«LA ZENZARA» DI FRANCESCO MARIA BIACCA «PARMINDO IBICHENSE»

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Transcript della presentazione:

«LA ZENZARA» DI FRANCESCO MARIA BIACCA «PARMINDO IBICHENSE»

«LA ZENZARA» Edizione teatrale liberamente tratta dalla volgarizzazione del «Culex» di Virgilio da parte di Francesco Maria Biacca, detto «Parmindo Ibichense» dell’Arcadia di Parma del Classe IIB-IIC Scuola Media P.Zani di Fidenza a.s.2014/2015 Docenti: Fiorenza Marzaroli-Claudia Bertuzzi

Atto Primo Alla musica del «Muocheron» di Coperain, musicista secentesco, entrano gli alunni del primo atto ed in primo piano si collocano, i due prologhi vestiti con parrucca ed abiti del 700 e al centro Ottavio, simbolo di tutti i Mecenati,cui è dedicato il «Culex» di Virgilio.

Atto primo OTTAVIO MECENATE

Atto Primo Poi altri ragazzi con parrucca del ‘700 si siedono in semicerchio come membri dell’Arcadia. Intanto si sente la musica di Joe Dassin «Non me moleste mosquito»

L’Arcadia è l’idealizzazione di un luogo. Era il rifugio in cui poter essere qualcun altro, assumere un’altra identità per poter poetare, fuggire dalla noia, da quegli impegni che sempre più impegnavano la giornata degli intellettuali che ormai si vedevano costretti anche ad un noioso lavoro burocratico per poter sopravvivere. Il mecenate Ottavio trova, perciò rifugio, presso coloro che ritiene suoi pari e confida a loro le due tribolazioni. Leggere e inconsistenti, come dovevano essere tutte le tribolazioni dei nobili dell’epoca. Almeno a noi sembra così, ma non dobbiamo sottovalutare la diversità nel percepire le paure: allora una zanzara poteva portare la morte per malaria.

Atto Primo Allo sfumare della musica «No me moleste mosquito», la presentazione del momento ideale del raduno degli Arcadi continua. La situazione si fa sempre più interessante…quindi ci vuole la… Musica «Il volo del calabrone» di Korsakov

Topos dell’Arcadia il locus amoenus e la situazione pastorale

Appendix Vergiliana – Culex Siasi poi ch’all’ombra o un fonte appresso Voglia prender riposo, alza di foglie Morbido un letto, sì che un’aura lieve Un venticel che leggiermente spiri…

I protagonisti del racconto PRIMO PROLOGO 700ESCO: E mentre volge in volubil mole Del corpo smisurato il petto innalza Fulgido al par del lampo, e con la testa Su quello alzata egli strisciando avanza; E sopra il capo luminosa cresta Di purpureo color macchiata ei porta, Girando in torvo aspetto occhi di fuoco; Serpendo intanto per la valle ombrosa Giva quel mostro immenso, allor che vide L’inimico Pastor al sonno immerso, Si rende allor più furibondo, e i lumi Gira di foco, e ciò che incontra abbatte. OTTAVIO SEDUTO ASCOLTA IL RACCONTO, GLI ARCADI CHE NARRANO, MA ANCHE IL SERPENTE E LA NOSTRA ZENZARA

LA POVERA ZENZARA Una zanzara schiacciata dal pastore, gli compare in sogno e gli parla dell’oltretomba. Un alunno-zanzara recita la sua parte Musica de «Il volo del calabrone» di Korsakov

COSA RACCONTA PARMINDO NELLA SUA TRADUZIONE ? Picciola una Zenzara a lui, che dorme, Volan d’intorno, lo sgomenta e pugne, Con ciò l’avvisa ad isfuggir la morte, E in quella parte, ch’ai disgiunti lumi Coperti son dalle palpebre i sguardi Lievemente nell’occhio lo ferì. …………………………………………………… S’alza il Pastor né ben svegliato ancora, Stacca dall’orno un pieghevol ramo, Si ferma e pensa se sfortuna o i dei L’abbin soccorso, e nol fa dir dappoi, Lasciato alfine ogni timor da parte Con spessi colpi, allor l’orride membra Del squamoso Dragon, che pur contrasta Tentan di far, l’osso, la cresta, il capo Non volubil già più percuote, e fere, Benchè pigro si stimi, e al ferir lento. OTTAVIO SEDUTO IN DISPARTE ASCOLTA IL RACCONTO Della Zenzara a lui si fa d’avanti La trista imago ad ingiuriarlo a morte… …………………………………………………………….. Della stessa mia vita a me più cara, Pastor, fu la stessa tua vita: or io da’ venti Rapita son per vari spazi immensi Tu sottratto alle stragi orride e tetre, Placido il suo vigor torni alle membra, Ma dall’ombre infernali, ove sono astretta Passar di Lete il nero fiume a nuoto. Di Caronte son io misera preda: Non vedi tu che d’atre faci al lampo, Splendon del tristo albergo i Lumi intorno? Si mal mi paghi, o Pastorello ingrato, Quando io stessa da mortal periglio, Salvo ti resi, e ti serbai la vita?, Dov’è il premio, dov’è, dov’è l’amore Della pietà? Forse sparì qual lampo? E quella fè da cui giustizia è nata Dalla villa partì suo dolce nido? ……………………………………………………………….. Agamennone è qui, dell’alta stirpe Di Tantalo, che in Argo avea l’Impero: Questi col segno in mar del fochi accesi, debellò Troia e la ridusse in polve. …………………………………………………………………………….

DA FASTIDIO AD EROE, IL PASSO è BREVE ZENZARA: Godansi pur gli Eroi della sua lode, Mentre d’Averno ai sozzi laghi oscuri Ove raggio di sole di Sole in van t’aspetta… …………………………………………………………………………..se tu sei del mio mal sola cagione E se ben tu lo sai, non sei presente? Ma tu cui poco preme il tuo travaglio Senza pensar al mio m’ascolti e dormi, Quindi andran i tuoi sogni al vento E dispersi dall’aura i miei sospiri. Ahi che il mio duol non cangerà mai tempre? Più avanti ancor il mio destin mi guida, E in parti sì diverse e sì lontane, Che si perde la via da far ritorno. OTTAVIO SEDUTO IN DISPARTE ASCOLTA IL RACCONTO Sollecito il pastor, allor deposto Della vita già grave il lento ardore E nell’interno suo con mente afflitta Della morta Zenzara il fier dolore, Non potendo soffrir, che il cuor gli opprime, Con quel vigor, ch’alla senile etate Può convenire, e con quel brio che dianzi, L’ inimica domò serpe molesta, Sotto una verde pianta a un rivo appresso, disegna il luogo alla funebre pompa ………………………………………………………………. Quindi alla vanga il manico rimise Per la terra scavar, tagliar le zolle, Dal verde ceppo di gramigna pieno. E già tenendo il suo disegno in mente, E al fin condur la cominciata impresa, Ridusse l’opra a un monticel, e intorno Terra a terra aggiungendo, alta, e rotonda Crebbe la mola a suo piacer formata: Poi del travaglio suo, memore sempre, Cigne di pietre, che da un silicio marmo Tagliate sono e di colonna han forma.

L’ELOGIO FUNEBRE DELLA ZENZARA OTTAVIO SEDUTO IN DISPARTE ASCOLTA IL RACCONTO DEGNA DI TOMBA E DI MEMORIA, MOLTO DIVERSAMENTE DA QUANTO ACCADE OGGI: Dell’alta mole quest’elogio è scritto: AL TUO GRAN MERTO, O PICCOLA ZENZARA, QUESTA FUNEBRE POMPA, OGGI DESTINA, PER GRAZIA DELLA VITA IL PASTOR FIDO.

Dopo la sua recitazione, musica di Thomas Fersen «Le moucheron» solo strumentale

La nostra conclusione alla triste storia. Ci siamo permessi di aggiungere dei versi alla traduzione di Parmindo: Il pastorel, ripreso dalla storia, E terminato al fin la sua fatica, Ritorna al campo e con vera gloria Mai più ritiene di schiacciar l’amica… La Zenzara d’allor gli fu più grata E ancor oggi chiunque accompagna, Chi va in città oppure in campagna!

Concludendo: Saluto finale degli attori e del presunto Biacca sulla musica di Fersen