stessa cosa per quanto riguarda il senso spirituale di questo momento di grazia, che è la giovinezza vissuta autenticamente. Ci sembra che la presente crisi del mondo, caratterizzata per molti giovani da una grande confusione, denunci da una parte l’aspetto senile di una civiltà commerciale, edonistica, materialistica, che tenta ancora di spacciarsi come portatrice d’avvenire. Contro questa illusione, la reazione istintiva di numerosi giovani, pur nei suoi eccessi, esprime un valore reale. Questa generazione è in attesa di qualche altra cosa. Privata repentinamente di tradizioni protettive, e poi amaramente disillusa dalla vanità e dal vuoto spirituale delle false novità, delle ideologie atee, di certi misticismi deleteri, non sta forse per scoprire o per ritrovare la novità sicura e inalterabile del mistero divino rivelato in Gesù Cristo? Non ha forse egli - secondo la bella espressione di sant’Ireneo - "disvelato ogni novità venendo nella sua persona"?.

Per questo motivo ci piace dedicare in modo più esplicito a voi, giovani cristiani del nostro tempo, promessa della chiesa di domani, questa celebrazione della gioia spirituale. Vi invitiamo cordialmente a rendervi attenti ai richiami interiori che vi pervengono. Vi stimoliamo ad elevare il vostro sguardo, il vostro cuore, le vostre fresche energie verso le altezze, ad affrontare lo sforzo delle ascensioni dello spirito. E vogliamo darvi questa certezza: nella misura in cui può essere deprimente il pregiudizio - oggi dappertutto diffuso - che lo spirito umano sarebbe incapace di attingere la verità permanente e vivificante, altrettanto profonda e liberatrice è la gioia della verità divina riconosciuta nella chiesa: "gioia della verità". Questa è la gioia che vi offriamo. Essa si dona a chi l’ama tanto da cercarla tenacemente. Disponendovi ad accoglierla e a comunicarla, voi garantirete nello stesso tempo il vostro personale perfezionamento secondo il Cristo, e la prossima tappa storica del popolo di Dio.