HPV: human papilloma virus

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Transcript della presentazione:

HPV: human papilloma virus Gruppo I ( Virus a DNA ) Nudo ( senza pericapside ) Genoma a DNA circolare a doppio filamento

Genetica dei virus a dsDNA Trascrizione primaria, mediante l’uso di enzimi cellulari; Traduzione con produzione di proteine “precoci” ( regolatrici ); Replicazione del DNA genomico virale da parte di enzimi della cellula ospite; Trascrizione tardiva per mezzo di enzimi virali; Sintesi di proteine “tardive” ( strutturali ); Assemblaggio delle proteine strutturali e del DNA nei nuovi virioni.

Genoma dell’ HPV 1. 8 Open Reading Frames ( ORF ) 6 Proteine Precoci ( early proteins ) ( E1, E2, E4, E5, E6, E7 ) che servono a modificare il metabolismo della cellula ospite per metterlo al servizio dell’HPV. Infatti favoriscono la crescita e la divisione della cellula, dal momento che l’HPV può replicare il proprio genoma solo nelle cellule in replicazione, in quanto non codifica per una sua DNA polimerasi e ha bisogno della polimerasi della cellula ospite. 2 Proteine tardive o strutturali ( late proteins ) ( L1, L2 ) che associandosi tra loro formano la struttura icosaedrica del capside virale ( composto da 72 capsomeri ). 2. Regione di controllo ( LCR ).

La proteina E2, è una proteina regolatrice, infatti se un DNA virale si dovesse associare ad un DNA cellulare con la rottura di zone che codificano per l’espressione di proteine regolatrici come la E2 si avrebbe una sovraespressione di oncoproteine come la E6 e la E7. Tra le oncoproteine E5, E6 ed E7, la proteina E5 è deputata a mantenere bassi i livelli dell’ MHCI, un complesso proteico che servirebbe alle cellule immunitarie T-cell al riconoscimento dell’ HPV, senza il quale la riproduzione procede senza intoppi immunitari. La proteina E6, è una proteina associata, che si lega con la p53, interferendo e annullandone le proprietà attivatore-repressore trascrizionale. Che se libera si attiverebbe in caso di danni al DNA per bloccare il ciclo cellulare riparando il DNA stesso, o innescando l’apoptosi per non diffondere la patologia. La proteina E7, una piccola fosfoproteina, si lega alla Rb, una proteina soppressore tumorale, destabilizzando il fattore trascrizionale della cellula e impedendo il blocco del ciclo cellulare.

Differenze tra i tipi pericolosi e non di HPV I tipi di virus del papilloma umano possono venir suddivisi in HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute ( 6, 11, 42, 43, 44 ) e HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose ( 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68 ). Ad esempio la differenza amminoacidica principale tra l’E7 dell’HPV 16 ( pericoloso ) e 6 ( innocuo ) è un acido aspartico in posizione 21 presente nel primo invece di una glicina presente nel secondo, vista la capacità ligante, quindi di causare il cancro, della prima proteina sulla seconda superiore di 41%.

Le cellule bersaglio dell’HPV sono gli epiteli della cute e delle mucose, che si rigenerano in continuazione. A seconda del luogo dell’infezione si avranno dunque verruche nella cute e papillomi nelle mucose. Alcuni tipi di HPV possono causare, sia nell’uomo che nella donna, tumori benigni, quale il condiloma genitale, e anche maligni, quale il cancro al collo dell’utero, al cavo orale, all’ano, all’ esofago ed alla laringe. Gli HPV si contraggono tramite contatto diretto ( sessuale, orale e cutaneo ). Non sono presenti in liquidi biologici quali sangue o sperma. Il virus è più frequentemente trovato tra le popolazioni promiscue e in condizioni precarie di igiene. L’uso del profilattico non ha azione protettiva completa in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e del perineo. Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap Test.

Ogni anno in Italia circa 3500 donne si ammalano di cancro del collo dell’utero. Quasi la metà muore. Nel mondo ogni anno 400000 donne si ammalano e la metà di loro muore. Si stima che il 75% della popolazione entri in contatto con il virus almeno una volta durante la sua vita. I fattori predisponenti allo sviluppo dell’infezione variano dallo stato ormonale della donna al tipo di dieta che conduce, al fumo ed alle infezioni genitali, alla promiscuità del partner. Il rischio aumenta dell’8% nei malati di HIV, del 6 % in caso di trapianto di rene o di fegato.

Vaccini La ricercatrice siciliana Maria Saveria Campo ha messo a punto il vaccino contro il tumore del collo dell’utero. Esistono due strategie di vaccinazione: preventiva e terapeutica. La prima si interessa di prevenire l’insorgenza delle infezioni, la seconda ( ancora a livello sperimentale ) di curarle una volta che queste sono già in atto. La strategia preventiva comporta un vaccino transgenico contenente due proteine del capside virale degli HPV 16 e 18. Si tratta quindi di involucri proteici ( L1 e L2 ) detti PLV ( particles like viruses ) ossia particelle simili ai virus. È però inefficace nel curare le infezioni già in atto dei suddetti virus, poiché le proteine L1 e L2 sono prodotte solo in una fase dell’infezione, quando il virus passa da una cellula uccisa all’altra. Invece per attuare un vaccino terapeutico, cioè che cura le infezioni già in atto, si devono produrre delle proteine che vengono sintetizzate durante tutto il ciclo vitale del virus, come ad esempio le E6 e E7. A questo scopo si stanno producendo e sperimentando piante transgeniche che producono questi due antigeni per la regressione delle cellule già infette.

Malattie correlate Secondo recenti studi il virus del papilloma umano potrebbe avere un ruolo nella patogenesi di diverse malattie, tra cui la sclerosi multipla, la sindrome di Kawasaki, il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide.