Paolo a Damasco: sedotto da Cristo
Nell’affresco michelangiolesco sono rappresentati tutti gli elementi e tutti i personaggi descritti negli Atti. Ci sono i soldati del seguito; c’è il cavallo, dal quale Saulo è stato disarcionato, che scappa imbizzarrito; c’è la città di Damasco, rappresentata sulla destra, racchiusa in alte mura di fortificazione, e c’è la luce sfolgorante, proveniente dalla figura di Cristo, alta nel cielo, che avvolge Saulo accecandolo. Michelangelo, Conversione di Saulo, 1542-45, Città del Vaticano
Le figure dipinte attorno a Gesù Cristo riprendono lo stesso schema e la stessa struttura del Giudizio Universale concluso da Michelangelo nella Cappella Sistina solo un anno prima, nel 1541.
Cristo appare in una folgore di luce che si espande verso Saulo e ai suoi lati destro e sinistro in forma di croce, circondata da molte figure; queste figure vanno lette non solo come angeli, ma piuttosto come la manifestazione del Corpo Mistico della Chiesa.
Michelangelo dipinge tutto il Corpo Mistico della Chiesa, con Cristo come il Capo, per spiegare il significato delle parole che la voce dice nel bagliore della luce: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Rispose: Chi sei, o Signore? E la voce: Io sono Gesù, che tu perseguiti!”.
Michelangelo anticipa il senso di quel che Paolo ormai sedotto da Cristo, scriverà in una lettera alla comunità di Efeso: «Tutto ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose» (Ef 1,17-23).