Campi di applicazioni delle misure geo-magnetiche per i “beni culturali” 1) Archeo-magnetismo: datazione di artefatti ceramici, delle malte usate per la.

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Campi di applicazioni delle misure geo-magnetiche per i “beni culturali” 1) Archeo-magnetismo: datazione di artefatti ceramici, delle malte usate per la costruzione di mura e abitazioni, di pigmenti, di territori abitati dall’uomo. 2) Prospezione geo-magnetica: misura della variazione locale del campo naturale (terrestre) in prossimità di un sito di interesse archeologico per l’individuazione di strutture o materiali di interesse storico (mura, manufatti ceramici o metallici, costruzioni) 3) Studio delle tecnologie di produzione e individuazione dei siti di provenienza (ceramiche, argille, ocre, pigmenti, vetri, ossidiana, …) in funzione delle proprietà magnetiche osservate. Mineral magnetic studies examine the magnetic nature (minerals, grain sizes and concentration) of the sedimentary input into a depositional system and the various processes that have acted on that material both before and after its deposition in that system. Soil formed on volcanic soils will have a very different magnetic character to soils formed on karstic landscapes. A study of the magnetic mineralogy of cave sediments can therefore show changes in sedimentary input, such as a change from locally derived material to material derived from further afield.

Una delle principali difficoltà nella fisica della materia è la descrizione completa dei complessi effetti di interazione che avvengono nello stato solido.

Magnetismo In un materiale possiamo correlare la magnetizzazione, M, a una forma di ordinamento, all’allineamento dei momenti magnetici dei singoli atomi dovuto: 1) all’azione di un campo magnetico esterno H; 2) in assenza di H, all’accoppiamento spontaneo di momenti atomici adiacenti. L’entità e la direzione di M dipendono dalla configurazione elettronica, dalla microstruttura, dal reticolo cristallino e dall’energia immagazzinata durante precedenti applicazioni di campi H esterni. Magnetism 1) Power of attraction; power to excite the feelings and to gain the affections; 2) The property, quality, or state, of being magnetic; the manifestation of the force in nature which is seen in a magnet. At one time it was believed to be separate from the electrical force, but it is now known to be intimately associated with electricity, as part of the phenomenon of electromagnetism. [Webster + PJC] Archaeomagnetism as defined here is the use of magnetic methods of analysis on archaeological materials and deposits, although in its widest context it refers to the magnetisation of any materials relating to archaeological times. It is most widely known for its use in dating, but more recently it has been utilised for other purposes including site survey, sourcing and palaeoclimatic reconstruction.

L’USO DEL FUOCO NEL PALEOLITICO PER LA LAVORAZIONE DELLA PIETRA La capacità di usare e controllare il fuoco rappresenta uno degli eventi di adattamento conoscitivo tecnologico più importanti che la specie umana abbia mai compiuto durante la sua intera evoluzione culturale. Il fuoco fornì soprattutto luce e calore, almeno inizialmente, poi però col tempo, con il passaggio verso l’età storica, permise anche la manipolazione di una serie di manufatti (ceramiche, vetri, metalli) che con l’azione del calore, grazie alla variazione delle proprietà chimico-fisiche, divennero utilizzabili per le esigenze umane. Nel frattempo, per tutta un’epoca databile fra 164.000 (età del più antico manufatto in quarzo con segni di trattamento termico) e 72.000 anni fa (età a cui si associa un’elevata presenza di manufatti in quarzo ricotti ritrovati nel sito di Pinnacle Point, sulla costa meridionale del Sud Africa) si osserva in diversi siti paleolitici un progressivo utilizzo del fuoco per le lavorazioni della pietra, finalizzato al conferimento di proprietà meccaniche maggiormente adatte alla lavorazione per la produzione di punte, lame e altri utensili da taglio.

Input Magnetic storage Output

Chert artefacts North Ontario Red  beige/brown  black Selce (Flint)

Fig. 9.1: Silcrete – pietra costituta da fini grani di quarzo cementati da silice. (Sinistra) materiale grezzo; (destra) lo stesso materiale riscaldato e lavorato mostra una notevole variazione di colorazione e struttura.

Figura 9.2. Fonti di silcrete Sudafricano disponibili entro un raggio di 100 km dal sito di Pinnacle Point (Mossel Bay), usate per lo studio sperimentale e il confronto con i manufatti paleolitici.

Fig. 9.3: Effetto del trattamento termico sulle proprietà meccaniche dei reperti in silcrete: (A) confronto della durezza dinamica su coppie di campioni non scaldati (grigio) e scaldati (rosso); (B) foto dei campioni artificiali scaldati (sinistra) e non scaldati (destra) provenienti da uno stesso blocco; (C), distribuzione della larghezza e dello spessore delle punte bivalve ottenibili su campioni di silcrete non scaldato (grigio) e scaldato (rosso).

Fig. 9.4.a: Diagrammi di Zijederveld (A) e (C) termoluminescenza risultanti da campioni in pietra sperimentali. (A) Fra due campioni, quello cotto (alto) mostra una singola componente della rimanenza (ChRM). Il campione cotto (basso) mostra un segnale a due componenti: ChRM geologica e pTRM indotta dal trattamento effettuato a ~300°C.

Fig. 9.4.c: La Termoluminescenza non è stata cancellata nel campione non trattato (sinistra) e risulta satura (non vi è aumento di intensità TL aumentando la dose di radiazione sul campione – linee gialla e rossa). Il segnale di TL aumenta invece con la dose sul campione ricotto in laboratorio (destra).

Nella pagina seguente (Fig. 9 Nella pagina seguente (Fig. 9.5) sono riportati di misura vettoriale del paleomagnetismo (PVM): (da sinistra) grafico vettoriale, grafico di variazione dell’intensità vs. temperatura di trattamento, variazione parziale dell’intensità ad ogni trattamento, e rappresentazione polare delle componenti della NRM per (dall’alto) un campione sperimentale non ricotto (ALB-B17.6), un campione sperimentale ricotto (ALB-B17.7H) e due campioni archeologici costituiti da una punta (Blombos Cave) ricotta sperimentalmente, e una lama (Howiesons Poort) non ricotta. La pTRM è la componente parziale della magnetizzazione termorimanente indotta con il trattamento termico, la ChRM è la componente caratteristica della rimanenza di origine geologica del campione di silcrete.

Fig. 9.5

Fig. 9.6: (B) La punta di freccia di Still Bay (alto) e la lama di Howiesons Poort (basso), mostrano un segnale di variazione della magnetizzazione rimanente con il trattamento termico avente più componenti; nei due casi la pTRM è rimossa a ~350° e 450°C, rispettivamente. (D) Lo stesso campione di punta e una nuova lama sono anche state sottoposte a misura della termoluminescenza, entrambi i campioni – come nel caso dei campioni sperimentali illustrati in Fig. 9.4 –mostrano l’effetto della ricottura, il segnale della termoluminescenza originaria (linea rossa) non saturato, aumenta con la dose di radiazione incidente (linee gialla e blu).