Filosofia del linguaggio

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Filosofia del linguaggio 2011-12 Lezione su Wittgenstein e gli atti linguistici

Alle radici: Wittgenstein (1889-1951) Il primo Wittgenstein: il Tractatus Il neo-positivismo (Carnap): la verificabilità come criterio di significanza. "insensatezza" degli enunciati di metafisica, etica ed estetica Il secondo Wittgenstein: le Ricerche filosofiche il significato come uso I giochi linguistici (uno dei quali è quello in cui si cerca di descrivere il mondo con frasi nel modo indicativo)

Commentare Casalegno et. al. pp. 58-59 "primo blocco": atti linguistici "secondo blocco": richiamo alla teoria di Putnam sui nomi di generi naturali ("i significati non stanno nella testa"; teoria della divisione del lavoro semantico)

How to do things with words (postumo; 1962) John L. Austin (1911-1960) è critico verso il neopositivismo (rappresentato in Inghilterra da Ayer, suo collega a Cambridge) ritiene troppo vaghe le idee del secondo Wittgenstein (che imperava a Cambridge) sviluppa in modo più rigoroso e sistematico alcune idee del secondo Wittgenstein How to do things with words (postumo; 1962)

Gli enunciati performativi il proferirli (nelle condizioni adeguate) equivale all'esecuzione (performance) di una certa azione (in aggiunta all'azione di dire qualcosa ) Battezzo questa nave "Queen Mary" [ipso facto una nave ha un certo nome] Vi dichiaro marito e moglie [ipso facto due persone sono sposate] è vietato fumare [ipso facto una certa azione diventa illecita] sono nel modo indicativo e sono dotate di senso anche se non descrivono uno stato di cose (critica la neo-positivismo), semmai lo "creano" Hanno condizioni di felicità piuttosto che condizioni di verità Vanno distinti dagli enunciati consta(ta)tivi (Pierino ha rubato la mela) [MA VEDI PRECISAZIONE IN DIAPOSITIVA SUCCESSIVA]

In generale, nell'usare il linguaggio compiamo sempre delle azioni Una teoria generale del linguaggio è dunque una teoria di quelle particolari azioni che compiamo con il linguaggio: gli atti linguistici

atto locutorio (locutivo): l'atto del dire qualcosa atto locutorio (locutivo): l'atto del dire qualcosa. Lo compiamo per il semplice fatto di parlare. Quello che diciamo è suscettibile di analisi dal punto di vista fonetico, sintattico e semantico (a questo livello si muovono le analisi di Frege e Russell, ecc., che abbiamo considerato finora) atto illocutorio (illocutivo): l'atto che, se rispettate le opportune condizioni di felicità, si realizza in virtù dell'atto locutivo (ipso facto). Per es. un ordine, una promessa o un'asserzione atto perlocutorio (perlocutivo): effetto ottenuto (sull'interlocutore) grazie all'atto illocutorio. Per esempio, l'interlocutore soddisfa la rischiesta del parlante

atti illocutivi e verbi performativi Tutti gli atti linguistici sono in effetti performativi (purché siano soddisfatte le condizioni di felicità), nel senso che realizzano un particolare tipo di atto illocutorio Nel caso di affermazioni fattuali come "Pierino ha rubato la mela" l'atto illocutivo è (banalmente) l'affermazione (constatazione) di qualcosa. Ma vi sono altri tipi: esercitivi: da questo momento siete marito e moglie promesse: domani salderò il debito rischieste /ordini: apri la finestra domande: la finestra è aperta? Verbi performativi/illocutivi: rendono esplicito l'atto illocutivo. Es.: ti prometto che domani salderò il debito. Ti ordino di aprire la finestra.

Forza illocutiva riguarda il modo in cui soggetto e predicato sono legati e va distinta dal contenuto proposizionale. Ci fa capire il tipo di atto illocutivo. Stesso contenuto proposizionale e diversa forza illocutiva: Pierino chiude la finestra Pierino, chiudi la finestra! Pierino chiude la finestra?

John Searle (1932-) In Speech Acts (1969) porta avanti la ricerca di Austin sugli atti linguistici Propone una sua classificazione degli atti linguistici (v. scheda p. 128) Propone queste nozioni: Regole costitutive (es., regole che determinano in cosa consiste il gioco degli scacchi): governano le condizioni di felicità. Se non sono soddisfatte, non può realizzarsi un atto linguistico di un certo tipo (per es., una promessa o un matrimonio) regole regolative (es., tattiche per vincere a scacchi): suggeriscono come comportarsi. Per es., dire la verità, essere sinceri. Ma si fa una affermazione o ci si impegna a una promessa anche senza rispettare queste regole atti linguistici indiretti (es, "puoi aprire la porta?"; grammaticalmente è una domanda ma funzione come una richiesta)