SECONDO COMANDAMENTO “Non nominare il nome di Dio invano”

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Transcript della presentazione:

SECONDO COMANDAMENTO “Non nominare il nome di Dio invano”

Secondo il modo comune di giudicare il nome indica la persona che lo porta. Col nome di Dio s’intende l’Essere Infinito e qualsiasi espressione che indica questo Essere Infinito: Dio, Signore, Trinità, Gesù Cristo, Ostia, Sacramento, Croce. E anche la Madonna, gli Angeli e i Santi in quanto sono amici di Dio: e come, onorando loro, indirettamente si onora Dio, così disprezzando loro, indirettamente si disprezza Dio. L’espressione di questo secondo comandamento è negativa, ma come tutti gli altri comandamenti, contiene la parte positiva e la parte negativa.

I parte positiva: a. il rispetto al Nome Santo di Dio; b. il Voto; c. il giuramento. II Parte negativa: a. l’irriverenza al nome Santo di Dio; b. la bestemmia; c. l’imprecazione.

I° PARTE POSITIVA

IL RISPETTO AL NOME SANTO DI DIO Nell’Antico Testamento al popolo ebreo era proibito pronunziare il nome Jahvè. Solamente poteva dirlo il Sommo Sacerdote una volta all’anno, quando entrava nel cuore del Tempio detto Sancta Sanctorum e lo pronunziava con rispetto e tremore, perché nel salmo 110 è detto: “Santo e terribile è il Nome di Dio”. E quando un ebreo contravveniva a questa legge, veniva trascinato fuori dalla città e lapidato. Nel Nuovo Testamento ai cristiani è rivolto l’invito ad invocare il Nome di Dio e specialmente il Nome di Gesù con frequenza e amore. La Chiesa ha approvato le litanie al Nome di Gesù molte invocazioni le ha indulgenziate. Ha concesso l’indulgenza plenaria a chi invoca il nome di Gesù in punto di morte. Il nome di Gesù è un nome santo, potente, efficace e dolce. Quanti miracoli sono stati operati in suo nome. Anche il Nome di “Maria” è moto efficace.

IL VOTO Definizione: “Il voto è una promessa deliberata e libera fatta a Dio di un bene possibile e migliore (del suo contrario), cui ci si lega per virtù di religione”.

Spiegazione: E’ una promessa cioè è un impegno serio. Reale, un contratto che si fa con una persona; Deliberata e libera, cioè pensata e considerata e voluta. Fatta a Dio; questo impegno o contratto lo si fa solamente con Dio. Quindi è un atto di culto, di latria. Quando si dice di fare un voto alla Madonna o a qualche Santo, s’intende che il voto è sempre fatto a Dio, ma con l’intercessione e l’aiuto della Madonna o del Santo. Di un bene possibile, ciò che si promette deve essere sempre essere una cosa buona e gradita a Dio. Chi promettesse con voto una cosa cattiva, farebbe peccato e non deve osservarlo, perché se lo osservasse farebbe un altro peccato. Il bene che si promette deve essere possibile a mantenersi sia fisicamente che moralmente. Un povero, per es: che promettesse di dare in elemosina una somma di denaro che lui non possiede, non può fare il voto; oppure il voto di evitare per tutta la vita i peccati veniali , in questo caso data la nostra debolezza ci vorrebbe un aiuto straordinario della grazia, il che non dipende da noi. Migliore del suo contrario ed opposto. Il voto è un atto di culto con cui si vuole onorare Dio in un modo speciale, e questo non lo si può fare con un voto che impedisce un bene maggiore. Per es: non si può fare il voto di ascoltare la Messa il venerdì al posto della domenica; la Messa di venerdì è una cosa buona, ma di domenica è cosa migliore perché imposta dal precetto; come anche non si può fare il voto di sposarsi, perché la vita di castità consacrata è migliore del matrimonio.

Le specie di voto. A seconda da qual punto di vista si considera abbiamo diverse specie: secondo l’oggetto il voto è personale, reale e misto. Personale quando riguarda solamente la persona che lo fa (preghiere, Comunione, digiuno. Lasciare una azione cattiva o indifferente come lettura, divertimento). Reale quando si promette di offrire qualche cosa di valore; misto quando vi è un’azione e un’offerta (pellegrinaggio e offerta. Secondo il tempo è temporaneo e perpetuo. Temporaneo è il voto che obbliga per una volta, qualche volta o per un periodo determinato di tempo. Perpetuo è il voto fatto per tutta la vita. Secondo il modo di obbligare è assoluto o condizionato: assoluto quando la persona si obbliga ad osservare il voto senza nessuna condizione. Condizionato quando si obbliga ad osservare il voto se si verifica una determinata condizione. Secondo la forma il voto è privato o pubblico: privato è quello emesso da qualsiasi persona senza l’accettazione da parte dell’autorità ecclesiastica. Pubblico è quello che si fa davanti a un superiore legittimo che l’accetta a nome della Chiesa. I voti religiosi sono pubblici e possono essere temporanei o perpetui, semplici o solenni. I voti sono solenni se tali sono ritenuti dall’Autorità Ecclesiastica e generalmente sono quelli emessi negli Ordini Religiosi; quelli emessi nelle Congregazioni Religiose sono semplici.

Obbligo di voto: nessuno è tenuto a fare un voto, ma una volta emesso si è tenuti in coscienza a mantenerlo perciò prima di fare un voto bisogna essere prudenti e consigliarsi. Riguardo alla gravità dell’obbligo nei voti privati dipende dall’intenzione di chi fa il voto; nei voti pubblici se la materia è grave obbliga sotto pena di peccato grave; se la materia è leggera obbliga sotto pena di peccato veniale. Se è stato fissato il tempo, il voto deve essere adempiuto nel tempo stabilito, tranne che non sia intervenuta una causa grave scusante. Se il voto è personale obbliga la persona che l’ha emesso. Se è reale l’obbligo può anche passare agli eredi o essere soddisfatto da un altro.

Cessazione del voto. Un voto può cessare: quando termina il tempo fissato. Nei voti temporanei. Per grave mutamento della materia o delle circostanze. Per annullamento da parte di chi ha la potestà. Per dispensa da parte dei Superiori ( Papa, Vescovi, Superiori) Per commutazione.

IL GIURAMENTO

Definizione: “Il giuramento è chiamare Dio in testimonio della verità di ciò che si dice o si promette”. Chiamare Dio, quindi ci si rivolge a Dio, è un atto di religione, culto di latria. Gesù nel Vangelo ha detto di non giurare, ma il vostro parlare sia “sì, sì, no, no”; però in alcuni casi è lecito ed anche onorevole per il Signore e questo quando si tratta di una cosa grave e importante e chi la chiede ha il diritto di sapere la verità.

Le specie di giuramento: Assertorio, quando si giura una verità presente o passata. Promissorio, quando si giura di una cosa che si promette di fare. Semplice, quando si giura tra privati senza alcun apparato speciale. Solenne, quando si giura con gesti formali ed esteriori, mettendo la mano sul Vangelo o Crocifisso o su un altro segno importante. Il solenne può essere pubblico o giudiziale se viene fatto davanti a un giudice civile o ecclesiastico e davanti a testimoni; privato o extragiudiziale se viene fatto davanti a privati. Imprecatorio o esecratorio quando nel giuramento s’invoca Dio come …….., se non si dice la verità o non si mantiene la promessa.

Condizioni perché sia valido il giuramento: L’intenzione di giurare. Perché il giuramento sia valido, chi giura deve avere l’intenzione altrimenti non è un atto di culto, mancando la volontà. Chi dice la formula senza l’intenzione, manca di riverenza a Dio. La formula giratoria con cui si invoca direttamente o indirettamente Dio. La formula giuratoria la si desume dalle leggi, dai costumi e dalla consuetudine. Condizioni perché sia lecito il giuramento: nascondono verità. Perché il giuramento sia fatto con prudenza e per motivi seri e gravi. Secondo giustizia. Cioè ciò che si giura sia una cosa buona e lecita in modo che non danneggi i diritti di Dio e neppure del prossimo. Chi giura una cosa cattiva fa peccato e non deve mantenere il giuramento o non si mantiene la promessa.

Condizioni perché sia lecito il giuramento: Secondo verità. Perché il giuramento si possa fare senza peccato è necessario che ciò che si dice sia vero con l’intenzione di mantenerlo. Secondo giudizio. Cioè che il giuramento sia fatto con prudenza e per motivi veri e gravi. Secondo giustizia. Cioè ciò che si giura sia una cosa giusta, buona e lecita in modo che non danneggi i diritti di Dio e neppure del prossimo. Chi giura una cosa cattiva fa peccato e non deve mantenere il giuramento altrimenti fa grave peccato.

Lo scongiuro: Consiste nell’invocare il nome di Dio, della Madonna o dei Santi per persuadere una persona a fare o non fare una cosa. L’ha usato anche S. Paolo scrivendo ai Tessalonicesi. È un atto di verità di religione: culto di latria se s’invoca il nome di Dio, iperdulia se della Madonna, di dulia se dei Santi. Perché sia lecito ci deve essere un giusto motivo e fatto con prudenza. Gli scongiuri contro il Demonio affinché non danneggi cose e persone e che si allontani dalle persone, sono leciti; anzi ci sono delle persone della Chiesa deputate a ciò e si chiamano esorcisti, e le formule rituali esorcismi.

II° PARTE NEGATIVA

IRRIVERENZA AL NOME SANTO DI DIO La bontà e la dignità altissima di Dio esigono che noi pronunziamo il Nome santo di dio con grande riverenza. Quindi è da riprovare che il nome di Dio, della Vergine, degli Angeli e dei Santi venga pronunciato invano: per gioco, per scherzo, con leggerezza o come semplice intercalare del discorso. Non è colpa grave, ma potrebbe esserlo quando si agisce con rabbia o ci fosse scandalo grave. È una stonatura sulla bocca delle persone religiose, particolarmente quando parlano con persone laiche o con malati e bambini. Quando nella conversazione si pronuncia il Santo nome di Dio o della Madonna come invocazione, ciò deve risultare chiaro dalle circostanze e dal tono della voce.

BESTEMMIA 1. Definizione: La bestemmia consiste nell’aggiungere al nome di Dio, della Madonna e dei Santi una parola o una espressione ingiuriosa.

Specie di bestemmia: Interna o esterna a secondo che l’ingiuria è concepita o accettata solamente nel cuore, o espresse anche con parole o gesti. Immediata o mediata a secondo che la bestemmia è diretta contro Dio o contro la Madonna e i Santi e mediatamente offerte anche a Dio. Semplice, ereticale e imprecatoria. La prima quando non contiene errori contro la fede, la seconda quando contiene errori contro la fede e la si pronuncia con tale intenzione, la terza quando si augura un male a Dio, alla Madonna e ai Santi in questo caso è detta anche diabolica.

Malizia della bestemmia. La bestemmia per sua natura è sempre peccato grave, anzi essendo una ingiuria diretta contro Dio, in se stessa è il peccato più grave: se è ereticale ha in sé una malizia speciale. Bisogna però tener presente della avvertenza e consenso di chi la pronuncia e anche del significato delle parole o espressioni, che variano col cambiare dei luoghi

Riparazione della bestemmia. E’bene, anzi doveroso riparare praticamente con qualche giaculatoria quando si sente una bestemmia. La Chiesa per questo fa recitare il “Dio sia benedetto”. Se si crede opportuno, si avvisa con carità il bestemmiatore.

IMPRECAZIONE Definizione: L’imprecazione, detta anche maledizione, è una frase pronunziata con rabbia e con odio, con cui si augura il male sia fisico che spirituale contro uomini, animali e cose. Per sé è peccato e, a secondo il male che si augura, può essere peccato veniale o mortale. Però bisogna tener presente che molte volte sono sfoghi di ira senza avere l’intenzione di volere il male che inavvertitamente si augura; tali sono per es. le imprecazioni di molte mamme. Ma bisogna sempre evitarle.

L’imprecazione può essere: contro Dio e la Madonna o i Santi o contro le persone sacre: è bestemmia imprecatoria e sempre peccato grave. Contro se stessi: è peccato d’ira e di disperazione Contro il prossimo: è peccato lieve o grave a seconda del male che si augura. E’ contro la carità. Contro animali è peccato d’ira. Contro il Demonio potrebbe essere peccato d’impazienza.