CALVINO in prima pagina Se scriviamo sui giornali è perché lo spazio in cui la parola può operare non si chiuda … CALVINO in prima pagina
1.Dal neorealismo fiabesco all’allegoria dei Nostri antenati 1947 Il sentiero dei nidi di ragno 1952 Il visconte dimezzato 1956 Fiabe italiane 1957 Il barone rampante 1958 Racconti 1959 Il cavaliere inesistente 1960 I nostri antenati 1963 Marcovaldo ovvero le stagioni in città - La giornata di uno scrutatore 1964 Prefazione alla 4a ed. del Sentiero
1947 Il sentiero dei nidi di ragno Questo romanzo è il primo che ho scritto, quasi la prima cosa che ho scritto. Cosa ne posso dire oggi? Dirò questo: il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita… (anche p. 17) I.C., Prefazione al Sentiero dei nidi di ragno (1964)
1960 I nostri antenati Un albero genealogico degli antenati del mondo contemporaneo, in cui ogni volto cela qualche tratto delle persone che ci stanno intorno, di voi, di me stesso… I.C., Nota (1960) Gli anni ’50-60 formano uno spesso muro. Sono stati esteriormente non ingenerosi e il nostro benessere è aumentato. Ma in realtà sono stati anni duri, con alterne fasi di denti stretti, di ventate di speranze, calate di pessimismo e di cinismo, gusci che ci siamo costruite. Tutti abbiamo perduto qualcosa di noi stessi, poco o tanto. Conta quel che siamo riusciti a salvare, per noi e per gli altri. Da parte mia, è attraverso queste tre storie che credo di aver salvato qualcosa di quel che c’era di là… I. Calvino, Introduzione inedita (1960) 1952 Il visconte dimezzato 1957 Il barone rampante 1959 Il cavaliere inesistente
1963 La giornata di uno scrutatore Era un’Italia nascosta quella che sfilava per quella sala, il ovescio di quella che si sfoggia al sole … E pensò: ecco, questo modo d’essere è l’amore. E poi: l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha altri confini se non quelli che gli diamo … La giornata di uno scrutatore. 1963 L’idea originaria era probabilmente un reportage nel Cottolengo Broglio politico della legge truffa che pian piano si trasfigura (i voti degli idioti e il suo “processo” alla DC) Broglio metafisico sul senso del dolore e sui confini dell’umano
2. La sfida al labirinto Memorie cosmicomiche, giochi combinatori e infine lo sguardo del signor Palomar 1962 La sfida al labirinto 1965 Le cosmicomiche 1967 Ti con zero 1972 Le città invisibili 1973 Il castello dei destini incrociati 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore 1983 Palomar
La sfida al labirinto Questa letteratura del labirinto gnoseologico-culturale … ha in sé una doppia possibilità. Da una parte c’è l’attitudine oggi necessaria per affrontare la complessità del reale, rifiutandosi alle visioni semplicistiche che non fanno che confermare le nostre abitudini alla rappresentazione del mondo; quello che oggi ci serve è la mappa del labirinto la più particolareggiata possibile. Dall’altra c’è il fascino del labirinto in quanto tale, del perdersi nel labirinto, del rappresentare questa assenza di vie d’uscita come la vera condizione dell’uomo… (nella spinta a cercare la via d’uscita c’è sempre una parte d’amore per i labirinti in sé; e del gioco di perdersi nei labirinti fa parte anche un certo accanimento a trovare la via d’uscita)… I. Calvino, La sfida al labirinto, «Il Menabò 5», 1962
Romanzi in cornice 1972 Le città invisibili 1973 Il castello dei destini incrociati 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore
L’utopia discontinua Romanzi in cornice Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone… (p. 18) L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio… (p. 164)
3.Le avventure del quotidiano 1946-56 (fra le varie collab.): Il Politecnico L’Unità ed. piemntese (rubrica Gente nel tempo) Il contemporaneo (Le armi gli amori) Pausa di silenzio dopo il ‘57 1960-66 Il Menabò 1974-79 Corriere della sera (e L’Espresso, collaborazione più intensa dal ’75 con la rubrica L’osservatorio del Signor Palomar) 1980-85 la Repubblica
3.Le avventure del saggio Una pietra sopra,1980 (discorsi su letteratura e società) Collezioni di sabbia,1984 (saggi e appunti di viaggio) Lezioni americane, 1988 (Six Memos for the Next Millennium) Palomar 1983 (L’osseravatorio del Signor Palomar – estate 1975)
Calvino quotidiano Vedi, il giornalismo degli articoli di fondo non credo sia fatto per me. Per alcuni anni sulla prima pagina dei quotidiani, prima Pasolini, poi Sciascia, hanno scritto cose che nessun altro avrebbe scritto, giuste o balorde che fossero. Non faccio ora questione di valore: scrivere una cosa balorda può anche servire a far pensare cose giuste. A me invece mi veniva da fare discorsi più terra terra, di buon senso, e per questo è naturale che i miei articoli riscuotessero molte approvazioni ma certo risultavano meno stimolanti. “L’Europeo”, 17 novembre 1980
Calvino e il signor Palomar Il signor Palomar non è mai tentato di fare dell’ironia sulle brave persone. Conserva il miglior ricordo del suo paese al tempo in cui – una trentina d’anni fa – era stato naturale che le brave persone si spendessero interamente nella vita pubblica … Le brave persone, 1 agosto 1975, ora in Saggi, p. 2269. L’osservatorio del signor Palomar (agosto 1975) Palomar (come le lucciole), Del mordersi la lingua e Del prendersela coi giovani
Se la parola non serve … 1. (p. 2251) La strage (senza parole per descrivere l’orrore … senza parole il linguaggio delle bombe Il punto di vista dell’italiano medio Linguaggio asciutto e chiaro) 2. Se la parola non serve (parola, democrazia e terrorismo) Il clima di violenza comincia quando la parola è disprezzata … La responsabilità di dire e di ripetere quel che va detto e ripetuto cresce con l’inaprirsi dei tempi Almeno un risultato questi delle bombe l’hanno ottenuto, insistendo nel loro monotono lavoro di collezionisti di stragi: di esaurire le possibilità che la parola scritta e parlata ha di esprimere l’indignazione, l’esecrazione, la ferma volontà di impedire il ripetersi, eccetera… … ogni bomba e gni attentato sono un messaggio a chi di dovere, sono parole dell’unica lingua che essi sanno articolare … La strage, 6 agosto 1974, ivi, pp. 2253 e 2255.
Immagini catastrofiche 1. Del mantenere la calma: Calvino lettore dei giornali e l’emotività (p. 2279). La vera catastrofe, la calma colpevole della DC, del PCI, di se stesso. 2. Estate dei disastri (p. 2290). Davanti alla TV… “il mondo è fragile” 3. Quando va via la luce (p. 2322) Ci sono mattine in cui vado a compare i giornali malvolentieri … Meccanicamente rimetto in moto quel dispositivo che ogni i individuo possiede per propria salvaguardia interiore … Ecco che la tenebra della metropoli evoca le forze buie che la società si porta con sé, dietro un facciata di decoro … Ecco che il black out di Nuova York diventa una allegoia dell’incertezza del nostro presente … Quando va via la luce, 16 luglio 1977, ivi, p. 2325
Tra questioni lunari e morali Il sentimento cosmicomico accende la fantasia di Calvino Un deserto in più (p. 2284) descrizione delle foto di Marte. Il mito del marziano e il simbolo del deserto Il tramonto della Luna (p. 2317). Von Braun come Cristoforo Colombo … 3. Gli uomini giusti con le cose giuste (p. 2327). “Lo scenario dei nostri incubi cambia”. Pro o contro la bomba N come Elsa… Gran parte delle cose che circondano la nostra vita ci sopravviveranno come un guscio che continuerà a fare da stampo ad altre vite. Così le vite umane si prolungano attraverso le cose. Ivi, p. 2329
Vedere il diavolo in faccia 1. I nostri prossimi 500 anni (p. 2296) 2. Una nazione di impiegati? (il posto fisso come la scomparsa delle lucciole) 3. Del prendere posizione (p. 2353) alle prese con la propria inattualità Non me la sento più di continuare con questo gioco delle razionalizzazioni tranquillanti, e preferisco cercare di vedere il diavolo in faccia … Il cambiamento investe l’essenza stessa dell’identità sociale, della presenza politica, del senso della vita di ognuno. Una vota l’elemento decisivo era la capacità di lavoro … adesso quel che conta è il posto garantito a vita… Una nazione di impiegati?, 15 luglio 1977, ivi, p. 2321
Calvino e il terrorismo Su Coraggio e viltà degli intellettuali: Al di là della paura (lo stato sono i cittadini) e Il paese non può attendere (risposta a Sciascia. Ottimismo e pessimismo, p. 2315). Se la parola non serve (intellettuali e terrorismo) 2. Sull’Affaire Moro: Le cose mai uscite da quella prigione (diario di pensieri e sensazioni, molte cose in comune con Sciascia) Rispettoso promemoria per mille Grandi Elettori (pagina fin) Moro ovvero una tragedia del potere (apprezzamento sul libro, ma divergenza sulla tesi di fondo) Lo Stato, oggi, consiste soprattutto nei cittadini democratici che non si arrendono, che non lasciano andare tutto alla malora … Forse per sbrogliare la matassa bisogna partire dalle ipotesi più romanzesche, senza scartarne a priori nessuna. Le cose mai uscite da quella prigione, 18 maggio 1978, ivi, p.2342.