Benozzo Gozzoli, Agostino legge San Paolo Lamore di Cristo ci possiede
Questa scena precede il battesimo di SantAgostino, e rappresenta il momento della sua definitiva conversione al cristianesimo. La scena, mostra attraverso un complessa struttura simbolica il momento della conversione di Agostino; al suo fianco, ritto in piedi è rappresentato santAmbrogio nellatto di mostrargli la profondità e la bellezza dei sacri testi.
La scena è divisa a metà dalla presenza di un albero di melo che, come spesso accade nellarte rinascimentale, divide in due un unico luogo che apparentemente risulta unitario ma, se ben osservato, è rappresentato in maniera diversa. A sinistra di chi guarda troviamo un edificio e dei giovani che guardano sorpresi il noto professore di filosofia immerso nella lettura, in atteggiamento melanconico.
A destra si apre una distesa di campi e di colline boscose solcate da una strada che porta lo sguardo verso lorizzonte. Il paesaggio è separato da una siepe di profumatissime rose e il prato, ai piedi dei due personaggi principali, risulta pieno di piantine fiorite: segno evidente che il prato interiore dellanima di Agostino inizia a sbocciare.
Nel dipinto lalbero indica una separazione di tempo e di spazio, che è il tempo e lo spazio dellanima dello stesso Agostino, che pian piano viene conquistata dalle parole di Paolo. Paolo compie attraverso le sue lettere, lazione missionaria di convertire i cuori a Cristo.
«Avidissimamente mi gettai sulle venerande Scritture del tuo Spirito, specialmente su quelle dellapostolo Paolo…: e tutte si dissolsero le questioni…» (SantAgostino, Le Confessioni).
Tutti i dubbi e le incertezze si aprono nellindividuazione di una strada che conduce in un altrove che non è rappresentato, ma alluso nel chiarore dellalba che sorge allorizzonte.
Paolo apre la strada ad Agostino, come laprì ai suoi contemporanei e come lapre a noi oggi, ricordandoci che noi apparteniamo a Cristo.
Paolo, è rappresentato da Benozzo Gozzoli come la voce missionaria che attraversa il tempo e parla a tutte le generazioni future della Chiesa universale. Ci sembra ancora di ascoltare riecheggiare le sue intramontabili parole: «Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù» (2 Cor 4,5).