Paolo di Tarso: un ebreo irreprensibile! “Sia benedetto Gesù che si è degnato di cambiare il più grande persecutore in un grande apostolo e di elevarlo tanto.
Sia benedetto Gesù che ci ha dato questo grande padre e protettore.
Benedetto sia Gesù che ha riempito del suo amore e della sua altissima dottrina la mente e il cuore di San Paolo. O Gesù, noi ti benediciamo…”. (Don Alberione)
Paolo, persecutore di Cristo Dov’era Paolo, quando è stato raggiunto dal Signore Gesù?
La Parola di Dio lo ha colto mentre era nel pieno possesso di valori fondamentali, conquistati a caro prezzo. “Io sono un giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città [a Gerusalemme], formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme delle leggi paterne, pieno di zelo per Dio”. (Atti 22,3)
Quando incontra il Signore, sulla via di Damasco, Paolo possiede tradizioni, impegno personale, zelo, giustizia: un insieme di beni che gli è immensamente caro. E si “vanta” di questa realtà come di un tesoro geloso che difende e promuove con tutte le forze.
“Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei econnazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri”. (Gal 1,11-14)
Egli viveva non il Vangelo della grazia, ma la legge dell’auto giustificazione che gli faceva dimenticare di essere un pover’uomo, graziato da Dio perché da Lui molto amato.
Paolo, dove sei stato condotto dal Signore? Il Signore lo ha portato verso un totale distacco da ciò che prima gli era sembrato sommamente importante: “Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ormai tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo”. (Fil 3, 7-8)
Gesù gli fa capire di aver sbagliato tutto, ma gli affida il bene più prezioso, il suo Vangelo e lo rende un annunciatore di grazia, di misericordia. “Si compiacque di rivelare in me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani” (Gal 1, 15).
A Paolo, tutto è stato donato perché egli fosse per tutti i popoli, segno del Dio misericordioso, la cui iniziativa precede sempre ogni nostra ricerca.
“Impaolinarsi, cioè vivere di lui…” Siamo chiamate a diventare paoline nella vita fino a “impaolinarci”: un termine coniato dallo stesso Don Alberione per indicare il nostro bisogno di diventare non solo come Paolo, ma di diventare Paolo…
“Paolo dal paradiso ci guarda con tenerezza, si può dire che vive con noi, in mezzo a noi; sente tutti i palpiti del cuore, osserva tutti i nostri desideri, veglia su di noi nei pericoli, ci conforta nelle pene, ci ottiene dal Signore infinite grazie, allevia i nostri dolori, ci provvede del necessario alimentò”. (Beato Giacomo Alberione)
“Vogliategli molto bene; pregatelo tanto; leggete volentieri la sua vita; meditate le sue lettere; studiatevi di imitare le sue eccelse virtù” (Beato Alberione)