La valutazione clinica nei bambini con DISTURBO da DEFICIT di ATTENZIONE ed IPERATTIVITA’. Psicologo/Psicoterapeuta Dr.ssa F.C. Belli
La diagnosi si basa sulla raccolta di informazioni fornite dai genitori e dagli insegnanti e sull’osservazione e valutazione clinica del bambino.
Disattenzione Iperattività Impulsività
DISATTENZIONE Si manifesta soprattutto come una difficoltà a concentrarsi e mantenere l’attenzione sui compiti scolastici o su attività di gioco: il bambino lascia distrarre da stimoli estranei ha difficoltà a prestare attenzione ai particolari e compie molti errori di distrazione.
IPERATTIVITA’ Si manifesta con la necessità del bambino di essere sempre in movimento, di passare rapidamente da un’attività ad un’altra, difficoltà a restare seduto, di giocare e dedicarsi ad attività piacevoli in modo tranquillo.
IMPULSIVITA' E’ presente associata ala comportamento iperattivo e si manifesta con difficoltà ad attendere il proprio turno e a rispettare le regole nel gioco o in altre attività, a rispondere precipitosamente prima che queste vengono completate e ad essere invadente nei confronti sia dei coetanei che degli adulti
L’ATTENZIONE FATTORI INTERNI O PERSONALI FATTORI ESTERNI Processo mediante il quale mettiamo a fuoco soltanto alcune parti del nostro ambiente, mentre altre vengono ignorate FATTORI INTERNI O PERSONALI FATTORI ESTERNI Legati alla persona che ascolta (motivazione) Legati all’ambiente, allo stimolo ambientale
Le caratteristiche dello stimolo capaci di utilizzare l’attenzione sono: Novità; Intensità (lettere, parole, indicatori stop sulle auto, voce, scritte); Ripetizione (lampeggiatori delle auto o agli incroci, suoneria telefono, slogan o spot pubblicitari, ecc.)
LIVELLI DI NORMALE SVILUPPO DELL’ATTENZIONE (Jones, 1994). Livello 1 (dalla nascita fino a 1 anno di età): Questo livello è caratterizzato da un’estrema distraibilità e l’attenzione del bambino scivola da un oggetto, persona, evento a un altro. Ogni nuovo evento (come qualcuno che sta camminando) distrarrà immediatamente il bambino. Livello 2 (da 1 a 2 anni): Il bambino può concentrarsi su un compito concreto di sua scelta, ma non tollera alcun intervento dell’adulto, né verbale, né visivo. Il bambino sembra ostinato e deciso, ma in effetti la sua attenzione è focalizzata su un canale singolo e ogni stimolo estraneo deve essere ignorato per concentrarsi sull’attività in corso.
Livello 3 (da 2 a 3 anni): L’attenzione è ancora a un solo canale; il bambino non riesce a prestare attenzione a stimoli uditivi e visivi che provengono da fonti differenti. Il bambino non riesce ad ascoltare le direttive dell’adulto mentre sta giocando, ma tutta l’attenzione può essere spostata verso chi parla e poi tornare al gioco attraverso l’intervento dell’adulto. Livello 4 (dai 3 ai 4 anni): Il bambino deve ancora alternare la piena attenzione (visiva ed uditiva) tra chi parla e il compito, ma ora può farlo spontaneamente, senza che l’adulto lo aiuti a focalizzare l’attenzione.
Livello 5 (dai 4 ai 5 anni): L’attenzione del bambino è adesso a due canali (cioè il bambino comprende istruzioni verbali collegati con il compito senza dover interrompere l’attività per guardare chi parla). La quantità di concentrazione può essere ancora breve, ma il bambino può capire una spiegazione data al gruppo. Livello 6 (dai 5 ai 6 anni): I canali uditivi, visivi, e quelli della manipolazione sono completamente integrati e l’attenzione è ben stabilizzata e mantenuta.
MODELLI DI ATTENZIONE (Sohlberg-Mateer 1987) FOCALIZZATA: è la forma di attenzione di base e coinvolge l’abilità del bambino di rispondere a stimoli specifici (visivi o uditivi) ed eventi senza uno spostamento dell’attenzione (ad esempio seguire un solo stimolo).
SOSTENUTA: essa riflette l’abilità del bambino nel mantenere l’attenzione e persistere sul compito fino al suo completamento. Questo aspetto dell’attenzione dovrebbe includere anche la notizia di vigilanza e resistenza alle cadute di attenzione per un periodo di tempo adeguato. Inoltre interviene anche nella prontezza del bambino nel rispondere ad alcuni stimoli.
SELETTIVA: essa coinvolge l’abilità del bambino nel mantenere specifici contenuti cognitivi mentre vi sono stimoli distraenti. Per esempio l’attenzione selettiva viene attivata quando il bambino riconosce che la voce dell’adulto durante le istruzioni è il punto centrale su cui dirigere l’attenzione e non i commenti o le frasi degli altri. Si noti anche che i distrattori possono essere «esterni» (come un rumore) o «interni» (come i pensieri o le sensazioni).
ALTERNATA: essa riguarda l’idea di «flessibilità mentale», che avviene quando bisogna spostare l’attenzione tra più compiti che comportano diverse modalità di gestione delle informazioni o diverse modalità di risposta: per esempio, l’alunno che deve ascoltare l’insegnante e alternativamente prendere appunti. La situazione richiede che il bambino sposti l’attenzione dall’insegnante (gestendo l’informazione sia a livello visivo sia uditivo) e trasferisca le informazioni, scrivendole, in una forma abbreviata, attraverso le funzioni verbali espressive. Deve essere mantenuta una certa continuità nello scorrere delle idee e delle parole (cioè un processo di mantenimento delle informazioni nella mente) in modo che concetti appropriati, idee e fatti possano essere ricostruiti negli appunti.
SUDDIVISA: essa richiede l’abilità nel rispondere quasi simultaneamente a due o più compiti che hanno diverse richieste. Questo processo può coinvolgere un’alternanza rapida dell’attenzione e una reazione a uno dei compiti in qualche modo automatica. L’attenzione può essere suddivisa in una combinazione di stimoli visivi, uditivi, cinestesici (di movimento), ma più comunemente la combinazione è composta da stimoli visivi ed uditivi. Durante la crescita le abilità attentive subiscono variazioni in base alla maturazione e allo sviluppo cognitivo.
Raccolta anamnesi clinica Scale di valutazione del comportamento (Cornoldi et al.) Genitori Operatori clinici Insegnanti Valutazione clinica Cognitivi Test psicologici Osservazione Proiettivi e di personalità
VALUTAZIONE CLINICA L’osservazione è un procedimento selettivo e si differenzia dal semplice «guardare» o «vedere», perché lo sguardo dell’osservatore è guidato dalle ipotesi che egli ha formulato e mira ad ottenere le informazioni rilevanti nel modo più accurato ed efficace. Di conseguenza l’osservazione non è di per se «obiettiva» nel senso di permettere una registrazione diretta e fedele della realtà, anzi è esposta a rischio della soggettività, della parzialità e agli errori o distorsioni che ne derivano.
VALUTAZIONE CLINICA OSSERVAZIONE: è uno strumento utile ma dovrebbe prevedere di norma due fasi: L’addestramento alle tecniche e procedure di osservazione, cioè imparare ad osservare, a descrivere i fatti osservati senza mescolare ad essi il proprio punto di vista, ad utilizzare un linguaggio chiaro e condivisibile. La capacità di utilizzare i materiali raccolti tramite l’osservazione al fine di elaborare proposte educative, coerenti progetti ed interventi didattici mirati e in generale, per «mettere a frutto» in sede di programmazione, le conoscenze così acquisite (Camaioni 1990).
VALUTAZIONE CLINICA SOMMINISTRAZIONE TEST PSICOLOGICI Strumenti del metodo psicometrico il cui compito consiste nel misurare determinati comportamenti al di sotto dei quali è possibile identificare le abilità cognitive, attitudini, tratti di personalità, dinamiche psicologiche.
VALUTAZIONE CLINICA VALUTAZIONE DI ALTRI PROCESSI COGNITIVI MAGGIORMENTE DEFICITARI NEI BAMBINI CON ADHD ATTENZIONE SOSTENUTA USO STRATEGIE (TORRE DI LONDRA) INIBIZIONE DI RISPOSTE IMPULSIVE ED I PROCESSI DI SOLUZIONE DEI PROBLEMI
TERAPIA DEI DISTURBI DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA’ La terapia deve essere legata ad una corretta diagnosi e stabilita per ogni singolo bambino. Intervento sulla famiglia Intervento sulla scuola che faciliti la comprensione dei comportamenti del bambino e la scelta delle risposte più efficaci è utile per le difficoltà emotive e comportamentali del PSICOTERAPIA INDIVIDUALE bambino e prescinde dalla diagnosi esclusiva di ADHD TERAPIA FARMACOLOGICA
COSA PUO’ FARE UN INSEGNANTE PER I BAMBINI CON ADHD? Il punto di partenza è scoprire i suoi lati positivi cioè che sa fare, gli piace e gli riesce meglio; rafforzare e incoraggiare questi suoi punti di forza (aumentare la stima del sé). Rimarcare e sottolineare i suoi lati negativi non produce alcun cambiamento.
COSA PUO’ FARE UN INSEGNANTE PER I BAMBINI CON ADHD? Un bambino con ADHD innanzitutto vive un profondo disagio per il suo disturbo: vorrebbe essere uguale ai suoi compagni invece spesso è considerato cattivo e insopportabile. Durante gli anni che il bambino trascorrerà nella scuola non si formerà solo una preparazione, ma svilupperà anche l’immagine di sé. La scuola ha un ruolo importante di prevenzione del disagio psicologico.
IL BAMBINO CON DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’ Punti di forza Potenziale creatività Buon umorismo Capacità di raccogliere svariate infrazioni Prontezza nel prendere decisioni Vivacità intellettuale, sognare ad occhi aperti Punti di debolezza Scarse capacità organizzative Poca attenzione ai dettagli Poca riflessione prima di reagire Poca memoria di lavoro Difficoltà nel prendere appunti nella composizione scritta
LA GESTIONE IN CLASSE DEL BAMBINO CON ADHD Il disturbo interferisce con l’apprendimento e con l’inserimento. Osservazione del comportamento durante le ore di lezione: in quali momenti si manifesta e quando è più evidente? Cosa sta succedendo in classe quando il bambino comincia a manifestare quel comportamento? (analisi degli antecedenti) Come reagisce la classe al comportamento iperattivo? (analisi delle conseguenze) Quali tentativi di soluzione si sono già provati?
LA GESTIONE IN CLASSE DEL BAMBINO CON ADHD STRATEGIE: 1. lavoro sugli antecedenti può essere indirizzato: al contesto: Disposizione in cerchio degli alunni; Affissione di regole scritte in aula; al compito: compiti strutturati con elementi di novità e stimolazione, con alternanza di compiti passivi ed attivi; Lezioni con ritmo vivace; Utilizzo di segni/indicazioni che richiamino l’attenzione; Vicinanza fisica e contatto oculare; Compiti brevi per fornire feedback sulla correttezza dell’esecuzione.
2. lavoro sulle conseguenze: Rimproveri, ma devono essere espressi appena il bambino comincia a manifestare il comportamento inadeguato, in modo fermo, breve e coerente; Ricompensa per comportamenti adeguati; Perdita di privilegi per comportamenti negativi. Lavoro di gruppo: rinforzo/perdita per comportamento di tutta la classe.