I totalitarismi.

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IL REGIME FASCISTA © Pearson Italia spa.
IL REGIME FASCISTA © Pearson Italia spa.
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Transcript della presentazione:

I totalitarismi

Origine del termine La parola venne usata per la prima volta nell’Italia degli anni ’20 dagli antifascisti contro le tendenze liberticide del regime e venne subito recepita in senso positivo dai fascisti Sintetizzava l’aspirazione a una identificazione totale tra Stato e società

Definizione Totalitario è quel regime che non si accontenta di controllare la società ma pretende di trasformarla in nome di una ideologia totalitaria appunto, che la pervada interamente attraverso l’uso combinato del terrore e della propaganda

I totalitarismi reprimono qualsiasi dissenso per mezzo di un potente apparato poliziesco e, allo stesso tempo, cercano di mobilitare i cittadini attraverso il monopolio dell’educazione, dell’istruzione e dei mezzi di comunicazione di massa

Secondo G. Mosse il totalitarismo, in particolare quello nazista, fu la conseguenza del processo di nazionalizzazione delle masse. Quando le masse divennero protagoniste della nuova politica,bandiere, inni, simboli di vario genere, cerimonie pubbliche, cortei, parate, costruirono una nuova “estetica della politica” che produsse codici di riconoscimento e di identificazione collettiva capaci di parlare al cuore di grandi masse scarsamente alfabetizzate

Con il regime nazista l”estetica della politica” raggiunse il suo momento di massimo sviluppo. Ma anche il fascismo italiano e il regime sovietico stalinista sono stati definiti regimi totalitari (più o meno “perfetti”) per la presenza di elementi comuni: partito unico e rifiuto delle libertà politiche, culto del capo, terrore contro i nemici, propaganda e repressione

Ma il totalitarismo non deve essere confuso con i regimi autoritari tradizionali come il franchismo in Spagna e il salazarismo in Portogallo. Nei regimi autoritari di vecchio stampo mancava la volontà di mobilitare le masse e di riceverne il consenso

Perché l’Italia fu il I paese europeo in cui la nuova destra del XX secolo conquistò il potere? Perché essa costituiva l’anello debole della vecchia Europa liberale come la Russia costituiva l’anello debole delle potenze europee imperialiste La nazionalizzazione della masse non era stata profonda come in GB, Fr, Germ dove erano state inserite nella vita politica

In Italia le radici del liberalismo erano meno profonde che in GB, la nazione non era nata da una rivoluzione di popolo come nella Francia del 1789 e non esisteva il concetto di volk romantico tedesco Il Paese anche dopo l’unificazione era rimasto diviso tra Nord e Sud

Il Risorgimento aveva visto la contrapposizione tra la tendenza monarchico-liberale e la repubblicano-democratica Era rimasta attiva una componente repubblicana antisistema rafforzata dal movimento socialista e operaio

Il Partito socialista italiano era a maggioranza massimalista, cioè rivoluzionario e nel 1919 decise di aderire alla Internazionale comunista

L’Italia del dopoguerra e il “biennio rosso” La delusione delle masse contadine e operaie e il mito della rivoluzione bolscevica La grave situazione economico-finanziaria: deficit, inflazione, disoccupazione per la riconversione produttiva 1919-20: L’ondata di lotte ed agitazioni sociali (occupazione delle terre, scioperi dei braccianti) delle leghe rosse e bianche e degli ex combattenti La repressione e le riforme (l’ONC)

Tumulti e manifestazioni contro il caroviveri Scioperi operai per i contratti e i salari Gli scioperi nei servizi pubblici L’avanzata dei socialisti e dei cattolici (Sturzo e il PPI nel 1919) Il congresso di Livorno del PSI e la nascita del PCI (1921)

Il fascismo La reazione squadrista al movimento socialista I Fasci di combattimento di Mussolini (1919) e il primo programma fascista: repubblica, controllo operaio delle aziende, terre ai contadini ex combattenti, politica estera di potenza, lotta contro socialisti, antiparlamentarismo

1920: il ritorno di Giolitti al governo 1921: le elezioni anticipate e i blocchi nazionali (liberali, nazionalisti e fascisti>35) Un parlamento frammentato

Le aggressioni squadristiche contro le sedi del PSI, le camere del lavoro ecc; le spedizioni punitive, gli omicidi (le vendette del “triangolo rosso” nel II dopoguerra) Il PSI impreparato all’autodifesa e disorganizzato La connivenza delle forze dell’ordine con il fascismo

Il fascismo come risposta della borghesia agraria e dei ceti medi impauriti dall’estremismo rivoluzionario socialista e dal pericolo della rivoluzione proletaria? No: il movimento di occupazione delle fabbriche del 1920, culmine del biennio rosso, aveva avuto uno sbocco sindacale e politico e non rivoluzionario

Il fascismo si rafforzò e si estese quando l’ondata ribellistica si era indebolita e il movimento operaio e socialista era passato alla difensiva La stessa nascita del PCI non fece altro che indebolire il movimento Mussolini non rispose a una sfida ma la lanciò

1922: La scissione del PSI e la nascita del PSU con a capo Giacomo Matteotti Lo sciopero legalitario contro lo squadrismo e la violenza fascisti e a difesa delle libertà costituzionali

28 ottobre 1922: la Marcia su Roma e il colpo di Stato Il rifiuto del re (un re attivo) di firmare lo stato d’assedio proposto dal presidente del consiglio Facta per disperdere le squadre fasciste L’appoggio della monarchia e l’incarico di governo a Mussolini (violazione dello Statuto materiale)

1922-25: il governo di coalizione (fascisti, popolari, nazionalisti, liberali) Gli strappi alla carta costituzionale e la fascistizzazione delle istituzioni: 1922: il Gran Consiglio del fascismo 1/1923: la MVSN

Il sostegno della Chiesa /7/1923: la legge elettorale Acerbo (2/3 dei seggi alla coalizione con il 25% dei voti) Elezioni del 1924: I brogli e la vittoria del listone nazionale egemonizzato dai fascisti La denuncia dei brogli, il rapimento e l’uccisione di Matteotti

Il momento di sbandamento di Mussolini, le critiche e gli attacchi della stampa libera e dell’opinione pubblica La secessione dell’Aventino Gennaio 1925: l’assunzione della responsabilità politica dell’omicidio Matteotti da parte di Mussolini e l’inizio della dittatura

“a cospetto di tutto il popolo italiano io mi assumo da solo la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo è stato una associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere” Perquisizioni, arresti, sequestri di giornali, omicidi antifascisti

La dittatura Il partito unico Il “consenso”: un consenso imposto dall’alto attraverso i meccanismi di controllo sociale e di inquadramento delle masse nel PNF e nelle sue strutture collaterali (sindacato unico, dopolavoro, enti assistenziali e organizzazioni varie)

La mobilitazione e l’organizzazione delle masse e l’orientamento dell’opinione pubblica (una nuova politica) L’uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa (radio, cinema), dello sport e del tempo libero organizzato per inquadrare le masse e creare l’uomo nuovo

Le leggi “fascistissime” (1926-27) La fine della libertà di parola e di stampa, di scioperi e di manifestazione L’abolizione di tutti i partiti e dei sindacati Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato e le condanne degli antifascisti al carcere, al confino e all’esilio L’abolizione dei sindaci e i podestà

La fine delle libere elezioni e i plebisciti, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni 1929: i Patti Lateranensi Trattato: il Vaticano, religione di Stato La Convenzione finanziaria: il risarcimento Il Concordato: il matrimonio religioso con effetti civili, la religione cattolica e l’insegnamento

La repressione: l’OVRA, la milizia, il tribunale speciale Il consenso e l’organizzazione: il Dopolavoro, l’Opera Balilla, i fasci femminili, i GUF

Un totalitarismo imperfetto o meglio incompiuto La presenza di altri attori: il re, il papa, la diplomazia, l’esercito I poteri forti e le amministrazioni parallele Le ACLI

La politica economica I fase liberista e del risanamento finanziario con De Stefani (1922-25): politica liberista, privatizzazioni, riduzione spesa pubblica, licenziamento di 70.000 impiegati pubblici, pareggio del bilancio II fase neoprotezionista e del dirigismo monetario con Volpi (1925-29): battaglia del grano, quota 90, il sistema corporativo

III fase dei salvataggi bancari e dell’economia mista (1930-35): la crisi del ’29, l’intervento dello Stato nell’economia (1931>IMI e 1933>IRI), deficit spending, deflazione e repressione lotte sociali, lavori pubblici, la bonifica integrale (prosciugamento, sistemazione idraulica, valorizzazione agricola con nuovi villaggi e nuove colture)

IV fase dell’autarchia e dell’economia di guerra (1936-43): le sanzioni e l’autosufficienza, il basso tenore di vita e il basso ritmo di crescita

La politica estera I fase (1922-1932): revisionismo, l’avvicinamento all’Intesa, la I politica coloniale (Libia, Somalia, Eritrea), il tentativo di annessione dell’Austria da parte di Hitler sventato da Mussolini (1934), la conferenza di Stresa e la condanna del riarmo tedesco (1935)

II fase (1935-43): l’imperialismo fascista, l’aggressione alla Etiopia, la condanna da parte della SN e le sanzioni contro l’Italia, l’avvicinamento alla Germania nazista,la guerra civile spagnola e l’asse Roma-Berlino (1936), l’Anschluss (1938), il Patto d’acciaio (1939) e l’intervento “automatico” a favore dell’alleato