Il rischio cancerogeno del Cloruro di Vinile, l’Industria Chimica e il ritardo nella messa in atto della prevenzione Giovanni A. Zapponi Novara 21-10-2008.

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Il rischio cancerogeno del Cloruro di Vinile, l’Industria Chimica e il ritardo nella messa in atto della prevenzione Giovanni A. Zapponi Novara 21-10-2008

Indice Alcuni messaggi di Lorenzo Tomatis L’evoluzione delle conoscenze Il Processo

Alcuni messaggi di Lorenzo Tomatis In the absence of absolute certainty, rarely if ever reached in biology, it is essential to adopt an attitude of responsible caution, in line with the principles of primary prevention, the only one that may prevent unlimited experimentation entire on human species (Tomatis, L., 2002) Dismissing animal carcinogenicity findings would lead to human cases as the only means of demonstrating carcinogenicity of environmental agents. This is an unacceptable public health policy (Tomatis et al., 2001) The experimental approach to carcinogenicity can ascertain and predict potential cancer risk to humans in time for primary prevention to be successful (Tomatis et al., 2002)

L’evoluzione delle conoscenze Il Cloruro di Vinile Monomero non esiste in natura ed è stato prodotto nel 1900 per scopi industriali. I principi sottolineati dal Prof. L. Tomatis da molto tempo, se tenuti in seria considerazione avrebbero consentito un’appropriata prevenzione dei gravi rischi a cui erano sottoposti i lavoratori degli impianti di produzione del PVC. Nel periodo tra il 1962 e il 1965 molti casi di gravi alterazioni ossee (acroosteolisi) erano stati osservati dal Prof. Pier Luigi Viola (Medicina del Lavoro, Università di Pisa e Direttore dell’Ospedale Aziendale Solvay) in lavoratori di un impianto di produzione del PVC.

L’evoluzione delle conoscenze A seguito di ciò, il prof. Viola inizia i suoi studi sulla cancerogenicità del CVM, in collaborazione con l’Istituto Regina Elena di Roma. Nel 1970 egli presenta alla Conferenza Internazionale sul Cancro di Huston una relazione su effetti cancerogeni rilevati in ratti esposti a 30 000 ppm di CVM (conclusa con la raccomandazione “Vinyl Chloride is an effective carcinogenic agent for the rat”).

L’evoluzione delle conoscenze Nel 1971 l’articolo di Viola è pubblicato su Cancer Research Nel 1972, i rappresentanti delle industrie produttrici di PVC, allarmati, incaricano il Prof. C. Maltoni, Direttore del Centro di Bologna per la Prevenzione dei Tumori e la Ricerca Oncologica, con il fine di verificare i risultati di Viola. Maltoni presenta i primi risultati al Simposio Internazionale sul rilevamento del cancro e sulla prevenzione (Bologna 9-12 Aprile, 1973). Risultati più più estesi sono presentati da Maltoni all’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma nel 1974 Nel 1974 questi i risultati sono pubblicati e resi noti alla comunità scientifica internazionale. Nel 1973 sono riportati effetti cancerogeni anche al livello di 50 ppm su animali sperimentali.

L’evoluzione delle conoscenze Nel 1974 l’US Occupational Safety and Health Administration (US OSHA), definisce suoi criteri di prevenzione: Nessun lavoratore poteva essere esposto a concentrazioni di CVM superiori a 1 ppm (media giornaliera TWA) (Permissible Exposure Limit - PEL). Era da considerare un “livello di azione” (“Action Level”) di 0.5 ppm, come media ponderata sulla giornata lavorativa. In caso di superamento di questo livello, indipendentemente dall’uso del respiratore (protezione personale), doveva essere intrapreso un programma di monitoraggio. Se questo programma indicava che nessun lavoratore era esposto a livelli superiori al livello di azione, i lavoratori potevano essere esentati da alcune disposizioni cautelative previste dallo standard. Lo scopo del Livello di Azione era quello di minimizzare le esposizioni dei lavoratori anche per livelli inferiori al PEL;

L’evoluzione delle conoscenze Tra le misure previste dallo standard, quelle riguardanti le “Operazioni Pericolose” (“Hazardous Operations”) prevedevano tra l’altro che “i lavoratori esposti a tali operazioni, incluso l’ingresso nel contenitore (“vessel” - autoclave) per pulire le pareti dai residui di PVC debbono essere equipaggiati con protezione respiratoria (respiratori) e con indumenti protettivi”. L’uso di protezione respiratoria era comunque richiesto quando altri accorgimenti non consentivano di ridurre l’esposizione sotto il PEL.

L’evoluzione delle conoscenze Barnes, 1976 (Proc. Roy. Soc. Med. 69, 277-281) sottolinea che nel Regno Unito, dal luglio 1975 risulta possibile e applicabile un’esposizione minore di 2 ppm nell’atmosfera delle fabbriche, con livelli per gli operatori dell’impianto di polimerizzazione al più di 2-5 ppm, e per i restanti lavoratori a 1 ppm. Lo stesso autore cita che significative variazioni delle concentrazioni di CVM sono state evidenziate prima del 1975 in rapporto a differenze nel progetto degli impianti e della loro gestione.

L’evoluzione delle conoscenze Nicholson et al, 1977 (Cancer, 39, 1792-1801): sottolineano l’appropriatezza della riduzione a 1 ppm dello standard occupazionale (USA, ottobre 1974). Osservano anche che nel 1975, malgrado le obiezioni poste dai produttori, lo standard è stato implementato, e nel contempo il prezzo del PVC è diminuito, sono state aperte nuove industrie di PVC. Inoltre, alcune industrie hanno venduto le tecnologie per il contenimento dell’esposizione ad altre industrie.

L’evoluzione delle conoscenze Nel 1979 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro pubblica la Monografia 19, che include un’ampia discussione dei dati relativi al CVM. La valutazione finale è: “Il CVM è un cancerogeno per l’uomo. Gli organi bersaglio sono il fegato, il cervello, i polmoni ed il sistema ematopoietico. Effetti cancerogeni simili erano stati prima dimostrati nei ratti e successivamente confermati da studi su topi e criceti. Sebbene l’evidenza di un effetto cancerogeno è stata ottenuta da gruppi esposti nell’ambiente di lavoro, con alte dosi di cloruro di vinile, non vi è l’evidenza di un livello di esposizione sotto il quale non vi sia un incremento di rischio”.

L’evoluzione delle conoscenze Inoltre, la IARC (1979) cita vari studi su animali con risultati positivi, oltre quelli di Viola (1971) e di Maltoni (1974 e 1977a e 1977b): Keplinger et al., 1975; Holmberg et al., 1976; Lee et al., (1977 e 1978), Caputo et al., (1974), Radike et al., (1977).

L’evoluzione delle conoscenze Ancora, nella Monografia della IARC sono riportati gli Standard (limiti) dell’epoca per l’esposizione a VCM in vari paesi (time-weigthed averges-8-h): che variano da 1 ppm (8-h) (Norvegia, Svezia, Danimarca), a 50 ppm (8-h) in Italia, previsto essere ridotto a 25 ppm (8-h). Per gli altri paesi i valori sono tra 5 e 12 ppm (8-h).

L’evoluzione delle conoscenze Infine, le produzioni di CVM nell’Europa Occidentale erano complessivamente 3925 milioni di kg nel 1976. In termini di milioni di kg, i livelli erano: Belgio (490), Repubblica Federale di Germania (990), Finlandia (25), Francia (620), Grecia (25), Italia (690), Paesi Bassi (340), Spagna (190), Svezia (95), Svizzera (30) e Regno Unito (430).

L’evoluzione delle conoscenze Nel 1988 l’industria Solvey di Rosignano (presso la quale lavorava il Prof. Viola), a seguito di un referendum locale del 27 novembre, deve rinunciare al nuovo impianto di PVC in progetto, e quindi i danni alla salute degli operai saranno evitati in questa area, ma non altrove.

L’evoluzione delle conoscenze Le esposizioni più basse in soggetti con angiosarcoma del fegato (da Simonato et al. (1991) (Marghera) Soggetto Esposizione Tempo Esposizione Cumulativa di Esposizione media annua 12 288 ppm-anni 10 anni 28.8 ppm 11 404 ppm-anni 13 anni 31.1 ppm 18 636 ppm-anni 3 anni 212 ppm 24 808 ppm-anni 4 anni 202 ppm 21 1822 ppm-anni 10 anni 182.2 ppm 23 1848 ppm-anni 16 anni 115.5 ppm 3 1749 ppm-anni 8 anni 218.6 ppm Questi dati indicano che livelli medi di esposizione annua, anche relativamente bassi, sono stati associati a soggetti con angiosarcoma del fegato. Rispettando i criteri di cautela sottolineati da Lorenzo Tomatis, i criteri e gli standard dell’OSHA e di vari Pesi Europei (1 ppm) appaiono ottimali.

Il Processo Come riportato e sostenuto dal Magistrato veneziano Felice Casson e comunque come emerge dalla storia delle evidenze dei rischi e dei livelli, limitati, dei criteri di prevenzione esistenti negli anni successivi all’identificazione della cancerogenicità del CVM, vi è stata una forte tendenza da parte delle industrie coinvolte ad evitare la diffusione dei dati di rischio disponibili (“un accordo di segretezza”). Questa situazione è riportata chiaramente in La fabbrica dei veleni pubblicato da F. Casson.

Il Processo I limiti di esposizione lavorativa in Italia erano, all’epoca, i più alti nell’Europa occidentale come riportato dalla IARC.

Il Processo In conclusione, semplici criteri come quelli proposti negli USA e in altri contesti sin dalla metà degli anni settanta quali l’uso di respiratori per le operazioni a maggior rischio, l’uso di maschere facciali i altre operazioni con sensibili livelli rischio, l’adozione di un limite (PEL, 1 ppm) molto basso per l’epoca e di un livello di azione (“action level”, 0.5 ppm) che consentiva una riduzione dell’esposizione anche al di sotto del limite, l’adozione di sistemi a ciclo chiuso e di appropriate organizzazioni del lavoro con avvicendamento per le operazioni con esposizione significativa, hanno avuto certamente un forte valore di prevenzione. Non si tratta criteri irraggiungibili, tutto ciò era fattibile.

Il Processo Il 16 Ottobre 1996, il Procuratore della Repubblica Casson chiede il rinvio a giudizio dei dirigenti della Montedison, che aveva i suoi impianti nel polo industriale di Porto Marghera.

Il Processo La tesi di fondo dell’accusa alla dirigenza della Montedison è stata una sottovalutazione, voluta, degli effetti tossici del CVM, pur essendo dimostrati e noti all’azienda sino dall’inizio degli anni 70, e la correlata assenza di interventi appropriati per la protezione dei lavoratori, della popolazione esterna e dell’ambiente. Tornando ai principi, quanto mai giusti, eticamente fondamentali e del tutto logici, logici, del Prof. Tomatis, una prevenzione primaria poteva essere messa in atto già al seguito delle importanti informazioni prodotte e rese note dal prof. Viola. Ciò non è accaduto.

Il Processo Il processo si è concluso, sorprendentemente, con una sentenza di assoluzione, in quanto le informazioni disponibili agli accusati erano da essi considerate incomplete e poco chiare. Il Dr. Casson ha fatto ricorso a questa sentenza. Nel dicembre 2004 il processo di appello ha riconosciuto molti degli imputati come colpevoli di omicidio colposo. Ma a questa sentenza non segue una condanna a causa dell’avvenuta prescrizione….(! ?).