Melanie Klein.

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Transcript della presentazione:

Melanie Klein

Attenzione alla teoria e clinica del bambino Freud Post freudiani Attenzione alla teoria e clinica del bambino Psicologia del Sè Psicologia dell’Io Psicologia delle relazioni oggettuali Melanie Klein Scuola Britannica

Possiamo genericamente differenziare queste teorie attraverso il diverso modo di considerare alcuni aspetti teorici fondamentali della teoria psicoanalitica freudiana: Centralità della pulsione Teoria del conflitto (vs deficit) Teoria delle difese Teoria dello sviluppo Sè

Melanie Klein (1882-1960) M. Klein entra in contatto con la psicoanalisi nel 1914 con S. Ferenczi, suo analista. Soffriva di gravi depressioni e si stava avviando ad essere un’invalida psichica quando venne a conoscenza dell’opera di Freud Nel 1919 inizia a scrivere articoli sulle sue osservazioni e sul lavoro clinico con i bambini, inizialmente suoi figli Viene invitata a Berlino da Abraham, con cui farà una breve analisi fino al 1925 Nel 1926 si trasferisce in Inghilterra, dietro invito di Ernest Jones

La teoria kleiniana divide il mondo psicoanalitico Scuola di Londra Scuola di Vienna (Anna Freud) I bambini sono analizzabili come gli adulti: interpretazione Il gioco è analogo alle libere associazioni adulte I bambini piccoli non sono analizzabili, l’Io è troppo debole e non sa gestire l’interpretazione del conflitto profondo Approccio pedagogico

Inizialmente la Klein voleva convalidare le ipotesi freudiane relative al dualismo pulsionale ed alla seconda topica attraverso l’osservazione diretta ed il lavoro clinico con i bambini Questi in realtà la porteranno a studiare processi più precoci di quelli originariamente descritti da Freud e consentiranno alla psicoanalisi di recuperare due ambiti sinora esclusi: la teoria dello sviluppo infantile e la clinica del bambino la teoria e la clinica dei pazienti non nevrotici

Freud Klein Il conflitto è legato alla fase edipica Le ipotesi freudiane possono essere applicate a fasi antecedenti (bambino 2-3 anni, neonato) Il conflitto si forma al culmine della vita sessuale infantile: fase edipica. Il bambino di 5-6 anni lotta con desideri incestuosi intensi e pericolosi Sia le fantasie di unione incestuosa (Edipo) sia quelle di terribili punizioni (Super-Io) sono presenti in tenerissima età Il conflitto nevrotico centrale riguarda contenuti segreti e autoinganni Il “conflitto” e le fantasie infantili assumono forme più primitive e terrificanti, molto diverse dal dramma edipico freudiano Pazienti adulti nevrotici: vita coerente anche se conflittuale Pazienti bambini psicotici, estremamente terrorizzati e disturbati Psicosi inaccessibile alla psicoanal Estensione alla psicosi adulta Psiche si costituisce in strutture stabili e coerenti La psiche rimane sempre instabile e fluida

La Klein elabora un modello della mente che da un lato recupera gran parte dei termini freudiani, dall’altro vi attribuisce un significato diverso. La mente del bambino molto piccolo (e dei soggetti psicotici) è governata da angosce primitive, da terrori profondi di marca psicotica, molto lontani dall’angoscia di castrazione descritta da Freud e che hanno a che fare con la paura di annichilimento e di abbandono assoluto Lo sviluppo, pertanto, procede da modalità di funzionamento di tipo “psicotico” verso forme via via più nevrotiche ed infine verso una forma di “normalità”

Ciò che contraddistingue la modalità di funzionamento della mente non nevrotica, infantile e/o psicotica, è l’esistenza di due posizioni che hanno anche una valenza evolutiva: Posizione schizo-paranoide Posizione depressiva Posizione: la posizione è diversa dalla fase; è un organizzazione universale dell’esperienza piuttosto che una semplice fase evolutiva che deve essere attraversata e superata; dunque, benché sia specifica di una determinata fase evolutiva, la posizione rimane attiva per l’intero corso della vita e crea un’interazione dialettica nella mente (Ogden, 1986); è una costellazione di angosce e difese che organizzano l’esperienza individuale

La Klein deriva la sua comprensione dei modi in cui le esperienze vengono organizzate dalle formulazioni freudiane In particolare il concetto di pulsione e la teoria dualistica delle pulsioni sono alla base di tutte le formulazioni kleiniane Postulato freudiano: esistono energie libidiche e aggressive come carburante fondamentale della mente. La gratificazione e la difesa da queste pulsioni sono il dramma implicito in tutta la vita psichica Tuttavia, i concetti freudiani vengono ripresi ma formulati in modo assolutamente originale...

Freud: Pulsione Klein: Pulsione Distinta dalla mente dalla quale esige la gratificazione sia dall’oggetto al quale viene casualmente associata Pulsioni libidiche e aggressive sono modalità assolute di vivere sé in termini di buono (amato e capace di amare) e cattivo (odiato e distruttivo) Meta: scarica Oggetto: mezzo casuale per la scarica L’oggetto è intrinseco all’esperienza della pulsione. La pulsione implica un’idea vaga e imprecisa di un oggetto: P. libidica ad amare e proteggere  immagine di un oggetto amorevole, da amare; P. aggressiva a odiare e distruggere  oggetto da odiare e capace di odio Funzionamento del modello strutturale: Io coeso e integrato che fronteggia di volta in volta o pulsioni libidiche o aggressive specifiche Io discontinuo vacillante tra la tendenza ad amare persone in grado di amare a loro volta e la tendenza a odiare persone a loro volta in grado di odiare.

Analisi di un bambino Esperienza clinica del 1941, pubblicato nel 1961 Intenzione: mostrare “dal vivo” la tecnica psicoanalitica “Questo libro intende illustrare il processo psicoanalitico, che consiste nello scegliere gli aspetti più pressanti del materiale e interpretarli esattamente. Le reazioni del paziente e le susseguenti associazioni portano del nuovo materiale, che va a sua volta analizzato in base agli stessi principi…” Analisi rimasta incompiuta (93 sedute, 4 mesi), ma ha permesso il diventare conscio di alcune delle angosce e difese del bambino, benchè non sia stata possibile un’elaborazione adeguata

“Richard aveva 10 anni quando cominciai la sua analisi “Richard aveva 10 anni quando cominciai la sua analisi. I suoi sintomi si erano sviluppati a un punto tale che gli era diventato impossibile frequentare la scuola dall’età di otto anni, quando lo scoppio della guerra nel 1939 aveva aumentato le sue angosce. Aveva grande paura degli altri bambini, e questo lo aveva portato sempre più ad uscire da solo. Inoltre, fin da quando aveva quattro o cinque anni, un’inibizione progressiva delle sue facoltà e dei suoi interessi aveva suscitato grandi preoccupazioni nei suoi genitori. Oltre a questi sintomi era molto ipocondriaco e andava spesso soggetto a stati depressivi. Queste difficoltà si mostravano anche nel suo aspetto, che era quello di un bambino tormentato e infelice”.

XXIII seduta (oggetto persecutorio) “M.K. osservò che Richard oggi aveva sostenuto con energia che sia la mamma che MK erano buone, ma che papà era cattivo. M.K. però pensava che lui stesse sforzandosi di mantenere buona la mamma e far apparire “nero” il papà, perché per lui era troppo penoso e spaventoso non fidarsi della mamma… Nei suoi tentativi di mantenere buona la mamma, negava il fatto che, oltre ad amarla, anche la odiava e trasferiva il suo odio per lei verso il padre XXIV seduta “Richard ripeté che non era possibile che lui desiderasse attaccare e trattar male M.K. e la mamma; diventava infelice al solo pensiero…”

XXVIII seduta “ Richard disse che le cose che M.K. diceva gli davano un senso di vomito. M.K. gli fece notare che aveva usato la parola vomito perché ora sentiva che le parole di M.K. erano come il cibo velenoso che la mamma avrebbe introdotto dentro di lui per punirlo perché l’aveva avvelenata… Richard dopo una pausa divenne meno irrequieto. Aprì le tende e domandò a M.K. se non s’offendeva quando i pz pensavano e le dicevano cose così sgradevoli. M.K. interpretò che Richard aveva paura di farlo alla mamma, non solo con le sue parole ma anche con i suoi attacchi inconsci”

XLIV seduta (fase maniacale) “Richard presentava un quadro molto diverso. Era vivace, ma sovreccitato, con gli occhi che gli brillavano. Parlava in continuazione e incoerentemente, facendo molte domande senza aspettare una risposta. […] Sembrava assolutamente incapace di ascoltare le interpretazioni. Era evidentemente in stato di forte eccitazione maniacale ed era molto più apertamente aggressivo […]. Disse che si sentiva proprio molto bene, che non c’era nessun motivo di preoccuparsi per lui. Recentemente Richard aveva espresso più apertamente la propria aggressività. La gelosia che provava per i suoi genitori suscitavano in continuazione il suo odio; e dato che aveva la sensazione d‘averli incorporati dentro di sé, non poteva fare a meno di sentire che la battaglia avveniva dentro di lui e non solo all’esterno”

“Richard si era acquietato, e verso la fine della seduta, particolarmente dopo l’interpretazione dell’ultimo disegno da parte di M.K., era diventato silenzioso e triste. Nota: Questa seduta contrastava in modo sorprendente con quella precedente e dimostrava come fossero poco stabili i sentimenti in essa espressi, cioè l’amore per i genitori e la capacità di combattere apertamente un aggressore. È vero che questi sentimenti erano stati accompagnati da una buona dose di difese maniacali contro la depressione.

LIV seduta (Senso di colpa depressivo) “Richard, con aria triste, annunciò che stava per fare un tema. Il tema era il seguente “Che cosa farò quando sarò grande”… Un uomo che portava una lastra di vetro bussò alla porta. Richard s’era alzato e appariva pallido e angosciato. Sembrò molto sollevato quando l’uomo se ne andò. Disse con molta convinzione “Era proprio un disturbo”. Poi andò alla finestra e seguì con gli occhi l’uomo, dicendo come se stesse ragionando fra sé e sé: “E’ proprio un uomo simpatico”. Richard appariva distratto e infelice; sembrava che non ascoltasse quello che M.K. diceva.

Nota: La crescente simpatia per il nemico attaccato, che si mostrò nel materiale di quel giorno, è degna di nota. Amore e odio si erano avvicinati. Nel materiale era apparso ripetutamente che Richard era divenuto consapevole della propria ostilità. Insieme con il senso di colpa suscitato da questa intuizione di sé, e insieme con i passi avanti verso l’integrazione e la sintesi, aumentò la tolleranza verso l’oggetto cattivo e potè essere sperimentata la simpatia per il nemico reale. La sintesi s’accompagnò a sentimenti depressivi più forti, e in qualche caso diede luogo alla disperazione ed a un vivo dolore. L’esperienza ha mostrato che, quando il senso di colpa e la depressione possono essere in una certa misura sopportati, e non vengono respinti alla PS, si verificano ulteriori passi in avanti verso l’integrazione dell’Io e la sintesi degli oggetti

La posizione schizo-paranoide (1946) Benché venga utilizzata la terminologia freudiana, l’idea che la pulsione implichi sempre la presenza di un oggetto è emblematica dello spostamento da una prospettiva intrapsichica ad una prospettiva relazionale Nella descrizione kleiniana l’esperienza (preverbale!!) del bambino piccolo è composta da due stati nettamente polarizzati, drammaticamente contrastanti sia nella loro organizzazione concettuale sia nel tono emotivo

“Nei primissimi stati mentali, l’angoscia persecutoria va incontro a processi che minacciano (e determinano) una frammentazione della mente. I processi di scissione conducono tipicamente alla proiezione di parti del Sé o dell’Io negli oggetti, con l’effetto di svuotare il Sé”. (Hinshelwood, 1989) La posizione, ricordiamo, rappresenta una configurazione specifica di angosce e difese.

Scissione dell’Io e dell’oggetto (“schizo”) Proiezione (“paranoide”) Prende il nome dai due principali meccanismi di difesa utilizzati dall’Io Scissione dell’Io e dell’oggetto (“schizo”) Proiezione (“paranoide”) Buono (narcisismo primario) Cattivo (aggressività innata) Frammentazione (istinto di morte)

Scissione dell’Io e dell’oggetto Il bambino in questa fase è sopraffatto da un primitivo terrore di “annientamento” derivato dalla pulsione di morte contro il quale mette in atto meccanismi di difesa Scissione dell’Io e dell’oggetto Introiezione: l’oggetto buono viene introiettato e inizia a costituire il centro dell’Io, ancora fragile, e intorno al quale si inizia a costituire l’integrazione Proiezione: la parte aggressiva dell’Io viene proiettata e si configura come oggetto persecutorio L’angoscia di annientamento è stata trasformata nell’ angoscia persecutoria tipica di questa fase

Il bambino vive queste fantasie di amore e odio come se in realtà avessero un’influenza netta sugli oggetti; la sua serenità emotiva dipende pertanto, in questa fase, dalla sua capacità di mantenere separati questi due mondi I due stati emotivi vengono esemplificati dalla relazione fondamentale del bambino col seno materno (ogg, parziale): “seno buono”: dà nutrimento, calore e verso il quale prova gratitudine; il “seno cattivo”: assente o pieno di odio, che lo avvelena dall’interno e dal quale si sente perseguitato

Il seno buono per dare nutrimento non può subire attacchi e non può essere contaminato da quello cattivo. Il seno cattivo viene attaccato e da questo si temono ritorsioni La con-fusione tra oggetto buono e cattivo in questa posizione potrebbe portare alla distruzione dell’oggetto buono, lasciando il bambino in una situazione di disperazione, privo di protezione e rifugio

Riassumendo… Caratteristiche della Posizione Schizoparanoide La frammentazione e l’istinto di morte: l’esperienza di sentirsi frammentati, a pezzetti, deve avere a che fare con il lavorio della pulsione di morte L’Io primitivo: L’Io in principio oscilla tra stati d’integrazione e di disintegrazione L’angoscia: l’Io lotta per mantenere la propria integrità davanti alle sue dolorose esperienze di oggetti che minacciano di annichilirlo. Questa angoscia di annichilimento si trasforma presto in angoscia persecutoria.

Il problema dell’ambiente In una prospettiva relazionale diventa importante anche l’ambiente esterno, l’altro che si costituisce come oggetto M. Klein rappresenta un momento di transizione dalla prospettiva intrapsichica a quella relazionale: Oggetti: ancora non appartengono alla realtà esterna Ambiente: benché secondario è importante: le cure genitoriali possono placare le angosce persecutorie, riducendo le paure paranoidi e rafforzando la relazione con gli oggetti buoni

La posizione depressiva (1935,1945) Posizione depressiva: sotto la spinta di una tendenza intrinseca all’integrazione il bambino inizia a rendersi conto che la “madre cattiva” e la “madre buona” non sono distinte Oggetto buono (parziale) Oggetto cattivo (parziale) Oggetto intero (buono/cattivo) L’integrazione degli oggetti parziali in un oggetto intero genera l’angoscia depressiva (paura per l’oggetto amato) tipica di questa posizione: il bambino teme di aver distrutto l’oggetto d’amore con le proprie fantasie sadiche e distruttive

La preoccupazione per la madre come oggetto intero porta il bambino a sperimentare il senso di colpa (Super-Io precoce) che viene fronteggiato attraverso la riparazione, (pulsione libidica) ossia attraverso azioni rivolte alla madre nel tentativo di riparare al danno inflittole (reale o fantasticato che sia) La riparazione in altri termini consiste nello sforzo di rendere prevalenti gli aspetti d’amore presenti nella relazione ambivalente con l’ “oggetto totale” danneggiato La fiducia del bambino nella propria capacità di riparazione è fondamentale per poter sostenere la posizione depressiva; la Klein ritiene necessario per questo l’equilibrio innato tra pulsioni libidiche e aggressive

L’aspetto più problematico della posizione depressiva è l’insostituibilità dell’oggetto intero, che produce quella che il bambino sente come una totale dipendenza La soluzione alternativa al dolore dell’angoscia depressiva è la difesa maniacale: l’unicità dell’oggetto d’amore e la conseguente dipendenza da esso vengono negate magicamente La posizione depressiva non è uno stato di relativa salute mentale da raggiungere e mantenere, ma qualcosa che viene continuamente perduto e riconquistato Poiché l’amore e l’odio vengono prodotti continuamente nell’esperienza, l’angoscia depressiva è un tratto costante e centrale dell’esistenza umana

In alcuni momenti, di fronte alle frustrazioni, quando la distruttività diventa eccessiva, si può ritornare ad utilizzare meccanismi scissionali per preservare gli oggetti d’amore La scissione in questi casi diventa l’unica strategia per preservare l’oggetto amato e odiato contemporaneamente Solo la fiducia che il proprio amore è in grado di sopravvivere alla propria distruttività rende possibile l’integrazione di amore e odio in relazioni più ricche e complesse

L’identificazione proiettiva Altro concetto chiave della teoria kleiniana, che poi sarà ripreso e ampliato da Bion, è quello di identificazione proiettiva E’ un meccanismo di difesa primitivo che implica la proiezione sia di impulsi sia delle parti del sé legate a questi impulsi; le parti cattive dunque vengono “collocate” in un’altra persona con lo scopo di allontanarle dal sé, ma contemporaneamente viene mantenuto un legame con la parte espulsa attraverso l’identificazione inconscia. In più questa diventa una strategia per mantenere un controllo sulla parte proiettata

Meccanismi Di Difesa La teoria delle relazioni oggettuali, occupandosi della clinica dei bambini e dei pazienti più gravemente disturbati, prende in esame meccanismi di difesa primitivi, caratteristici dei disturbi di personalità e delle psicosi: Scissione: processo inconscio che separa attivamente gli uni dagli altri i sentimenti contraddittori, le rappresentazioni di Sé e le rappresentazioni degli oggetti. L’individuo considera se stesso o gli altri come completamente buoni o completamente cattivi, non riuscendo ad integrare le caratteristiche positive e negative di sé e degli altri in immagini coese; spesso lo stesso individuo sarà alternativamente idealizzato e svalutato

Identificazione proiettiva: il soggetto proietta su qualcun altro un affetto o impulso per lui inaccettabile come se fosse realmente l’altro ad aver dato vita a tale affetto o impulso. Il soggetto non disconosce ciò che ha proiettato, ne rimane pienamente consapevole, semplicemente lo interpreta erroneamente come reazione giustificabile nei confronti dell’altro. Alla fina ammette il proprio affetto o impulso, ma lo crede una reazione a quegli stessi sentimenti e impulsi che ritiene presenti negli altri e misconosce il fatto di aver dato egli stesso origine al materiale proiettato Si tratta, dunque, di un processo inconscio trifasico attraverso il quale aspetti propri vengono disconosciuti e attribuiti a qualcun altro (Ogden, 1979)

Sé cattivo Oggetto cattivo Oggetto buono Sé buono paziente terapeuta 1. Il paziente disconosce e proietta nel terapeuta il proprio oggetto interno cattivo Sé cattivo Oggetto cattivo Oggetto buono Sé buono 2. Il terapeuta inconsciamente inizia a sentirsi e/o comportarsi come l’oggetto cattivo proiettato, in risposta alla pressione interpersonale esercitata dal paziente (controidentificazione proiettiva)

Sé cattivo Oggetto cattivo Oggetto buono Sé buono paziente terapeuta 3. Il terapeuta contiene e modifica l’oggetto cattivo proiettato, che viene successivamente reintroiettato e assimilato dal paziente (identificazione introiettiva)

L’identificazione proiettiva, a causa della sua componente interpersonale non è solo un meccanismo di difesa, ma anche: un mezzo di comunicazione una modalità di relazione d’oggetto un percorso per il cambiamento psicologico L’identificazione proiettiva, infine, è diversa dalla proiezione: la proiezione e un meccanismo difensivo più maturo, tipico dei pazienti nevrotici, che non comporta nessuna identificazione con il materiale proiettato, nessuna evocazione di un comportamento conforme a quanto proiettato e nessun processo di reintroiezione a causa della presenza di un confine Sé/altro più rigido; l’identificazione proiettiva è un processo primitivo perché implica la presenza di confini Sé/altro più labili

La sessualità E’ questo il campo in cui la teoria kleiniana si allontana di più dalle riflessioni freudiane, nelle quali la sessualità implica piacere, potere, paura Piacere, paura Sessualità freudiana La sessualità kleiniana amore, distruttività, riparazione Nelle relazioni d’amore e nei rapporti sessuali esiste infatti questa continua preoccupazione nel mantenere un equilibrio tra la propria capacità di amare e la propria capacità di odiare

L’invidia Aspetto centrale della teoria kleiniana e con importanti conseguenze sul piano clinico, l’invidia è il più distruttivo di tutti i processi psichici primitivi. Paradossalmente però l’oggetto di tale sentimento, è l’oggetto d’amore, il “seno buono” Infatti non è una reazione di fronte alla frustrazione e al dolore, ma di fronte alla gratificazione ed al piacere. Il bambino si rende conto che il seno gli fornisce qualcosa di buono e di essenziale alla sua sopravvivenza, ma al di fuori del suo controllo L’invidia provata verso questo oggetto lo porta a preferire la sua distruzione che a riconoscerne la dipendenza

Alla luce di queste considerazioni Melanie Klein dà una spiegazione diversa della reazione terapeutica negativa, in cui il paziente non solo non migliora con l’analisi, ma addirittura peggiora I pazienti più gravi infatti spesso, proprio a causa della presenza di questa eccessiva invidia, non sono in grado di utilizzare ed accettare le cose buone che vengono dall’analista, perché non sono in grado di tollerare che qualcosa di buono ed indispensabile per loro venga da un altro che comunque sfugge al loro controllo Per questo sentono continuamente la necessità di distruggere il valore di ciò che l’analista ha da offrire, soprattutto il valore delle interpretazioni