Politiche sociali Lavinia Bifulco. Diseguaglianze in Italia In Italia diseguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
0-6 anni. I servizi per l’infanzia
Advertisements

INDICATORI DI REDDITO E POVERTA NELLE FAMIGLIE ITALIANE
Organizazione servizi sociali - Dott.ssa M.Vittoria Tonelli
Forlì, li 7 febbraio 2007 O.R.S.A. Osservatorio Regionale del Sistema Abitativo Rapporto Provinciale 2006 Provincia di Forlì-Cesena.
IL WELFARE COMUNITARIO CHE VERRA: CATENE GENERAZIONALI, TERRITORI ED EUROPA IL WELFARE COMUNITARIO CHE VERRA: CATENE GENERAZIONALI, TERRITORI ED EUROPA.
Disuguaglianze, povertà, vulnerabilità
Mercato del lavoro.
Strumenti e metodo per l’analisi dei bisogni
Tendenze della diseguaglianza economica in Italia e nella UE15 Michele Raitano Sapienza Universit à di Roma.
ANALISI DEL FENOMENO DELLE POVERTA NELLA ZONA ARETINA Presentazione del Quarto rapporto provinciale sulle povertà – anno 2007 Martedì 14 Ottobre 2008 Auditorium.
ANALISI DEL FENOMENO DELLE POVERTA IN CASENTINO Presentazione del Terzo rapporto provinciale sulle povertà – anno 2006 Sabato 26 Maggio 2007 Sala consiliare.
La condizione di vita degli anziani in Italia
1 Lezione 19 Levoluzione delle politiche di cura per gli anziani.
Metodi per la misura della povertà. Nicoletta Pannuzi 8 Maggio 2004
La misura della povertà
Stime ufficiali sulla povertà relativa - Metodo Ispl (Istat)
POLITICHE PER LA COESIONE SOCIALE E CONTRO LA POVERTA’: ASSISTENZA E AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL SISTEMA ITALIANO DI WELFARE STATE   Materiali per il corso.
Fondo per lintegrazione di cittadini paesi terzi UNIONE EUROPEA.
I target per lItalia allinterno della Strategia 2020 e la situazione attuale rispetto a Occupazione, Povertà, Istruzione Egidio Riva Università Cattolica.
Estratto per la relazione del Dott. Trevisanato 30 maggio 2008.
92/441/CEE Raccomandazione del Consiglio Europeo del 24 giugno 1992 in cui si definiscono i criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti.
Una proposta di classificazione dei modelli welfare regionali.
L’industria meridionale e la crisi
L’industria meridionale e la crisi
Convegno Nazionale come normalità Diversità “ Interventi sanitari di sostegno alle famiglie colpite dalla crisi “ a cura di Clara Curcetti Assessorato.
IRES.
I modelli di welfare.
attraverso la statistica
Analisi statistiche IRPEF Anno d’imposta 2004 −IRPEF nel sistema tributario −I redditi medi −La distribuzione dei redditi −La tipologia dei redditi −Chi.
I modelli di welfare.
Povertà e deprivazione
Che cosa significa ottica di genere Perché ottica di genere
Social Market del Municipio 9 Levante
L’occupazione femminile in Italia
Politiche sociali Lavinia Bifulco. Quadro europeo: le tendenze principali Rescaling e localizzazione Contrattualizzazione Attivazione Negoziazione e partecipazione.
Politiche sociali Lavinia Bifulco. Quadro europeo: le tendenze principali Rescaling e localizzazione Contrattualizzazione Attivazione Negoziazione e partecipazione.
Politiche di welfare Lavinia Bifulco. Lo sviluppo dei welfare states  4 fasi (Heclo)  a) sperimentazione (fine 800- anni '20 del 900): costruzione delle.
A.A Corso di Politica Sociale Maria Letizia Pruna
Politiche sociali Lavinia Bifulco.
Un libro per fare il punto. UNA NUOVA VITAL REVOLUTION SESSO Donne con rapporti completi prima di 16 anni (sul totale donne)11%22% Distanza.
QUANTITÀ E QUALITÀ DEL DISAGIO ECONOMICO IN FVG Alessandro Russo, Udine 27/4/2015.
Maurizio Ambrosini, università di Milano, centro studi Medì L’evoluzione dei bisogni della popolazione anziana alla luce della ricerca quantitativa.
1 L’economia italiana Le molte dimensioni del benessere.
Analisi statistiche IRPEF Anno d’imposta IRPEF nel sistema tributario - I redditi medi - La distribuzione dei redditi - La tipologia dei redditi.
Politiche sociali Lavinia Bifulco. Diseguaglianze in Italia In Italia disaguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale.
Politiche sociali Lavinia Bifulco. Attivazione e investimento sociale Investimento sociale? Attivazione Partecipazione al lavoro empowerment Partecipazione.
DALLE PARI OPPORTUNITA’ ALLA PARTECIPAZIONE PROTAGONISTA: risultati della ricerca.
Disegno di Legge Delega al Governo d’iniziativa dei Senatori Lepri e altri.
Welfare familiare tra autofinanziamento e sostegno pubblico: il futuro delle politiche nazionali ed europee Sostenere il welfare Andrea Toma Censis.
Sovraindebitamento, povertà ed esclusione sociale: quale impatto sulle famiglie italiane? Carlo Milani Workshop «Sovraindebitamento e inclusione sociale:
1. I FOCUS DEL RAPPORTO La deriva demografica, dove ci porta La famiglia italiana e le tante solitudini La domanda di servizi di assistenza generata dalle.
 In questa parte del nostro lavoro andremo ad analizzare i dati relativi ai consumi delle famiglie presenti nel sito ISTAT. I comportamenti di consumo.
L’Istruzione Raffaele Lagravinese. Argomenti trattati Il Sistema d’istruzione italiano. Confronto Internazionale Il Sistema d’istruzione nelle regioni.
Rapporto sull’economia della provincia di Chieti A cura dell’U.O. Studi e Statistica – Marketing territoriale della CCIAA di Chieti 2004.
1 Il sovraindebitamento delle famiglie italiane: tra “l’incudine” finanziaria e il “martello” economico a cura di Carlo Milani Workshop “La gestione del.
1 La povertà tra i minori in Italia: rilevanza e politiche Veronica Polin Università degli Studi di Verona La povertà tra i minori in Italia: rilevanza.
EFFETTI LOCALI DELLA CRISI GLOBALE Rapporto SVIMEZ 2011 di Luca Bianchi (SVIMEZ) Napoli, 26 ottobre 2011.
Valentina Joffre Università degli Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Scienze Sociali Napoli, 21 maggio 2013 Corso di Sociologia del Lavoro Università.
LEI CONCILIA??!! Breve excursus sullo stato della conciliazione in Italia Webinar del Coordinamento Donne Acli – 18 Dicembre 2014 Politiche di Cittadinanza.
LE IMPRESE DEL SETTORE AGRICOLO E ALIMENTARE NELLA APERTURA DEL 2014 Il monitoraggio dell’economia reale a partire dai dati dei registri camerali Roma.
Povertà stabili e povertà provvisorie L’incidenza della povertà sul totale delle famiglie italiane è relativamente stabile negli ultimi 10 anni (11% -
6. Gli Impieghi del Reddito 5. Il Prodotto Regionale 7. La Distribuzione del Reddito 1. Il Territorio 4. L’Impresa 3. Il Lavoro 2. La Società Sviluppo.
L A S TRATEGIA REGIONALE PER L ’ INCLUSIONE SOCIALE ATTIVA I CANTIERI DI CITTADINANZA IN PUGLIA.
Nuovo welfare per la conciliazione Daniela Gregorio Milano, 18 novembre
A cura di Lorenzo Bacci – IRPET – IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana LE INFRASTRUTTURE TURISTICHE PER UN OFFERTA COMPETITIVA Interventi.
Convegno di Pari o Dispare Questione femminile, questione Italia La domanda di mercato, i servizi, le esigenze delle donne Roberto Cicciomessere Le principali.
Il tessuto cooperativo toscano. Dinamiche e prospettive per uno sviluppo “al femminile” A cura di Andrea Cardosi su dati elaborati da Silvia Rettori Firenze,
Gruppo n. 10 Nomi dei componenti: Ilenia Gargiulo Ilenia Gargiulo n Cesaria Ilaria Bamundo Cesaria Ilaria Bamundo n
Presentazione 2009/ : (continua) il miglioramento della banca dati INEA Brevi cenni sulle dinamiche del 2010 e dei primi 9 mesi del
Gli anni Novanta 1993 La recessione il Trattato di Maastricht Il libro bianco le direttive: Nuove strategie istruzione e formazione tutta la vita Maggiore.
Transcript della presentazione:

Politiche sociali Lavinia Bifulco

Diseguaglianze in Italia In Italia diseguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale della diseguaglianza E’ aumentata la diseguaglianza dei redditi di lavoro (lavoro atipico, working poor e top incomes) Ruolo ridimensionato del capitale culturale rispetto alle diseguaglianze

Povertà (Istat-La Repubblica ) Istat, quasi tre italiani su dieci sono a rischio povertà Nel 2011, il 28,4% dei residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Emerge da un'indagine che rileva come i più a rischio siano gli anziani o le famiglie con un solo stipendio e molti figli. La concentrazione maggiore nel Mezzogiorno

Povertà (Istat-La Repubblica ) Tre italiani su dieci rischiano di finire nella triste categoria dei poveri. Quelli che la bistecca si mangia una volta la settimana, che non riescono a fare una vacanza lontano da casa, che devono tenere i riscaldamenti spenti e che una spesa di 800 euro imprevista è un salasso inaffrontabile. Sono gli anziani, le famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Secondo il rapporto dell'Istat su reddito e condizioni di vita, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. La situazione è peggiorata negli ultimi due anni e vivere in Italia oggi è peggio che stare in qualsiasi altro paese europeo. Nel 2011 l'indicatore è cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%). Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%). Come dire che basta ancora poco per finire nella peggiore delle condizioni possibili.

Povertà (Istat-La Repubblica Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell'anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione (dall'11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l'8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l'1,7% nel Nord e il 3% nel Centro. )

Povertà (Istat-La Repubblica ) Le famiglie più esposte al rischio di deprivazione sono quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa deprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il Il rischio di povertà, calcolato sulla base del reddito 2010, mostra aumenti più marcati tra gli individui residenti nelle regioni del Mezzogiorno, in famiglie monoreddito, dove la fonte principale di reddito è da lavoro, sia dipendente sia autonomo, tra le coppie con figli, con almeno un minore, i monogenitori e le famiglie di altra tipologia, con membri aggregati.

Noi Italia ISTAT (dati 2011) Incidenza della povertà (assoluta e relativa) Più di una famiglia su dieci vive in condizioni di povertà relativa e una su venti in condizioni di povertà assoluta UNO SGUARDO D'INSIEME Nell'ambito dell'esclusione sociale, due indicatori rilevanti sono la percentuale di famiglie o individui in condizione di povertà e l'intensità della povertà (ossia la misurazione di quanto poveri sono i poveri). La povertà è fortemente associata al territorio, alla struttura familiare (in particolare alla numerosità dei componenti e alla loro età), a livelli di istruzione e profili professionali poco elevati, oltre che all'esclusione dal mercato del lavoro. In Italia, nel 2011, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11,1 per cento delle famiglie residenti; si tratta cioè di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6 per cento della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 5,2 per cento delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui. L'intensità è pari al 21,1 per cento per la povertà relativa e al 17,8 per la povertà assoluta.

Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con una percentuale di famiglie povere più che doppia rispetto alla media nazionale. Nel Mezzogiorno, le famiglie in povertà relativa sono il 23,3 per cento di quelle residenti (contro il 4,9 del Nord e il 6,4 del Centro) e quelle in povertà assoluta ne rappresentano l’8,0 per cento (contro il 3,7 e il 4,1 rispettivamente). Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (27,3 per cento) e Calabria (26,2 per cento) dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. All’opposto, nel resto del Paese si registrano incidenze di povertà relativa decisamente più contenute: la provincia di Trento mostra l’incidenza più bassa (3,4 per cento), seguita da Lombardia (4,2 per cento), Valle d’Aosta e Veneto (4,3 per cento). Nel Mezzogiorno, inoltre, alla più ampia diffusione della povertà si associa anche una maggiore gravità del fenomeno: le famiglie povere sono di più e hanno livelli di spesa mediamente molto più bassi di quelli delle famiglie povere del Centro-Nord.

L’indicatore sintetico di deprivazione rappresenta la quota di famiglie che dichiarano almeno tre delle nove deprivazioni riportate di seguito: non riuscire a sostenere spese impreviste; avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo); non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell’abitazione, l’acquisto di una lavatrice, o di un televisore a colori, o di un telefono, o di un’automobile. Recentemente, tra gli indicatori di “Europa 2020” è stato proposto un nuovo indicatore (Severe Material Deprivation) che rappresenta la quota di famiglie con almeno quattro deprivazioni sulle nove di riferimento.

Attivazione Partecipazione al lavoro Partecipazione alle scelte, cittadinanza attiva, voice, empowerment

Welfare-to-work (UK) e workfare USA) Partecipazione al lavoro od obbligo al lavoro? I poveri (le povere) che lavorano

Politiche attive in Italia Italia: politiche incerte e frammentate Dualismo (segmentazione delle tutele, insiders e outsiders), assenza di politiche dedicate e deregolazione

Problemi dell’attivazione Responsabilità individuale- responsabilità collettiva Dal lato dell’offerta- dal lato della domanda Persone e contesti Work first-life first Skills come presupposto- come risultato Mercato del lavoro- integrazione fra politiche Libertà sostantive e voice

Un ricerca sugli interventi contro la povertà C. Saraceno (a cura di), Le dinamiche assistenziali in Europa. il Mulino, 2004 Una ricerca su 13 città europee: misure locali di sostegno del reddito per situazioni di povertà paesi: Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Svezia quesito: il sostegno al reddito causa dipendenza dal welfare?

Un ricerca sugli interventi contro la povertà Italia No reddito minimo, variabilità territoriale delle misure, discrezionali e con importi limitati. In molti Comuni Minimo Vitale. Impianto categoriale : alcuni soggetti sono più protetti di altri, meritevoli: inabili, anziani, principio della meritevolezza e logica del bisogno qualificato Il disagio economico da solo non sempre è una condizione sufficiente per accedere a schemi di assistenza sociale. In molti casi devono essere presenti altre condizioni, quali fragilità fisiche, nonautosufficenza, etc. Un’impostazione che attribuisce a coloro “che non hanno colpa della propria condizione di bisogno” maggiori opportunità Familismo

Un ricerca sugli interventi contro la povertà Il sistema di protezione sociale in generale: copertura universalistica Svezia - Categoriale/occupazionale altri paesi Assistenza: Svezia: importi generosi, copertura universalistica, programma nazionale di reddito minimo con enfasi inserimento lavorativo Assistenza come diritti, anche aspetti individualizzati. Bisogna dar prova di cercare attivamente un lavoro, ma non c’è un controllo stringente (comunque etica del lavoro e pieno impiego) Scarso peso delle obbligazioni familiari. Ruolo predominante dei servizi pubblici (scarso del terzo settore).

Una ricerca sugli interventi contro la povertà Viene smentita la tesi che più universale e generosa è la misura, più è probabile che le persone restino assistite per un lungo periodo, diventando dipendenti. Il breve periodo è un indicatore ambiguo, non necessariamente di efficacia ma può dipendere dalle regole di accesso. Una lunga dipendenza a Barcellona e Lisbona: quando la misura è limitata e selettiva, gli utenti sono compressi dalla necessità di integrare il sostegno economico con altre risorse, spesso informali. In generale close targeting e ammontare limitato del beneficio creano una popolazione di beneficiari che ha difficoltà a diventare autonoma dall’assistenza sociale. Svezia: La maggioranza dei beneficiari si concentra nella quota della durata di permanenza più breve. Milano: durata breve, ma per limiti temporali