I licheni come bioindicatori

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Transcript della presentazione:

I licheni come bioindicatori Si è altresì evidenziato un consistente effetto dei metalli pesanti sull’ultrastruttura dei licheni. Le osservazioni al microscopio elettronico a trasmissione e a scansione (Favali M.A.,Corradi M.G. Caniglia G., 1989) hanno evidenziato un'alterazione dell'apparato fotosintetico dell'alga simbionte. Questa alterazione della struttura dei tilacoidi è sintomo di una attività fotosintetica anormale, ridotta o addirittura cessata. L’analisi ai raggi x ha anche evidenziato fra le ife e alla superficie del tallo lichenico numerosi cristalli romboedrici di calcio. La diffrazione dei raggi x ha rivelato quantità significative di alluminio, di silicio, fosforo, cloro e calcio mentre il magnesio e il ferro si presentano in quantità inferiori alla norma (Favali M.A., Corradi M.G. e Caniglia G., 1988).

I licheni come bioindicatori Anche l'uso del microscopio ottico a fluorescenza ha fornito dati diagnostici utili per misurare la sensibilità agli stress dei licheni. L'esame di un buon numero di specie raccolte in zone diversamente sottoposte all'inquinamento e i diversi momenti dell'anno, ha evidenziato almeno per Xanthoria una consistente diminuzione dello spessore dello strato algale e una notevole perdita della autofluorescenza negli esemplari soggetti ad inquinamento maggiore.

I licheni come bioindicatori Si conoscono alcuni generi particolarmente resistenti (es. Physcia) o sensibili agli inquinanti, tuttavia in generale i licheni tendono a scomparire dalle zone maggiormente inquinate nelle quali si crea il “deserto lichenico”. L'uso dei licheni quali bioindicatori di inquinamento è particolarmente utile e proficuo se associato all'esame del materiale di erbario risalente al periodo paleoindustriale o preindustriale.

I licheni e il biodeterioramento L’insediamento dei licheni costosi ed epi-endolitici determina modifiche al substato di crescita dovute ad una azione disgregante di natura meccanica e chimica. La crescita dei licheni sui materiali lapidei dipende da molti fattori: tasso d'umidità, temperatura, illuminazione, tipo e abbondanza di sostanze nutritive e di minerali presenti nel substrato, interazione con altre specie biologiche colonizzanti. I licheni esercitano, come si è detto, un'azione sia di tipo meccanico che di tipo chimico sul loro substrato di crescita. Il processo di degradazione di tipo meccanico dipendente sia dal tipo di materiale lapideo che dalla specie del lichene (Favali ed altri, 1989).

I licheni e il biodeterioramento Questo tipo di alterazione è determinata dalla penetrazione delle ife del micobionte nel substrato; inoltre il tallo lichenico è soggetto a cicli di contrazione ed espansione, dipendenti dal grado di idratazione delle sostanze gelatinose e mucillaginose igroscopiche in esso presenti. Questi movimenti possono provocare il distacco di alcune parti del substrato ancorato alle rizine. Anche la morte di una parte del tallo, specialmente quella centrale, che nei licheni fogliosi muore per prima, determina un distacco di alcune parti del substrato.

I licheni e il biodeterioramento Il tipo di lichene, la morfologia del suo tallo, le sostanze (acidi lichenici ) prodotte e il tipo di roccia, determinano la quantità di ife e la profondità raggiunta da esse nel substrato e come conseguenza l'entità del danno prodotto. Il degrado meccanico dipende dalla composizione chimico-fisica del materiale lapideo ed è determinato primariamente dalla produzione da parte del lichene di sostanze chimiche peculiari. Le alterazioni più frequenti sono dovute alla produzione di CO2 durante la respirazione cellulare e di acido ossalico.