1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 5 novembre 2014 C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Esonero: Aula.

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Transcript della presentazione:

1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 5 novembre 2014 C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Esonero: Aula Blu1, MART 9 dicembre ORE (non si fa lezione dalle 9 alle 11 )  Stanza B12 Via Salaria113, tel.: ricevimento mercoledì

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3 IV parte del corso Rella P., Cavarra R, Uomini e donne nelle radio private a Roma.La passione del lavoro oltre la precarietà, FrancoAngeli 2011 ↓ Ricerca esplorativa del mondo della radiofonia romana ↓ strutture produttive piccole e frammentate mercato del lavoro atipico e complesso

4 Sul tema della flessibilità e dei cambiamenti del mercato del lavoro Oltre a definizioni e analisi dei cambiamenti legislativi in Italia faremo qualche riferimento a  Organizzazione Internazionale per il Lavoro  Gallino, Il lavoro non è una merce, 2007  Gallino, Vite rinviate 2014  Contini e Trivellato (a cura di), Eppur si muove. Dinamiche e persistenze nel mercato del lavoro italiano, Il mulino, 2005  Cavarra, Rella (a cura di), Flessibilità senza sicurezza, 2007

5 Mercato del lavoro: la divarica- zione tra lavoro tipico ed atipico  Mercato diverso da quello delle mele in cui l’offerta di lavoro è più debole della domanda e lo stato interviene a regolamentarlo  Dagli anni ’80 il MdL si divarica ↗ Lavoro standard o tipico Non standard o atipico Full timePart time Tempo indetermi nato determinat o parasubor- dinato+ altre figure legge 30/2003 garantitoNon garantito

6 Tipologie di lavoro presenti nel mercato del lavoro lavoro autonomo tradizionale e libere professioni chi intenzionalmente ha scelto di sfruttare le opportunità date dal mercato e/o di autorealizzarsi nel lavoro (auto-imprenditorialità) chi è autonomo più per costrizione che per scelta (le/i para-subordinati). il lavoro dipendente tipico dipendente atipico articolato in molte posizioni contrattuali (legge 30/2003) lavoro in nero..

7 un mercato del lavoro frammentato vanno analizzate e non confuse le varie situazioni in cui sono inseriti i soggetti, soprattutto per quanto riguarda il lavoro atipico Il lavoro atipico è chiamato precario dal 2008 anche dall’Istat quando si vuole sottolineare l’insicurezza e la scarsa protezione giuridica e sociale, che offre rispetto al lavoro tipico

8 Sul tema della flessibilità e dei cambiamenti del mercato del lavoro Faremo riferimento a  Gallino, Il lavoro non è una merce, 2007  Cavarra, Rella (a dura di), Flessibilità senza sicurezza Prima di introdurre  Uomini e donne nelle radio private a Roma

9 L.Gallino, Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità, Laterza 2007 OIL Dichiarazione di Filadelfia 1944: “il lavoro non è una merce in quanto elemento dell’identità di un soggetto e del suo posto nella società” Il mercato da solo porta alla distruzione della società. “La discussione in corso sulla flessibilità del lavoro … ricorda … l’equipaggio di una barca che in mezzo all’Oceano discuta animatamente del logo da apportare alle vele, anziché far fronte alla tempesta che si annuncia” (p. X) La flessibilità è richiesta per competere senza porsi il problema di un incontro verso l’alto della scala dei salari e dei diritti, piuttosto che verso il basso smantellando le protezioni legali dell’occupazione. Il problema è aver messo deliberatamente in concorrenza ½ mld di lavoratori del Nord, con 1.5 mld di nuovi salariati del Sud con bassi salari e cattive condizioni

10 Le molte facce della flessibilità Alle molte tipologie di legge si aggiungono in Italia quelle dell’economia sommersa: 5-6 mln “solo” senza contratto milioni in condizioni irregolari = mln (inclusi 3mln doppio lavoristi- 1mln di Ula) La richiesta di lavoro flessibile delle grandi imprese (un obbligo per le medio-piccole) serve per ridurre -Il costo diretto e indiretto del lavoro -Il rischio d’impresa Ottenere profitti a breve più elevati, magari richiesti dagli investitori istituzionali (ad es. i fondi pensioni anglosassoni) ↓ La flessibilità è un alibi per non fare ricerca.

11 Il mercato del lavoro italiano è rigido?  Ocse negli anni ’90 diceva che il mercato del lavoro italiano era troppo rigido  Contini e Trivellato (a cura di), Eppur si muove. Dinamiche e persistenze nel mercato del lavoro italia- no, Il mulino, 2005 → la rigidità è uno stereotipo ↓ Alta mobilità dei lavoratori da un posto all’altro già negli anni ’80, aumentata con le riforme anni ’90 e successivi che hanno aggravato il dualismo del mercato del lavoro, più mobile per giovani, donne, immigrati recenti, lavoratori marginali →Il turnover elevato disincentiva gli investimenti in capitale umano anche nelle grandi imprese

12 Dubbi rapporti tra flessibilità e occupazione  Secondo Contini e Trivellato un modesto incremento dell’occupazione è un prezzo troppo alto da pagare a una flessibilità che incentiva il dualismo tra lavori buoni e cattivi, disuguaglianze retributive crescenti, segmentazione sociale tra gruppi che hanno o non hanno prospettive di mobilità sociale  Gallino nota che nel 2004 i numerosi studi empirici sul rapporto flessibilità- occupazione portano a risultati contrastanti

13 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 12 novembre 2014 C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Esonero: Aula Blu1, MART 9 dicembre ORE (in tale settimana non si fa lezione )  Stanza B12 Via Salaria113, tel.: ricevimento mercoledì

14 Passi verso la flessibilità  nel sistema di piccola impresa italiano c’è comunque flessibilità anche dopo l’appro- vazione dello Statuto dei lavoratori del 1970, il punto più alto del processo di de- mercificazione del lavoro dal dopoguerra  Il Protocollo d’intesa tra governo, sinda- cati e imprenditori del 1993 “sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo” è il primo passo verso la flessibilità attuale

15 Le privatizzazioni dal 1993

16 Il ruolo della legislazione del lavoro Dal 1944 agli anni ’70 demercificazione del lavoro, poi direzione contraria specie dal 1993 in cui viene siglato il protocollo sul lavoro fino alla legge 30 del 3003

Istituzione del collocamento pubblico in un paese poco industrializzato e con gravi problemi di occupazione solo lo stato può fare intermediazione di manodopera e assegna i lavori non qualificati in base all’anzianità di disoccupazione Sono previste chiamate dirette per lavori qualificati e piccole imprese + collocamenti speciali per il lavoro stagionale in agricoltura(settore in cui ci sono lavoro nero, caporalato,lavoro stagionale e precario, per lo spettacolo etc → sistema nel tempo sempre meno efficiente

18 La ri-mercificazione del lavoro dal istituzione gestione separata Inps per i co.co.co  “ pacchetto Treu” legge 196 del 1997 : lavoro interinale, stage e tirocini, borse di lavoro, innalzamento età apprendisti, nuove norme sul lavoro a tempo parziale e a tempo determinato  DL 368 del 2001 di liberalizzazione di fatto dei contratti a termine: non serve più la mediazione del contratto collettivo  legge 30 del 3003: possibile aprire agenzie private di collocamento, contratto d’inserimento da 9 a 18 mesi, part time verticale+possibilità straordinari nel part time orizzontale, lavoro a progetto, a chiamata, ripartito, nuova articolazione apprendistato

19 Dalla flessibilità del lavoro alla precarietà della vita Precarius = cosa che si fa solo per concessione, non per diritto (secondo il diritto latino) ma per preghiera Precarietà va contro il “lavoro decente e dignitoso” richiesto dall’Oil nel 1999, va contro la sicurezza ↓ ↓ Nel/del lavoro, previdenza, rappresentanza, stabile identità profes. Anche se accettata senza drammi la flessibilità è fonte di ansia man mano che la precarietà si allunga

20 Costi umani della flessibilità in 4 differenti sistemi lavorativi 1.Lavoro razionalizzato vincolato simile alla OSL di Taylor,diffusosi dall’industria al terziario: call center, ristorazione rapida, e-commerce 2.Lavoro a qualificazione medio bassa e alta intensità di lavoro: edili, guardiani, aiuto-infermieri, raccoglitori in agricoltura 3.Lavori semiautonomi, che comportano il controllo di altre persone, in crisi perché tipici delle grandi organizzazioni 4.Lavori ad alta qualificazione: informatici, insegnanti, professionisti Se non si contrasta la flessibilità i rischi sono a.Generalizzazione del contratto a tempo determinato b.2-3 rinnovi di contratto per mantenersi lavoratori giovani c.Ampio ricorso a terzisti, subappalti, no staff

21 Rischi e prospettive nei 4 tipi di lavoro 1.Se si verificano tutti i rischi nel lavoro vincolato, verso i 40 anni sarà difficile trovare lavoro senza diminuire le “pretese” retributive 2.Per i lavori a media qualificazione le cose vanno meglio, ma sempre con rischio diminuzione salari 3.Per i lavoratori semi-autonomi la prospettiva più probabile è la disoccupazione 4.Solo nel lavoro qualificato è possibile costruire una carriera esterna di lavoro in lavoro con l’obbligo di una continua riqualificazione ↓ Qui c’è la flessibilità scelta, ma anche imposta come nel caso delle insegnanti. I lavori di tipo 1 e 2 sono ancora prevalenti in Italia

22 La flessicurezza, o come curare gli effetti ignorando le cause  La flexicurity è 1 delle 2 strade possibili per contrastare la precarietà, ma richiede un prelievo fiscale al 50% e un forte aumento dei dipendenti pubblici: 36% in Danimarca includendo chi fa formazione professionale col sostegno statale (20% in Italia) → rimane il costo sociale che la vita del lavoratore dipende da altri  L’altra strada è una politica del lavoro globale → la sfida è capire dove si troverà il punto d’incontro tra 1.5 mld di salariati del Sud col ½ miliardo di salariati del Nord  1977 OCSE raccomanda alle TNC di rispettare i diritti di tutti  1977 OIL fa un’ ambiziosa dichiarazione tripartita con 26 articoli sui diritti dei lavoratori (retribuzioni sufficienti alle famiglie, no lavoro infantile, orario max 48 ore) ma a cui le TNC aderiscono su base volontaria

23 Che fare? Internazionalizzare le tutele? Oecd Watch- osservatorio di 46 Ong- richiede una regolamentazione di diritto internazionale, oppure inserire una clausola sociale negli accordi della OMC 2006 la proposta di legge del governo cinese per migliori condizioni di lavoro provoca azioni di lobbying delle TNC, con minacce di delocalizzazione → legge finale più morbida  Si può intervenire sul piano internazionale rendendo responsabili gli stati di provenienza delle imprese transnazionali di violazioni dei diritti umani e del lavoro  Processi civili e penali contro tali violazioni, incluse quelle di società appaltanti  BM e Fmi devono subordinare i loro finanziamenti al rispetto delle condizioni di lavoro  Accordi tra sindacati su standard minimi di salario  Rendere responsabili i fondi pensionistici Il Consiglio d’Europa potrebbe far propri l’insieme di questi provvedimenti per una politica del lavoro globale

24 La situazione peggiora con i NEET: Not in Education, Employment or Training Sono i giovani disoccupati (in cerca di lavoro) e gli scoraggiati, che neanche lo cercano, né studiano  Nell’UE27 (2011) sono 13,9 milioni, il 15,2 % dei giovani in età anni, minimo in Olanda con il 6 %, massimo in Bulgaria, Italia e Irlanda con oltre il 20 → graf  aumentano con l’età : sono il 12,8% dei giovani fra 15 e 24 anni (UE, 2010) e il 19,7 fra 25 e 29 anni  in Italia (2011) arrivano al 22,7 % con differenze: 16,1 nel Centro Nord e 30,9 nel Mezzogiorno 19,3 fra gli uomini e 24,9 fra le donne 32,8 % fra i giovani stranieri e 21,5 fra gli italiani Fonte: Yearbook 2011, Eurofoundation (pag.54) e Istat, Noi Italia 2012

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26 il contesto della ricerca sulle radio private : precarizzazione del mercato del lavoro e specificità romane precariato subito o lavoro autonomo scelto? È una delle domande che ci siamo posti nella ricerca  Le specificità romane del mercato del lavoro e dal punto di vista produttivo ( qui in parte ci baseremo sulla ricerca Cavarra R e Rella P. ( a cura di) Flessibilità senza sicurezza, FrancoAngeli 2007)

27 Mercato del lavoro: le peculiarità romane  Va anzitutto compreso il “Modello romano di sviluppo”,vincente sul piano economico, almeno fino alla crisi del 2008, ambiguo sul piano urbanistico e sociale  Presenza di attività terziarie legate al ruolo di capitale: ministeri, direzioni grandi imprese, turismo, cultura, ma anche servizi alle imprese e una rete di microimprese molto dinamiche  Come le altre città globali, Roma attrae flussi finanziari e turistici, ma fatica a trovare un nuovo modello di integrazione sociale e culturale su cui fondare un successo durevole

28 Roma città globale o città delle disuguaglianze? “Modello Roma” è ambiguo. Aspetti positivi  :il PIL pro capite cresciuto del 6.8%  : crescono i servizi non tradizionali  la disoccupazione era diminuita  la città è uscita dal provincialismo grazie a una grande mutazione culturale aspetti negativi:  Rendita e cementificazione insieme a crisi abitativa: irrisolta questione urbanistica  scarsa integrazione degli immigrati, richiedenti asilo e Rom  aumento delle distanze economiche e sociali tra ricchi e poveri, tra centro e periferia  questione ambientale.

29 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 18 novembre 2014 C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Ultima lezione 3 dicembre 2014 Esonero: Aula Blu1, MART 9 dicembre ORE  Stanza B12 Via Salaria113, tel.: ricevimento mercoledì

30 POLARIZZAZIONE SOCIALE:  da un lato nuove povertà e nuove schiavitù (tratta, prostituzione, usura, etc.)  dall’altro lato eccessivo lusso e consumo della città da parte di esponenti della finanza, dello spettacolo, della rendita e della politica (immigrati dal resto d’Italia e dall’estero). Tra i due estremi risultano in certo modo schiacciate le due principali componenti della classe media: il ceto impiegatizio e gli artigiani e piccoli commercianti traeva la propria sicurezza dall’impiego statale ed oggi trova lavoro precario, anche nel settore pubblico scacciati dal Centro dalla spe- culazione immobiliare, dalle se- miperiferie da supermercati e discount, dalle periferie dai centri commerciali Se la polarizzazione di tipo sia economico che sociale è una caratteristica delle città globali (Sassen, 2002), possiamo considerare Roma una città globale.

31 Un mercato del lavoro che illude  La forza lavoro della Capitale è più qualificata di quella media italiana  Chi entra nel MdL romano spera di poter ottenere lavori qualificati, ma non considera che le posizioni dirigenziali sono in genere ricoperte per trasferimento  Tasso di disoccupazione giovanile da 26%nel 2009 al 41 % nel 2013 (45% nel Lazio) e forte presenza Neet (Neither in Education nor in Employment or Training) tutti fenomeni oggi cresciuti

32 Rielaborazione microdati Isfol– Plus ( Participation Labour Unemployment Survey ) genere (A, C) condizioni strutturali del mercato del lavoro obiettivo: comprendere le caratteristiche del lavoro atipico a Roma ceto, classe (B) disuguaglianze di valutazioni dei soggetti (A, B, C)

33 La trappola della precarietà permanenza nel lavoro La permanenza nel lavoro atipico per lunghi anni colpisce i non solo chi lavora da meno di 5 anni (medio periodo), ma si verifica anche nel lungo periodo. Tab Tasso di sostituzione del lavoro atipico con lavoro tipico o autonomo Medio periodo Permanenza nell’atipico Passaggio al tipicoPassaggio all’autonomo Roma Nord Lungo periodo prima del 2000 Roma Nord Fonte: nostra elaborazione micro-dati indagine Isfol-Plus 2005/250

34 La quota di intrappolati/e è nettamente più alta a Roma che nelle città del Nord (ma anche del Sud) per la maggior presenza di lavoro parasubordinato: le/i collaboratori che passano a forme standard nel lungo periodo sono solo il 53.5% contro il % degli atipici dipendenti. perché è più difficile mettersi in proprio.

35 Lavoro atipico e sommerso: quali rischi per le classi sociali  Il lavoro atipico riguarda soprattutto le classi medio-alte. → il lavoro autonomo di II generazione era più presente al Nord rischi  l’allargamento del lavoro atipico rischia di impoverire la classe media o di aumen- tarne l’insicurezza, specie se eccessivamente prolungato e senza un reddito minimo e contributi previdenziali nel passaggio da un lavoro all’altro. Chi fa un lavoro autonomo spesso rasenta l’auto-sfruttamento  la classe bassa hanno meno contratti atipici, ma più facilmente in nero.

36 Il lavoro atipico è diffuso in quasi tutti i settori e di genere femminile F/T atipici = 63.6% Roma/ 58.4% Nord/ 42.5% Sud Lavoratrici e lavoratori atipici sono sempre più vecchi di generazione in generazione Tab. 1.7 Anzianità media di lavoro per tipo di contratto 2005 RomaNordSudItalia Atipico Tipico Autonomo Totale Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 La “anzianità” media di lavoro atipico a Roma, relativamente più bassa, deriva probabilmente da un entrata nel mercato del lavoro più tardiva, specie delle donne, ma è comunque inquietante.

37 Generazioni a confronto e mobilità sociale Le differenze tra generazioni non derivano solo dalle novità del mercato del lavoro, ma anche dal grado di rigidità di una società:  più il sistema sociale è rigido, più la mobilità si avvicina a situazioni in cui la posizione dei singoli è fissata da regole giuridiche o di costume.  Nel caso in cui, invece, la società consideri principalmente fattori di tipo acquisitivo (istruzione etc.) per la collocazione degli individui al suo interno, allora i processi di mobilità saranno fluidi, agevoli Gli studi sulla mobilità sociale indicano un rafforzamento della classe possidente e una frammentazione del ceto medio per il venir meno della mobilità assoluta, che nel periodo fordista aveva nascosto le persistenti difficoltà di mobilità tra classi.  ruolo cruciale della posizione sociale della famiglia d'origine per comprendere condizione oggettiva e percezione soggettiva del lavoro atipico

38 il lavoro precario cresce di generazione in generazione L’indagine 2005 sui ceti sociali conferma i risultati di altre ricerche → situazione lavorativa e percorso di carriera dei 30-40enni sono più atipici e precari a confronto con quella della generazione precedente dei 50enni, → aumentano le differenze di percorsi lavorativi, legate al ceto sociale della famiglia d'origine. Confronto tra 1° e 2° ricerca sui ceti sociali. → L'avanzare del lavoro precario e flessibile emerge dalle differenze nel tempo: gli attuali 30-40enni svolgono lavori più atipici dei 30-40enni di 8-9 anni fa

39 La situazione attuale è andata aggravandosi  Oltre alla disoccupazione raddoppiata  dai Neet ai “silenti” (Cnel) ↓ Persone che si ritirano dal mercato del lavoro (ufficiale) anche in età adulta:  Vanno nel lavoro nero? L’Istat ha stimato a circa il 15% le unità di lavoro fuori dal mercato regolare  Vanno a ingrossare le fila dei poveri?

40 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 19 novembre 2014 C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Ultima lezione 3 dicembre 2014 Esonero: Aula Blu1, MART 9 dicembre ORE  Stanza B12 Via Salaria113, tel.: ricevimento mercoledì

41 Uomini e donne nelle radio private a Roma  Abbiamo analizzato il contesto romano  Nasce come continuazione de Il genere della radio svolta presso la Rai  Ipotesi teoriche di partenza  Metodologi seguita  risultati

42 Come nasce la ricerca maggio 2007 progetto “Lavorare nei media a Roma: nuova imprenditoria, precariato e differenze di genere” ↓ prosecuzione di lavori precedenti su: 1.differenze di genere nel lavoro e nella carriera a Radio Rai 2.coppie flessibili (coppie di lavoratori precari con figli) a Roma.

43 Domande preliminari  Sapete che significa genere? Che differenza c’è tra sesso e genere ?  Ha a che vedere col femminismo?  E’ un concetto usato solo in sociologia?  Serve ancora studiare il lavoro in un’ottica di genere?

44 il concetto di genere Sex- gender system = insieme di modalità, comportamenti, rapporti “con i quali ogni società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana e organizza la divisione dei compiti tra uomini e donne” (G. Rubin, The Traffic in Women in Piccone Stella e Saraceno Genere.La costruzione sociale del femminile e maschile, 1996) Nasce negli anni ’70 dal femminismo, ma non è il modo delle donne di classificare se stesse, ma un nuovo approccio allo studio della società, che riguarda uomini e donne → i generi sono 2 Inizialmente l’attenzione è al genere femminile, oscurato da millenni di Pensiero “neutro” (≈ maschile) ↓ per scoprire e valorizzare le differenze del genere femminile con i Women’s studies (anni ’80) Dagli anni ’90 men’s studies: serve ridefinire anche l’identità maschile

45 I° femminismo: per la cittadinanza  1791 Dichiarazione dei diritti delle donne e della cittadina di Olympe de Gouge  femminismo Usa, legato ai movimenti antischiavisti ↓ 1848 Dichiarazione dei sentimenti  1867: National Society for Women Suffrage → Conquista i diritti politici nei paesi anglofoni,scandinavi, Urss, Turchia  Femminismo islamico legato a movimenti indipendentisti Egitto e Algeria  Dopo la II guerra mondiale: conquista di un suffragio realmente universale

46 II° femminismo dopo il ’68- identità e differenza  negli Usa e poi in Europa le donne si sentono in posizione di subalternità nei movimenti studenteschi e per i diritti civili e fondano movimenti autonomi (anni ’70)  anni ’80 e ’90: in Occidente si attenua la spinta movimentista ma rimane forte l'influenza intellettuale  Andamento carsico del femminismo ↓  In Italia →vivacità culturale ( – donne e uomini per la società che cambia- Gio, ) e politica (2011 Se non ora quando?- 2° e 3° convegno di Paestum )ww.ingenere.it

47 Genere è concetto non neutro che nasce dal 2° femminismo Genere è il modo molteplice e complesso con il quale le differenze sociali tra i sessi acquisiscono significato e diventano fattori che strutturano l'organizzazione della vita sociale Secondo l'epistemologa Harding genere è un concetto a più strati  Come identità personale → autoconsapevolezza e relazione con l'identità collettiva  È principio di organizzazione della struttura sociale → famiglia e divisione sessuale del lavoro  Come base di valori normativi → valori identitari organizzati come sistema binario in cui si suddivide il potere

48 Segregazione: un modo per guardare a discriminazioni e differenze di genere  Segregazione verticale: dirigenti e operai prevalentemente uomini, le donne in posizione intermedia  segregazione orizzontale di alcuni mestieri:  lavoro di tecnico quasi esclusivamente “maschile”, giornalista + “maschile” che femminile,  lavoro amministrativo e di programmista regista“femminile”

49 1 Il genere della radio. Carriera, famiglia e pari opportunità FrancoAngeli 2004 obiettivo: verificare differenze di genere nella carriera in una grande azienda, in cui fosse presente un Comitato Pari Opportunità (ipotesi implicita: cultura aziendale non ostile alle donne) problema inatteso: precariato, molto presente nei reparti radio Rai tra le/i programmisti registi e giornalisti ↓

50 I risultati più interessanti di una ricerca sono spesso quelli non previsti  modificando il disegno della ricerca, intervistando anche i precari presenti negli uffici Rai, ma non nella pianta organica → abbiamo affrontato nel 2002 il problema del lavoro precario, che sarebbe diventato sempre più centrale NB L’idea che la Rai fosse un azienda non pregiudizialmente ostile alle donne si è rivelata fallace, per la debolezza dei CPO e la rilevanza della raccomandazione politica

51 Il genere della radio. risultati attenzione a differenti generazioni di donne - a confronto con gli uomini → le 40-50enni con problemi di carriera difficile → le più giovani e precarie in condizioni di “doppia presenza impossibile”: prese da un lavoro appassionante, ma precario rinunciavano spesso a sposarsi e soprattutto a fare figli.

52 Differenze di genere nel lavoro a tempo indeterminato in Rai  non plateali, ma che tendono a cumularsi tra loro, ad aggiungersi alle differenze di classe e generazionali.  + difficoltà di accesso al lavoro  + difficoltà femminili di carriera, di sfondare il soffitto di cristallo. Nella Rai ciò è aggravato dalla rilevanza, di meccanismi di cooptazione politica, un ambito in cui le donne si muovono con più difficoltà.  Il lavoro si conferma un elemento centrale della vita per entrambi i generi, in particolare per le donne per le quali continua ad avere anche un valore emancipatorio.  pari opportunità, di fatto poco praticate, non sono state uno strumento efficace

53 Differenze nel lavoro precario meno segregazione che in passato: Il lavoro di giornalista sta perdendo il suo carattere “maschile” più di quanto quello di programmista regista il suo carattere “femminile” Il lavoro, quasi professionale e molto flessibile, si conferma un elemento centrale della vita per entrambi i generi  Nella generazione più giovane l'aumento del precariato, l'allungamento dei tempi di accesso al lavoro stabile colpiscono sia gli uomini che le donne, ma solo queste ultime sono impossibilitate a crearsi una propria famiglia, perché le responsabilità familiari continuano ad essere mal divise.  Pari opportunità, di fatto poco praticate, sono un esigenza riconosciuta anche dagli uomini specie se precari

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55 A.La centralità del lavoro nella vita dei soggetti B.il fascino del lavoro nella comunicazione nella società della conoscenza C.precariato subito o lavoro autonomo scelto? D.radio mezzo di comunicazione ancora attuale E.il genere è ancora una variabile discriminante? F.ambiguità del professionismo: strumento di divisione tra chi fa il/la giornalista (più tutelato) e chi fa altri lavori o ulteriore vincolo che ritarda l’inclusione nel lavoro tipico di tutti/e?

56 A 1 Il lavoro in una società complessa  Società fordista mette al centro il lavoro (del capofamiglia) → le persone si definiscono in base all’occupazione svolta, che a sua volta garantisce sanità e pensione per la famiglia  Società postfordista esalta le responsabilità individuali→la mancanza di lavoro indica:  Scarsa attivazione nella ricerca  Incapacità di inventarsi un lavoro La cultura postmoderna esalta l’ampiezza delle possibilità di scelta, ma ignora che libertà senza sicurezza comporta paura e incertezza per il futuro

57 A 2 Vincoli oggettivi alla libertà e centralità del lavoro  Disuguaglianze di cittadinanza, origine sociale e genere  Di capitale culturale e/o sociale  Problemi di vulnerabilità familiare Il lavoro rimane centrale nella vita  È un modo per realizzarsi  O almeno uno strumento per realizzare altri desideri (autonomia dalla famiglia d’origine, formare una famiglia e/o acquisire beni materiali e culturali)

58 B. La comunicazione tra forza produttiva e produzione di senso  Nel capitalismo informazionale (C astells ), le nuove tecnologie di trasmissione dell’informazione hanno facilitato la globalizzazione, favorito l’organizza-zione a rete e trasformato i mass-media →  a loro volta questi influenzano sempre più i comportamenti e i valori dei soggetti → il fascino del lavoro nella comunicazione

59 C. precariato subito o lavoro autonomo scelto? Questa domanda richiede di capire anzitutto il contesto della ricerca già in parte analizzato ↓  Il mercato del lavoro che diventa sempre più precario  Le specificità romane anche dal punto di vista produttivo  Le specificità del settore della comunicazione

60 Specificità del lavoro atipico nella comunicazione Per misurare il lavoro atipico (non solo tra i giornalisti) si sono utilizzati i dati Inps delle gestioni separate Dal 1996 i parasubordinati iscritti all’Inps2 erano diventati 1,7 milioni nel 2004 divisi in 2 gruppi 1.Amministratori e sindaci S.p.a. e amministratori enti locali: + anziani e con buoni redditi 2.Collaboratori e assimilati: età media 37 anni e retribuzioni molto basse

61 Tab. 5 – Iscritti alla Gestione Separata per genere e tipologia nel 2007 DonneUominiTotaleMonocomm ittenti % Reddito medio in €/anno Tipico/con corrente , Tipico/esc lusivo , Atipico/co ncorrente , Atipico/es clusivo , Totale ,

62 Sono precari  Quelli con redditi bassi  Con un solo committente ( di fatto non autonomi)  Le donne + degli uomini Tra le categorie dell’Inps2 compaiono i “ collaboratori giornali”, ma il grosso dei giornalisti sono nelle gestioni se- parate legate all’ordine professionale dei giornalisti (Inpgi 1 e 2) ↓

63 verifica ipotesi attraverso la letteratura e opinioni dei testimoni privilegiati →  La radio ha 100 anni: nel nostro paese si cominciò a parlare di servizi radiofonici nel 1910, anche se solo nel 1924 l’URI ebbe in concessione il servizio.  Negli anni ’50 subisce la concorrenza della televisione, ma ha una prima rinascita negli anni ’70 con le radio private, che per prime forzarono il monopolio radiotelevisivo della Rai.  Negli anni ’80 e ’90 il connubio prima con il telefono e poi con internet ne fa un mezzo interattivo, al contrario della televisione.  Nei primi anni del terzo millennio la radio precede ancora una volta la televisione con programmi sul Web, che permettono l’ascolto di radio che non trasmettono nell’etere o il riascolto di programmi già trasmessi

64 La struttura produttiva frammentata delle radio locali  Il panorama delle radio private nel Lazio si caratterizza per un’elevata polverizzazione. Emerge in modo chiaro una difficoltà nel reperimento dei dati e nello svolgimento di un censimento di queste realtà economiche.  Le radio censite dall’Iem (Istituto economia dei Media) per il Corecom del Lazio sono nel e per la maggior parte hanno una natura di tipo commerciale: le radio comunitarie risultano essere solo 25 a fronte di 90 radio commerciali, ma mancano dati sul fatturato e sul numero dei dipendenti

65 tipi di flessibilità e lavoro in radio Via alta (Trigilia) Riguarda lavori qualificati: è richiesta capacità di adattamen- to, in cambio di autono- mia e responsabilità Via bassa L’impresa cerca flessi- bilità esterna per risparmiare sul costo del lavoro (out- sourcing, appren- distato etc) Nelle radio la creatività necessaria a condurre e creare programmi ri- chiederebbe la via alta, difficile per la frammen- tazione delle imprese La rigidità organiz- zativa del palinsesto richiede lavoro per turni svolto anche come lavoro nero

66 Le associazioni radio  La frammentazione del mondo radiofonico emerge anche guardando alle associazioni datoriali: ce ne sono ben 7, anche se le più importanti sono 3  FRT  Aeranticorallo  Rea (radiotelevisioni europee associate )

67 Valutazioni rischi diverse per radio comunitarie, commerciali grandi e piccole  Se per le radio comunitarie il rischio maggiore è il taglio dei contributi, per chi rappresenta le radio più grandi, come la FRT, le radio sono meno esposte alla crisi economica perché fanno una pubblicità più economica, che sarà l’ultima ad essere tagliata, e ricevono meno sovvenzioni della carta stampata.  costi di gestione in aumento per carente pianificazione nella distribuzione di frequenze, che obbliga ad aumentare la potenza dei segnali e quindi le spese di energia elettrica → col passaggio al digitale si potrebbero ridurre in maniera consistente  Opposto il parere dell’Aeranti corallo, che rappresenta radio più piccole e quelle non commerciali, che troveranno più difficoltà a fare investimenti per il digitale:

68 Tab. 4 – Elenco interviste a testimoni privilegiati per tipologia

69 Le opinioni dei “testimoni”  la Fnsi rivendica un’attenzione ormai quasi decennale al problema del lavoro nero e della stabilizzazione dei giornalisti ed anche qualche risultato favorevole  I sindacalisti confederali esprimono frustrazione: nel mondo delle radio locali sono presenti quasi solo piccole imprese ed è quindi quasi impossibile intervenire.  I rappresentanti delle associazioni datoriali pensano di aver risolto il precariato con contratti al ribasso  Aeranticorallo: retribuzioni+ basse nelle radio  Frt: eliminazione contratto a parte giornalisti

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71 La posizione di imprenditori e presidenti associazioni datoriali  Anche le contro parti ammettono una situazione di forte precariato, almeno per il passato  La controparte dei lavoratori è un insieme eterogeneo di piccole e medie imprese con ragioni sociali diverse: commerciali, comunitarie e politiche.  Gli imprenditori non solo sono divisi ma anche scarsamente sindacalizzati  Anche se i presidenti delle associazioni imprenditoriali, com’è ovvio, non parlano di lavoro precario, ammettono però un ampio ricorso a collaboratori esterni, specie da parte delle piccole radio locali

72 Attualità o crisi della radio?  Secondo imprenditori e dirigenti da noi intervistati la radio è un mezzo di comunicazione che non sta al centro dell’attenzione, ma rimane importante  Alla domanda “ Pensa che il settore radiofonico sia in crisi?” i più ottimisti dicono che è addirittura in espansione, altri ammettono qualche problema contingente legato alla crisi economica.

73 E. Il genere è ancora una variabile discriminante? Nella ricerca su radio Rai sì. Nelle politiche Ue l’attenzione al genere è richiesta in maniera trasversale Sicuramente è una tematica ancora vivace considerando la vitalità degli studi sulle differenze di genere e soprattutto il nuovo protagonismo femminista dal punto di vista sociale (movimenti giovani femministe e LGBT sul web, ma anche in piazza) culturale e politico: → Se non ora quando? Manifestazione 13 febbraio 2011 che aggrega molti gruppi (anche on line) in tutta Italia

74 F. Ambiguità del professionismo  strumento di divisione tra chi fa il/la giornalista (più tutelato) e chi fa altri lavori o ulteriore vincolo che ritarda l’inclusione nel lavoro tipico di tutti/e? - in particolare La professione di giornalista come si sta modificando? Da un’analisi storica sulla professione di giornalista ((Malatesta1996 e 2006) emerge che è stata inizialmente rifugio per i figli delle classi alte incapaci di prendersi una laurea e poi ha guadagnato di status grazie all’intreccio con la politica, dimostrato dalla crescita di parlamentari giornalisti