1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 19 novembre 2012  Roma 24 settembre- 12 dicembre 2012  C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti.

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Transcript della presentazione:

1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI 19 novembre 2012  Roma 24 settembre- 12 dicembre 2012  C.d.L magistrale: Comunicazione d’impresa 2° anno 9 crediti (inclusi crediti Laboratorio) Nuovo Orario: lunedì Sani 9 Martedì Sani 9 Mercoledì 9-11 Sani magna   Stanza 111 (ex B4) Via Salaria113, tel.: ricevimento mercoledì

2 Sul tema della flessibilità e dei cambiamenti del mercato del lavoro Abbiamo fatto riferimento ieri a Gallino, Il lavoro non è una merce, 2007 e Contini e Trivellato (a cura di), Eppur si muove. Dinamiche e persistenze nel mercato del lavoro italia- no, Il mulino, 2005  Oggi Cavarra, Rella (a cura di), Flessibilità senza sicurezza, 2007 che serve a introdurre  Uomini e donne nelle radio private a Roma

3 Costi umani della flessibilità in 4 differenti sistemi lavorativi 1.Lavoro razionalizzato vincolato simile alla OSL di Taylor,diffusosi dall’industria al terziario: call center, ristorazione rapida, e-commerce 2.Lavoro a qualificazione medio bassa e alta intensità di lavoro: edili, guardiani, aiuto-infermieri, raccoglitori in agricoltura 3.Lavori semiautonomi, che comportano il controllo di altre persone, in crisi perché tipici delle grandi organizzazioni 4.Lavori ad alta qualificazione: informatici, insegnanti, professionisti Se non si contrasta la flessibilità i rischi sono a.Generalizzazione del contratto a tempo determinato b.2-3 rinnovi di contratto per mantenersi lavoratori giovani c.Ampio ricorso a terzisti, subappalti, no staff

4 Rischi e prospettive 1.Se si verificano tutti i rischi nel lavoro vincolato, verso i 40 anni sarà difficile trovare lavoro senza diminuire le “pretese” retributive 2.Per i lavori a media qualificazione le cose vanno meglio, ma sempre con rischio diminuzione salari 3.Per i lavoratori semi-autonomi la prospettiva più probabile è la disoccupazione 4.Solo nel lavoro qualificato è possibile costruire una carriera esterna di lavoro in lavoro con l’obbligo di una continua riqualificazione ↓ Qui c’è la flessibilità scelta, ma anche imposta come nel caso delle insegnanti. I lavori di tipo 1 e 2 sono ancora prevalenti in Italia

5 Mercato del lavoro: flessibilità Via alta (Trigilia) Riguarda lavori qualificati: è richiesta capacità di adattamen- to, in cambio di autono- mia e responsabilità Via bassa L’impresa cerca flessi- bilità esterna per risparmiare sul costo del lavoro (out- sourcing, appren- distato etc) Nelle radio la creatività necessaria a condurre e creare programmi ri- chiederebbe la via alta, difficile per la frammen- tazione delle imprese La rigidità organiz- zativa del palinsesto richiede lavoro per turni svolto anche come lavoro nero

6 La flessicurezza, o come curare gli effetti ignorando le cause  La flexicurity è 1 delle 2 strade possibili per contrastare la precarietà, ma richiede un prelievo fiscale al 50% e un forte aumento dei dipendenti pubblici: 36% in Danimarca includendo chi fa formazione professionale col sostegno statale (20% in Italia) → rimane il costo sociale che la vita del lavoratore dipende da altri  L’altra strada è una politica del lavoro globale → la sfida è capire dove si troverà il punto d’incontro tra 1.5 mld di salariati del Sud col ½ miliardo di salariati del Nord  1977 OCSE raccomanda alle TNC di rispettare i diritti di tutti  1977 OIL fa un’ ambiziosa dichiarazione tripartita con 26 articoli sui diritti dei lavoratori (retribuzioni sufficienti alle famiglie, no lavoro infantile, orario max 48 ore) ma a cui le TNC aderiscono su base volontaria

7 Che fare? Oecd Watch- osservatorio di 46 Ong- richiede una regolamentazione di diritto internazionale, oppure inserire una clausola sociale negli accordi della OMC 2006 la proposta di legge del governo cinese per migliori condizioni di lavoro provoca azioni di lobbying delle TNC, con minacce di delocalizzazione → legge finale più morbida  Si può intervenire sul piano internazionale rendendo responsabili gli stati di provenienza delle imprese transnazionali di violazioni dei diritti umani e del lavoro  Processi civili e penali contro tali violazioni, incluse quelle di società appaltanti  BM e Fmi devono subordinare i loro finanziamenti al rispetto delle condizioni di lavoro  Accordi tra sindacati su standard minimi di salario  Rendere responsabili i fondi pensionistici Il Consiglio d’Europa potrebbe far propri l’insieme di questi provvedimenti per una politica del lavoro globale

8 Crisi, cambiamenti geo-politici e problemi locali del mercato del lavoro  Gli organismi internazionali sono deboli: affermano bei principi, ma non sono in grado di farli rispettare, anche per lo strapotere delle imprese transnazionali  I paesi emergenti mettono sempre più in secondo piano l’egemonia occidentale  Di questo contesto internazionale riparleremo domani → oggi analizziamo il mercato del lavoro romano

9 precariato subito o lavoro autonomo scelto? Questa domanda richiede di capire il contesto della ricerca  Il mercato del lavoro che diventa sempre più precario  Le specificità romane anche dal punto di vista produttivo ( qui in parte ci baseremo sulla ricerca Cavarra R e Rella P. ( a cura di) Flessibilità senza sicurezza, FrancoAngeli 2007)

10 Mercato del lavoro: le peculiarità romane  Va anzitutto compreso il “Modello romano di sviluppo”,vincente sul piano economico, almeno fino alla crisi del 2008, ambiguo sul piano urbanistico e sociale  Presenza di attività terziarie legate al ruolo di capitale: ministeri, direzioni grandi imprese, turismo, cultura, ma anche servizi alle imprese e una rete di microimprese molto dinamiche  Come le altre città globali, Roma attrae flussi finanziari e turistici, ma fatica a trovare un nuovo modello di integrazione sociale e culturale su cui fondare un successo durevole

11 Roma città globale o città delle disuguaglianze? “Modello Roma” è ambiguo. Aspetti positivi  :il PIL pro capite cresciuto del 6.8%  : crescono i servizi non tradizionali  la disoccupazione è diminuita  la città è uscita dal provincialismo grazie a una grande mutazione culturale aspetti negativi:  Rendita e cementificazione insieme a crisi abitativa: irrisolta questione urbanistica  scarsa integrazione degli immigrati, richiedenti asilo e Rom  aumento delle distanze economiche e sociali tra ricchi e poveri, tra centro e periferia  questione ambientale.

12 POLARIZZAZIONE SOCIALE:  da un lato nuove povertà e nuove schiavitù (tratta, prostituzione, usura, etc.)  dall’altro lato eccessivo lusso e consumo della città da parte di esponenti della finanza, dello spettacolo, della rendita e della politica (immigrati dal resto d’Italia e dall’estero). Tra i due estremi risultano in certo modo schiacciate le due principali componenti della classe media: il ceto impiegatizio e gli artigiani e piccoli commercianti traeva la propria sicurezza dall’impiego statale ed oggi trova lavoro precario, anche nel settore pubblico scacciati dal Centro dalla spe- culazione immobiliare, dalle se- miperiferie da supermercati e discount, dalle periferie dai centri commerciali Se la polarizzazione di tipo sia economico che sociale è una caratteristica delle città globali (Sassen, 2002), possiamo considerare Roma una città globale.

13 Cos’è cambiato nel decennio Elementi di novità (oltre alla crescita della polarizzazione sociale) Settore finanziario, direzionale e di servizi avanzati molto ampio (10 anni prima solo gli inizi): dal 1991 al 2001 gli addetti ai servizi alle imprese raddoppiano (da 106mila a 214mila), un aumento superiore al numero complessivo degli addetti all’industria in senso stretto. maggior presenza di professioni elevate comporta una quota più ampia di classe alta, che si accompagna a un’inedita crescita di gruppi marginali alla classe bassa. + partecipazione femminile al mercato del lavoro, grazie a più scolarizzazione e meno disoccupazione Il precariato tocca in maniera nuova rispetto al passato tutti i settori, persino il settore pubblico.

14 Rielaborazione microdati Isfol – Plus da “Flessibilità senza sicurezza” 2007 genere (A, C) condizioni strutturali del mercato del lavoro obiettivo: comprendere le caratteristiche del lavoro atipico a Roma ceto, classe (B) disuguaglianze di valutazioni dei soggetti (A, B, C)

15 C 2 Specificità del mercato del lavoro romano Tab. 1.1 Titolo di studio per classe d’età La tabella conferma la maggiore istruzione della popolazione romana, ma si nota un’anomalia: a Roma la classe d’età con più laureati/e è quella Inoltre sono soprattutto gli uomini tra i 45 e i 54 anni ad essere più istruiti: 40% di laureati contro il 28% delle donne → secondo indicatore dell’afflusso di dirigenti e funzionari di alto livello che sono in maggioranza uomini, per il noto effetto del soffitto di cristallo RomaMetropoli NordMetropoli SudItalia Diplomati/e Laureati/e Laureati/e Laureati/e Laureati/e Confronteremo la capitale con il gruppo dei comuni metropolitani del Nord (Torino, Milano, Verona, Venezia, Genova, Bologna) e con quello dei comuni del Sud (Napoli, Bari, Palermo, Catania, Cagliari). Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250

16 Un mercato del lavoro che illude  La forza lavoro della Capitale è più qualificata di quella media italiana  Chi entra nel MdL romano spera di poter ottenere lavori qualificati, ma non considera che le posizioni dirigenziali sono in genere ricoperte per trasferimento  Tasso di disoccupazione giovanile % e forte presenza Neet (Neither in Education nor in Employment or Training)

17 Occupati/e per tipo di contratto, orario di lavoro, volontarietà del part-time a Roma, nelle città del Nord e in Italia Tipo di contrattoOrario lav.Tipo Part-timeRoma Percentuale occupati/e RomaNordItalia Tempo indeterminato full time part-time volontario no volontario Totale tipico dipendente Tempo determinato full-time part-time volontario no volontario Tot. Determinato Altro lavoro dip. *-volontario e non Tot. Atipico dipendente Para-subordinato full-time Partita Iva Autonomo standardfull-time Tot. Autonomo TOTALE Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 * Include la formazione lavoro, lavoro interinale e accordi informali

18 Indicatori del carattere subordinato del lavoro autonomo non standard basati su aspetti individuati dalla giurisprudenza in materia 1.lavoro autonomo per richiesta del committente; 2.lavoro in un’unica società committente; 3.obbligo di essere regolarmente presenti in sede; 4.obbligo di rispettare un orario stabilito dal committente; 5.uso di mezzi e strutture dell’azienda committente; 6.rinnovo almeno una volta del contratto con lo stesso committente. Abbiamo considerato subordinato il lavoro in cui si riscontrano almeno 3 di questi aspetti “oggettivi”

19 Tab. 1.5 Stima del carattere subordinato del lavoro atipico indipendente Val. assoluti % sul totale di ciascuna tipologia Roma NordSudItalia Partita iva Collaborazioni Tot. atipico indipendente Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 Al contrario delle partite Iva, le collaborazioni sono lavori di fatto dipendenti specie a Roma. Se teniamo conto del genere e dell’età emerge che sono soprattutto gli uomini dai 35 ai 44 anni ad essere dei “veri” lavoratori indipendenti in tutte le aree geografiche. Anche per le donne la situazione migliora tra i 35 e i 44 anni, ma a Roma meno di quanto accada nel Nord.

20 Tab.1.6 Atipicità per gruppi professionali: % riga TipicoAtipicoAutonomo ROMA classe alta classe media classe bassa NORD classe alta classe media classe bassa → Il lavoro atipico riguarda soprattutto le classi medio-alte. → il lavoro autonomo di II generazione è più presente al Nord rischi l’allargamento del lavoro atipico rischia di impoverire la classe media o quanto meno di aumentarne l’insicurezza, specie se eccessivamente prolungato e senza un reddito minimo e contributi previdenziali nel passaggio da un lavoro all’altro la classe bassa hanno meno contratti atipici, ma più facilmente in nero o fanno un lavoro autonomo che rasenta l’auto-sfruttamento. Legenda: classe alta = dirigenti,professionisti o tecnici media = impiegati/e, professioni qualificate nel commercio e nei servizi bassa =artigiani, operai e lavori non qualificati nei servizi

21 Il lavoro atipico è diffuso in quasi tutti i settori e di genere femminile F/T atipici = 63.6% Roma/ 58.4% Nord/ 42.5% Sud Lavoratrici e lavoratori atipici sono sempre più vecchi di generazione in generazione Tab. 1.7 Anzianità media di lavoro per tipo di contratto RomaNordSudItalia Atipico Tipico Autonomo Totale Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250 La “anzianità” media di lavoro atipico a Roma, relativamente più bassa, deriva probabilmente da un entrata nel mercato del lavoro più tardiva, specie delle donne, ma è comunque inquietante.

22 La trappola della precarietà permanenza nel lavoro La permanenza nel lavoro atipico per lunghi anni colpisce i non solo chi lavora da meno di 5 anni (medio periodo), ma si verifica anche nel lungo periodo. Tab Tasso di sostituzione del lavoro atipico con lavoro tipico o autonomo Medio periodo Permanenza nell’atipico Passaggio al tipicoPassaggio all’autonomo Roma Nord Lungo periodo prima del 2000 Roma Nord Fonte: nostra elaborazione microdati indagine Isfol-Plus 2005/250

23 La quota di intrappolati/e è nettamente più alta a Roma che nelle città del Nord (ma anche del Sud) per la maggior presenza di lavoro parasubordinato: le/i collaboratori che passano a forme standard nel lungo periodo solo il 53.5% contro il % degli atipici dipendenti. perché è più difficile mettersi in proprio.

24 Generazioni a confronto e mobilità sociale Le differenze tra generazioni non derivano solo dalle novità del mercato del lavoro, ma anche dal grado di rigidità di una società:  più il sistema sociale è rigido, più la mobilità si avvicina a situazioni in cui la posizione dei singoli è fissata da regole giuridiche o di costume.  Nel caso in cui, invece, la società consideri principalmente fattori di tipo acquisitivo per la collocazione degli individui al suo interno, allora i processi di mobilità saranno fluidi, agevoli Gli studi sulla mobilità sociale indicano un rafforzamento della classe possidente e una frammentazione del ceto medio per il venir meno della mobilità assoluta, che nel periodo fordista aveva nascosto le persistenti difficoltà di mobilità tra classi.  ruolo cruciale della posizione sociale della famiglia d'origine per comprendere condizione oggettiva e percezione soggettiva del lavoro atipico

25 il lavoro precario cresce di generazione in generazione L’indagine 2005 sui ceti sociali conferma i risultati di altre ricerche → situazione lavorativa e percorso di carriera dei 30-40enni sono più atipici e precari a confronto con quella della generazione precedente dei 50enni, → aumentano le differenze di percorsi lavorativi, legate al ceto sociale della famiglia d'origine. Confronto tra 1° e 2° ricerca sui ceti sociali. → L'avanzare del lavoro precario e flessibile emerge dalle differenze nel tempo: gli attuali 30-40enni svolgono lavori più atipici dei 30-40enni di 8-9 anni fa