L’età ellenistica
Contesto In poco più d'un decennio (quello che precede la morte di Alessandro, avvenuta nel 323 a.C.) l'indipendenza delle città-stato greche è travolta e le fondamenta politiche del mondo classico sono sconvolte. Si avverte un senso di crisi e un angoscioso bisogno di sicurezza tipiche dell' "ellenismo", termine coniato da Gustav Droysen per indicare il periodo storico che va dalla morte di Alessandro alla conquista romana dell'Egitto (30 a.C.). Il potere si trasferisce nelle corti delle grandi monarchie in cui si frantuma l'Impero alla morte di Alessandro.
Dalla società all’individuo Al cittadino, ora diventato suddito, non interessa più la riflessione sui temi della politica, della giustizia, della democrazia. Al centro dell'attenzione non vi è più la vita collettiva, ma quella individuale. Sono i problemi dell'esistenza, come la morte, il dolore e la felicità a interessare maggiormente i filosofi ellenistici, la cui riflessione, spostandosi dalla società all'individuo, introduce fra i due termini una frattura sconosciuta alla generazione di Platone.
La conquista dei Romani La conquista della Grecia da parte dei Romani nel II secolo a.C. non rappresenta una novità traumatica. Le scuole filosofiche greche continuano a prosperare e giocano un ruolo di primo piano favorendo l'incontro fra le due culture. I conquistatori della Grecia finiscono a loro volta con l'essere conquistati dalla filosofia greca, adatta a sostenere il ruolo globale verso cui si avviava la Repubblica romana.
La cultura greca viene assorbita e tramandata dalla cultura romana Nell'età ellenistica la cultura greca diventa patrimonio comune di tutti i popoli del bacino mediterraneo orientale. Se Atene rimane la sede delle più importanti scuole filosofiche dell'età ellenistica, è nelle nuove capitali dei regni dei Diadochi (i tre successori di Alessandro) che viene sviluppata la ricerca scientifica: Rodi, Antiochia (la capitale della Siria), Pergamo e soprattutto la nuova metropoli Alessandria d'Egitto. Ridotta la Grecia al rango di provincia romana dopo la distruzione di Corinto (146 a.C.), la cultura greca viene assorbita e tramandata dalla cultura romana.
Uno sguardo d’insieme Comune a tutte le filosofie ellenistiche è l'idea che la filosofia serva soprattutto ad affrontare i problemi dell'esistenza individuale, come la felicità, la morte, il dolore. L'obiettivo finale è l'imperturbabilità (privazione di ogni turbamento). La via scettica passa attraverso il riconoscimento dell'impossibilità di qualsivoglia etica sistematica e la proposta della sospensione del giudizio. Le scuole stoica ed epicurea tentano invece di elaborare una teoria dogmatica dell'etica attraverso la logica e la scienza. Un punto comune a entrambe è la critica alla società, accusata di sviare l'individuo dai veri valori naturali a cui, invece, si deve tornare. Gli epicurei pongono in primo piano la ricerca del piacere… … gli stoici il senso del dovere, espressione nell'individuo della razionalità universale. Anche il piacere epicureo, infatti, deve essere legittimato da un calcolo razionale e le passioni vanno, se non addirittura estirpate dall'animo umano come vorrebbero gli stoici, almeno poste sotto il controllo della ragione.
I protagonisti Lo stoicismo Epicuro Lo scetticismo La filosofia a Roma (Cicerone, Lucrezio, Seneca, Marco Aurelio, Epitteto)
Per Epicuro i piaceri da ricercare sono Quelli cinematici Quelli catastematici
Piaceri catastematici Il problema della felicità deve essere analizzato secondo il criterio della stabilità: il piacere (hedoné) da ricercare non deve essere quello cinematico (in movimento), ma quello catastematico (stabile e costante) Il piacere stabile è una condizione di serenità, equilibrio, armonia con se stessi e con l’ambiente ed è in buona parte definibile come negativo Assenza di sofferenza fisica (aponia) Assenza di turbamenti dell’anima (atarassia) Assenza di desideri inutili
Le passioni Anche le passioni sono pericolose: chi ne è dominato perde ogni autonomia intellettuale, non ragiona più e si lascia andare a forti oscillazioni d’umore, a momenti di grande esaltazione alternati ad altri di grande disperazione L’amore, ad esempio, è certamente positivo ma deve rimanere sempre sotto il vigile controllo della ragione, senza tramutarsi in un sentimento travolgente. Nella ricerca del piacere ciò che conta è la saggezza, l’arte di seguire la retta ragione nella condotta della propria vita
Il quadrifarmaco Condizione necessaria al raggiungimento dell’atarassia e dell’imperturbabilità è l’annullamento dei quattro turbamenti fondamentali che agitano l’animo umano: La paura degli dei è conseguenza di superstizione, perché gli dei sono indifferenti al destino dell’uomo La paura della morte è esorcizzata dalla considerazione che essa non è un’esperienza possibile, perché quando c’è la morte non c’è più l’individuo La paura del dolore fisico, sempre lieve se cronico e passeggero se acuto Il timore di non riuscire a raggiungere il bene, che invece è facilmente ottenibile. Bisogna distinguere tra Desideri naturali e necessari, come avere di che nutrirsi e di che coprirsi quando si ha freddo, la cui mancata soddisfazione avrebbe gravi conseguenze sulla tranquillità dell’animo Desideri non naturali e non necessari, da respingere sempre perché la ricerca della loro soddisfazione sarebbe causa di turbamento, come nel caso di chi ambisce alla bellezza del corpo, alla ricchezza e al potere Desideri naturali non necessari, come vestirsi bene e mangiare in modo raffinato, che possono essere soddisfatti finché non diventano troppo impegnativi e solo quando il calcolo razionale garantisce un saldo positivo fra vantaggi e svantaggi