Sommario Nelle lezioni precedenti abbiamo introdotto tutti gli elementi che formano un particolare tipo di linguaggio logico, denominato linguaggio predicativo.

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Parte III: un linguaggio simbolico 5. Il linguaggio predicativo del primo ordine Credits: Prof. Marco Colombetti

Sommario Nelle lezioni precedenti abbiamo introdotto tutti gli elementi che formano un particolare tipo di linguaggio logico, denominato linguaggio predicativo del primo ordine In questa lezione specifichiamo questo linguaggio in modo più sistematico e analizziamo la struttura delle sue formule

FOL Il linguaggio logico definito nelle lezioni precedenti prende il nome di linguaggio predicativo del primo ordine o più semplicemente linguaggio del primo ordine (FOL, da First Order Language) Il dizionario di FOL prevede quattro tipi di simboli: simboli referenziali: le costanti individuali e le variabili individuali (x, y, z, ...) simboli predicativi: le costanti predicative, l’uguaglianza simboli logici: i connettivi booleani, il quantificatore esistenziale, il quantificatore universale, l’uguaglianza simboli strutturali: le parentesi tonde e quadre, la virgola

FOL (2) Utilizzando i simboli e seguendo le regole di una ben precisa grammatica si formano vari tipi di espressioni: termini referenziali: sono i simboli referenziali e le descrizioni definite formule atomiche: sono costituite da una costante predicativa seguita da espressioni referenziali (delimitate dalle parentesi tonde e separate fra loro da virgole), in numero pari al numero di posti d’argomento della costante predicativa formule complesse: sono formate a partire dalle formule atomiche utilizzando connettivi e quantificatori (con l’uso delle parentesi quadre quando necessario)

L’albero di una formula Le formule hanno una struttura che può essere messa in luce utilizzando un albero sintattico Il caso più semplice è dato dalle formule atomiche (ovvero prive di operatori logici) la costante predicativa compare come radice dell’albero gli argomenti compaiono come successori della radice: Cubo(A) Su(x,y) Piove() Cubo Su Piove A x y

L’albero di una formula (2) Nelle formule complesse gli operatori (i connettivi, i quantificatori, l’operatore I) compaiono come nodi dell’albero: x Cubo(x) x [Uomo(x)  Mortale(x)] x x Cubo  x Uomo Mortale x x

L’albero di una formula (3) Altri esempi: x [Mese(x)  31y GiornoDi(y,x)]  Biondo(Ix FiglioDi(x,Barbara)) x  Biondo Mese 31y Ix x GiornoDi FiglioDi x y x Barbara

Albero e parentesi C’è una relazione stretta fra la forma di un albero e le parentesi della formula corrispondente: ogni nodo del tipo riportato qui sotto dà luogo a una coppia di parentesi tonde (con eventuali virgole che separano gli argomenti della costante predicativa) ogni nodo del tipo riportato qui sotto dà luogo a una coppia di parentesi quadre costante predicativa ... connettivo binario ...

Eliminazione delle parentesi superflue In algebra esistono convenzioni che consentono di rimuovere certe coppie di parentesi superflue, ad es.: 4 + (5  3)  4 + 5  3 Regole analoghe vengono adottate in logica per l’eliminazione di parentesi quadre superflue: regola 1: è sempre possibile rimuovere un’eventuale coppia di parentesi quadre esterna alla formula: [[P  Q]  R(A)]  [P  Q]  R(A) regola 2: è possibile rimuovere coppie di parentesi tenendo conto del fatto che, per convenzione,  e  “legano più fortemente” di  e : [P  Q]  R(A)  P  Q  R(A)

Eliminazione delle parentesi superflue (2) regola 3: se lo stesso connettivo binario è utilizzato più volte di seguito, per convenzione le parentesi vanno inserite da destra verso sinistra: P  [Q  R(A)]  P  Q  R(A) P  [Q  R(A)]  P  Q  R(A)

Eliminazione delle parentesi superflue (3) Certe coppie di parentesi non possono essere eliminate, altrimenti cambia la struttura della formula: [P  Q] P  Q     Q P Q P

Eliminazione delle parentesi superflue (4) Certe coppie di parentesi non possono essere eliminate, altrimenti cambia la struttura della formula: x [P(x)  Q(x)] x P(x)  Q(x) x   x Q P Q P x x x x

Condizioni di verità Dato un mondo del discorso possiamo valutare una formula qualsiasi, ovvero stabilire se la formula è vera o falsa nel mondo del discorso, tenendo conto: delle condizioni di verità delle formule atomiche (III-1) delle condizioni di verità delle formule formate con i connettivi booleani, definite tramite le tavole di verità (III-2) delle condizioni di verità delle formule formate con i quantificatori (III-3) delle condizioni di verità dell’uguaglianza (III-4) della riducibilità degli altri termini logici (quantificatori numericamente delimitati, descrizioni definite) ai termini logici già noti (III-4)

Formule chiuse e formule aperte La maggior parte delle formule viste finora sono formule chiuse, nel senso che tutte le occorrenze di variabili sono legate da un operatore logico (quantificatori, I) Importante: traducendo enunciati del linguaggio ordinario si ottengono sempre formule chiuse! Dal punto di vista formale sono corrette anche le formule aperte, in cui vi sono occorrenze di variabili libere, ovvero non legate da un operatore, come P(x)  y Q(x,y) Le formule aperte possono comparire come parte di una formula chiusa; ad es. la formula aperta riportata qui sopra compare come parte della formula chiusa x [P(x)  y Q(x,y)]

Formule chiuse e formule aperte (2) Come abbiamo detto, traducendo enunciati del linguaggio ordinario si ottengono sempre formule chiuse (ovvero prive di occorrenze libere di variabili) Ciò non significa che ogni enunciato del linguaggio ordinario sia traducibile nel linguaggio logico del primo ordine: diciamo quindi, più precisamente, che ogni enunciato del linguaggio ordinario che sia traducibile in FOL può essere rappresentato con una formula FOL chiusa Viceversa, ogni formula FOL chiusa corrisponde a un enunciato del linguaggio ordinario Per questo motivo in logica è d’uso chiamare enunciati le formule chiuse, considerandole a tutti gli effetti come un modello formale degli enunciati del linguaggio ordinario

Simboli primitivi ed estensioni definitorie Abbiamo definito FOL come il linguaggio simbolico comprendente: costanti predicative costanti e variabili individuali i simboli logici , , , , , , , = Abbiamo poi arricchito FOL di altri simboli logici, ottenendo così un’estensione definitoria del linguaggio precedentemente specificato; i simboli logici aggiuntivi, tutti riducibili ai simboli logici già noti, sono: n, n, =n, I Ci possiamo ora chiedere se i simboli , , , , , , , = sono tutti primitivi (ovvero non riducibili l’uno all’altro), o se invece possono essere ridotti a un insieme più limitato di simboli

Termini primitivi ed estensioni definitorie (2) In effetti è possibile definire FOL assumendo soltanto quattro simboli logici primitivi, ad esempio , ,  e =, e introdurre gli altri simboli logici tramite definizioni Utilizzando ,  e  si definiscono , ,  e : a  b =def [a  b] a  b =def a  b a  b =def [a  b]  [b  a] x a =def x a Per la definizione degli altri simboli logici (n, n, =n, I), per i quali si utilizza anche l’uguaglianza, si veda la lezione III-4

Concetti importanti FOL: linguaggio predicativo del primo ordine (o linguaggio del primo ordine) Dizionario dei simboli: simboli logici, simboli predicativi, simboli referenziali, simboli strutturali Grammatica: termini referenziali, formule atomiche, formule complesse Struttura delle formule e alberi sintattici Regole per l’eliminazione delle parentesi superflue Formule aperte e formule chiuse, traducibilità degli enunciati del linguaggio ordinario in formule chiuse Simboli primitivi e simboli riducibili; estensioni definitorie I quattro simboli logici primitivi di FOL