POPOLAZIONE E SISTEMA PENSIONISTICO Problema: 0- Giovani (G): consumatori - Adulti (A): produttori di reddito (Y) e consumatori - Vecchi (V): consumatori Necessario trasferire risorse dagli anni - agli altri anni (logica longitudinale) oppure trasferire risorse da chi è adulto a chi non lo è (logica trasversale) per effettuare scelte contano diversi elementi: - reddito disponibile - preferenze individuali (consumo immediato o differito) - costi delle scelte (causati da possibilità di contrarre debiti, accumulare crediti, tasso di interesse r) Ex. Società pre-moderne, agricole, assenza di mk finanziari in età A lavoro terra per produzione risorse necessarie (impossibile conservazione per lungo tempo) per assicurarsi una buona vecchiaia si investe sui figli che ripagheranno il debito di mantenimento dell’infanzia. Fondamentale la definizione di età produttive: nel periodo pre-industriale non definita: lavoro a tutte le età minorile, ed a età elevate. Con l’avvento della rivoluzione industriale vengono introdotti i limiti d’età (inferiore e superiore), cioè col tempo si stabilisce che la cessazione dell’attività lavorativa sia legata non all’incapacità fisica di produrre ma al raggiungimento di determinate soglie di età. E’ una convenzione modellata spesso dalla contesa tra parti sociali
Conseguenza: opportunità di tutela degli anziani (soprattutto in assenza di risparmi individuali o proprietà da sfruttare) sistema pensionistico generalizzato e obbligatorio (PS): è sia un servizio reso alla collettività sia il riconoscimento della scarsa razionalità del consumatore imposto il profilo di consumi nel corso della vita Lasciati a se stessi gli A non risparmierebbero abbastanza negli anni di lavoro La dimensione di un sistema universale ed obbligatorio è la miglior forma di garanzia contro l’imprevisto, cioè una gestione privata di un fondo pensionistico può essere rischiosa a causa di sistemi in cui non valgono gli assunti di perfetta concorrenza: non c’è, cioè, perfetta informazione, capacità previsionale, funzionamento del mk dei capitali ecc. Nuova questione: Quanto elevati devono essere i contributi e quindi le pensioni? se questi consumi tra A
SISTEMI DI TRASFERIMENTO Assenza di un sistema pensionistico (fino alla fine XIX sec) Sostentamento V assicurato dai trasferimenti intrafamiliari da parte di figli A in un contesto di scarse possibilità di accumulo 2. Capitalizzazione (rivoluzione industriale esodo dalle campagne giovani lontani dal p. origine) Trasferimenti ai G ancora di natura intrafamiliari e trasversali Trasferimenti ai V divengono longitudinali: da A mettono da parte un capitale e quindi da V lo utilizzano beneficiando di eventuali interessi maturati necessario un insieme di regole per definire i trasferimenti (diritti). Sistema basato sul principio contributivo: ogni generazione da V riceve quanto ha dato negli anni di lavoro 3. Ripartizione (fallimento sistema 2) - Trasferimenti esterni alla famiglia per i V (continuano quelli per i G) - Diritti alla pensione dei V longitudinali - flusso di risorse trasversale solidarietà intergenerazionale Sistema basato su principi diversi: principio retributivo (pensione commisurata non a ciò che si è versato ma allo stipendio percepito in un certo periodo: intera vita contributiva o gli ultimi anni – Italia- ecc.) Conseguenze di tale sistema: violazione dell’equità sostanziale Squilibrio tra entrate e uscite
Schema di Lexis e sistemi a ripartizione e a capitalizzazione età RIPARTIZIONE CAPITALIZZAZIONE Flussi finanziari G(t-1) G(t) Flussi reali G(t) G(t+1) periodo t t+1 I flussi reali operano, indipendentemente dal modello di sistema pensionistico in funzione, in direzione verticale: è sempre il lavoro delle generazioni attive A che permette di produrre il reddito di cui i pensionati beneficiano
Oggi i sistemi pensionistici sono molto complicati (scarsa trasparenza, diversità di trattamento tra gruppi e tra generazioni ecc.) Cause storico/politiche Origine “aziendale” delle pensioni variabili da caso a caso Pressioni politiche dei diversi gruppi sociali Cause tecniche ( obiettivi e vincoli) Vincolo principale: gioco a somma zero (pareggio di bilancio) per il sistema nel suo complesso le uscite (pagamenti) non possono eccedere le entrate (contributi + interessi maturati) pensioni e contributi devono essere = in valore attuale. Ex. Italia: uscite>entrate disavanzo ripianato con imposizione fiscale, creazione di moneta ( tenore di vita contribuenti del momento) e creazione debito pubblico (impatto sulle future generazioni) Modalità per conseguire il vincolo di bilancio (tenendo conto di r): Longitudinale a.1. ogni individuo riceve esattamente quanto dà (difficile da realizzare) a.2. ogni generazione riceve esattamente quanto dà (pareggio in media) a.3. in media le generazioni ricevano esattamente quanto danno b. Trasversalmente b.1. entrate = uscite in ogni singolo anno b.2. entrate = uscite in media
Sistemi a capitalizzazione obiettivo di pareggio in senso longitudinale, sistemi a ripartizione pareggio in senso trasversale Obiettivi di copertura (% di persone assicurate- pagano da A e ricevono pensioni da V) Storicamente (accordo aziendale) le pensioni erano semplicemente un pagamento differito obiettivo allargato: tutela per un maggior numero di V (non solo ex lavoratori) ex . Pensioni di reversibilità. Previdenza Sistema che “prevede e provvede” alle necessità della vecchiaia e legato al mondo del lavoro (si “risparmia” da lavoratori Distinguibili solo nei sistemi a capitalizzazione, mentre nei sistemi a ripartizione confini indistinguibili Assistenza Aiuti a persone “bisognose” indipendentemente dalla loro storia lavorativa Obiettivi di equità (realizzabili nella situazione a.1.) Difficoltà di realizzazione: al momento di stipulazione del “contratto” pensionistico si dovrebbe essere in grado di prevedere senza errori i valori che assumeranno: variabili collettive (ex.. r, e0) ex ante previsioni variabili individuali (durata: lavorativa, in pensionamento; età morte) note ex post
Contrasti nel concetto di equità: Equità nominale: quando il pensionato percepisce somma promessa equità reale se percepisce un certo potere d’acquisto promesso (pensione per effetto dell’inflazione) Equità formale: quando il pensionato riceve ammontare promesso equità sostanziale se valore attuale del tot dei versamenti = valore attuale dei pagamenti ricevuti ATTENZIONE ALLE PROMESSE!!! Equità longitudinale: ogni generazione riceve esattamente quanto dà; equità trasversale, in ogni periodo, si mantiene costante il rapporto tra trasferimenti (pensioni) e il reddito (al netto dei contributi). Se il criterio utilizzato dal paese è di tipo “ripartizione” come verificare l’equità longitudinale? Tasso di rendimento implicito (confronto pensione rispetto al capitale versato: =0 ogni generazione ottiene quanto ha versato; >0 guadagno; <0 perdita
IL SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE (con vincolo di bilancio) Regola fondamentale: il valore attuale dei contributi di ogni singola coorte di lavoratori deve essere = al valore attuale delle pensioni (entrambe le grandezze valutate al momento di inizio della coorte): Ammontare “capitalizzato” nel periodo lavorativo Parte del capitale accumulato che si consuma per le pensioni t = anni; W = lavoratori; w = salario lordo; = aliquota (supposta cost) r =tasso di sconto; d = pensioni; R= pensionati Sistema che porta alla creazione di un ingente capitale Vantaggi: interessi contributi + bassi liquidazioni in qualsiasi momento indifferente a variazioni di fecondità (ogni generazione fa storia a sé) Svantaggi: gestione di un ingente capitale problemi tecnici: forti rischi di perdita (investimenti errati, inflazione); possibile eccesso di offerta sul mk dei capitali tasso di rendimento sovrastimato problemi morali: gestione di fondi molto consistenti problemi demografici: mortalità capitale accumulato insufficiente. In definitiva tale sistema è indifferente a variazioni di occupazione ma molto sensibile alla capacità dei gestori.
IL SISTEMA A RIPARTIZIONE (con vincolo di bilancio) In ogni periodo t si avrà: Entrate = A W/A w Uscite = V R/V d l’uguaglianza tra entrate ed uscite dà l’aliquota di equilibrio: Su quali variabili si può agire per ottenere un’aliquota accettabile? Variabili demografiche (A,V) no (ammontare di A e V dipendono da nascite molto precedenti) Neppure R/V, W/A, w possono essere controllate dal sistema pensionistico Due sole sono le variabili su cui poter agire: ammontare delle pensioni (d) e l’età pensionabile. Le pensioni maturano durante gli anni di lavoro: w-t = stipendio di riferimento percepito mediamente t anni prima; = anni di lavoro; = coefficiente di rendimento; p = coefficiente di aggiustamento prezzi (>=1); = coefficiente evoluzione produttività lavoro (>=1). Stipendio (media del valore attuale di tutti gli stipendi percepiti nella vita lavorativa):
pk = effetto inflazione; k = effetto aumento produttività del lavoro Posto che i coeff. che rivalutano per inflazione e per aumento di riproduttività compensino esattamente l’evoluzione effettiva di tali componenti: p = pk e = k Inoltre, a regime: R/V=W/A Per garantire il pareggio dei conti: Adeguare l’aliquota contributiva alla struttura per età di volta in volta prevalente Modificare l’età pensionabile Prima di giungere a regime, nella fase di maturazione si avrà: Aliquota di equilibrio bassa a causa di un basso rapporto R/V e basso (che va in pensione ci va con pochi anni di lavoro). Anche nel caso di espansione demografica (basso rapporto V/A) situazione favorevole come nel caso di espansione economica produttività del lavoro k, posto che il fattore di rivalutazione delle pensioni, , sia basso o nullo.
Di conseguenza, in tali periodi: possibile accumulare fondo di riserva tenere bassa l’aliquota contributiva concedere o promettere pensioni + alte estendere la copertura pensionistica ad altre categorie fase politica favorevole (promesse e trasferimenti a scapito delle generazioni future - sensibilità alle variazioni demografiche: nati o sopravvivenza età anziane peggioramento del rapporto A/V variazioni delle regole del sistema = innalzamento aliquota contributiva o abbassamento pensioni o innalzamento età pensionabile assenza fondo di riserva: prime generazioni avvantaggiate (ricevono pensioni senza aver versato contributi o solo in parte) giovani generazioni (hanno versato) non possono ricevere pensioni costi scaricati in qualche modo (ex. riduzione pensione, imposta straordinaria). Perché non tornare al sistema “capitalizzazione”? Capitale che si verrebbe a creare ingestibile Un sistema a ripartizione, una volta messo in piedi, non può essere liquidato senza farne pagare gli ammanchi a qualcuno giovani generazioni dovrebbero pagare 2 volte (vecchio e nuovo sistema) Confronto tra i due sistemi - Ruolo economico dello stato: sistema previdenziale a ripartizione non può che essere pubblico: non c’è coincidenza tra chi versa e chi riceve) equità assicurata solo nel lungo periodo. Sistema a capitalizzazione sia privato sia pubblico. Ma preferibile la gestione pubblica: ammontare da gestire, lunghezza tempi tra versamenti e prestazioni, controlli, minor costi fissi ecc.
Ragioni a favore e a sfavore di un sistema a capitalizzazione funzione di stimolo al risparmio non vera quando il sistema è a regime (entrate = uscite), ma anche nella fase di crescita non è scontato tale effetto risparmi in altri settori pur aumentando quelli previdenziali nessun beneficio per la collettività Possibilità di liquidare il sistema costi scaricati sui giovani attuali e non su quelli di un remoto futuro Capitale interessi guadagno ( aliquota o prestazioni). Critica: a priori non si sa se sarà > il tasso di interesse del capitale (r) o il tasso di crescita del monte salari (in funzione degli occupati e della produttività del lavoro) da cui trae i contributi il sistema a ripartizione Indipendente dalle fluttuazioni della fecondità (incidono invece fortemente sul sistema a ripartizione): ogni generazione paga le proprie pensioni. Critica: se la differenza numerica tra generazioni successive è suff. forte effetti di tale squilibrio si ripercuotono tramite una variazione del valore reale delle attività detenute dagli anziani (ex. Capitale del sistema investito in immobili se i giovani sono pochi domanda è scarsa prezzo immobili crolla)