La letteratura teatrale I Armando Rotondi Letteratura Italiana Università di Napoli “L’Orientale” a.a. 2014-2015
Il teatro dei secoli senza teatro DRAMMI LITURGICI (a partire dal X sec.) alle APPRESENTAZIONI IN LINGUA VOLGARE (DAL XIII SEC.) ( Nel Medioevo è assente l'EDIFICIO TEATRALE. Assente la scaena frons e il palcoscenico (Teatro Romano). Nel Medioevo tutto lo spazio avvolge lo spettatore, creando un nuovo rapporto tra chi agisce sulla scena e chi guarda. Nel Medioevo lo spettacolo si svolge in luoghi pubblici (la chiesa, la piazza, la strada) oppure in luoghi privati (oratori, sale aristocratiche).
Condanne dei Padri della Chiesa: Tertulliano (160-220 ca Condanne dei Padri della Chiesa: Tertulliano (160-220 ca.), Lattanzio (250-324 ca.), Agostino (354-430 ca.), Girolamo (IV-V sec.) Principali accuse rivolte a qualsiasi forma di spettacolo: Idolatria; Uso inadeguato e degradato del corpo; Ricorso a una fruizione che passa attraverso gli occhi e si pone con gli spettatori in un rapporto puramente visivo e emotivo
Giullari Attori ‘polivalenti’ che agiscono in occasioni festive (fiere, banchetti privati): affabulatori, mimi, suonatori, giocolieri, acrobati, contorsionisti, danzatori, cantanti, ammaestratori di animali, ecc. Definizioni: “Tutti quelli che facevano professione di divertire gli uomini” (Faral); “Tutti coloro che si guadagnavano la vita agendo davanti a un pubblico” (Menéndez Pidal) Il giullare secondo la Chiesa: Girovagus: il nomadismo fa del giullare una figura ambigua e sfuggente Vanus: l’attività del giullare non produce beni e non veicola contenuti Turpis: offre la spettacolarizzazione e la contraffazione del proprio corpo attraverso una gesticolazione scomposta Trovatore: figura evoluta del giullare, risultato di un processo di culturizzazione dovuta a soggetti di estrazione più elevata (goliardi, clerici) che scrivono i propri testi (XII-XIII sec. )
Dramma sacro Forma di teatro in latino, di soggetto sacro, in stretto rapporto con la liturgia. Rappresentato nelle chiese. Tropo: breve testo cantato introduttivo a diversi momenti liturgici (Pasqua, festività natalizie, Epifania, Ascensione) che inizia a diffondersi intorno alla prima metà del X sec. Quem quaeritis: primo nucleo drammatico accertato nato nel monastero benedettino di San Gallo per opera forse del musicista Tutilone - 930 Il nucleo drammatico, divenuto più complesso, si stacca dalla liturgia e viene rappresentato anche fuori dalla chiesa. Gli argomenti, ancora derivati dalla Bibbia, si ampliano e vengono recitati in volgare. Confraternite laiche si incaricano della messinscena (es. Confrérie de la Passion di Parigi).
La chiesa come teatro Disposizione esterna – Jeu d’Adam (XII sec) - unione tra il dramma liturgico (sempre in latino) e il dramma in lingua volgare (lingua del popolo) più recente – prima forma di unione tra l'esperienza dei chierici e la professione dei giullari (quest'ultimi in particolare nelle figure infernali). Messinscena fissa Circolo Corteo di carri (pageant) Piattaforma con tende
Riti carnascialeschi “festa è un eccesso permesso, anzi offerto, l’infrazione solenne di un divieto” (Freud, Totem e tabù) Mircea Eliade, caos primordiale e ripresa della Cosmogonia. Charivari, rito spettacolare che metteva in ridicolo comportamenti ritenuti sconvenienti o comunque suscettibili di dileggio, attraverso la rappresentazione degli stessi con travestimenti animali o ridicoli e movenze e suoni scomposti. Maschera come demonio (Arlecchino, Pulcinella etc) - nel XII secolo, Orderico Vitale nella sua storia Ecclesiastica racconta dell'apparizione di una familia Herlechini, un corteo di anime morte guidato da questo demone/gigante. Allo charivari sarà associata la figura di Hellequin. Hölle König (re dell'inferno) - erlkonig. Antico inglese Herla Cyning poi erlking, tedesco Erlkönig, danese erlkonig, allerkonge, elverkonge, cioè, letteralmente, il "re degli elfi".
Letteratura teatrale rinascimentale come mai dal momento dell’emergere del teatro professionale europeo il teatro italiano si è rivelato così importante e addirittura decisivo per lo sviluppo dell’intero teatro occidentale, ma ha dato un numero così scarso di scrittori al repertorio convenzionale di quel teatro? Commedia dell’arte vs teatro del principe
Commedia dell’arte Nato in Italia alla metà del Cinquecento, e vivo fino alla fine del Settecento. Gli attori non recitavano testi, ma improvvisavano i dialoghi in scena; vi erano 'tipi fissi', cioè personaggi che tornavano da uno spettacolo all'altro (come Arlecchino, il Capitano, Brighella ecc.); alcuni dei personaggi portavano sul volto maschere di cuoio e sulla scena si intrecciavano dialetti e lingue differenti. il teatro dell'arte era in primo luogo un 'commercio'. A tal fine ogni attore doveva raccogliere un insieme di battute, canzoni, brevi scenette comiche, monologhi, da usare in più occasioni: un lavoro più facile se ogni attore si specializzava in un personaggio solo. Questi tipi fissi erano costruiti in modo semplice: un costume, un dialetto, l'età e una condizione sociale precisa, a volte il mestiere. Costumi bizzarri (come quello di Arlecchino), lingue non consuete (come lo spagnolo del Capitano), o l'uso delle maschere, che li ricollegava a periodi di libertà come il carnevale. Maschera considerata la più antica: lo Zanni. Origini dal teatro plautino. Uno spettacolo era composto in genere da una o due coppie di giovani innamorati; uno o due servi (per es. Arlecchino e Buffetto); una servetta (per es. Colombina); due vecchi (come Pantalone e il Dottore); il Capitano. Anche successivamente alla riforma goldoniana in Italia il la letteratura teatrale dell’ATTORE-AUTORE Commedia dell’Arte gira per tutta Europa (si veda Shakespeare e anche il rapporto con Perrucci)
Ruzante Ruzante, termine che va ricondotto al pavano, «rucare», che significa “brontolare”, “borbottare”, “parlare non chiaramente” Contadino veneto che è stato differentemente caratterizzato di opera in opera. Le varianti del personaggio corrispondono alla diversa prospettiva da cui l'autore ha voluto analizzarlo, in uno scavo progressivo mai viziato da populistico fervore, e che, nel complesso delle opere, porta ad un ritratto "a tutto tondo" della realtà del contado pavano Nome d’arte che Angelo Beolco adottò per la propria carriera di autore e attore teatrale. Nacque a Padova intorno al 1496, figlio naturale di Giovanni Francesco Beolco, dottore in medicina e docente nello Studio padovano. L’ambiente colto e agiato in cui crebbe assicurò a Ruzante un’educazione di buon livello. Uso della lingua della propria terra, nello specifico il pavano, che si contrappone alla lingua artificiale, il "fiorentinesco" di origine colta e letteraria, o alla lingua affettata e piena di fronzoli, la "moscheta"
Machiavelli: La mandragola Dai primi anni del Cinquecento inizia una vera e propria produzione teatrale in lingua volgare. Destinatario è il pubblico delle corti, gli spettacoli sono allestiti in sale adattate per l’occasione durante feste o celebrazioni particolari Teatri veri e propri verranno costruiti solo nella seconda metà del secolo – si pensi al Teatro Olipmico. In questo contesto, nel 1518, Machiavelli scrive la Mandragola che è la sua principale opera letteraria Pochi anni prima, Ariosto (La Cassaria del 1508 e I Suppositi del 1509) e del Bibbiena (La Calandria del 1513).
Machiavelli: La mandragola La commedia è divisa in cinque atti e comprende un prologo e cinque canzoni, una che precede il prologo, le altre quattro a chiudere ciascun atto. La vicenda si sviluppa intorno al doppio tema della beffa (incarnata nei personaggi di Nicia, la vittima, e Ligurio, l’artefice) e dell’amore (incentrato sui personaggi di Callimaco e Lucrezia). I modelli di riferimento sono, quindi, il teatro classico, da cui l’autore trae l’impianto generale, la novellistica italiana e Boccaccio in particolare da cui trae la materia narrata, l’articolazione e la psicologia dei personaggi. Machiavelli utilizza il procedimento, tipico della commedia rinascimentale, della contaminatio. Se la beffa ordita ai danni di uno sciocco e l’amore contrastato sono temi già presenti nelle commedie plautine, tuttavia il modello di riferimento è sicuramente il Decameron e, in particolare, le novelle della VII e VIII giornata
Machiavelli: la Mandragola Logica dell’utile e l’intelligenza a essa applicata. La verità effettuale dei mezzi con cui l’uomo arriva a raggiungere i suoi fini, spostando la prospettiva dallo scenario vasto della politica a quello della vita privata e utilizzando il linguaggio della comicità. I personaggi della Mandragola mettono in campo tutte le loro migliori energie, le loro virtù, per uno scopo greve e volgare: il soddisfacimento dell’amore sensuale e l’interesse economico. In qualche modo, si può dire che le virtù del Principe siano distribuite in tutti i personaggi, anche se sicuramente Ligurio lo rappresenta in modo più completo. La sua azione è mossa dal puro piacere intellettuale di vedere realizzato un piano ben congegnato, di verificarne l’efficacia e la perfezione. Come Ligurio, anche fra’ Timoteo: portatore di una lucida intelligenza, di un’acuta capacità di calcolo delle opportunità e di rapido adattamento alle circostanze. Esclude le regole morali dal proprio agire (il significato del suo nome ‘colui che onora Dio’ è palesemente ironico), ma tale comportamento, a differenza del Principe, è dettato dall’interesse e dall’avidità. Nicia, come gli altri personaggi, ha un obiettivo preciso e, con cinismo gretto e amorale, è intenzionato a raggiungerlo anche a costo della morte di un uomo. Se da una parte è il centro dell’azione comica della commedia, rivela al tempo stesso gli aspetti più sinistri e bassi della natura umana e contribuisce a fornire una visione pessimistica della realtà in quanto, alla fine, anche se beffato, ha tuttavia ottenuto il suo scopo, come tutti gli altri. Il lieto fine: I personaggi si riuniscono in chiesa per celebrare, in una sorta di consacrazione parodistica, ciò che ciascuno ha ottenuto: tutti hanno violato le regole morali, vittime e artefici, ma ora tutti sono soddisfatti del nuovo stato di cose.