Conferenza I 1000 di Miguel di Alessandro Bianco classe III B
La III B ha partecipato… … alla conferenza I 1000 di Miguel insieme alla professoressa d’inglese, presso la Sala consiliare di Ciampino.
Miguel era… Il giornalista Claudio Di Renzo ci ha spiegato innanzitutto chi era Miguel e perché si fa la maratona in suo onore. Miguel Benancio Sanchez era Argentino e aveva tre passioni, la lettura e la scrittura, perché leggeva molto e amava anche scrivere libri, e la corsa che lo condusse a partecipare alle Olimpiadi dove, anche se arrivò ultimo, il pubblico apprezzò il suo sforzo e l’impegno e lo applaudì. Però poi Miguel divenne un desaparesido, cioè una delle tante persone che furono arrestate per motivi politici, o anche semplicemente accusate di avere compiuto attività "antigovernative" dalla polizia del regime militare argentino e mai più ritrovate e quindi, per ricordarlo e ricordare l’impegno di questo ragazzo che ingiustamente non fu mai più ritrovato, viene organizzata la maratona.
Miguel Benancio Sanchez
Lo scopo… Lo scopo della conferenza è stato quello di spiegare “l’Arte nello Sport” Il giornalista ci ha mostrato alcuni film legati allo sport: - Once Brother - Munich - Fuga per la vittoria - Invictus
1:Once Brothers
Once brothers racconta … … la storia di due ragazzi quasi fratelli, amici a tal punto da considerarsi quasi fratelli (Once Brothers= quasi fratelli). Uno di loro si chiama Pektrovic ed è croato mentre l’altro si chiama Divac ed è Serbo. I due hanno la stessa passione, quella del basket, infatti entrambi giocano nella squadra della Jugoslavia ancora unita, ma ancora per poco. Sono talmente bravi da diventare presto famosi e riuscire a vincere insieme anche i campionati mondiali di baske, ma durante la finale un tifoso Jugoslavo caccia fuori la bandiera della Croazia, Divac che è serbo si avvicina e gli strappa dalle mani la bandiera croata. A causa di questo episodio l’amicizia dei due giocatori finsce. Pektrovic poco tempo dopo avrà un incidente e morirà, così i due ragazzi non riusciranno mai più a riappacificarsi.
2: Munich
Munich racconta… … la storia di un gruppo di arabi dall'aria sospetta, con indosso tute sportive e borsoni in mano, che scavalca un'alta staccionata che cinge il villaggio olimpico durante le Olimpiadi del Sono le prime ore del 5 settembre. Si ferma nel giardino e si cambia i vestiti, togliendosi quello che era effettivamente un travestimento per eludere la sorveglianza. Con un doppione, penetra nell'atrio di un edificio e, armato di mitra, sfonda la porta della residenza in cui dormono gli atleti israeliani, che vengono brutalmente aggrediti e presi in ostaggio. Mentre i popoli di tutto il mondo stanno col fiato sospeso nell'incertezza sul destino degli ostaggi, gli agenti provano a strappare con la forza gli ostaggi ma il conflitto finisce con una sparatoria nella quale gli 11 atleti rimarranno uccisi, ma anche 5 terroristi e 1 poliziotto tedesco.
3: Fuga per la vittoria
Fuga per la vittoria racconta … … la storia di alcune persone rinchiuse in un campo di concentramento dai militari nazisti, i quali vengono sfidati dai detenuti con lo scopo di essere liberati. Questi, durante il primo tempo stanno perdendo 2-0, ma nel secondo tempo si riprendono facendo tre goal e, con il goal finale di Pelé un gran giocatore di calcio, vincono e riescono ad evadere nascondendosi in mezzo alla folla.
4: Invictus
Invictus racconta… … una storia, ambientata in Sudafrica, nel periodo successivo alla caduta dell'apartheid e all'insediamento di Nelson Mandela come presidente. Appena entrato in carica, Mandela si pone l'obiettivo di riappacificare la popolazione del paese, ancora divisa dall'odio fra i neri e i bianchi. Simbolo di questa spaccatura diventa la nazionale di rugby degli Springboks, orgoglio degli afrikaner e detestata dai neri, che proprio in seguito alla caduta del regime dell'apartheid viene riammessa nelle competizioni internazionali dopo un'esclusione di circa un decennio. In vista della Coppa del Mondo del 1995, ospitata proprio dal Sudafrica, Mandela si interessa delle sorti della squadra, con la speranza che una eventuale vittoria contribuisca a rafforzare l'orgoglio nazionale e lo spirito di unità del paese. In particolare, entra in contatto con il capitano François Pienaar, facendogli capire l'importanza politica della incombente competizione sportiva. Questa frequentazione fra Pienaar e Mandela dà inizio a una serie di eventi che rafforzano il morale degli Springboks (reduci da un lungo periodo di sconfitte) e li conducono fino a una insperata vittoria in finale contro i temibili All Blacks. Il successo della nazionale diventa simbolo del riavvicinamento della popolazione nera alla popolazione bianca e del procedere del processo di integrazione.
Infine … La conferenza ha dato lo spunto per una riflessione personale. Ognuno di noi ha capito che, nonostante lo sport sia da sempre messaggero di pace, nulla può alla cecità della guerra, del pregiudizio, del razzismo, del classismo. A tal proposito, io e i miei compagni abbiamo pensato ad alcune possibili soluzioni: Intanto, bisogna conoscere le ragioni altrui mettendosi nei panni del nemico-avversario. Un modo semplice, ma efficace che stronca sul nascere i litigi, da quelli banali a quelli complicati che coinvolgono gli interessi di Stato. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te: una regola d’oro spesso ignorata o dimenticata. Non perdere la speranza perché la pace è possibile, basti pensare come esempio alle figure di rilievo che hanno dato e danno un contributo importante alla costruzione della pace nel mondo, Nelson Mandela, Ghandi, M. L. King, il papa, il Dalai Lama, ma anche alle organizzazioni umanitarie come Croce Rossa, Emergency, Medici Senza Frontiere ed altre, che operano per la pace nel mondo.