Tra assistenza e reclusione

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Transcript della presentazione:

Tra assistenza e reclusione

L’ospedale di Santo Spirito in Sassia Il 25 novembre 1198 papa Innocenzo III approvò e raccomandò l’ordine degli Ospitalieri, attraverso la bolla “Religiosam vitam”, in cui accoglieva Guido di Montpellier e l’istituto da lui fondato sotto la protezione della Santa Sede. Per proteggere e tutelare i bambini orfani Innocenzo III dedicò a loro una nuova istituzione, la celebre "ruota degli esposti" dove venivano lasciati i bambini abbandonati.

Nel 1201 lo stesso Papa diede in dote all’ospedale di Santa Maria la chiesa omonima e le sue rendite. Sarà proprio questo l’atto che sancì la nascita del Venerando ospedale romano di Santo Spirito in Saxia; la chiesa limitrofa diventò invece un luogo di ospitalità. All'inizio della sua monumentale esistenza però la nuova struttura era costituita solo da una corsia rettangolare, illuminata da piccole finestre e in grado di assistere 300 infermi e 600 poveri. L’ospedale ricevette cospicue donazioni, come quelle di Giovanni senza terra, Re d’Inghilterra, che concesse "La donazione della chiesa di Wirtel e delle sue rendite quale dote all'Ospedale“.

La veronica dal gennaio 1208 concesse alla nuova struttura il privilegio della Stazione Sacra nella domenica dopo l’ottava Epifania, accrescendo in questo modo lo zelo dei fedeli. La celebrazione era accompagnata da una processione ed una cerimonia solenne, dopo la quale il Papa elargiva 3 denari ai membri dell’ospedale e a 1000 poveri accorsi. Fu un evento importantissimo che fece radunare la popolazione nel nascente istituto. Particolarmente significativa fu l'omelia pronunciata dal Papa, che esordì con le parole: "Nel terzo giorno si fecero nozze in Cana, e v'intervenne la Madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli [...]"

Gesta Innocentii PP. III, cap. 144, in Migne, PL 214, col. 202A. Istituì infatti presso detto ospedale una stazione solenne nella domenica dopo l’ottava dell’Epifania nella quale potesse confluire il popolo cristiano per vedere e venerare il venerando sudario del Salvatore [la Veronica] che, con inni e cantici e salmi verrà portato dalla basilica di San Pietro in quel luogo in processione, e per ascoltare e comprendere un sermone di esortazione che in questo luogo dovrà fare il Romano pontefice, sulle opere di pietà, e per chiedere ed ottenere indulgenza dei propri peccati, che è concessa a coloro che si esercitano nelle opere di misericordia; e per spingere gli altri a tali cose non solo con le parole ma anche con l’esempio, tutti i poveri che fossero confluiti a quelle nozze spirituali decise di elargire pane, carne e denari, e la ragione di tutte queste cose lo stesso prudentissimo presule la spiegò in una omelia che tenne sul vangelo del giorno

Guido di Montpellier Conosciuto come cavaliere templare proveniente dalla famiglia dei conti di Guillaume di Montpellier. Egli costruì nella sua città natale una Casa Ospitale e fondò un ordine regolare di Frati Ospitalieri (1170), perché si dedicassero all’assistenza degli infermi, dei fanciulli abbandonati e di tutti i quanti avessero bisogno di aiuti e di cure. Documenti che risalgono al decennio 1180-90 ci dicono che l’ospedale di Montpellier era già in auge, come d’altra parte il nuovo ordine degli Ospitalieri. Proprio questo documento testimonia la presenza in Francia di già 6 Case di Santo Spirito, che seguivano il modello di Montpellier. Dando vita all’organizzazione di Santo Spirito, Guido volle che: “l’assistenza e la cura degli infermi fosse esente dalla freddezza di un servizio prezzolato, facendola assurgere al grado di un sacro dovere, degno di essere paragonato alla purezza dell’epoca apostolica e del primo cristianesimo”. Il futuro Papa Innocenzo III già nella sua permanenza in Francia aveva potuto ammirare questa efficiente realtà, tanto da commentare: "Qui si ristorano gli affamati, si vestono i poveri, si nutriscono i fanciulli orfani e proietti, si amministra il necessario agli infermi e agli indigenti si elargisce ogni consolazione. Cosicché il Maestro e i Frati di Santo Spirito non devono denominarsi ospiti dei poveri, ma loro servi, ed essi soli sono i veri indigenti perché caritatevolmente distribuiscono quanto è necessario ai bisognosi." Ed infatti, appena salito alla soglia papale, Innocenzo III celebrò pubblicamente l’istituzione delle case di Santo Spirito: ”Da sicure informazioni sappiamo che l’ospedale di Santo Spirito, fondato in Montpellier dal nostro diletto figlio Frate Guido, su tutti gli altri ospedali di nuova fondazione rifulge per Religione e per esercizio della più grande carità Ospitaliera, come sanno bene tutti coloro che ne hanno avuto l’esperienza”.

Sant’Omobono  Nacque a Cremona, dove poi trascorse l’intera esistenza, presumibilmente intorno al 1117. Stando alla tradizione, apparteneva alla famiglia de Tucengo abitando nei pressi della chiesa di S. Egidio, «tra i concittadini e le altre famiglie, che pur di estrazione mediocre si erano fatte una posizione col denaro». Seguì le orme del padre e si guadagnò da vivere fabbricando e vendendo abiti, ma verosimilmente, col passare degli anni, si dedicò più all’attività di mercator che a quella di artigiano: un mercante di stoffe e tessuti, un uomo d’affari che aveva una vigna nel suburbio, forse possedendo inizialmente un maggior numero di appezzamenti, poi venduti per distribuirne il ricavato ai bisognosi. Dopo una cinquantina d’anni impegnati nell’attività commerciale rinnegò la mera pratica della mercatura per assumere lo stile di vita tipico dei penitenti, praticando digiuni e penitenze, pregava incessantemente partecipando anche alle ufficiature presso S. Egidio, dove il presbiter Osberto gli fu guida spirituale. Le Vitae, ancora, gli attribuiscono una funzione pacificatrice e antiereticale all’interno della città, allora tormentata da discordie religiose e civili, facendo di Omobono un baluardo della fazione della Chiesa locale e del suo vescovo, Sicardo. Il tratto più noto della santità di questo laico è la pratica delle opere di carità: distribuì assiduamente i beni agli indigenti, incontrando perciò anche la disapprovazione dei suoi familiari, e ospitò poveri nella sua casa ove tuttavia, assai probabilmente, non fondò un vero e proprio hospitale (citato invece come tale in una bolla papale del 1509; Vauchez, 2001, p. 89). Omobono è di fatto ricordato soprattutto come «padre dei poveri» e perciò spesso raffigurato con la borsa dell’elemosina.

Santo laico Questi caratteri delineano una figura chiave nella storia della santità cristiana occidentale: Omobono è l’unico santo laico medievale ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, non proveniente da famiglia reale o principesca. La tradizione gli attribuisce una moglie, di identità ignota e che spesso è presentata come antagonista del santo nei suoi slanci caritativi, e alcuni figli fra cui uno di nome Monachus. Tuttavia né il suo essere padre di famiglia né la sua identità di laico lavoratore sono trattati dagli scritti agiografici come valori fondanti la sanctitas di Omobono. Attivo nel mondo ma fedele alla chiamata del regno dei cieli, non rinunciò all’impiego del denaro che, anzi, gli permise di incarnare l’ideale concezione della ricchezza pro pauperibus, anticipando la forza che il tema della carità effuse dal Duecento in avanti. Con tale integerrima condotta visse ancora trent’anni dopo la conversione, giungendo ottantenne al suo ultimo giorno terreno. Spirò prostrato in preghiera davanti alla croce, nella chiesa di S. Egidio, all’alba del 13 novembre 1197. Dopo le esequie solenni, i miracoli presso la sua sepoltura si moltiplicarono per almeno un anno. Nell’ottobre 1198 il vescovo Sicardo si recò a Roma con una delegazione di cremonesi per perorare la causa di santità del concittadino presso Innocenzo III, il quale il 12 gennaio 1199 sottoscrisse la bolla Quia pietas, che sanciva l’iscrizione di Omobono nel «catalogo dei santi».

La peste Della minuta gente, e forse in gran parte della mezzana, era il ragguardamento di molto maggior miseria pieno; per ciò che essi, il più o da speranza o da povertà ritenuti nelle lor case, nelle lor vicinanze standosi, a migliaia per giorno infermavano; e non essendo né serviti né atati d'alcuna cosa, quasi senza alcuna redenzione, tutti morivano. E assai n'erano che nella strada pubblica o di dì o di notte finivano, e molti, ancora che nelle case finissero, prima col puzzo de lor corpi corrotti che altramenti facevano a' vicini sentire sé esser morti; e di questi e degli altri che per tutto morivano, tutto pieno.

I poveri pericolosi 1358 Jacqueries 1378 I Ciompi 1381 Wat Tyler e John Ball, in Inghilterra, un noto sermone di Ball, che inizia con i versi «Quando Adamo zappava e Eva filava, chi era allora il gentiluomo?» invita gli inglesi a «scuotere il giogo e ottenere la libertà sempre desiderata». 1382 Les Ongles bleues